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« Le albe di Europa.Narrazioni contrapposte. »

Il mondo in mi settima.

Post n°2965 pubblicato il 16 Gennaio 2024 da fedechiara
 

Una delle più cocenti illusioni dell'ultimo trentennio che abbiamo alla spalle è quella sui confini e le frontiere. Che si sono clamorosamente liquefatte sotto il tamburo battente del Muro - caduto insieme ai suoi costruttori, i pretesi comunisti - e sembrò la fine della Storia, ma era solo l'inizio di una Storia diversa e non necessariamente migliore.
I popoli segregati dietro la cintura di ferro dell'ex Urss si travasarono ad est, come per un perverso effetto di vasi comunicanti, ma la qualità del nostro vivere di Europei di cui al pomposo 'inno alla gioia' di Beethoven non migliorò dietro lo schermo delle pietose badanti pagate in nero che sposavano i nostri anziani soli, vendevano le case acquisite dopo rapida vedovanza e si portavano in patria le pensioni di reversibilità.
E i vasi comunicanti continuarono nella loro impietosa fisica di travaso incessante e, aperto il gruviera delle frontiere Schengen, abbiamo assistito all'assalto alla diligenza dei 'popoli del mare', via barconi e barchini, e all'invasione delle schiere dei popoli barbari mendicanti ad est – fino al momento dell'inevitabile reazione e al ritorno dei muri e le frontiere rinchiuse, a buoi ormai trasmigrati a milioni nelle enclaves islamiche nemiche delle maggiori metropoli europee.
E ricordo il tono canzonatorio delle chiose del libro del professor Baricco 'The Game', che accusa le generazioni che hanno combattuto la guerra (la prima e la seconda mondiale) di aver nutrito l'ossessione dei confini e di essere morti a milioni per quella loro stupida ossessione – la retorica dei 'caduti per la Patria' - ma il confine, i confini e le frontiere, sono tornati in maledetta auge post moderna quali argini di contenimento del 'troppo che stroppia' delle umane cose - e i vasi comunicanti tra l'Occidente e il resto del mondo hanno chiuso le paratie dell'acqua ormai alle ginocchia e 'tornate a casa' è stato il leit motiv dei leaders politici, dall'America alla Germania (l'esodo dei Siriani) posti di fronte agli eserciti in marcia dei migranti di ogni tipo e motivazione.
'Tornate a casa.', non c'è posto per tutti, il 'tutti insieme appassionatamente' non funziona, il troppo che stroppia fa collassare le economie, fa crescere il populismo, affanna le strutture fragili dell'assistenzialismo dovuto a tutti i poveri in canna affluenti ben istruiti sui loro diritti (la Sanità in primis, ma l'occupazione delle case a seguire e le carceri che scoppiano a causa dell'afflusso impetuoso dei criminali di importazione).
E rileggevo, giusto ieri, quel che scriveva Umberto Eco nel suo libro 'A passo di gambero - Guerre calde e populismo mediatico' nel capitolo 'La perdita della privatezza' – una comunicazione ad un convegno tenutosi nel settembre del 2000 a Venezia. Leggete un po' qua:
'La prima cosa che la globalizzazione della comunicazione via internet ha messo in crisi è la nozione di confine. Il concetto di confine è antico come la specie umana, anzi, come le specie animali tutte. L'etologia ci insegna che ogni animale riconosce intorno a sé e ai suoi consimili una bolla di rispetto, un'area territoriale dentro la quale si sente al sicuro e riconosce come avversario chi varca quel confine. L'antropologia culturale ci ha mostrato come questa bolla protettiva vari secondo le culture e per certi popoli una vicinanza dell'interlocutore – che da altri popoli è sentita come espressione di confidenza - viene avvertita come intrusione e aggressione (non vi viene in mente l'Ucraina e la guerra per procura della Nato contro la Russia? n.d.r.).
A livello umano questa zona di protezione si è estesa dall'individuo alla comunità. Il confine (della città, della regione, del regno) è sempre stato sentito come una sorta di ampliamento collettivo delle bolle di protezione individuale. Si pensi come la mentalità latina fosse ossessionata dal confine, tanto da incentrare su una violazione territoriale il proprio mito di fondazione. Romolo traccia un confine e uccide il fratello perché non lo rispetta. (…) I Greci conoscevano il confine della 'polis' e tale confine era tracciato dall'uso stesso della lingua o dai suoi vari dialetti. I barbari iniziavano là dove non si parlava più in greco...'
E, se fate caso alle guerre regionali u.s. e alle presenti e scoppiettanti di droni e di missili qua e là il motivo dell'odio e del conflitto ha sempre un riferimento ai confini. Due milioni e mezzo di palestinesi figlianti come conigli e ben stipati nella Striscia di Gaza non possono produrre niente di diverso dall'odio atroce che hanno mostrato il 7 ottobre 2023 fuori dalle reti di contenimento che sono il confine con gli odiati ebrei/israeliani ritenuti, a torto e a ragione, 'occupanti'.
E gli Houthi, sciiti impazziti, longa mano dell'Iran nella regione, sparacchiano a caso i loro missili e i droni contro le navi di passaggio a cento miglia nautiche perché non considerano quel mare 'area internazionale' di traffici e trasporti a milioni di tonnellate, bensì un 'mare lorum' – e va da sé che con quelle teste matte ragionar non è d'uopo, bensì scatenare un inferno di bombe a tappeto e tacitarli e stenderli e imporre la sola pace possibile dove non sono 'ragioni' intellegibili bensì sentimenti d'odio profondi quanto il Tempo dove sedimentano - e creano i culi di sacco gonfi dei venti di ogni guerra passata e le future.
Va beh. Altro dirvi non vo' né tediarvi con il ricordo delle bellicose cose ricorrenti del nostro vivere associati. La mia paginetta quotidiana è finita, andate in pace – come predica il noiosissimo Francesco-di bianco vestito nel corso delle sue inutili geremiadi e benedizioni urbi et orbi (perfino ai gay devoti e confessa di 'sentire il peso della sua solitudine'. Ma, benedetto uomo, da dove ti è uscita quest'ultima assurdità di voler assolvere Sodoma e Gomorra?).
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