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SCOPRIRE CHE GLI ANTIFASCISTI SONO I VERI FASCISTI…

Post n°1748 pubblicato il 29 Gennaio 2024 da scricciolo68lbr

È dura scoprire quando chi punta il dito, accusando che in Italia si corre un grave pericolo di recludescenza del fascismo, è più fascista degli accusati. Eppure è cosi, ed accade che il voto di astensione sul disegno di legge regionale riguardante il suicidio assistito è costato ad Anna Maria Bigon la sedia di vicesegretaria provinciale del Partito Democratico veronese. “Non finirà qui” aveva dichiarato il segretario Franco Bonfante alla stampa, dopo che la proposta di regolamentare da un punto di vista sanitario la procedura per accedere al fine vita, non aveva ottenuto per un solo voto la maggioranza richiesta. 

Con la vicenda della consigliere veneta Anna Maria Bigon il Pd conferma di non avere più nulla a che fare con la cultura della sinistra italiana. La consigliera Anna Maria Bigon, punita con limitazione dei suoi incarichi per aver «osato» non conformarsi ai diktat pro eutanasia di kapò Elly Schlein, il PD battezza il nuovo integralismo "anti cattolico", con susseguente sdegno di parte della stessa componente cattolica del Partito democratico. Sulla Bigon si sta consumando la definitiva transizione della "pseudo sinistra" italiana verso un novello partito radicale di massa, disconoscendo totalmente l’accorto e rispettoso atteggiamento verso i cattolici dei grandi leader dello storico Pci prima e del Pds poi, fino almeno ad Occhetto, D’Alema e Veltroni. Ma quelli erano altri tempi e altri uomini, come lo era Enrico Berlinguer, che facevano del rispetto del mondo cattolico il proprio faro guida.

Adesso ci sono Elly Schlein e sodali, a fare strame di una storia e una tradizione del tutto aliena dalla loro scelta di imporre la cultura woke gender fluid, in salsa radical chic.

Adesso Bonfante annuncia di aver convocato la Direzione provinciale del Pd per il 5 febbraio p.v. per discutere il tema del fine vita. Durante una conferenza stampa ha anche informato di aver “proceduto alla revoca della delega di Vicesegretaria provinciale di Annamaria Bigon, per il venir meno del rapporto di fiducia politica, tenuto conto del generale sentimento di iscritti ed elettori del PD veronese, in grandissima maggioranza sconcertati e delusi dalla scelta di Bigon e favorevoli a regolamentare il fine vita a seguito della sentenza della Consulta”. Rapporto di diducia dice? A me sembra sia stata accusata la Bigon di venir meno agli ordini del capo! Che potrebbero comprendersi, in teoria, per questioni meno vitali, ma difficile accettare di obbedire e basta, senza poter esprimere un proprio parere, su temi così delicati come un progetto di legge regionale, sull'accompagnamento delle persone alla procedura di fine vita.

L’avvocata, che è stata anche sindaco per dieci anni in un Comune veronese, per una ragione di "coscienza" e per la convinzione di dover dare priorità alle cure palliative, si era astenuta il 17 gennaio anziché uscire dall’aula facendo abbassare il quorum. Era quello che le aveva chiesto di fare il partito, visto che la previsione dei voti era in bilico. A favore del disegno di legge di iniziativa popolare, che aveva alle spalle circa 9.000 firme di cittadini, si sono poi pronunciati 25 consiglieri veneti (tra cui il governatore leghista Luca Zaia), 22 i voti contrari, 3 gli astenuti. Siccome occorreva la maggioranza assoluta (in quel caso 26 voti), la proposta è stata rinviata in commissione per seguire l’iter ordinario.

La bocciatura è avvenuta con una spaccatura all’interno della Lega, anche se Zaia aveva dato indicazione di libertà di voto, e del centrodestra, visto che Fratelli d’ItaliaForza Italia e una parte della Lega stessa avevano votato contro. La polemica ha però investito il Pd che ha perso l’occasione, per un solo voto, di far approvare la proposta, dimostrando la propria ininfluenza in un consiglio regionale monopolizzato dalla Lega.

Bonfante ha invitato al prossimo incontro a Verona sia il segretario regionale Andrea Martella che la capogruppo del Pd in Regione, Vanessa Camani, che potranno intervenire dopo la consigliera Anna Maria Bigon che spiegherà le ragioni della propria scelta. “Mi assumo personalmente l’intera responsabilità della scelta riguardante Bigon – ha detto – Non voglio coinvolgere nessun altro del partito, al quale eventualmente risponderò della decisione nelle sedi ed organi competenti”. La revoca di uno dei vicesegretari è destinata ad avere strascichi, soprattutto dopo le dichiarazioni di alcuni giorni fa dell’ex ministro Graziano Delrio, esponente dell’ala popolare e cattolica del Pd: “Se Bigon fosse sospesa, mi sospenderei anch’io. Su questi temi mai, e ripeto mai, la disciplina di partito può sovrastare la libertà di coscienza”.

Bonfante ha spiegato: “Condivido totalmente gli interventi della segretaria nazionale Elly Schlein, la quale aveva sottolineato: ‘Che la destra abbia sconfessato Zaia non stupisce, ma è una ferita che ci sia stato un voto del Pd. Se il gruppo del Pd vota a favore e ti chiede di uscire dall’aula, è giusto uscire dall’aula, perché l’esito di quella scelta cade su tutti”. E ha aggiunto: “Non credo nelle sanzioni disciplinari su temi etici ed è corretto che sia lasciata libertà di voto per motivi di coscienza, ma chi la pratica deve essere consapevole delle conseguenze politiche, a maggior ragione se vi erano alternative, come l’uscita dall’aula con una contemporanea dichiarazione esplicativa”. A Verona esiste un precedente. “Nel 2018 l’allora capogruppo Pd in consiglio comunale votò a favore di mozioni della Lega su temi eticamente sensibili (legge 194 e contro i gay) e venne sostituita nella funzione dai suoi colleghi su loro decisione, sentito anche il segretario nazionale. Il senso di responsabilità nei confronti degli altri e della comunità che si rappresenta, non è meno importante del rispondere alla propria coscienza, che riguarda se stessi”.

 
 
 
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