MEMORIE DI UNA GEISHA

Il cuore muore di morte lenta. Perdendo ogni speranza come foglie. Finché un giorno non ce ne sono più. Nessuna speranza. Non rimane nulla.

 

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Creato da: gameplayer il 26/08/2006
un percorso nell'anima

 

 

DIGRESSIONE

Post n°788 pubblicato il 15 Maggio 2015 da gameplayer

Non sono avvezza a usare articoli che leggo per il mio blog, ma questo articolo, mi ha folgorato, perché in maniera chiara e senza fronzoli analizza il vissuto di una donna abusata . Anni fa scrissi io stessa un post su questo blog, un post che aveva un senso profondo, come un senso profondo ha questo articolo che posto integralmente e di seguito posto nuovamente quello che scrissi allora.

 

Avevo poco più di 20 anni ed ero lontana da casa. Ero assieme a un ragazzo di cui mi fidavo, lo conoscevo da così tanto tempo, faceva parte della mia vita da quando ero poco più che adolescente. Il giorno in cui mi buttò su un letto, e mi girò la faccia per non vedere che piangevo, entrando dentro di me fino a saziarsi, non l'ho mai dimenticato. Ero sola, ero inesperta, ero in buona fede, ero lontana da chiunque potesse proteggermi. Ed ero terrorizzata. A morte. Non ne ho mai parlato. Me ne sono sempre vergognata. Mi sono sempre vergognata di far parte di quelle donne che hanno subito un abuso sessuale, che è un po' come dire che non sono stata abbastanza forte da impedirlo.

Perché io non ho lottato, ho solo pianto in silenzio, poi mi sono alzata, sono andata in bagno, mi sono fatta la doccia, lavata via le lacrime e ritornata letto, a tentare di dormire mentre mi convincevo che non era successo niente di grave. Che capita che tu non ne abbia voglia e l'altro sì, e capita che quell'altro se ne freghi. Capita di tutto nella vita: a me era capitato questo, dovevo solo andare avanti e mettere dei giorni in mezzo al ricordo, prima o poi tutto sarebbe tornato a posto. Quello che non sapevo è che la stessa scena si sarebbe ripetuta ogni notte, con poche varianti, fino al giorno del mio ritorno a casa.
Di anticipare il rientro non se ne parlava: come avrei giustificato quel ritorno frettoloso se non con la verità di quello che avevo vissuto?

Come avrei spiegato che il mio perfetto fidanzato, bello e paziente, in realtà non era che un disgraziato e, peggio che mai, io non ero in grado di arginarne il furore? No. Non potevo permettere a nessuno di andare oltre la mia facciata di perfetta felicità. Non potevo permetterlo neanche a me stessa, se fosse crollata l'immagine che avevo del mio rapporto e della ragazza che ero cosa mi sarebbe rimasto? Da dove sarei ripartita? Iniziai il conto alla rovescia: ogni giorno che passava era alle spalle. Dovevo solo mantenermi gentile, allegra e consenziente. Dovevo essere esattamente quello che il mio fidanzato si aspettava che io fossi.

Una sera non ci riuscii e mi ritrovavi con una ciocca di capelli in meno e la faccia attaccata al muro e una paura che non avevo mai conosciuto. "Resisti, resisti, andrà tutto bene". Provai a tranquillizzarmi e, non so come, ci riuscii. Riuscii a sopravvivere alla paura e all'angoscia, alla vergogna di essermi scoperta debole e al tradimento della persona che ero convinta mi amasse. Tornai a casa e lottai col mio cervello per archiviare il piccolo inferno che avevo vissuto. E non fui più io. Non fui più la giovane donna che non aveva paura del mondo: iniziai dopo poco a soffrire di attacchi di panico. Iniziai a disprezzare gli uomini, a sceglierne di assolutamente inadatti a me, ma del tutto innocui. Chiusi le gambe e il cuore per così tanto tempo che a un certo punto pensai di essere una pianta. Secca, per giunta.

Ma imparai la pietà, prima per le altre donne vittime di abusi, poi per me stessa. È più facile avvicinarsi al proprio dolore attraverso quello degli altri, è più facile smettere di vergognarsi per la propria debolezza se la si scopre in altre persone. Soprattutto è più facile iniziare a perdonarsi e capire che non sempre si ha la forza necessaria per scappare via. Perché anche per scappare ci vuole forza e le donne che subiscono un abuso sono talmente spaventate e provate che quel poco di forza che hanno la usano per sopravvivere, lì dove sono.

Superare una violenza è questione di esercizio e di disciplina: si tratta di allenarsi ad accettare il passato ed essere disposte a non farsene una colpa. A non indagare a colpi di "se avessi, se mi fossi", a non darsi manate in fronte per non essere state come ci aspettavamo di essere in quella circostanza. Il primo dolore, il più grande e lacerante, che le donne stuprate vivono è quello della colpa: sono state vittime e pensano di essersi meritate quel ruolo. Perché è vero che non esiste carnefice senza vittima consenziente, ma è altrettanto vero che la vittima di un abuso sessuale, di uno stupro, di una scarica di legnate non ha mai, mai mai, fatto niente per meritarsi ciò che subisce. Nessuna donna al mondo merita di trovarsi con la faccia girata dall'altra parte, una mano sulla bocca, un ginocchio tra le gambe e gli occhi bagnati di lacrime, impietrita dal terrore e schiacciata tra vergogna e senso di colpa. Nessuna donna merita di venire picchiata perché non accetta di essere quello che un uomo pretende che sia.

Ho impiegato quasi 20 anni a capirlo, li ho spesi in gran parte a infuriarmi ogni volta che scrivevo di stupri e abusi, di violenze e assassini di donne come me. Li ho spesi a lottare, con le sole armi che ho a disposizione (un foglio e una penna, uno schermo e una tastiera) perché mai più nessuna donna dovesse vivere quello che ho vissuto io. Ogni volta che leggo, o scrivo, di una donna stuprata, o picchiata, o ammazzata, sento di avere perso la mia battaglia. Ma vado avanti senza pace. Non avrò mai pace: gli uomini continueranno a fare alle donne quello che un uomo ha fatto a me, lo so. E io continuerò a scrivere, a raccontare, a infuriarmi e lottare: è la mia vita, me la sono scelta così.

Deborah Dirani (giornalista)

 

Ed Ora il post che scrissi allora:

 

 

 

 

Uomini o bestie?

 

Questa è una delle storie con le quali devo confrontarmi.

E. era una studentessa universitaria, fino a quando non lo conobbe la sua vita si svolgeva sui normali binari dello studio, le lezioni da seguire, le amiche.

Lo conobbe mentre si stava iscrivendo ad un seminario, era il tipico studente grande, trentenne che dopo aver lavorato aveva deciso di studiare e laurearsi. Cominciarono a parlare e lui  mostrò subito il suo lato affascinante; E. non era una ragazzina, aveva impiegato un po’ di tempo prima di decidere la facoltà e la personalità eclettica e accattivante di M. la colpì subito, spiccava sugli altri in maniera netta. Non era una ragazza impulsiva a quel tempo e quindi rimase molto sulle sue anche se cordiale.

M. la corteggiò senza tregua  e al primo appuntamento al laghetto dell’Eur si dichiarò esplicitamente, E. a cui quell’ uomo piaceva molto non resistette e da quel momento si considerarono fidanzati.

M. era un fuorisede e fu naturale per la famiglia di E. accettarlo in casa per i pasti… erano tutti molto affascinati da questo “uomo” e sempre più spesso M. Si fermava a studiare con lei fino a sera.

Nessuno ci faceva caso se M. ogni tanto chiedeva in prestito dei soldi.. in fondo era di famiglia no?

Un pomeriggio adducendo la scusa di un mal di testa M. le chiese di andare  a studiare a casa sua e lei accettò senza farsi problemi.

La casa che M. divideva con altri studenti era vuota e i due cominciarono a studiare; dopo un po’ M. cominciò ad avvicinarsi a lei e a  toccarla ovunque , mentre E. imbarazzata tentava di sottrarsi, lui si faceva più pesante ed audace… “Dai in fondo siamo fidanzati no?” L’imbarazzo per E era immenso e si alzò riunendo i libri, voleva andarsene ( fino a quel momento i loro approcci erano stati solo baci, come con i ragazzi precedenti), a quel punto M. la strattonò stringendola a sé “dai che lo so che ti va…” E sempre più spaventata “no non voglio, no lasciami…” ma ormai M. aveva perso il controllo e le tirava gli abiti. Terrorizzata tentava di sfuggirgli, ma M. la buttò sul letto violentemente: ”Dai bella che voi donne quando dite no vuol dire sì’..” A questo punto i ricordi di E. si fanno frammentari, dolore, tentativi inutili di fuggire ma lui era un macigno su di lei e la bloccava, fino a quando tra le lacrime e i singhiozzi, il no  sembrava un disco rotto. Ricorda E,. che ad  certo punto una saracinesca scese sul suo cervello.. pensava solo ininterrottamente “E’ un incubo, ora mi sveglio” con quelle parole di sottofondo che le rimbombavano dentro “Sì bella ti piacerà.. tanto quando voi donne dite no è sì”

Mentre ancora piangeva sul letto, M. con la massima freddezza si rivestì e le disse:”Dai sbrigati ho da fare”.

Tornare a casa per lei fu un incubo, non poteva credere fosse accaduto proprio a lei, si sentiva impotente, debole, umiliata e sporca.. tentava di convincersi che non era veramente accaduto, ma le calze smagliate le dicevano altro. A casa corse nella sua stanza spogliandosi rabbiosamente e gettando gli abiti; sotto la doccia caldissima cominciò a strofinarsi così forte da quasi strapparsi la pelle di dosso. In famiglia non riuscì a dire nulla e si costruì una vita apparentemente normale; voleva denunciarlo, ma si vergognava, eppoi pensava che non l’avrebbero creduta, in fondo per il mondo era il suo ragazzo!

M. fortunatamente sparì, era tempo di esami ed era normale…ma riprendendo i contatti in facoltà l’orrore dentro di lei crebbe, M. aveva corteggiato tutte, a tutte aveva chiesto di sposarlo e lei cominciò a domandarsi perché  le era capitato tutto questo, forse era “cattiva” e se lo meritava; ma cominciò a provare una forte rabbia e umiliazione nei confronti delle altre che avevano visto M. solo sotto il suo lato “piacione” e affascinante, e non il bruto e il violento che lei invece aveva conosciuto. Non fece parola con nessuno dell’accaduto tranne che con due amiche.

Passò un anno che E. non ricorda chiaramente, si era costruita una storia di apparente normalità, un rapporto troppo impetuoso con l’allora suo ragazzo… ma la notte sapeva cosa era accaduto veramente  e quelle immagini non l’abbandonavano mai. Fuggiva ogni ragazzo e cominciava a tremare per una mano poggiata sulla spalla, ritraendosi come un animale ferito.

Dopo un lungo periodo una mattina uscendo dalla facoltà lo vide, attorniato dai vecchi compagni di corso, ma lei fuggì senza farsi vedere ed una volta in auto cominciò a tremare incontrollabilmente.

Qualche tempo dopo lui la chiamò supplicandola di incontrarlo, doveva parlargli urgentemente; E. non voleva ma dopo infinite insistenze gli diede appuntamento nel bar più affollato della facoltà… lui voleva invece Villa Borghese!!

M.:”Ho portato i tuoi occhi con me sempre ogni giorno, ma ci sono cose che devi sapere, avevo una compagna al mio paese.. ma ora è finita e io ti amo… Riproviamo? “ Non un parola, non un accenno su quello che aveva fatto e in testa dentro lei rimbombavano solo quelle parole “Le donne quando dicono no vogliono dire sì” Si alzò senza una parola e lo lasciò lì a quel tavolo.

Per ben tre anni durò la sua anestesia sentimentale, nessuno poteva toccarla o andare più in là di prenderla per la mano, ma quando tutto questo le impedì di amare l’uomo che era stato il suo primo e vero amore a  18 anni  e che nel frattempo era tornato a lei, ma che le disse che si sentiva un violentatore con lei, una rabbia infinita la invase; M. le stava rovinando la vita. Allora cominciò una terapia, lunga ed intensa che la aiutò a capire che non era lei sbagliata o cattiva, ma che era qualcosa che era capitato e cominciò a lavorare sulla sua autostima e sullo scendere a patti con se stessa. Certe ferite non guariscono, quando E. è più vulnerabile si sente ancora umiliata e sporca e anche se ora ha una vita sentimentale viva e appagante, c’è ancora un attimo, quando fa l’amore, in cui le saracinesche si abbassano e tutto viene chiuso fuori, immobilizzandosi come una statua di ghiaccio.

Io e E. sappiamo che le cicatrici resteranno sempre perché non si può cancellare ciò che è accaduto.. ma almeno lo sguardo sul mondo e sugli altri è più limpido e sereno.

 

 

 

 

 
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INCIAMPANDO IN UNA CANZONE

Post n°786 pubblicato il 22 Aprile 2015 da gameplayer
 

LA CANZONE DI ANNA

 

Anna che sorride a tutti,
Anna infondo come sta?
anche se si trucca gli occhi
si capisce che non va,
Anna e le sue insicurezze
di entusiasmi artificiali,
Anna con i suoi animali
ultimi esemplari di sincerità,
Anna che domanda agli altri
tutto quello che non sa,

Anna ha sempre un libro in borsa,
Anna spende più di quel che ha,
e suo frigo mette quelle foto
di posti dove non andrà.

Anna che cucina dolci per le feste degli amici,
Anna che si chiude in bagno
quando a cena parlano di libertà,
Anna con il suo nome
che in tanti hanno cantato già.

Anna ha bisogno di essere amata
per quello che ancora non è
e regala se stessa nella speranza
che qualcuno poi la convincerà,
Anna come a 18 anni,
Anna e i figli che non ha,
Anna con i suoi vestiti colorati grandi molto più di lei,
Anna e quella casa al mare
dove non ritorna più.

Anna che sorride a tutti,
Anna infondo come sta?
anche se si trucca gli occhi
si capisce che non va,
Anna e le sue insicurezze
di entusiasmi artificiali,
Anna con i suoi animali
ultimi esemplari di sincerità,
Anna che domanda agli altri tutto quello che non sa.

 
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IL VASO DI PANDORA

Post n°785 pubblicato il 18 Aprile 2015 da gameplayer
 

 

A volte riaprire i capitoli della propria vita fa male , anche se è passato del tempo.

Succede per caso, parli con un’amica che ti chiede di una situazione pregressa di cui lei sa e improvvisamente , dopo averla ragguagliata, ti rendi conto di aver aperto il vaso di Pandora. D’un colpo , tutto si riversa fuori senza controllo , frustandoti con la forza del dolore e comprendi finalmente, dandogli un nome, il malessere che  ti  accompagna da sempre.

Sono settimane che sono tutta concentrata sulla riflessione che sto condividendo qui, settimane in cui il passato torna ad ondate ad invadere i miei pensieri, rendendomi consapevole di ciò che mi tormenta.

Io spesso su queste pagine ho lamentato la mancanza di ascolto, proprio perché nel mio passato ho avuto la fortuna di conoscere la bellezza si essere ascoltata , e non passivamente, ma con un genuino interesse e un profondo rispetto della mia persona e del mio sentire.

Condivisione, comprensione ed interesse , merce rara e preziosa in un’epoca dove tutti sanno tutto e pretendono di importi ,il loro modo di pensare, credendosi depositari di un sapere superiore  o di essere un passo avanti a tutti. Non sono stata abituata a sgomitare per pretendere  attenzione e ascolto e quando mi trovo di fronte una persona che mi parla sopra o interrompe il mio discorso , quasi imponendomi la sua visione senza neanche farmi finire i concetti, resto in silenzio ritirandomi dietro un sorriso di circostanza  .

Questo impedisce poi alle persone di conoscermi veramente, perché solo attraverso la lettura del mio pensiero espresso si può capire  il percorso  della mia mente, il mio sentire più vero e profondo, è l’osservazione e l’ascolto che  mostrano  gli individui nella loro realtà.

Di questo ascolto io sento la mancanza, perché solo pochissime persone hanno veramente capito chi sono e sono quelle che potrebbero raccontarvi il senso di un mio sorriso sghembo o di un inarcare un sopracciglio.

Per carità, sono comunque stata circondata da affetto e premure, ma la comprensione e l’ascolto non erano quasi mai contemplate. Sorrido sempre quando chi mi circonda dice di conoscermi, perché sicuramente sarà quello che mi conosce di meno, o prende per buona l’immagine che scelgo scientemente di dargli .

Non tutti meritano di andare oltre le mie difese e questo privilegio lo offro a pochi, proprio questa riluttanza a mostrarmi facilmente mi comporta i dolori più grandi; poiché nel momento in cui lo faccio e mi rendo conto che la fiducia riposta  è stata in qualche modo tradita, per trascuratezza o limiti che la persona giurava e spergiurava di non avere, il dolore diventa cocente, procurandomi l’immediata chiusura verso quella persona e l’irrigidimento delle mie posizioni.

Mille volte meglio un’anima semplice dagli evidenti e palesi limiti che conosci e accetti, perché sai che oltre non può andare, piuttosto di chi ti illude di ascoltarti e volerti conoscere ma in realtà o non ne è capace, o peggio, improvvisamente manca per stanchezza o presunzione.

Tutto questo mi ha portato a sentirmi sempre come una bambina di fronte alla vetrina di una pasticceria, che però non possiede gli ultimi centesimi per acquistare il dolce tanto desiderato, e deve necessariamente  rimanere fuori accontentandosi di poter solo guardare  e sognare  quello che c’è in vetrina; così nella mia vita , e così anche con gli uomini, mi manca sempre  un qualcosa per essere, devo sempre meritare per compensare le mie mancanze ... Peccato che il segreto della vita sia proprio questo, l’accettazione e la conoscenza dell’altro, senza giudizi o stereotipi, ma con il genuino interesse per  l’altra persona.

Tutto questo mi porta a concludere con una considerazione personale; sono stufa di stare alla vetrina, e poiché comunque non avrò mai il soldino sufficiente, mi allontano proprio, non credo di meritare la sofferenza di star sempre a guardare vedendomi passare avanti tutti gli altri. Chiudo speranze e sogni nel cassetto con il lucchetto e torno a centrarmi sulle cose fondamentali della vita, cioè quello che sono e quello che mi appartiene, la mia professione in primis che rappresenta l’unica certezza che ho  e che mi permette di realizzare quello che ho individuato come il mio obiettivo, aiutare chi ne ha bisogno a realizzare  i propri sogni; perché se la maledizione druidica che perseguita la mia famiglia non mi permette di vivere i miei di sogni, posso però essere d’aiuto a quelli degli altri .

Il mio mutamento sarà invisibile ai più, perché io ho strutturato la peculiarità di sparire senza che l’altro se ne accorga senza mai venire meno alla mia affabilità , la disponibilità all’ascolto e tutto quello che mi connota e che mi rapporta al mondo. Come dire, disinvesto l’anima e vi offro sorriso e orecchie , ma io, sono già lontana .

 


 
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Papà auguri!!!

Post n°784 pubblicato il 20 Marzo 2015 da gameplayer
 

 

manu e papà

 

 

"Papà, quando sarò grande ti voglio sposare !!! Non voglio un fidanzato diverso, voglio sposare proprio te, tu sei perfetto ...!!!"

"Ma no Lallotta, quando tu sarai grande io sarò vecchio ... Invece tu non ti devi sposare per niente,ma lavorare, guadagnare tanti soldi, e viaggiare con papino tuo... Sai quanti bei posti vedremo insieme? "

Ecco papà io questo ancora me lo ricordo, di viaggi  insieme non ne abbiamo fatti  tanti , ma l'ultimo, quello più importante quello più doloroso che avremmo dovuto affrontare insieme, non mi hai permesso di farlo con te ... Mi hai lasciato qui, orfana di te , mentre avremmo dovuto camminare insieme quell'ultima volta ... Mi Manchi Infinitamente ogni giorno della mia vita, che ormai è solo un pallido riflesso di quella che aveva senso solo con te ... E non vedo l'ora,finalmente, di abbracciarti ancora e stavolta per sempre .

 
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....

Post n°783 pubblicato il 25 Febbraio 2015 da gameplayer

 
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IL PASSATO NON PASSA

Post n°782 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da gameplayer
 

Ho sempre pensato che per certi versi il tempo avrebbe guarito le ferite , sostituendo al dolore crudo che mi attanaglia  mordendo senza tregua,  una dolorosa malinconia soffusa . Stamani invece ho scoperto che le mie considerazioni erano troppo ottimistiche.

Mi sono svegliata particolarmente presto e come al solito i cani sono venuti a darmi il buongiorno festanti, dopo aver giocato con loro, aver nutrito Thor (Essendo cucciolo mangia più volte al giorno) e averli messi in giardino ho deciso di ritornare a dormire, pensando che in fondo essendo domenica meritavo un  supplemento di sonno ed ozio.

 Stranamente mi sono addormentata profondamente e ho sognato, su un confine molto sottile tra l’incubo e il sogno; ho sognato mio padre. Nei sogni è come se continuassimo il dialogo che in  vita abbiamo sempre  avuto e anche in questo sogno  abbiamo parlato molto, in un ambiente fatto di case in demolizione e  vicini che volevano rubarsi pezzi di terra per fare agriturismi.

Il momento più chiaro e lucido, che mi è rimasto in mente è mio padre sulla riva di un lago che aggiusta una lavatrice cambiando la pompa. Fatto ciò , si alza e mi comunica che deve andare e si comincia a dirigere verso un ponte ed io con consapevolezza ( Cosa che accade sempre nei miei sogni con mio padre) di essere in una dimensione onirica l’unica  nella quale ormai posso incontrarlo, tento di fermarlo mentre un’ondata di dolore profondo mi avviluppa tutta, lui mi rassicura  dicendomi che ci saremmo rivisti e si allontana mentre io comincio a singhiozzare senza freni, cercando di seguirlo. Mi sveglio piangendo come nel sogno, senza riuscire a fermarmi, con l’unica consapevolezza  che la mia dimensione è con lui e che è a lui che devo tendere… Si sopirà mai questo dolore che non mi da requie? Riuscirò a pensare alla sua assenza accettando il fatto che non ci sia più? E’ qualcosa che morde dentro, a volte senza dare dolore a volte procurando sofferenze indicibili … Mio padre , il mio meraviglioso padre che non c’è più.

BRENNERO 66  ( POOH)

Ora non senti nessuna voce tra gli echi della sera.

Tanto ma tanto silenzio lì intorno non fa paura,

 si muore bene in silenzio.

 E una campana tra i monti racconta alla gente lontana di te che sei morto per niente lassù.

Nella tua casa di pietra bruciata non han mai visto la neve.

Ora sul muro é rimasta soltanto quella tua foto stringevi in mano il fucile.

E una campana in paese racconta a una donna che piange

e di quel tuo fucile che non servì a niente.

T'hanno ammazzato quasi per gioco per dimostrare alla gente

che tra quei monti la voce del tempo degli uomini uccisi

non deve contare più niente.

E la campana un po’ triste che a te sembra tanto lontana potrebbe tacere,

 e lasciare il silenzio per te.

 
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Silenzio tra i ghiacci

Post n°781 pubblicato il 01 Febbraio 2015 da gameplayer
 

Il cuore muore di morte lenta. Perdendo ogni speranza come foglie. Finché un giorno non ce ne sono più. Nessuna speranza. Non rimane nulla. (da Memorie di una geisha)

Anche se dimoro nella Fortezza dei Ghiacci non significa che io non veda quello che accade o che le voci non giungano a me; vedo e sento, e dietro la corazza e la maschera di ghiaccio soffro e mi dolgo. Ma va bene anche così ... In fondo il freddo anestetizza bene ...

 


 
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RITORNO A CASA

Post n°780 pubblicato il 22 Dicembre 2014 da gameplayer
 

 

La chiave è fredda nella mia mano, ma il profilo austero della Fortezza dei Ghiacci ha un caldo senso di familiarità. La sua cristallina possanza mi accoglie. Torno a casa, che ho troppo precipitosamente  abbandonato tempo fa per gettarmi nel mondo dei colori, delle emozioni e dei sentimenti … Pensavo e credevo di potermeli concedere anche io, ma evidentemente non è così.

Giro la chiave e la porta ,senza un cigolio, si apre sull’immenso atrio, il rumore dei miei passi è l’unico suono che rompe questo silenzio, un silenzio conosciuto ed amato alla fine… Percorro ogni stanza mentre il gelo piano piano mi invade. E’ piacevole questa graduale anestesia che addormenta pensieri, emozioni , tristezze e dolori … Il nulla comincia ad avvolgermi , fino  a questo stato di profonda e totale apatia … Ogni sussulto di vita e speranza si è ormai dissolto e non ne resta che un pallido ricordo; ed io, indossate le vesti candide torno ad essere la Regina della Fortezza dei Ghiacci, nell’unica dimensione che conosco e che mi accetta. Ultimo passo, collocare sul viso la maschera impassibile e il sorriso gentile  che completa la trasformazione. Ora il mondo è lontano e non può più farmi male…

 

 


 
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IN CAMBIAMENTO 2

Post n°779 pubblicato il 21 Novembre 2014 da gameplayer
 

Si dice che arrivi sempre un momento di svolta ad una certa età, e come già scritto in un precedente post , sento di essere sul cammino di un cambiamento molto profondo.


Mi rendo conto che man mano che procedo, ad una ad una cadono le mie sovrastrutture per privilegiare  quella che sono realmente e che sto diventando.

 

Tutto si manifesta concretamente  in una serie di evidenti e macroscopici cambiamenti di atteggiamento; abbandonato quel desiderio  di armonia universale e quel buonismo  esistenziale  che mi rendeva puntaspilli per chiunque , ho cominciato a mettere a fuoco le miei esigenze, il mio modo di essere. Star bene con tutti, comprendere ed accogliere  tutti va bene , ma nella cerchia più stretta , quella più vicina, faccio accedere solo le persone  che sento veramente  affini. Non è una selettività che ha il sapore di snobismo, semplicemente il desiderio di non disperdere le mie energie  in amicizie  che evidentemente non hanno futuro per la troppa diversità. Quando parlo di diversità non intendo ovviamente il livello scolastico  o culturale, ma di vedute ed approccio alla vita. E’ indubbio che tengo a distanza  quelle persone che vivono il rapporto con me come l’approcciarsi ad un dispensatore  di ascolto, aiuto, sostegno, senza mai porsi il dubbio se sia il momento giusto per prendere, o sia quello invece  di starsene in disparte .

 

Ribadisco, il mio aiuto non mancherà mai, ma in quanto all’avvicinarsi alla mia sfera personale, beh, quello  è tutto un altro conto.

 

Non si danno più perle ai porci , quindi non elargirò più nulla di me stessa.

 

Un altro atteggiamento  che mi rendo conto è cambiato , è  che ho cominciato a tenere a distanza i nuovi rapporti  di amicizia, fintanto non mi convincono , non mi permetto  di aprirmi, mostrarmi. Insomma. non riesco più ad adattarmi  a tutto, a gettarmi a capofitto impulsivamente. Consapevole di ciò che è meglio  per me, attendo di esserne convinta .

 

Allo stesso tempo  le persone che sono nella cerchia più stretta e quelle che faccio  entrare  hanno tutta la mia devozione  e attenzione, lo scambio  è ricco e profondo e mi sento “vista” ed accettata  nella mia complessità, come io spero di fare con gli altri . Dura, esigente, probabilmente sì, ma sicuramente più intimamente soddisfatta  della qualità delle relazioni.

 

Pochi ma buoni avrebbe detto mia nonna.

 

E’ cambiato inoltre anche il modo in cui mi approccio alle controversie , una volta avrei combattuto  verbalmente allo stremo per farmi capire, ora invece, non mi interessa farmi capire a tutti i costi, esprimo garbatamente il mio pensiero , a volte anche  in maniera ironicamente soft, una volta, forse due , ma proprio per togliermi ogni dubbio, nell’ottica di “ che ha orecchie per intendere intenda”  Se c’è una non comprensione  mi ritiro, col sorriso sulle labbra, nel silenzio  e nel distacco  educato.

 

Mi sto abituando anche  a non patire più ma mia diversità caratteriale, che mi comporta una profonda solitudine .Ho ormai ben chiaro  il mio destino, di esserci per gli altri, ma di essere accompagnata  da un senso di solitudine  fatto  di distanze, emotive, chilometriche , alle quali ho fatto buon viso a cattivo gioco. Tutto sommato, a  parte  qualche volta, la mia solitudine non mi pesa più. Vivo intimamente , autonomamente, in piena consapevolezza di chi sono , della realtà che mi circonda , di cosa sono capace. Altresì non tollero più l’ipocrisia  dalla quale mi sottraggo  con un sorriso e il silenzio…

 

Cosa sto diventando, non lo so ancora, sicuramente una persona più salda sulle sue gambe e in un cammino personale da affrontare , privo  di quei sogni e speranze che illudono soltanto, senza riempire  nulla.

 

 

 

 


 




 
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IN CAMBIAMENTO

Post n°778 pubblicato il 08 Ottobre 2014 da gameplayer
 

Questa mattina mi guardavo allo specchio, il rassicurante faccione che mi scruta ogni giorno era lì come sempre, pesa da un insolito impulso , aborrendo tale pratica in generale, mi sono fatta un cosiddetto “selfie”. Rivedendo il risultato  mi sono trovata di fronte ad una donna sconosciuta. Alzando lo sguardo nello specchio però sono tornata ad essere l’ “io” che riconosco. Eppure nella foto sono io, lo stesso “io” ma non propriamente io. Questo accadimento mi ha dato lo spunto per una riflessione profonda che improvvisamente mi ha reso consapevole di qualcosa che sentivo già in essere in maniera confusa.

E’ ormai da un po’ di tempo che ho in atto una trasformazione, un’evoluzione interna e esterna  che mi porta ad un cambiamento  che si avverte in maniera palpabile da chi mi circonda. Cosa è avvenuto? Sicuramente molti eventi esterni, hanno concorso a questa trasformazione, sentimenti, lutti e in gran parte la presa di coscienza di essere ormai una donna di 46 anni, che non può inseguire lo stato fisico di quando ne aveva 30 ( Non che allora fossi molto diversa da ora… Ma quantomeno il fisico funzionava in maniera più precisa e puntuale).

Ho accettato la responsabilità di aver fatto o non fatto delle scelte, di aver delegato la conduzione della mia vita ad altri inconsapevolmente e di aver tradito la passione per la mia professione, spesso relegandola ad angoli della mia vita non prioritari, quando in realtà è sempre stata il fulcro  del mio essere.

La sconosciuta della foto non ha più quel sorriso fiducioso che la contraddistingueva in passato, lo sguardo è più duro e consapevole , mostrando chiaramente le mie due anime; l’aspetto assertivo, determinato e forte proprio della mia identità professionale che sicuramente è il mio punto di forza e di contro , il lato oscuro di me, l’altra faccia della medaglia, la vulnerabilità e la fragilità che sono invece caratteristiche del mio mondo interno; laddove la delusione, la rassegnazione, la disillusione hanno sedimentato una visione della vita disincantata e pessimistica, dove si combatte l’eterna lotta tra ragione, sentimenti ed emozioni, nella quale temo non ci sarà mai un vincitore poiché è utopico pensare di riuscire a categorizzare e imbrigliare emozioni e sentimenti.

La mia nuova “io” in trasformazione… Dove mi condurrà? Io spero ad una nuova e consapevole maturità…

 
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LUGLIO MALEDETTO, IO MALEDETTA

Post n°777 pubblicato il 27 Luglio 2014 da gameplayer
 

Luglio  è un mese terribile per me, come lo è giugno per altri versi… Due anni fa la mia adorata Luna dopo 12 anni di simbiosi e condivisione  volava sul Ponte dell’Arcobaleno ,lasciando un vuoto immenso, portandosi via una parte di me irrimediabilmente . Ecco un altro luglio che mi vede in prima linea a combattere  per la vita di un altro pelosone adorato, il mio Pokoto sta male e si combatte centimetro per centimetro per portarlo fuori  dal pericolo.

Lo so, ha 14 anni, me lo dicono tutti, devo cominciare a pensare che l’età c’è, di non fare accanimento terapeutico, che ormai è arrivato… Ma io dico NO!!! Non  è arrivato ,il mio veterinario me l’avrebbe detto se così fosse, lui non è per gli accanimenti terapeutici, non lo è mai stato… Sta male è vero, è grave, ma ci sono margini… E io combatterò fino all’ultimo, fino all’ultimo alito di respiro, suo e mio…

Muoio ogni giorno, ogni istante, mentre gli faccio le iniezioni, mentre lo imbocco e lui ad un certo punto gira la testa… Muoio per la mia impotenza, per il mio cuore che grida come sempre in maniera silenziosa, muoio sola, perché circondata da gente che non capisce, che continua come zecche a starmi incollata e a chiedere, pretendere ascolto, comprensione, senza riguardo alcuno per me  e per come sto. Ma in fondo è giusto, chi sa come sto veramente? Con chi posso parlare, chi mi regala un po’ del suo ascolto , genuinamente interessato a me e al mio sentire?? Capirmi non è facile, lo so , non lo è mai stato, ammanettata a quella che definiscono la mia risorsa, cioè la mia professione, che non ti preserva dal dolore, che non ti salva dalle paure o dalla solitudine, ti aiuta solo a capirle meglio … Tutti a dirmi cosa dovrei pensare, dire e sentirmi … Ma quanto sono bravi!!! Ma chi si carica 45 kg di cane in braccio per portarlo dal veterinario sono io , non lui, ,mio marito, che sembra vivere  in un mondo incantato, imbambolato a guardarmi, senza nulla fare come capitasse lì per caso, come se quello che vede fosse uno di quei suoi maledettissimi telefilm. Ma la realtà è diversa… La realtà è Pokoto e questa battaglia senza tregua, la verità è vivere con lo stomaco attanagliato costantemente, con le lacrime sempre pronte ad uscire ma che disciplino sempre… Con quel sorriso finto che si stira  sul volto quando l’unico desidero è mandare a quel paese il mondo intero, ogni divinità possibile ed immaginabile e me, per come sono, per come vivo ogni semplice cosa…

Sono stufa e vorrei urlarlo squarciagola, lasciatemi tutti in pace, risolvetevi i problemi da soli, come faccio io… Invece no, domande su domande, come fossi un secchio della spazzatura infinita…

Muoio, muoio ogni giorno, ogni minuto di questo tempo maledetto, muoio con Poki e muoio sola tra gli esseri umani, tra chi professa di amarmi, tra la mia famiglia che non capisce, tra le lontananze che uccidono, tra le incomprensioni di chi non ha capito chi io sia, tra il silenzi incomprensibili che dimostrano quanto poco esisto … Muoio sola, e queste lacrime voi non le vedete, leggete le solite menate tristi che scrivo e commenterete anche, mi rinfaccerete che non mostro le cose belle che ci sono nella mia vita… Ma io muoio, per un amore che mai ha chiesto, che si è donato senza chiedere nulla in cambio per 14 anni, muoio per l’unico vero amore che si può definire tale. Muoio, ma muoio combattendo fino all’ultimo perché se la Trista Signora deve vincere, io almeno resterò con le armi in mano fino alla fine, non mollo, non mollo fino all’ultimo respiro.

 
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LO SAPEVO

Post n°776 pubblicato il 25 Giugno 2014 da gameplayer
 

Io lo sapevo, non posso dire di non saperlo, accade sempre e sempre in questi giorni; un cavolo di compleanno in grazia di dio no, mai, mai… Tutto accade in questo mese maledetto, in questi giorni maledetti .

Faccio sempre il solito errore, mi fido e mi affido per ritrovarmi puntualmente sedere a terra… E’ un vizio che non mi passa mai, questa inguaribile fiducia nel prossim, che ovviamente si tramuta nella più cocente delusione.

I prodromi già c’erano stati ieri, anzi,  dall’inizio della settimana, per poi conclamarsi in maniera manifesta oggi, dove mi giro non va bene nulla e nessuno e mi sento così sola…

Ma sono forte ho le spalle grandi e  ce la faccio anche stavolta, ce la faccio lo so … Che delusione, sogni progetti, sorprese o anche solo bisogno di dialogo  pufff tutto nel fumo…

Non cerco nessuno, non voglio nessuno , al momento voglio solo dormire per due o trecento anni … E rimetto la mia armatura; mai, mai abbassare la guardia! Ma stavolta imparo…

 
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VOGLIO LETARGO, SOLO LETARGO

Post n°775 pubblicato il 23 Giugno 2014 da gameplayer
 

Solo pochi giorni, mancano solo pochi giorni e come ogni anno arriverà il mio compleanno.

Spiego per quei pochi che ancora non lo sanno, che non mi spaventa il tempo che passa e gli anni che avanzano (Servissero almeno a rendermi più saggia ), ma a quello che inconsapevolmente, più o meno da sempre mi aspetto. Probabilmente sono stata abituata a vivere i giorni del mio compleanno  in maniera speciale perché i miei, e mio padre mi facevano trovare sempre magnifiche sorprese … Mia nonna mi regalò un’ora di trasmissione in una radio privata per il mio compleanno, con la mia compilation di brani preferita e completamente personalizzata.

Sorrido a questi bei ricordi e questo sorriso si spegne se penso ad ora, a questi anni, in cui il buio ha regnato sovrano. Quest’anno ancor di più, come conseguenza delle  sparizioni e del dolore seguente di alcune amicizie a me care … Siamo rimasti in 3, qui, il coniuge, io e C. il mio migliore amico.

La mia migliore amica ormai veleggia su lidi lontani a bordo del vascello chiamato amore e quindi non c’è più spazio per gli amici periferici, la coppia di miei amici, con i bimbi che ho visto crescere e cresciuto, ormai separati,  spariti, come spariti i bimbi che mi mancano tanto. Tutti noi ieri, un anno fa, ormai solo noi… Un compleanno non compleanno, troppe assenze inevitabili , la realtà è questa e bisogna accettarla ed io sono conscia di questo. Eppure chiudo gli occhi e per me  il mio compleanno nei miei sogni  ha il sapore  di un sorriso smagliante, di uno sguardo severo , di  un sorriso che fa sciogliere i ghiacci, ma anche di mani callose e bruciate dal sole e mi manca tutto questo … Io lo so che sarò delusa, che non mi devo aspettare nulla , che in fondo è un giorno come un altro.

Eppure mi piacerebbe, per una volta essere stupita in positivo, che le persone si rivelino inaspettatamente migliori di quello che sono, mi piacerebbe ridere, ridere, finalmente ridere di gioia, essere spensierata, per un attimo spensierata…Che voglia ho di ridere e di essere per un attimo serena!

 
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2 GIUGNO 2007 – 2 GIUGNO 2014

Post n°774 pubblicato il 30 Maggio 2014 da gameplayer
 

2 Giugno 2007 -2 Giugno 2014 

Il dolore che non ha mai fine … Sette anni, cosa dire di più di quello che nel corso di questo tempo ho già detto? Non passa, non passa mai, ogni evento della vita, mi fa sentire la tua assenza papà, unica consolazione in quest’anima ormai nera è il fatto di ritrovarti nei miei sogni…E non perdere quel dialogo che abbiamo sempre avuto. Ma svegliarsi è durissimo perché la realtà mi riporta all’assenza del tuo abbraccio e alla desolazione di una vita senza ormai un punto di riferimento, un faro, tu, che mi ha sempre illuminato. Sogno il nostro ballo perfetto, i nostri passi che si accordano e di nuovo la mano pesante sulla mia spalla che mi rassicurava. Voglio riproporre qualcosa che  ho scritto qualche anno fa, che più di tutte queste mie parole  fa capire chi tu fossi papà e quanto orgoglio ho di essere tua figlia. Torneremo ad essere insieme, lo so…

 

2 Giugno 2011

 

Non c’è mai fine al dolore sordo che non mi da requie, non c’è mai fine al pianto per l’assenza di te.

Oggi posso togliere la maschera della mia quotidianità, perché fino a ieri non si doveva capire come mi  sentissi… Giugno mese tanto amato ed ora assolutamente odiato.

Negli altri non c’è più comprensione per questo malessere, per questa apatia e stanchezza di vivere, ieri non potevo uscire dal mio ruolo di organizzatrice e coordinatrice del compleanno del coniuge, ma oggi è il mio tempo… tempo in cui posso permettermi il mio dolore… tempo in cui la comprensione degli altri passa in secondo piano.

Chi non ti ha conosciuto papà non può capire perché nessun uomo è confrontabile a te,  chi non ti ha conosciuto non ha potuto sperimentare la traccia che hai lasciato in ogni persona che hai incontrato nella vita.

Come uomo magari anche discutibile, ma come padre hai saputo rendermi la vita una grande avventura, ma ora mi hai lasciato nella jungla dei pericoli da sola e non so se sarò capace ad uscirne.

Ti ho sempre rincorso papà, per cercare di lenire quella mancanza del figlio maschio che denunciavi sempre, perché tu non potessi rimpiangere di averne una femmina, seguendoti in tutte le avventure che affrontavi, perché il tuo dono più prezioso era proprio questo, anche la cosa più banale diventava una stupenda ed irresistibile avventura, perché anche ai tuoi occhi stessi la vita era così.

Tutto si trasformava quando stavamo insieme, anche le banalità più ovvie come il barbecue fatto nel cestello di un lavatrice...

Un Indiana Jones de noantri  con il maraccio in mano a far erba per i conigli…un padre scherzoso e saltellante che inseguiva le lucciole, un nonno amorevole che faceva mangiare i pesci nella sua mano per farli vedere alla nipotina.

Un padre fantastico di cui poter essere orgogliose. Non ci sei più e i colori e l’avventura è andata via, non ci sono più lucciole da guardare trattenendo il fiato sul viale di casa tua, non c’è più quella strada maledetta  su cui non passo più, non c’è più Renato con il quale ci prendevi sempre un po’ in giro, ma che non mancavi mai di regalarci, non c’è più Renata splendido ronzinante che hai reso destriero ai nostri occhi e non c’è più la magia e la dolcezza di quell’abbraccio forte come la roccia.

Non ci sei per vivere insieme la nostra più grande avventura, il rafting come ti avevo promesso, ma non c’è più neanche per me.

Non ci sei più per me e oggi scopro ancora una volta che non c’è nessuno per me… Voglio credere a quella conoscenza virtuale che mi ha detto facendomi il quadro astrale che ho un rapporto speciale con i defunti li percepisco e loro entrano in contatto con me, voglio crederlo fortemente perché allora forse il nostro legame non si è spezzato del tutto. Sì voglio crederlo, anche se questo implica dar credito all’aspetto distruttivo di me che sempre il quadro astrale ha messo in luce, che è  quello del guidare e dell’automobile...Non posso non guidare più ma sarò attentissima quando lo faccio.

Quattro anni papà sono troppi senza te e pochi per non piangere più.

Ti voglio bene e ti aspetto sempre …Torna.”

 
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NOTTE PRIMA DI…

Post n°773 pubblicato il 04 Aprile 2014 da gameplayer
 

Tutto è pronto, tranne me, non  riesco proprio a scendere a patti  con il fatto che domani con la mia  borsetta con il cambio per un eventuale pernotto mi recherò in ospedale per un intervento … E’ roba semplice ma io sono preoccupata lo stesso. Forse sono stufa di visitare ogni anno qualche sala operatoria, e di non avere quella salute di ferro che mi ha sempre contraddistinto.

E mi sento enormemente e infinitamente sola, ascolto  ovattate le voci di chi mi circonda , ma non arrivano dentro di me , so già il copione di domani, so già che sarò delusa  perché … perché non c’è più nulla che possa sorprendermi nell'umanità, è tutto così scontato,nessun guizzo che mi faccia riaccendere una scintilla di curiosità, un copione già scritto, da sempre per me, tante ridondanti parole che non si concretizzano in fatti.

Parole  di cui vengo inondata, parole su parole  ma alla fine, azioni 0 ….

Eppure non ho mai chiesto  tanto, ho mendicato spesso ascolto che non ho trovato , qualcuno che mi dicesse, “vieni dai e dimmi che succede”, con la pazienza infinita di aspettare che io mi aprissi con i miei tempi, e non come se fosse un gioco a premi , stop, il tempo è finito .Perché se qualcuno mi chiedesse e mi ascoltasse  probabilmente capirebbe perché io sto così male quando devo andare in ospedale e perché ne ho una paura fottuta , perché gli racconterei del dolore che nel corso degli anni mi ha causato, con gli eventi luttuosi o con il lavoro di mia nonna che sempre ce la portava via (Era infermiera); ascolto , solo questo chiedo e un po’ di comprensione, ma non c’è spazio per me.

C’è stato un momento in cui ho creduto di poter essere capita e vista interamente, ma forse mi sbagliavo, perché se così fosse stato non mi sarei sentita dire che ero pesante e un po’ esagerata …

Ora c’è questa sorta di apatia che mi fa vedere le cose in maniera indifferente , ormai faccio scommesse con me stessa ,mi lascio vivere senza sussulti né prese di posizione apatica su tutto,  sorrido di quello che mi circonda, di tutto questo fiume di parole che mi affoga …

I presagi sono chiari, il silenzio regna sovrano… più chiaro di così … Mi sono caricata il lettore mp3 . quantomeno domani sarò in compagnia della mia musica . Ma ora vado un po’ a piangere , stasera  ne sento proprio il bisogno, cercare con lo sguardo qualcuno e  non trovarlo mi da il senso del fallimento della mia vita, senza se senza ma …

 
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OCCHI SPENTI

Post n°772 pubblicato il 29 Marzo 2014 da gameplayer
 

Oggi è una giornata un po' così , partita bene , ma che nel pomeriggio è andata vertiginosamente in caduta libera, sto aspettando di sfracellarmi  ma.... ancora non accade.

Non mi chiedete il perchè, non lo so, mi sento molto sola oggi e probabilmente soffocata dai pensieri e problemi che ho e che devo affrontare... O forse come sempre la settimana mi ha consumato .

Stasera la maschera rabberciata della serenità e tranquillità ha retto bene, anche se per un paio di volte ero sull'orlo delle lacrime... Ma passerà, ho le spalle grosse, ce la faccio..  come sempre d'altronde ...Peccato per  questo senso di solitudine che mi invade.

 
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ANCORA UNA VOLTA IL 19 MARZO

Post n°771 pubblicato il 19 Marzo 2014 da gameplayer
 

noi

Come sempre oggi è il giorno in cui il dolore si fa più aspro, in cui mi guardo intorno e mi sento più sola. Per me  il 19 marzo è stata sempre e solo la festa del papà e oggi mi bruciano sulla pelle quelle consuetudini  che non ci sono ormai più. Non posso accettare che tutto sia finito così, in un attimo, in mezzo ad una carreggiata  come se tu fossi solo una bambola di pezza . Eppure eri un omone, forte, inattaccabile ed ora non ci sei più, travolto da una pazza che non guardava la strada… Perché so che su quella strada tu non ci sei morto di freddo in un 2 giugno … a dispetto del giudice che l’ha assolta per non aver commesso il fatto… E la chiamano giustizia...

Fa male sempre , ovunque , non si sopisce mai questo dolore che uccide ogni giorno un po’… Muore il sorriso e muore l’anima oggi più che mai , ma ormai il tempo mi ha reso brava a fingere l’allegria che non ho, la placidità che non ho…e anche oggi il sorriso non mancherà perché non si capisca, non si rovini la giornata ...

 

 
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TEMPUS FUGIT

Post n°770 pubblicato il 03 Marzo 2014 da gameplayer
 

In questi giorni sto molto riflettendo sul tempo che scorre. Probabilmente le mie riflessioni nascono dalla improvvisa consapevolezza che non sono più quella persona giovane a cui il mondo apre tutte le sue porte. Gli anni trascorrono, anche per me. Più volte ho detto  che il mio corpo cambia, che spesso non lo riconosco più, e mai verità fu più inoppugnabile.

Ma questo modo diverso di vedere e vivere la mia vita odierna nasce  anche dalla  valutazione di quanto le persone  che mi stanno intorno attualmente mi abbiano influenzato.

Mi sono scoperta essere diventata più esigente, è come se avessi nutrito la mia mente di nuove potenzialità e consapevolezza di me e adesso non potessi fare a meno di cercare il miglior nutrimento per me.

Prima ero una persona che si adattava, si accontentava, nella prospettiva che comunque potevo rinunciare a delle cose, ora non più. Vivo con estrema sofferenza la stupidità della gente, la chiusura mentale, l’incapacità di vedere  ampi orizzonti e prendere in considerazione nuove possibilità. Prima mi facevo molti scrupoli, adesso dopo il primo momento di scoramento  mi butto tutto alle spalle e procedo.

Questo nuovo disincanto  non inficia la mia attenzione all’altro e la mia disponibilità o il sorriso, è solo cambiato il mio assetto mentale.

A volte penso che insieme alle persone che mi hanno portato a questa nuova consapevolezza  di me , molto abbiano giocato anche i calci in faccia e le pugnalate ricevute, è come se ormai ci avessi fatto il cosiddetto callo e mi abbia portato all’ implacabilità che più volte ho mostrato, la corazza che mi ingabbia, modellata squisitamente  su di me.

So di dare molto, ma adesso pretendo anche , comprendo l’errore singolo, ma non quello ripetuto, e ho imparato a salvaguardarmi allontanandomi . Non mi bastano più i clichè , i repertori sempre uguali, non sono stupida ,vedo e do l’importanza che meritano . Ho perso gli occhiali rosa, l’ottimismo, la fiducia nel futuro e nel prossimo, vivo in un mondo interno più cupo e doloroso, ma quantomeno vedo me e so che cosa ci vorrebbe per me (che poi io non lo ottenga è un altro discorso ).

Al mondo dico, sì , va bene, ok… Tanto non si chiede se è la verità o una risposta di comodo di chi non ha più voglia di mostrarsi e dire di sé. Non si fa più beneficenza emotiva e affettiva.

 
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who wants to live forever?

Post n°769 pubblicato il 12 Febbraio 2014 da gameplayer
 

 

 

 

 

There's no time for us
There's no place for us
What is this thing that builds our dreams, yet slips away from us

Who wants to live forever
Who wants to live forever . . . . . ?
Oh ooo oh
There's no chance for us
It's all decided for us
This world has only one sweet moment set aside for us

Who wants to live forever
Who wants to live forever
Ooh
Who dares to love forever
Oh oo woh, when love must die

But touch my tears with your lips
Touch my world with your fingertips
And we can have forever
And we can love forever
Forever is our today

Who wants to live forever
Who wants to live forever
Forever is our today
Who waits forever anyway?

 
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PARLIAMONE? MA ANCHE NO…O FORSE SI’

Post n°768 pubblicato il 10 Febbraio 2014 da gameplayer
 

Ho ricevuto la prima chiamata. Cosa? Che pensate !No, no  non mi hanno chiamato a x factor. Quando mai, anche perché non ho neanche fatto domanda.... Diciamo che ho avuto la prima chiamata per l’intervento che dovrò  subire. Ho fatto finta di nulla, non accorgendomi che il tempo trascorreva implacabile, ma è inevitabile che giunga anche questo momento.

Dovrei esserci abituata,  ormai l’ospedale mi vede ospite piuttosto spesso, ma sinceramente, no, non mi abituo, non mi riesce proprio, e non credo lo farò mai. La paura regna  sovrana come sempre, in fondo io abbaio, ma alla fine almeno per quel che riguarda la salute sono una gran fifona … Metteteci che di visite preparatorie prima dell’intervento  ne dovrò fare due e avrete il quadro completo.

Probabilmente  tutto questo è complicato dal fatto che mi trovo in un’età in cui devo far i conti con un corpo che non funziona come era abituato a fare,  l’età c’è e  come ogni macchina che funziona a lungo comincia ad avere i primi piccoli guasti. Inoltre l’intervento è uno di quelli che  vanno a toccare il delicato equilibrio della femminilità di una donna  e sommando tutto questo avrete una miscela esplosiva tra l’altro instabile.

Diciamo poi che la situazione già di per sé complessa è stata ulteriormente aggravata da  una serie di fatti collaterali non meno dolorosi ,come  l’incomprensibile cancellazione da parte di una persona che stimavo e che conoscevo da svariati anni che mi ha provocato un’infinita tristezza, visto l’inspiegabilità del fatto e vari malesseri sparsi che mi preoccupano non poco… E sogni, brutti sogni che funestano le mie notti.

A coronamento di tutto ciò, la perdita del mio ciondolo a forma di cornetto che mia madre mi aveva regalato e che sebbene non fossi scaramantica, portavo nella catenina. Devo dire che questo smarrimento ha gettato un’ombra nera  su quanto mi aspetta nei prossimi giorni… Ma in fondo non desideriamo di più proprio quello che temiamo?

E tutto questo mi ribolle dentro e come sempre trovo difficoltà a parlarne, non riesco ad aprirmi, ad appoggiarmi e indosso il sorriso di ordinanza , ammantandomi di placida tranquillità assolutamente non vera .

Chi a fatica è depositario dei miei stati d’animo, improvvisamente mi ha fatto vacillare, facendomi domandare, dopo uno scambio avvenuto, se faccio veramente bene ad aprirmi con lui, avendo dubitato di cose che io gli ho detto in piena consapevolezza di quanto affermassi. Ora mi trovo sola con me stessa , nuovamente con gli aculei alzati, per non essere ferita, per non essere toccata … Chi mi sta intorno vedo che ha bisogno della mia forza, della mia determinazione e quindi cerco di mostrare  questo aspetto di me… Ma chi raccoglierà veramente il mio silenzioso grido?

Ok ora però è tempo di mettersi di fronte alle proprie paure ed affrontarle  come ho sempre fatto, come  so fare , sono sola, ognuno di noi è solo di fronte alle proprie paure ; orsù un bel respiro e andiamo … Si cade ma poi ci si rialza sempre .

 
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