Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 29/01/2024

DUE PAROLE SUL CASO ZUNCHEDDU.

Post n°1751 pubblicato il 29 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr

La storia di Beniamino Zuncheddu, condannato all’ergastolo per triplice omicidio e, dopo trentatré anni (non 33 mesi, o giorni) di galera, riconosciuto innocente, dovrebbe far capire ai numerosi forcaioli, favorevoli all’introduzione della pena di morte nel nostro Paese che dovrebbero guarire da tale deviazione mentale: se ci fosse stata, adesso si sarebbe scoperto di aver assassinato un innocente. Sulla stessa falsariga si dovrebbe tener presente ciò che è accaduto nei «civilissimi» e «democraticissimi» Stati Uniti: un uomo è stato condannato a morte utilizzando l’azoto, una barbarie degna del più oscuro medio evo.

Nessuno pretende che le persone leggano i libri di Cesare Beccaria, però, qui intendo aprire una parentesi: Beccaria, giurista ed economista (Milano 1738 - ivi 1794), fu tra i massimi rappresentanti dell'illuminismo italiano, legò sua fama al trattato "Dei delitti e delle pene" (pubblicato anonimo a Livorno nel 1764), che pose le fondamenta della scienza criminale moderna. In questa celeberrima opera Beccaria considera la pena di morte inutile, perché non è l'intensità della pena che fa effetto maggiormente sull'animo della gente, ma piuttosto la sua estensione. La pratica della pena capitale non è mai servita neanche come utile esempio a far sì che gli uomini non commettessero più reati.

Per cui tutti coloro che inneggiano, ciascuno secondo i propri riscontri e le proprie convinzioni, alla pena di morte, prima di chiedere a gran voce alla forca in piazza, dovrebbero tener presente cosa significhi uccidere un essere umano. Dopo, una volta ucciso, non si torna indietro.

 
 
 

COSA SI CHIEDE ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE COVID? DI FARE CHIAREZZA!

Post n°1750 pubblicato il 29 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr

Mentre Speranza parla sempre in ogni occasione di plotone di esecuzione per eliminare gli avversari politici, e non si capisce questa sua preoccupazione, visto che ritiene ed afferma in ogni occasione di avere fatto sempre tutto bene nella gestione Covid, al Parlamento italiano, ed in particolare alla neonata commissione, si chiede di fare chiarezza sulla gestione Covid. Dopo le polemiche, il ministro della Salute Orazio Schillaci dice di voler cancellare dalla bozza del documento del nuovo piano pandemico i dpcm ed apre alla revisione dei capitoli dedicati alle restrizioni. Il nuovo piano pandemico 2024-2028 che rispolverava i lockdown, i dpcm e la religione dei vaccini sarà modificato, secondo le parole di Scillaci ministro. E in molti dicono non potesse andare diversamente dal momento che era un piano pandemico in stile Giuseppe Conte. Tra l'altro ieri sera Conte, alla richiesta di Don Fazio (spudorato tifoso di Biden) su chi l'ex primo ministro facesse il tifo tra Biden e Trump, non ha voluto rispondere, ammettendo implicitamente di essere pronto a ricollocarsi nel panorama politico momdiale, e confermando come i nostri politici siano sempre pronti a riciclarsi.

Sulla commissione, il senatore leghista Claudio Borghi ha preteso giuste rassicurazioni sul fatto che ci sia margine per degli emendamenti al documento. Si devono preservare infatti i tre impegni assunti dal cen-trodestra con gli italiani: affidarsi, in caso di emergenza sanitaria, più al sensi di responsabilità individuale che alle restrizioni, evitare gli obblighi vaccinali, includere il Parlamento nelle decisioni anziché procedere per editti del premier. E per Schillaci, coinvolgere il Parlamento resterà «il mezzo più idoneo». Ma la questione sui vaccini rimane sospesa, il ministro non ha evocato obblighi e green pass, ma ha avvalorato l’idea che il vaccino sia comunque «un utile rimedio per affrontare la comparsa di un qualunque patogeno ignoto».

E ci domandiamo come sia possibile stabilire a priori che l’alleato più prezioso sarà il vaccino? Con il Covid è stato lodato il siero sperimentale, in futuro sarà forse venerato il vaccino immaginario? Questo è venuto a domandare Bill Gates in visita qualche giorno fa, intrattenutosi prima con il premier Meloni, poi con il Presidente Mattarella?

Tutta questa confusione sta a dimostrare quanto importante sia la commissione d’inchiesta parlamentare sulla pandemia del 2020 che non deve essere considerata come «un plotone d’esecuzione politico», per dirla alla Speranza! Ma come una meritata risposta, lerchè dopo il putiferio scatenatosi sul nostro Paese, adesso gli italiani desiderano  conoscere la verità.

 
 
 

VENEZI CRITICATA SOLO PER IDEOLOGIA.

Post n°1749 pubblicato il 29 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
 

La Beatrice Venezi nata a Lucca, classe 1990, una direttrice d'orchestra e pianista italiana, è stata criticata, aspramente, ma non si comprende se perché dirige male o solo per le sue idee. Dopo la seconda serata del concerto di musica classica diretto da Beatrice Venezi al Politeama di Palermo alla guida dell’Orchestra sinfonica siciliana (che, con tutto il rispetto parlando, non è la London simphony o la Filarmonica di Vienna) un carneade di nome Claudio Sardisco, flautista del sunnominato complesso orchestrale, ha dichiarato che la Venezi non è in grado, per presunti limiti tecnici, di dirigere un’orchestra sinfonica e pertanto che «gli esecutori si sarebbero dovuti arrangiare da soli», per cui hanno concordato di non tributare al direttore il rituale omaggio di apprezzamento, battendo rumorosamente i piedi sul pavimento del palco. Curioso il fatto che dopo la prima serata nessuno dei componenti la stessa orchestra si sia lamentato della scarse attitudini musicali del conduttore, che già da tempo subisce feroci critiche dalla sinistra perché ama definirsi con l’orrendo maschilismo di «direttore». Sull’Orchestra Sinfonica Siciliana il sipario non cala. Il clima è sempre tesissimo. E ora si cercano i ribelli. Non è andato proprio giù ai piani alti l’ammutinamento da parte dei musicisti durante e dopo due serate sold out al Politeama di Palermo. Beatrice Venezi, sul podio, ha solo pensato di dirigere gli orchestrali nell’esecuzione del Concerto in re maggiore per violino di Čajkovskij e della Quinta sinfonia. In realtà a loro dire, non ha diretto nulla. Loro hanno preferito fare da soli. Nemmeno uno sguardo. Occhi sullo spartito e occhiate di intesa l’un l’altro sui tempi. Motivo? “Non sa dirigere, i suoi movimenti sono scoordinati rispetto alla partitura”, “Meglio fare da soli”, “Durante le prove ha reso più difficile il nostro lavoro invece che agevolarlo”.

Il nutrito gruppo di ribelli ha dichiarato alla stampa la totale sfiducia nelle capacità professionali di Beatrice Venezi, fra l’altro candidata a diventare direttrice artistica della Foss. “Ci è stata presentata come Bernstein” ma “non è un nome di cui mi vanterei nel mio curriculum”, hanno sottolineato alcuni professori d’orchestra.

A sentire i ribelli, la buona riuscita del concerto è dipesa unicamente dalla professionalità dell’Orchestra che si è sovraccaricata di una responsabilità in più: “Non è stata certo una passeggiata suonare con una direttrice che conosce le partiture ma non è in grado di controllare l’orchestra”.

Nessun motivo politico. Nessun collegamento con il fatto che sia consulente al ministero della Cultura, del Governo Meloni, confermano ancora una volta gli orchestrali. Solo inadeguatezza professionale. Intanto l’atmosfera si fa incandescente. La settimana prossima Venezi è attesa per le prove del nuovo concerto: le musiche di Šostakovič tecnicamente sono molto complesse. “Personalmente avrei chiamato un altro direttore al posto suo”, spiega un musicista. “Noi la seguiremo e se qualcosa andrà storto qualcuno continuerà a suonare, qualcun altro invece si fermerà”, gli fa eco un altro.

Anche qui, vale la stessa regola citata per il caso della consigliera del PD Veneto, che qualche giorno va ha mandato per aria l'approvazione del disegno di legge dell'accomoagnamento di fine vita, per avere votato secondo coscienza, anzichè rispettare il diktat del capo-Schlein: quando cioè i veri fascisti sono gli antifascisti, capaci solo di puntare il dito!

 
 
 

SCOPRIRE CHE GLI ANTIFASCISTI SONO I VERI FASCISTI…

Post n°1748 pubblicato il 29 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr

È dura scoprire quando chi punta il dito, accusando che in Italia si corre un grave pericolo di recludescenza del fascismo, è più fascista degli accusati. Eppure è cosi, ed accade che il voto di astensione sul disegno di legge regionale riguardante il suicidio assistito è costato ad Anna Maria Bigon la sedia di vicesegretaria provinciale del Partito Democratico veronese. “Non finirà qui” aveva dichiarato il segretario Franco Bonfante alla stampa, dopo che la proposta di regolamentare da un punto di vista sanitario la procedura per accedere al fine vita, non aveva ottenuto per un solo voto la maggioranza richiesta. 

Con la vicenda della consigliere veneta Anna Maria Bigon il Pd conferma di non avere più nulla a che fare con la cultura della sinistra italiana. La consigliera Anna Maria Bigon, punita con limitazione dei suoi incarichi per aver «osato» non conformarsi ai diktat pro eutanasia di kapò Elly Schlein, il PD battezza il nuovo integralismo "anti cattolico", con susseguente sdegno di parte della stessa componente cattolica del Partito democratico. Sulla Bigon si sta consumando la definitiva transizione della "pseudo sinistra" italiana verso un novello partito radicale di massa, disconoscendo totalmente l’accorto e rispettoso atteggiamento verso i cattolici dei grandi leader dello storico Pci prima e del Pds poi, fino almeno ad Occhetto, D’Alema e Veltroni. Ma quelli erano altri tempi e altri uomini, come lo era Enrico Berlinguer, che facevano del rispetto del mondo cattolico il proprio faro guida.

Adesso ci sono Elly Schlein e sodali, a fare strame di una storia e una tradizione del tutto aliena dalla loro scelta di imporre la cultura woke gender fluid, in salsa radical chic.

Adesso Bonfante annuncia di aver convocato la Direzione provinciale del Pd per il 5 febbraio p.v. per discutere il tema del fine vita. Durante una conferenza stampa ha anche informato di aver “proceduto alla revoca della delega di Vicesegretaria provinciale di Annamaria Bigon, per il venir meno del rapporto di fiducia politica, tenuto conto del generale sentimento di iscritti ed elettori del PD veronese, in grandissima maggioranza sconcertati e delusi dalla scelta di Bigon e favorevoli a regolamentare il fine vita a seguito della sentenza della Consulta”. Rapporto di diducia dice? A me sembra sia stata accusata la Bigon di venir meno agli ordini del capo! Che potrebbero comprendersi, in teoria, per questioni meno vitali, ma difficile accettare di obbedire e basta, senza poter esprimere un proprio parere, su temi così delicati come un progetto di legge regionale, sull'accompagnamento delle persone alla procedura di fine vita.

L’avvocata, che è stata anche sindaco per dieci anni in un Comune veronese, per una ragione di "coscienza" e per la convinzione di dover dare priorità alle cure palliative, si era astenuta il 17 gennaio anziché uscire dall’aula facendo abbassare il quorum. Era quello che le aveva chiesto di fare il partito, visto che la previsione dei voti era in bilico. A favore del disegno di legge di iniziativa popolare, che aveva alle spalle circa 9.000 firme di cittadini, si sono poi pronunciati 25 consiglieri veneti (tra cui il governatore leghista Luca Zaia), 22 i voti contrari, 3 gli astenuti. Siccome occorreva la maggioranza assoluta (in quel caso 26 voti), la proposta è stata rinviata in commissione per seguire l’iter ordinario.

La bocciatura è avvenuta con una spaccatura all’interno della Lega, anche se Zaia aveva dato indicazione di libertà di voto, e del centrodestra, visto che Fratelli d’ItaliaForza Italia e una parte della Lega stessa avevano votato contro. La polemica ha però investito il Pd che ha perso l’occasione, per un solo voto, di far approvare la proposta, dimostrando la propria ininfluenza in un consiglio regionale monopolizzato dalla Lega.

Bonfante ha invitato al prossimo incontro a Verona sia il segretario regionale Andrea Martella che la capogruppo del Pd in Regione, Vanessa Camani, che potranno intervenire dopo la consigliera Anna Maria Bigon che spiegherà le ragioni della propria scelta. “Mi assumo personalmente l’intera responsabilità della scelta riguardante Bigon – ha detto – Non voglio coinvolgere nessun altro del partito, al quale eventualmente risponderò della decisione nelle sedi ed organi competenti”. La revoca di uno dei vicesegretari è destinata ad avere strascichi, soprattutto dopo le dichiarazioni di alcuni giorni fa dell’ex ministro Graziano Delrio, esponente dell’ala popolare e cattolica del Pd: “Se Bigon fosse sospesa, mi sospenderei anch’io. Su questi temi mai, e ripeto mai, la disciplina di partito può sovrastare la libertà di coscienza”.

Bonfante ha spiegato: “Condivido totalmente gli interventi della segretaria nazionale Elly Schlein, la quale aveva sottolineato: ‘Che la destra abbia sconfessato Zaia non stupisce, ma è una ferita che ci sia stato un voto del Pd. Se il gruppo del Pd vota a favore e ti chiede di uscire dall’aula, è giusto uscire dall’aula, perché l’esito di quella scelta cade su tutti”. E ha aggiunto: “Non credo nelle sanzioni disciplinari su temi etici ed è corretto che sia lasciata libertà di voto per motivi di coscienza, ma chi la pratica deve essere consapevole delle conseguenze politiche, a maggior ragione se vi erano alternative, come l’uscita dall’aula con una contemporanea dichiarazione esplicativa”. A Verona esiste un precedente. “Nel 2018 l’allora capogruppo Pd in consiglio comunale votò a favore di mozioni della Lega su temi eticamente sensibili (legge 194 e contro i gay) e venne sostituita nella funzione dai suoi colleghi su loro decisione, sentito anche il segretario nazionale. Il senso di responsabilità nei confronti degli altri e della comunità che si rappresenta, non è meno importante del rispondere alla propria coscienza, che riguarda se stessi”.

 
 
 

CICLONE POLARE IN ARRIVO SULL’ITALIA, L’INVERNO NON È TERMINATO, ANZI…

Post n°1747 pubblicato il 29 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
 

Meteo, ciclone polare sull'Italia. Neve e gelo. Meteo


Chi lo avrebbe mai detto di poter vedere ancora certe mappe! Nonostante in molti seguitino a soffiare sul cambiamento climatico, su estati riventi, su stagioni invernali troppo miti, quest'anno il freddo si è fatto sentire, eccome e non pare ancora finito, nonostante qualcuno oarli di primavera anticipata. Dove prendono certe nostizie, dall'Almanacco Topolino?

Nonostante in questi giorni molti si arrampichino sugli specchi, parlando di meteo e dell'anticiclone africano Zeus, dietro le quinte, zitto zitto, il generale Inverno, sembra voler preparare un bello scherzetto (siamo anche in Carnevale) alla primavera che avanza. Lo scrive il sito internet www.ilmeteo.it.

Ma veniamo ai fatti. L'ultimo aggiornamento del "modello americano" (GFS) interrompe bruscamente l'egemonia dell'anticiclone Zeus a partire dal 7 Febbraio 2024. In questa data infatti l'alta pressione tenderebbe a salire di latitudine fino a raggiungere il Polo Nord e da qui scenderebbero correnti gelide che in poco tempo entrerebbero nel Mar Mediterraneo dalla Valle del Rodano (Francia sudorientale). Con questa configurazione si formerebbe addirittura un ciclone, continuamente alimentato dall'aria polare. Con il repentino crollo delle temperature, le precipitazioni a questo punto assumerebbero carattere nevoso fino in pianura, soprattutto al Nordovest.

Come sempre diciamo, la tendenza a lungo termine, è da prendere con le dovute cautele in quanto la percentuale di realizzazione di questo impianto atmosferico, data la distanza temporale, è molto bassa. Ma sembrerebbe che Febbraio possa riservarci molte, molte sorprese.

 
 
 

DISNEY CRISI SENZA FINE, L’APPOGGIO INCONDIZIONATO ALLA IDEOLOGIA GENDER LE SI RIVERBERA CONTRO!

Post n°1746 pubblicato il 29 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
 

Censure, Cenerentola vista come una colf, vecchi personaggi cambiati di genere (Arsenio Lupin di colore, personaggi dei cartoni gay o lesbiche), insomma l'aver abbracciato e spinto troppo l'ideologia fluid-gender dei capitalisti transumani di Davos, quelli del WEF per intenderci, non na pagato, anzi le si è ritorto contro.

La situazione negativa di Disney emerge chiaramente dalla perdita del simbolo stesso dell'azienda: dgli inizi di quest'anno, Topolino non è più di proprietà dell'azienda. Dopo 95 anni, il copyright di questo iconico personaggio è scaduto, come riportato da Affari&Finanza. Questo fatto, insieme alle perdite catastrofiche in Borsa, ai conflitti politici senza precedenti, agli attacchi dell'attivista Nelson Peltz e alle critiche riguardo a questioni di conservatorismo e permessivismo, sta colpendo duramente Disney.

La sorpresa per l'azienda è stata il lancio di film indipendenti su Topolino, trasformando il "Magic Kingdom" in un Regno dell'Orrore. Registi come Steven LaMorte stanno creando rifacimenti come "Steamboat Willie", in cui Topolino a figura naturale terrorizza i passeggeri della nave con coltellate mortali. Un'altra produzione, "Micky Mouse Trap", diretta da Jamie Bailey, presenta un Topolino che costringe i personaggi a un gioco mortale in un parco divertimenti.

Nelson Peltz, investitore che ha versato 3 miliardi di dollari nelle casse di Disney, sostiene che i problemi derivano da scelte di "gestione errate" e ha chiesto l'aggiunta di due persone al consiglio di amministrazione: lui stesso e James Rasulo, ex direttore finanziario di Disney. Peltz ha evidenziato criticità attraverso un sito dedicato, mostrando come gli ultimi cinque film prodotti da Disney siano stati un "fiasco" e come l'acquisto di Fox dai Murdoch a 71 miliardi di dollari abbia comportato un sovrapprezzo inaccettabile. Mostra anche che, mentre la concorrenza nel settore ha registrato aumenti di valore del 300%, Disney ha perso 11 miliardi di dollari solo nello streaming. Peltz sottolinea che le misure adottate, come l'acquisto del 33% di Hulu da Comcast per 8 miliardi, non sono sufficienti a recuperare il terreno perduto. ESPN, la rete che trasmette programmi sportivi via cavo, è un altro patrimonio in sofferenza. La capitalizzazione di Borsa di Disney è crollata a circa 94 dollari per azione, equivalente a 173 miliardi, la metà rispetto ai massimi del 2021 quando il titolo valeva 189 dollari.

La mossa di Disney verso la cultura "woke", la pubblicità a spron battuto della cuktura gender-fluid, ha generato tensioni, adattandosi al politically correct ma ricevendo critiche da entrambe le parti dello spettro politico e soprattutto dal pubblico, che ha perduto quella simpatia nutrita verso lo storico marchio statunitense. 

Le tensioni si sono acuite quando Disney ha attaccato il governatore Ron DeSantis per la legge "antigay" in Florida. Questo ha portato all'estromissione di Bob Chapek e al ritorno di Bob Iger. La polarizzazione all'interno e all'esterno di Disney riflette la divisione generale nella società americana. L'attacco di Nelson Peltz tramite il fondo Trian, denunciando la cattiva gestione e cercando un posto nel consiglio, aggiunge ulteriori incertezze al futuro dell'azienda. La polarizzazione sembra essere diventata un elemento centrale, e non è chiaro se le elezioni del 2024 cambieranno questa dinamica.

 
 
 

FACEBOOK È MORTO!

Post n°1745 pubblicato il 29 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
 

Facebook è ‘morto’ – o quasi – l'eredità adesso passerà a WhatsApp.

Forse qualcuno gioirà, come il sottoscritto, qualcun'altro meno... tuttavia sono numerosi gli uenti che hanno già intuito che il famoso Social Facebook non avrà ancora molto da vivere.

Recentemente gli utenti hanno appreso la notizia che Facebook e Instagram diventeranno a pagamento, almeno per alcuni Paesi dell’area UE. Ciò in seguito a una decisione della Commissione che è scaturita dalla volontà di tutelare la privacy degli utenti. Mark Zuckerberg ha dovuto accettare la decisione con mesta rassegnazione, e sa già che saranno assai ingenti le perdite economiche che presumibilmente ne deriveranno. Secondo i rumors l'eredità di Facebook passerà a WhatsApp. 

Chi usa con regolarità WhatsApp l'app di messaggistica di Meta, avrà notato che recentemente le funzionalità si sono ampliate moltissimo. Solo l’ultima è rappresentata dalla comparsa dei “canali e aggiornamenti”.

In pratica WhatsApp, pian piano, sta diventando un vero e proprio Social, e non è certamente un caso. Facebook ha vissuto diversi periodi “no” e la popolarità verso questo Social sta inesorabilmente calando. MOLTI SONO COLORO CHE OGNI GIORNO L'ABBANDONANO E MOLTI LO HANNO GIÀ FATTO, PER RAGIONI DI CENSURA A CUI IL SOCIAL SOTTOPONE I SUOI UTENTI. IN PASSATO INOKTRE FACEBOOK È STATA MULTATA PER DEGLI SCANDALI CHE HANNO RIGUARDATO LA VENDITA DEI DATI PERSONALI, FATTA ALLE SPALLE DEGLI UTENTI, CHE NON NE ERANO CONSAPEVOLI, PER MOTIVI DI PUBBLICITÀ. Da ultima ricordo di come l'garante della privacy irlandese abbia deciso di infliggere una multa record da 1,2 miliardi di euro a Meta per violazione della legge europea sulla privacy. Lo ha reso noto poco tempo fa il garante europeo per la privacy. Per l’authority Meta ha violato le norme europee sulla protezione dei dati (Gdpr) con il suo social network Facebook. Meta, che intende presentare ricorso, è stata condannata per aver "continuato a trasferire dati personali" di utenti dallo Spazio economico europeo (See) agli Stati Uniti in violazione delle norme europee in materia, come ha indicato nella sua decisione la Commissione irlandese per la protezione dei dati (Dpc). Meta deve inoltre "sospendere qualsiasi trasferimento di dati personali negli Stati Uniti entro cinque mesi" dalla notifica della decisione e deve conformarsi al Gdpr entro sei mesi, si legge ancora nella nota. 

La “mazzata finale” adesso rischia di arrivare dalla Ue, che ha imposto a Zuckerberg una maggiore "trasparenza".

In pratica gli utenti di Facebook e Instagram che vivono in determinati Paesi UE, compresa l’Italia, dal prossimo anno dovranno pagare un "abbonamento" per usare questi Social. O almeno dovranno pagare se non desiderano ricevere pubblicità generate dagli algoritmi che targetizzano l’utente.

  • Chi vuole essere “tracciato e targetizzato” potrà continuare a usare i suddetti Social in modo gratuito.

Questo però, quantomeno per il portafogli di Mark Zuckerberg, non è certo un buon affare. In fondo il founder di Meta desidera guadagnare, e nessuno può contraddire questo aspetto. Senza le pubblicità, i canali Social renderanno molto meno e allora c’è bisogno di una nuova strategia.

La strategia si chiama WhatsApp, e non c’è nemmeno bisogno di investire chissà quanti soldi, perché l’app di messaggistica conta già miliardi di utenti (soddisfatti) che non dovranno fare altro che continuare a usarla per i propri scopi, siano essi personali che di business.

Le nuove funzionalità, come la recente comparsa dei canali, darà a Zuckerberg ciò che Facebook e Instagram al momento non riescono più: fonti di guadagno date dalle pubblicità. D’altronde Zuckerberg stesso ha affermato che l’app di messaggistica ha ampie potenzialità e che al momento il poter condividere semplicemente un feed è piuttosto limitante.

Dunque non resta che adeguarci a questa novità e imparare a usare l’app di messaggistica per molte altre cose oltre a poter mandare messaggini agli amici.

 

 
 
 

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     IL TIBET NASCE LIBERO

  LASCIAMO CHE RESTI TALE

                             i

Le parole.

                       I

Le parole contano
dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

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