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Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 22/01/2024

ITALIA PARTECIPERÀ ALLA MISSIONE MILITARE CONTRO LO YEMEN!

Post n°1742 pubblicato il 22 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
 

articolo tratto l'Antidiplomatico edizione odierna.

articolo di Leonardo Sinigaglia

FONTE:

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-si_poteva_fare_peggio_di_prima_in_sudditanza_alla_nato/52492_52494/

 

Dopo la TIM venduta al fondo speculativo KKR, legato all’ex-direttore della CIA David Petraeus, l’accanimento terapeutico-militare verso il regime di Kiev e l’approvazione del nuovo Patto di Stabilità, il governo Meloni ha voluto nuovamente rimarcare la sua sudditanza rispetto all’asse euro-atlantico. L’occasione è data dalla partenza della missione militare europea “Aspis”, nata per accompagnare quella angloamericana “Prosperity Guardian” nella “tutela del commercio e della libertà di navigazione” nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. La marina italiana garantirà nel Mar Rosso a sostegno della campagna intimidatoria di Washington due navi, le fregate Fasan e Martinengo, che saranno accompagnate da unità di altri paesi europei.

Questo nuovo invio di reparti coloniali a sostegno del morente impero statunitense è particolarmente odioso in quanto diretto a reprimere l’azione di solidarietà internazionale del popolo yemenita, che, incapace di assistere in silenzio al genocidio in corso a Gaza, ha deciso di utilizzare una delle più classiche armi di pressione internazionale, imponendo un embargo sulle navi israeliane o su quelle connesse per traffici o merce all’economia sionista. Non disponendo del controllo dei mari o dei cieli, gli yemeniti hanno fatto ricorso alla loro forza missilistica, fruttuoso risultato delle capacità tecniche e militari di un popolo che per anni ha dovuto resistere a una violentissima guerra d’aggressione. Dalla confisca della nave Galaxy Leader il 20 novembre scorso ad oggi le azioni d’interdizione del commercio messe in campo dagli yemeniti non hanno portato a vittime, ma unicamente al danneggiamento di alcune navi che non hanno obbedito agli ordini impartiti della marina militare di San’a, rifiutando di essere sottoposti a controlli. Ciò non ha peraltro “interrotto il commercio”, come pretendono i propagandisti occidentali. Per quanto si sia ridotta la navigazione, anche a causa dell’aumento vertiginoso delle assicurazioni sui trasporti marittimi, attraverso il Mar Rosso e il canale di Suez continuano giornalmente a veder transitare numerose navi, in particolare collegate alla Russia o alla Cina per bandiera o proprietà. Queste non solo sono state lasciate indisturbate, ma addirittura molti equipaggi hanno voluto segnalare la presenza a bordo di personale cinese, o testimoniare apertamente l’assenza di affiliazioni con il regime sionista per evitare qualsiasi equivoco.

Come più volte ribadito dalla dirigenza yemenita, non esiste nessun pericolo nel Mar Rosso per la libertà di navigazione o i traffici mercantili. Ciò che sta accadendo, e che rende ancor più meschina la partecipazione italiana a qualsiasi campagna militare, è una pura e semplice reazione al massacro di Gaza, è un estremo tentativo di mettere pressione sul regime sionista affinché si interrompa una vera e propria pulizia etnica che vede nell’Occidente allargato un complice attivo. Le missioni “Aspis” e “Prosperity Guardian” non sono altro che l’ennesimo capitolo di questa complicità, forse la più chiara dimostrazione in tempi recenti del “doppio standard” occidentale, con l’attenzione dell’asse Washington-Bruxelles sempre pronta a perseguire qualsiasi violazione dei diritti umani, vera o, più spesso, presunta, in qualunque parte del mondo, ma assolutamente cieca di fronte al massacro di decine di migliaia di civili e alla sistematica distruzione di ospedali, abitazioni, scuole, uffici pubblici e luoghi di culto.

Non esiste una chiave di lettura realistica alternativa a questa, ed è significativo come media e politici occidentali trattino la tensione nel Mar Rosso come un qualcosa di separato e distinto rispetto all’assedio di Gaza, cercando di ricondurla invece verso pretese “mire dell’Iran”, che vorrebbe “destabilizzare la regione” a suo vantaggio. Ben altro ha notato la diplomazia cinese per bocca di Zhang Jun, rappresentante permanente della RPC all’ONU: "L'attuale situazione di tensione nel Mar Rosso è una delle manifestazioni degli effetti di ricaduta del conflitto a Gaza. Permettere che il conflitto a Gaza si trascini aspettandosi che non si estenda è un pio desiderio e un'illusione. Inoltre, chiedere di prevenire da un lato l’estensione del conflitto e dall’altro gettare benzina sul fuoco provocando uno scontro militare è contraddittorio e irresponsabile”[1].

“Benzina sul fuoco” è quello che esattamente sono i bombardamenti angloamericani e la missione europea lanciata con la complicità del governo Meloni: al posto di lavorare per la distensione e la risoluzione della “questione yemenita”, e quindi di quella palestinese, i governanti dell’Occidente provano a riproporre l’infame formula della “diplomazia delle cannoniere”. Ma questa idea, quella di poter silenziare a furia di bombardamenti il moto solidale di un popolo intero che affolla in massa le strade per protestare contro l’imperialismo anche sotto le bombe, è un retaggio degli Anni ‘90 che non trova posto nel mondo di oggi, quello che vede con sempre più insistenza il sopravvento delle tendenze alla multipolarizzazione sulle resistenze del decadente sistema egemonico di Washington.

Il governo italiano si rifiuta ancora una volta di prendere coscienza della realtà per come è, preferendo la sudditanza all’asse atlantico rispetto alla dignità e all’indipendenza nazionale. Il nostro paese, con una Storia peculiare e fruttuosa di rapporti di amicizia con il mondo palestinese, potrebbe e dovrebbe agire per risolvere alla radice la causa di questo crescendo di ostilità che rischia di travolgere tutta la regione, dovrebbe impegnarsi contro le azioni genocide dell’entità sionista, chiamando al rispetto dei diritti umani e delle storiche risoluzioni delle Nazioni Unite, come peraltro stanno facendo numerosi Stati, dal Sudafrica all’Indonesia, passando per la Slovacchia, membro dell’UE. Continuare a nascondersi dietro al dito della “destabilizzazione iraniana” significa accettare una gravissima responsabilità storica, quella che ricade su chi attivamente si impegna perché una situazione potenzialmente ancora ricomponibile degeneri nello scontro diretto, con conseguenze imprevedibili ma sicuramente letali. Significa scegliere di continuare a vivere fuori dal mondo reale, preferendo la sudditanza all’Egemone a qualsiasi sussulto di autonomia, l’affondare con lui piuttosto che avere il coraggio di abbandonarlo alla pattumiera della Storia dove è destinato ad essere lasciato.

La riprova della dannosità dell’intervento occidentale si ha nel fatto che, nonostante i bombardamenti, stando alla dirigenza yemenita di assai scarso impatto, le navi mercantili associate ai sionisti cotninuino a venire prese di mire, e a queste sono state aggiunte in risposta anche quelle collegate al regime di Washington. L’egemonia statunitense, ormai correttamente percepita in tutto il mondo come una tigre di carta, sta ricevendo un’umiliazione quotidiana innegabile, sintomo della sua sempre più rapida decadenza. Una classe politica degna si renderebbe conto di ciò, e, perlomeno, si assocerebbe a quelle forze che a livello internazionale promuovono processi di pace e di ri-costruzione della stabilità. Ma far ciò significherebbe mettere in dubbio il supporto incondizionato a Israele, ossia alla roccaforte degli interessi statunitensi nell’Asia occidentale, significherebbe mettere in discussione l’unipolarismo e l’egemonismo imperialista degli Stati Uniti. Non un qualcosa alla portata di tutti, né umanamente né politicamente, sicuramente fuori dalle possibilità (o volontà) della Meloni e dei suoi ministri. A indicare la via della pace sono ancora una volta i paesi promotori del multipolarismo, dalla Russia, al Sudafrica, alla Cina. Tra tutto quello che è stato detto, è importante ricordare le parole del presidente Xi Jinping, che, affermando come non possa continuare l’ingiustizia storica sofferta dal popolo palestinese, ha identificato come unica possibile soluzione al conflitto, dalla Palestina allo Yemen, il riconoscimento di uno Stato palestinese entro i confini stabiliti nel 1967 e con Gerusalemme come capitale[2].

 

NOTE

[1] https://www.chinadailyasia.com/article/371344

[2] https://www.aljazeera.com/news/2023/6/14/chinas-xi-jinping-backs-just-cause-of-palestinian-statehood

 
 
 

FIAT PERDE IL SUO PRIMATO ITALIANO!

Post n°1741 pubblicato il 22 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr
 
Tag: #fiat

Il marchio Fiat è stato superato da quello Volkswagen nella classifica delle vendite mensili in Italia a dicembre 2023. Ed è la prima volta che succede dal 1928, ovvero da quando vengono monitorati i dati di mercato. La casa automobilistica tedesca ha staccato il Lingotto per circa 230 unità, secondo i dati forniti da Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) e Jato. Più in dettaglio: Volkswagen ha realizzato immatricolazioni per 10.752 unità segnando una crescita del 20,59% su base annua; Fiat ha effettuato 10.523 consegne, con una contrazione del 16,01% anno su anno.

 

https://borsaefinanza.it/auto-fiat-perde-il-primato-di-vendite-nel-mese-di-dicembre-in-italia/

 
 
 

CRISI DI VITTIMISMO: SPERANZA DA DON FAZIO SA SOLO LAGNARSI!

Post n°1740 pubblicato il 22 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr

Speranza ora fa la "vittima", ma all'epoca della psicopandemenza non aveva intenzione di discutere, il governo di cui faceva parte,imponeva Dpcm (atti amministrativi), restrizioni ed imposizioni anticostituzionali privando le persone dei diritti naturali e costituzionali; ha applicato un protocollo inefficace e sbagliato fatto di tachipirina e vigile attesa... si, in attesa della morte delle persone. Ospite di don Fazio si lagna, si lamenta, piange lacrime di coccodrillo.

Articolo di seguito è tratto dall'edizione odierna (22 gennaio 2024) de La Verità. 

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Speranza "frigna" da Fazio per la Commissione Parlamentare Covid!

L’ex ministro sul tappeto srotolato da Fabiolo: «Un grande Paese discute, quello è un plotone di esecuzione per fare male a me, Conte e Draghi». Poi elogia il piano pandemico fac-simile del suo in circolazione. E infatti Fdi promette: una bozza, verrà cambiata!
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di ADRIANO SCIANCA

Roberto Speranza torna a spiegarci il Covid (proprio lui, alla luce della sua disastrosa gestione della psicopandemenza, è roba da mettersi le mani nei capelli, ndr) i vaccini, la sanità, il futuro dell’Italia e della sinistra. E, per non rischiare, sceglie il felpatissimo salotto di Fabio Fazio (la cassa di risonanza del pensiero unico) dove si è immuni dagli effetti avversi del giornalismo, tipo le domande scomode. Quale luogo migliore, quindi, per presentare "Perché guariremo", il saggio dell’ex ministro sulla pandemia, rinato a nuova vita dopo essere apparso per un quarto d’ora nelle librerie nel 2020 per poi scomparire? Speranza è introdotto da Roberto Buioni, che parla di un tema serio e grave, cioè l’aumento dei tumori tra i giovani, ma che non può fare a meno di fare la battuta sul fatto che «ormai viene data ai vaccini la colpa anche degli errori arbitrali». Poi tocca a lui Speranza spiega il lungo e pensoso iter che lo ha portato a ristampare il suo libro: «Penso che oggi parlare di che cos’è accaduto ci serva molto». Del resto, «durante quella fase in tanti abbiamo detto “mai più”, ma l’impressione è che la lezione di quei giorni stia drammaticamente, tragicamente evaporando. È come se ci fosse una rimozione». E per non sbagliare cita papa Francesco, che disse «peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla». L’invito a trarre le dovute lezioni dal Covid è ovviamente sacrosanto, ma l’impressione è che Speranza consideri legittime solo le lezioni che dice lui, ritenendo lesa maestà ogni altra riflessione su quei giorni.
Lo dimostra la solita lagna sulla commissione di inchiesta (di cosa si preoccupa se dice sempre di avere fatto tutto bene? ndr) che per Speranza è un «plotone d’esecuzione contro chi ha governato prima. La commissione è fatta per fare male a me, Conte e Draghi (che noia, peggio di un disco che s'incanta, ndr). Un grande Paese non fa questo, un grande Paese discute» (più che discutere, Speranza adora fare solo comizi, ndr). La commissione, aggiunge, «strizza l’occhiolino a una platea No vax». L’ex ministro propone inoltre di rilanciare «una campagna molto più forte in favore della vaccinazione». Fazio gli chiede del piano pandemico, curiosamente dimenticando di menzionare il fatto che Speranza
non aveva aggiornato il suo (sciocchezzuole, ndr). Ci tocca quindi assistere a un ex ministro che pontifica su un tema su cui ha il fianco più che scoperto, senza che qualcuno osi sollevare la minima obiezione. Poi arriva anche un’agenzia in diretta in cui si spiega che Fratelli d’Italia sconfessa la bozza del nuovo piano. «Sembra scritta dagli amici di Speranza », dicono da Fdi. Speranza ne approfitta per atteggiarsi a statista al di sopra delle fazioni politiche, benché nel suo libro parlasse della pandemia come opportunità per rilanciare l’egemonia della sinistra. Non manca una stoccata all’autonomia differenziata, come attentato alla salute pubblica. In tutto questo, molta pubblicità al libro, ma solo un vaghissimo e paludato accenno alla sua grottesca storia editoriale. Una vicenda che avrebbe richiesto, in un autore dotato di maggiore senso del pudore, un profilo ben più basso. Il libro dell’allora ministro della Salute sarebbe infatti dovuto uscire a ottobre 2020. In effetti uscì, ma furono pochi i fortunati che riuscirono a entrare in possesso di una copia del prezioso to-
mo. Dopo la relativa tregua estiva, infatti, con il ritorno del freddo cominciarono a risalire i contagi e, con essi, le restrizioni. Varate da un ministro che contemporaneamente ci spiegava in un libro che saremmo guariti. Una contraddizione troppo stridente: il volume venne ritirato in fretta e furia del mercato, ufficialmente per essere rinviato di poche settimane. Il 21 ottobre 2020, nelle librerie arrivò l’annuncio prudente: «Vi chiediamo di bloccare temporaneamente la vendita del libro Perché guariremo del ministro Roberto Speranza . Vi daremo appena possibile sulla nuova data di messa in vendita». Evidentemente Speranza applicava all’uscita del suo libro la stessa logica antiscientifica e illusoria che aveva legittimato le prime chiusure («restiamo a casa 15 giorni per salvare il Natale, la Pasqua, l’estate, etc.»): accettiamo il lockdown ora, per poter poi andare ad acquistare "Perché guariremo" in tutta tranquillità. Il 2 novembre 2020, tuttavia, l’annuncio raggelante: «Si comunica che il libro è stato ritirato definitivamente dalla vendita e verrà messo fuori catalogo». Chiunque altro, dopo una figuraccia del genere, avrebbe appeso la penna al chiodo e lasciato la politica. Speranza no. E anzi rilancia, cambiando solo editore, da Feltrinelli a Solferino. Ma inserendo due capitoli nuovi per aggiornare il discorso: in effetti, dove aver sbagliato sia la teoria che la pratica a pandemia in corso, perché privarsi della gioia di sbagliare anche l’analisi ex post?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 
 
 

SPERANZA RIPROPONE IL SUO LIBRO, STUCCHEVOLE AUTOCELEBRAZIONE DI SE… PERCHÈ DUNQUE TEME LA COMMISSIONE D’INCHIESTA?

Post n°1739 pubblicato il 22 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr

SPERANZA SI PRENDE GIOCO DEGLI ITALIANI: «VERITÀ SUL COVID», CHIEDE, PERÒ POI DALL'INIZIO E TUTT'ORA, BOICOTTA LA COMMISSIONE D'INCHIESTA PARLAMENTARE.

Nel libro magicamente «ricomparso» il dem Speranza suggerisce «una discussione seria sulle lezioni della pandemia». È proprio quello che tutti, dai comuni cittadini ai giornalisti invochiamo da tempo. Peccato che lui e i suoi sodali poi, facciano esattamente il contrario: insabbiare ed evitare di dare risposte!
articolo di FRANCESCO BORGONOVO

Sfogliando con grande attenzione Perché guariremo - il libro che Roberto Speranza ha dato alle stampe nel 2020 per Feltrinelli, salvo poi censurarselo da solo e ora ripubblicato dall’editore Solferino con capitoli integrativi - troviamo un passaggio persino condivisibile. Sono poche righe verso la fine in cui l’ex ministro della Salute afferma quanto segue: «È un vero peccato», scrive, «che, anche fuori dall’emergenza, non si riesca a impostare una discussione seria sul significato e sulle lezioni degli anni terribili della pandemia. Dovremmo istituire gruppi di studio che possano approfondire e analizzare punti di forza e di debolezza del nostro Servizio sanitario nazionale fuori da ogni polemica strumentale. Questo sarebbe degno di un grande Paese com'è l’Italia e sarebbe un modo assai migliore di impiegare il tempo prezioso dei parlamentari: per il bene di tutti». Siamo totalmente d’accordo. Sarebbe ora, quattro anni dopo l’esplosione del Covid, di mettere nero su bianco alcune verità, così
che si possa creare una memoria condivisa della pandemia vagamente credibile e si riesca finalmente a cancellare alcuni fantasmi del passato. Potremmo, alla luce delle ultime risultanze scientifiche, chiarire che le mascherine obbligatorie non servono o sono addirittura dannose, che i lockdown hanno prodotto effetti disastrosi, che il green pass è stata una vessazione inutile e feroce, che i vaccini hanno effetti avversi e chi li ha subiti merita un risarcimento e via di questo passo. Di tutto questo dovrebbero occuparsi anche gli scienziati, magari prendendo in considerazione i dati che la Commissione scientifica indipendente di Alberto Donzelli e altri raccoglie da anni. Si potrebbero riunire luminari di ogni orientamento e convinzione, a partire dall’autorevole Francesco Vaia, e si potrebbe aprire - forti delle certezze accumulate - addirittura a figure come Matteo Bassetti. Del resto le evidenze sul Covid sono talmente tante che non si deve aver timore di nulla. Dunque Speranza lancia una proposta interessante. Ci sono tuttavia almeno due elementi lievemente contraddittori nel suo discorso che svelano la sua cattiva fede. Speranza, da ministro, avrebbe dovuto provvedere a organizzare un accurato riesame dei provvedimenti presi sul Covid. Ne aveva il potere e la possibilità, e soprattutto ne avrebbe avuto il dovere, visto che i piani pandemici
prevedono che sia svolta una regolare riflessione sulle azioni istituzionali. Solo che i piani pandemici non erano aggiornati né operativi, anche se Speranza si è sempre rifiutato di ammetterlo, e soprattutto i governi di Conte e Draghi non hanno mai avuto la volontà di sottoporre al vaglio delle critica le proprie decisioni, per timore di dover ammettere fallimenti.
Al contrario, entrambi gli esecutivi hanno fatto di tutto per silenziare le contestazioni e reprimere il dissenso e Speranza è stato il primo a rifiutarsi addirittura di rispondere a domande vere nel corso di interviste vere. Ergo, che venga ora a chiedere un confronto serio è ridicolo, oltre che offensivo. Ma c’è di più. Se il caro Roberto volesse davvero un confronto aperto e responsabile, avrebbe a disposizione una ottima occasione, ovvero la commissione di inchiesta sul Covid. Lui e i suoi compagni del Pd potrebbero mostrarsi felici di collaborare alla creazione di tale organismo, potrebbero offrire un contributo costruttivo o
financo migliorativo. Invece che fanno? Lo sappiamo: dal primo giorno brigano per
ostacolare il processo. Non lo diciamo noi, beninteso: lo hanno detto e rivendicato loro. E lo rivendica lo stesso Speranza. «Il 6 luglio 2023», scrive nel libro, «viene approvata alla Camera l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus Sars-CoV-2, e sulle misure adottate per affrontarla. L’ha proposta un deputato di Fratelli d’Italia (si rivolge a Galeazzo Bignami ndr) noto alle cronache per una fotografia in cui sfoggia una fascia nazista con la svastica. La Commissione ha un unico evidente scopo: colpire i governi Conte 2 e Draghi, e in modo particolare provare a far male ad alcuni avversari politici, a partire proprio da me e da Giuseppe Conte. Credo molto nelle istituzioni e nel Parlamento», continua Speranza, «e sono sinceramente amareggiato nello scrivere parole così dure, ma questa è la pura e semplice verità. Lo dimostrano alcune scelte altrimenti inspiegabili, prima fra tutte quella di escludere dal perimetro del lavoro della Commissione le competenze delle Regioni. Come è noto a tutti, e a maggior ragione dovrebbe essere noto a chi è eletto in Parlamento, alle Regioni sono affidate dalla Costituzione funzioni essenziali in materia di sanità. Infatti, anche durante la pandemia, il ruolo delle Regioni nella gestione dell’emergenza è stato molto significativo. Eppure, magicamente, questa commissione potrà occuparsi di ciò che è
avvenuto a Pechino o in Nuova Zelanda, ma non di ciò che è accaduto a Milano, a
Napoli o a Palermo». Strabiliante. Dopo aver dato del nazista a Galeazzo Bignami (che a differenza di lui non ha mai discriminato nessuno) Speranza cincischia sulle Regioni, ben sapendo che a livello regionale sono state organizzate commissioni di inchiesta e ci sono state indagini giudiziarie e soprattutto sapendo che tutte le misure restrittive dell’era Covid sono state orchestrate dai governi. Insomma, si aggrappa a ogni giustificazione pur di giustificare il rifiuto del confronto. Non pago, nel libro insiste con le lagne. «Un altro punto che vale la pena evidenziare riguarda i vaccini anti Covid», scrive. «Nel mondo sono state somministrate oltre 13 miliardi di dosi. Eppure, tra i compiti della Commissione, ci sarà anche quello di verificare gli atti autorizzativi dell’Ema, l’agenzia europea dei medicinali. Un chiaro messaggio per ingraziarsi il mondo no vax. Sarà notevole vedere deputati e senatori cimentarsi con studi e ricerche di scienziati, tecnici ed esperti, tra i più bravi a livello internazionale, su farmaci che sono stati tra i più utilizzati nell’intero pianera».
Interessante. Quindi i politici (a detta di Speranza ndr) non sono in grado di capire gli studi? E allora sulla base di che cosa hanno parlato durante il Covid? O forse Speranza è in grado di comprendere gli studi in virtù del suo passato di assessore a Potenza? Per altro, volendo, capire gli studi non è difficile: basta applicarsi, ma capiamo che Roberto non si senta all’altezza. Purtroppo ci si sentiva quando toglieva il lavoro e la dignità a una fetta di italiani. Attenti però, perché le sue doglianze non sono terminate. «È evidente», prosegue il nostro eroe, «che questa commissione non è uno strumento di chiarezza per dissipare le menzogne e i dubbi che hanno fatto male alla nostra convivenza. È un tentativo di schierare un
plotone di esecuzione meramente politico. Per servire becere finalità di natura partitica, si prova a fare del Parlamento un vero e proprio tribunale politico che costruisca una verità di comodo, alternativa rispetto a quella dei fatti che è emersa in modo chiarissimo anche dai procedimenti giudiziari». Le prova tutte, Speranza. Si nasconde dietro le uscite
di Mattarella sulla commissione Covid, piange per le inchieste che lo hanno coinvolto, grida alla persecuzione. Ma se, come ripete mille volte nel suo libro, ha fatto sempre tutto bene, di che cosa dovrebbe aver timore? Di qualche domanda a cui rispondere in Parlamento?
E se davvero brama una analisi onesta della gestione pandemica, perché da mesi e mesi evita ogni riflessione e si sottrae a ogni confronto? Forse teme di non uscirne poi così bene? Non ci stupisce, per carità, il fatto che un politico cerchi di evitare la pubblica demolizione. E non ci sorprende nemmeno che Speranza abbia scelto il silenzio. Ma almeno che lo scegliesse fino in fondo. Vuole tacere? Ottimo, ma lo faccia sempre, evitando di parlare per incensarsi. Forse la scelta più giusta l’aveva fatta nel 2020, quando ritirò per vergogna il suo libro dagli scaffali.

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Le parole, quante volte rimangono
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sono note che aiutano
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