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Tammorra, Uno Doje e Tre

Post n°53 pubblicato il 14 Febbraio 2015 da ilmiviso
 

 

non perdetevi questo filmato ca ve perdete a vita..

La notte della Tammorra

 Carlo Faiello è stato il chitarrista di Fausta Vetere (voce storica della NCCP).

 

 Uno Doje e Tre

 è la Storia della Città di Napoli dalla dominazione araba ad oggi.

 

la penna di Doty

Commenti al Post:
GIUSTINIANO75
GIUSTINIANO75 il 14/02/15 alle 11:09 via WEB
condiviso, con riguardo!
 
 
ilmiviso
ilmiviso il 14/02/15 alle 11:17 via WEB
intermezzo musicale e culturale baciuzzz Doty**
 
lubopo
lubopo il 14/02/15 alle 12:01 via WEB
:-):-*
 
 
ilmiviso
ilmiviso il 14/02/15 alle 13:07 via WEB
Buongiorno LuBopo!
 
Graphic_User
Graphic_User il 14/02/15 alle 12:45 via WEB
buon sabato musicale ^______^ gu
 
 
ilmiviso
ilmiviso il 14/02/15 alle 13:06 via WEB
grazie buon sabato in love si dice oggi ahhhhhh..baciuzzDoty
 
lubopo
lubopo il 14/02/15 alle 14:08 via WEB
Grazie per l’omaggio alla Notte della Tammorra organizzata da Carlo Faiello in Piazza Mercato (nata ancor prima della Notte della Taranta). Grazie per l’omaggio alla Città di Napoli e alla nostra Cultura Popolare. Il miglior commento che io possa fare, è riportare l’intervento del mio fraterno amico Angelo Russo. Ancora grazie. "Il mito si fa storia e colma di Effigi la terra del Sole. Perché Marianna - ‘a capa ‘e Napule - nel 1600, fu rinvenuta proprio qui nel Campo del Moricino nome antico di Piazza Mercato dove i Mori, mercanti orientali tessevano i loro affari. Piazza del Tripudio, dei Patiboli e delle Croci. Osannò l’idolo artefice della propria riscossa che il 16 luglio 1647 arringava: “popolo mio ti ricordi come eri ridotto”? Ma era l’ultima volta perché quella di Masaniello fu il sogno infranto della rinascita dei vinti. Di una storia crudele che al patibolo - nel 1799 - mandò anche gli eroi della Rivoluzione Partenopea, tra i quali Fonseca e Sanfelice. Vide anche giacere sulla terra nuda i morti di peste del 1656 accanto ai quali furono piantate mille e più croci. Piazza Mercato è anche luogo fausto dove la gratitudine degli uomini, con la bellezza delle arti, pose a propria memoria lo splendore delle chiese di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, di Sant’Eligio Maggiore e della Basilica del Carmine, esempio unico di barocco napoletano del ‘700, dove il popolo napoletano mantiene viva la tradizione del culto devozionale per la Madonna Bruna. Ad essa invocata come protettrice è rivolta l’impetrazione, il canto struggente della pietà popolare. Mito, simbolo, mito, ripropongono con i suoni della Tradizione la realtà ultima delle cose, in questa Notte della Tammorra. Gesti remoti ed esemplari, archetipi, rivivono attraverso la musica il fascino di un tempo ambiguo, sincretico, antico e moderno."
 
 
ilmiviso
ilmiviso il 15/02/15 alle 17:01 via WEB
grazie a te per questo spaccato storico Lubo e per condividere la tua conoscenza della realtà musicale italiana e partenopea.
 
   
lubopo
lubopo il 15/02/15 alle 17:25 via WEB
Scusa Doty ma vorrei aggiungere un'ulteriore informazione. ‘A capa ‘e Napule è un busto di epoca tardo-ellenistica che fu rinvenuto nel 1594 nei pressi della storica piazza, e che da quel momento si sostenne fosse di una statua raffigurante la Sirena Partenope. Durante la rivolta di Masaniello gli fu staccato il naso, deturpata e oltraggiata dalle truppe spagnole che si accanirono non solo contro i rivoltosi, ma anche contro il simbolo popolare della Città.Altra informazione è sul ballo e sulla differenza tra Tarantella e Tammorriata. Nel successivo commento riporterò uno stralcio del progetto "Pictura Vivida" che sarà oggetto di un mio prossimo videopost. Grazie per l'ospitalità. Luigi
 
     
ilmiviso
ilmiviso il 15/02/15 alle 17:31 via WEB
" a capa e napule" è caratteristico che ci sia una donna a capo di una rivolta, lascia intravedere aspetti sociologici non comuni, c'è un motivo a tutto questo secondo te?
 
lubopo
lubopo il 14/02/15 alle 16:01 via WEB
Poiché siamo in tema anche con Sanremo, aggiungerei -come informazione- che Carlo Faiello con la Nuova Compagnia di Canto Popolare (di cui faceva parte) partecipò all'edizione di Sanremo del '98 con il suo brano "Sotto il Velo del Cielo". Ovviamente furono eliminati... ma vinsero il premio della critica. Baciuzz Doty
 
lubopo
lubopo il 15/02/15 alle 17:30 via WEB
Il ballo della tradizione campana si distingue in tarantella napoletana e del cilento e “ballo sul tamburo”, tammurriata. Le due forme si differenziano sia per la ritmica, sia per la coreutica. La Tarantella oltre ad avere un ritmo più animato e sussultorio, è in primo luogo, il ballo mitico di una sola persona, in genere una donna. La vera tarantella antica non ha bisogno di alcuna melodia e di nessun altro strumento se non tamburello e castagnette. L’ultimo modello di pura tarantella la si osserva nel Cilento con autentici componenti rituali. Qui l’andamento si mostra velocissimo e molto vicino all’essenza terapeutica dello stesso ballo. Un’interessante testimonianza sulle sconosciute caratteristiche della tarantella, è offerta da uno scrittore napoletano di fine ottocento A De Blasio: “La Tarantella è un ballo erotico, che richiama il ricordo delle orge di alcuni popoli selvaggi”. La principale funzione della tammurriata, è quella di accompagnare il ballo tradizionale. Questa, si presenta in una o più coppie: maschio e femmina, femmina e femmina, maschio e maschio. La tammurriata ha una gestualità tutta ritualizzata, una sommaria classificazione di questi gesti può essere così ordinata: a) gesti naturali o spontanei b) gesti derivati dal lavoro quotidiano c) gesti magici d) gesti di imitazione degli animali Per questi ultimi, l’imitazione o la possessione è denunciata anche a livello vocale non solo dai ballatori, ma anche dai cantatori. C’è da sottolineare che ogni gesto assume un significato simbolico desumibile solo dal tessuto culturale della comunità. Chi entra nel ballo rituale, assume una dimensione sessuale ermafrodita. Questo ci porta ad una antica simbologia corporea secondo la quale il corpo umano è metà maschile e metà femminile. Del resto, senza appellarci al mondo antico, basta osservare molte immagini di Madonne meridionali che hanno nell’iconografia il Sole e la Luna: archetipi simbolici, maschile uno, femminile l’altra.
 
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