Creato da fedechiara il 14/11/2014
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Messaggi del 16/01/2024

Il mondo in mi settima.

Post n°2965 pubblicato il 16 Gennaio 2024 da fedechiara
 

Una delle più cocenti illusioni dell'ultimo trentennio che abbiamo alla spalle è quella sui confini e le frontiere. Che si sono clamorosamente liquefatte sotto il tamburo battente del Muro - caduto insieme ai suoi costruttori, i pretesi comunisti - e sembrò la fine della Storia, ma era solo l'inizio di una Storia diversa e non necessariamente migliore.
I popoli segregati dietro la cintura di ferro dell'ex Urss si travasarono ad est, come per un perverso effetto di vasi comunicanti, ma la qualità del nostro vivere di Europei di cui al pomposo 'inno alla gioia' di Beethoven non migliorò dietro lo schermo delle pietose badanti pagate in nero che sposavano i nostri anziani soli, vendevano le case acquisite dopo rapida vedovanza e si portavano in patria le pensioni di reversibilità.
E i vasi comunicanti continuarono nella loro impietosa fisica di travaso incessante e, aperto il gruviera delle frontiere Schengen, abbiamo assistito all'assalto alla diligenza dei 'popoli del mare', via barconi e barchini, e all'invasione delle schiere dei popoli barbari mendicanti ad est – fino al momento dell'inevitabile reazione e al ritorno dei muri e le frontiere rinchiuse, a buoi ormai trasmigrati a milioni nelle enclaves islamiche nemiche delle maggiori metropoli europee.
E ricordo il tono canzonatorio delle chiose del libro del professor Baricco 'The Game', che accusa le generazioni che hanno combattuto la guerra (la prima e la seconda mondiale) di aver nutrito l'ossessione dei confini e di essere morti a milioni per quella loro stupida ossessione – la retorica dei 'caduti per la Patria' - ma il confine, i confini e le frontiere, sono tornati in maledetta auge post moderna quali argini di contenimento del 'troppo che stroppia' delle umane cose - e i vasi comunicanti tra l'Occidente e il resto del mondo hanno chiuso le paratie dell'acqua ormai alle ginocchia e 'tornate a casa' è stato il leit motiv dei leaders politici, dall'America alla Germania (l'esodo dei Siriani) posti di fronte agli eserciti in marcia dei migranti di ogni tipo e motivazione.
'Tornate a casa.', non c'è posto per tutti, il 'tutti insieme appassionatamente' non funziona, il troppo che stroppia fa collassare le economie, fa crescere il populismo, affanna le strutture fragili dell'assistenzialismo dovuto a tutti i poveri in canna affluenti ben istruiti sui loro diritti (la Sanità in primis, ma l'occupazione delle case a seguire e le carceri che scoppiano a causa dell'afflusso impetuoso dei criminali di importazione).
E rileggevo, giusto ieri, quel che scriveva Umberto Eco nel suo libro 'A passo di gambero - Guerre calde e populismo mediatico' nel capitolo 'La perdita della privatezza' – una comunicazione ad un convegno tenutosi nel settembre del 2000 a Venezia. Leggete un po' qua:
'La prima cosa che la globalizzazione della comunicazione via internet ha messo in crisi è la nozione di confine. Il concetto di confine è antico come la specie umana, anzi, come le specie animali tutte. L'etologia ci insegna che ogni animale riconosce intorno a sé e ai suoi consimili una bolla di rispetto, un'area territoriale dentro la quale si sente al sicuro e riconosce come avversario chi varca quel confine. L'antropologia culturale ci ha mostrato come questa bolla protettiva vari secondo le culture e per certi popoli una vicinanza dell'interlocutore – che da altri popoli è sentita come espressione di confidenza - viene avvertita come intrusione e aggressione (non vi viene in mente l'Ucraina e la guerra per procura della Nato contro la Russia? n.d.r.).
A livello umano questa zona di protezione si è estesa dall'individuo alla comunità. Il confine (della città, della regione, del regno) è sempre stato sentito come una sorta di ampliamento collettivo delle bolle di protezione individuale. Si pensi come la mentalità latina fosse ossessionata dal confine, tanto da incentrare su una violazione territoriale il proprio mito di fondazione. Romolo traccia un confine e uccide il fratello perché non lo rispetta. (…) I Greci conoscevano il confine della 'polis' e tale confine era tracciato dall'uso stesso della lingua o dai suoi vari dialetti. I barbari iniziavano là dove non si parlava più in greco...'
E, se fate caso alle guerre regionali u.s. e alle presenti e scoppiettanti di droni e di missili qua e là il motivo dell'odio e del conflitto ha sempre un riferimento ai confini. Due milioni e mezzo di palestinesi figlianti come conigli e ben stipati nella Striscia di Gaza non possono produrre niente di diverso dall'odio atroce che hanno mostrato il 7 ottobre 2023 fuori dalle reti di contenimento che sono il confine con gli odiati ebrei/israeliani ritenuti, a torto e a ragione, 'occupanti'.
E gli Houthi, sciiti impazziti, longa mano dell'Iran nella regione, sparacchiano a caso i loro missili e i droni contro le navi di passaggio a cento miglia nautiche perché non considerano quel mare 'area internazionale' di traffici e trasporti a milioni di tonnellate, bensì un 'mare lorum' – e va da sé che con quelle teste matte ragionar non è d'uopo, bensì scatenare un inferno di bombe a tappeto e tacitarli e stenderli e imporre la sola pace possibile dove non sono 'ragioni' intellegibili bensì sentimenti d'odio profondi quanto il Tempo dove sedimentano - e creano i culi di sacco gonfi dei venti di ogni guerra passata e le future.
Va beh. Altro dirvi non vo' né tediarvi con il ricordo delle bellicose cose ricorrenti del nostro vivere associati. La mia paginetta quotidiana è finita, andate in pace – come predica il noiosissimo Francesco-di bianco vestito nel corso delle sue inutili geremiadi e benedizioni urbi et orbi (perfino ai gay devoti e confessa di 'sentire il peso della sua solitudine'. Ma, benedetto uomo, da dove ti è uscita quest'ultima assurdità di voler assolvere Sodoma e Gomorra?).
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Le albe di Europa.

Post n°2964 pubblicato il 16 Gennaio 2024 da fedechiara
 

Albe e tramonti - 15 gennaio 2019

C'era ancora una bella alba, stamattina, quel chiarore rosa/rossastro che si dipinge sulle allumacature di nuvolette notturne residue, avete presente? E che ci apre il cuore per il suo dirci che tutto torna del nostro vivere quotidiano insieme al sole, stella fissa che continua a riscaldare la crosta del pianeta al modo di millenni fa. Tutto questo per dirvi che la povera Teresa May, simpatica massaia inglese che ha provato a fare uscire la Gran Bretagna dall'Unione nei modi accettabili da entrambi i contendenti scritti nell'ipotesi di accordo, è stata sonoramente bocciata dal parlamento degli incontentabili britannici.
E non vi tedierò con il racconto di chi sia contro e chi a favore e perché l'accordo non viene ritenuto soddisfacente – questo lo troverete sui giornali, se amate leggerli; ma occhio alle fake news e alle partigianerie smaccate di cui sono infarciti quei fogli di stampa un tempo autorevoli e oggi nella polvere del discredito generale.
A me preme sottolineare che una soluzione 'è nelle cose' di ogni giorno nuovo che si aprirà – e, se anche si cronicizzerà un disaccordo di lungo periodo, non per questo il sole cesserà di apparire all'orizzonte est del pianeta e gli esseri umani del presente periodo storico vivranno senza dubbio meglio dei bisnonni che si svegliavano ascoltando radio-Londra - e non sapevano quando la maledetta guerra potesse finire e quanti altri migliaia di morti costellavano i campi di battaglia in quel momento.
E rifletto, invece, sullo sconquasso politico che oggi ci mostra l'Europa in gravissimo affanno di consensi, che perfino il simpatico vecchietto che presiede la Commissione – sceso nella fossa dei leoni della campagna elettorale – ammette che sulla Grecia 'abbiamo esagerato con l'austerità' e il F.m.i. non è poi tutta quell'autorità che gli abbiamo concesso e i suoi esperti economisti sono Soloni in sedicesimo indegni della fama e degli stipendi stellari.
Cosa che noi, instancabili followers giallo/verdi, andiamo dicendo da anni – e abbiamo provato a convincere Moskovici e compagnia grigia della necessità di una manovra espansiva e che rilanci i consumi, ma quelli niente. Hanno agitato davanti ai nostri visi basiti la corda degli impiccati dello spread e affidato ai giornali amici (quasi tutti) dichiarazioni criminali che ci sono costate miliardi di interessi sul debito pubblico e per questo, udite, udite, vi invito a votargli contro, a questa genia di infami (etimo: 'che non lasceranno fama') il prossimo maggio.
Che verrà, anche questo è certo, e sarà gioiosa primavera e liberazione del nostro annoso scontento. Amen e così sia.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 

Del 'dire una parola'.

Post n°2963 pubblicato il 16 Gennaio 2024 da fedechiara
 

Apici e commozioni di guerra. - 16 gennaio 2023
Se c'è un apice dell'avvilente ottusità dei tempi in cui viviamo immersi lo ha raggiunto un giornalista televisivo stamattina in un suo 'servizio' dall'Ucraina:
'Putin non ha detto una parola sulla strage del condominio a Dnipro'. Ah no? Ma che intollerabile cinismo, cari telespettatori!
Che, comparato con altre stragi di guerra, sarebbe come se un giornalista della seconda guerra mondiale avesse commentato una delle tante stragi di soldati e civili a Stalingrado (in prudente collegamento da Varsavia), dicendo, sdegnatissimo, che:
'(…) Stalin non ha profferito verbo, né versato una lacrima...'.
A la guerre comme à la guerre, ci vien fatto di pensare e, se il paragone vi va stretto, è come se al generale tedesco Josef Dietrich avessero chiesto di 'dire una parola' e/o 'versare una lacrima' per tutti quei plotoni di soldati statunitensi decimati nell'avanzata dei Panzengrenadier durante l'operazione militare Herbstnebel nelle Ardenne.
La vita dei soldati sui campi di battaglia non è paragonabile a quella degli incolpevoli civili, mi dite?
Proviamo allora a citare il bombardamento di Dresda e a chiedere a W. Churchill di 'dire una parola' e/o 'versare una lacrima' sui 40.000 morti stimati e 24mila case distrutte su un totale di 28mila circa del centro cittadino, inclusa la storica cattedrale (letteralmente sbriciolata).
Diamo la parola agli storici: (…) Il bombardamento notturno della RAF creò una "tempesta di fuoco", con temperature che raggiunsero i 1500 °C.[7] Lo spostamento di aria calda verso l'alto e il conseguente movimento di aria fredda a livello del suolo, crearono un fortissimo vento che spingeva le persone dentro le fiamme, fenomeno già osservato in altri bombardamenti (per esempio quello ad Amburgo del 1943) e talvolta indicato col nome di tempesta di fuoco[8]. Col passare delle ore, il vento caldo sempre più forte e l'altissima temperatura non permisero più alcuno spostamento: l'aria calda degli incendi dei vecchi quartieri attirava aria fredda dalla periferia, provocando una potentissima corrente d'aria che a tre ore dal bombardamento si trasformò in un ciclone. L'equipaggio di un bombardiere statunitense, tornato nelle ore successive, vide arrivare a 8 000 metri di quota travi di legno e ogni tipo di materiale, sollevato da una forte corrente ascensionale. (…)
Ma non solo W. Churchill e il suo corrispettivo americano 'non dissero una parola' (o 'parlarono d'altro') su questa ed altre stragi di civili, bensì, a posteriori, gli Alleati e il giornalismo embedded al seguito tentarono di giustificare le stragi con argomentazioni lunari e avvilentissime su cosa si può e si deve considerare 'crimine di guerra' – fino alle spaventose stragi finali di Hiroshima e Nagasaki.
Così gli storici:
(…) Coloro che si oppongono all'identificazione del bombardamento di Dresda come azione criminale osservano che nel 1945 non esisteva a livello internazionale alcun trattato, accordo, o convenzione, che regolasse i bombardamenti per proteggere la popolazione civile. L'esercito americano si difende dalle accuse circa i bombardamenti usando, tra l'altro, i seguenti argomenti:[38]
1. I raid avevano un obiettivo militare legittimo date le circostanze (la ferrovia);
2. Nella città erano presenti sufficienti unità militari e difese antiaeree per impedire di classificarla come «indifesa»;
3. I raid non usarono mezzi o modi straordinari; furono simili a quelli intrapresi contro altri obiettivi simili;
4. I raid furono condotti seguendo il normale iter di comando delle forze armate;
5. Gli obiettivi militari furono raggiunti senza un «eccessivo» costo di vite umane.
Il generale George Marshall sostenne che l'attacco era necessario per impedire i rinforzi nazisti. Dresda, precedentemente attaccata in modo solo parziale, costituiva un nodo importante e ancora funzionante di comunicazione nel cuore della Germania.[38] Inoltre la città ospitava un centinaio di industrie che producevano armamenti o materiali importanti per le forze armate, come la Zeiss Ikon e la Siemens AG.
Questo il 'riassunto delle precedenti puntate' della guerra di Ucraina comparata con le altre guerre di cui abbiamo testimonianze e ricostruzioni storiche attendibili.
Suggeriamo alla rai di spedire i suoi inviati di guerra, in un istruttivo viaggio nel tempo, a mettere il microfono davanti alla bocca di Caino – con ancora il sasso insanguinato in mano – e chiedergli se ci può 'dire una parola' e/o 'versare una lacrima' in una diretta spazio-temporale sul povero Abele che gli giace ai piedi cadavere.

 
 
 
 
 

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