Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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Una moglie a Parigi - Paula McLain

Titolo: Una moglie a Parigi Titolo originale: A Wife in Paris Autrice: Paula McLain Traduzione: Simona Fefè Casa editrice: Beat pag: 367 costo: 9 €

Una guerra mondiale, la prima, era finita, e passeggiando a Parigi negli anni '20 poteva capitare di incontrare per strada James Joyce o Gertrude Stein; la notte invece, nei locali più eleganti avreste potuto vedere Francis Scott Fitgerald e la moglie Zelda ubriacarsi dopo appena un bicchierino, mentre se vi foste fermati a prendere un caffè in una fredda mattina invernale, al tavolo vicino al vostro avreste potuto perfino osservare Ernest Hemingway chino sul suo lavoro, tentando di ignorare chiunque lo conoscesse per non perdere la frase giusta, inseguita con perizia e perfino con rabbia.
"Una moglie a Parigi" di Paula McLain ricostruisce in maniera romanzata la storia del matrimonio di Ernest Hemingway con la prima moglie Hadley Richardson e del loro soggiorno nella Parigi post-bellica, un ambiente culturale così frizzante e vivo come forse non sarebbe stato mai più. La capitale francese attirava infatti molti squattrinati artisti stranieri perché Parigi offriva la possibilità di vivere con poco in maniera dignitosa, ma restando in contatto con tutti le correnti artistiche più importanti.
Fu negli anni parigini che Ernest Hemingway maturò la decisione di abbandonare il giornalismo e dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, trovando il proprio inconfondibile stile in cui i fatti erano ridotti alla loro essenzialità nel tentativo di rappresenterà una realtà più sincera possibile.
Hemingway rievocò quegli anni felici con la propria voce in "Festa mobile", una delle ultime opere, pubblicata postuma dopo il suicidio, in cui lo scrittore tratteggiò l'immagine di una Hadley dolce compagna di avventure e mostrò di nutrire non poco rimpianto per quella relazione giovanile.
Prendendo spunto proprio da Festa mobile (ma anche dalle lettere di Hadley Richardson e da numerose altre opere biografiche dedicate ad Hemingway ed Hadley, fra cui "Hadley" di Gioia Diliberto), Paula McLain racconta quegli anni fondamentali nella vita dello scrittore dal punto di vista della stessa Hadley, di otto anni più grande del marito, ma per molti versi radicalmente più ingenua.
Paula McLain è estremamente abile nel far rivivere con realismo il rapporto fra Hadley ed Ernest Hemingway, il loro linguaggio fatto di soprannomi, le tenerezze, la complicità, ma anche i momenti difficili dovuti agli stati depressivi, all'inquietudine e alle insicurezza del marito che era ancora fortemente traumatizzato dalle esperienze della prima guerra mondiale, in cui si era arruolato come volontario e aveva svolto il ruolo di autista della croce rossa.
La decisione di abbandonare gli U.S.A e trasferirsi a Parigi fu maturata insieme ad Hadley che come Hemingway aveva avuto una madre oppressiva ed una famiglia poco felice ed era ansiosa di allontanarsi da tutto per iniziare una nuova vita. Dopo aver ottenuto una lettera di presentazione da Sherwood Anderson, l'autore dei bellissimi "Racconti dell'Ohio", il cui stile anticipa certamente quello di Hemingway, lo scrittore ottenne a Parigi l'aiuto di Ezra Pound e di Gertrude Stein che lo aiutarono ad inserirsi nel mondo culturale cittadino. Nonostante l'aiuto degli amici, la vita di Hadley e del giovane Ernest era spesso contrassegnata dalle ristrettezze economiche, fatte anche per potersi permettere attività che sembravano indispensabili al giovane Ernest come puntare alle corse di cavalli o partecipare alle fieste di Pamplona, immortalate poi in "Fiesta. Il sole sorge ancora", opera che fece emergere definitivamente Hemingway dall'anonimato.
Nonostante la fame, le difficoltà e altalenanti fortune dello Hemingway scrittore, il rapporto fra Hadley ed Ernest era inizialmente piuttosto solido.
Un episodio fondamentale però segnò tanto la vita matrimoniale che quella artistica di Ernest Hemingway. Mentre lo scrittore si trovava fuori dalla Francia, Hadley ebbe l'idea di raggiungerlo portandogli tutti i suoi manoscritti in modo che il marito potesse continuare a lavoravi sopra. Tutte le opere compiute e gli appunti furono messi in una valigia, ma questa, lasciata incustodita, fu rubata prima della partenza del treno dalla stazione della Gare de Lyon. Fu un colpo terribile per lo scrittore che forse fece vacillare la sua fede, fino ad allora incrollabile, nella moglie, a sua volta molto affranta dall'accaduto, insinuando il dubbio che potesse essere in qualche modo un atto intenzionale. Eppure anni dopo, proprio in Festa mobile, Hemingway, sebbene ancora addolorato dall'accaduto, ammise che forse quel radicale taglio con il passato fu salutare per la sua carriera.
Paula McLain ricostruisce in maniera estremamente viva tutte le fasi del rapporto fra Hadley ed Ernest, dalla grande complicità iniziale alle prime delusioni fino alla fine del loro rapporto, segnato da quella che sarà una caratteristica fondamentale della psicologia di Hemingway, la tendenza cioè a distruggere molte delle cose che amava.
La personalità di Hadley è resa in maniera conforme a come la descrisse lo stesso Hemingway: una donna dolce, solidale, ingenua, pronta ad imbarcarsi in molte delle avventure del marito, sebbene spesso non in sintonia con il suo carattere. Solo in una cosa Hadley sembrò non seguire il marito e fu la ricerca della marternità, fortemente voluta dalla moglie, ma non dal marito, che portò alla nascita dell'adorato Jack Hadley Nicanor Hemingway, affettuosamente soprannominato Bumby.
La gran parte del libro è raccontata in prima persona dal punto di vista di Hadley, mentre solo alcuni brani sono scritti in terza persona da quello di Heminway e mostrano quanto avviene all'insaputa della moglie, raccontando eventi che minano la solidità del loro rapporto e anticipano la sua distruzione (un'operazione temeraria, perché per quanto Paula McLain sia brava, il paragone con Hemingway è sempre pericoloso).
L'opera di Paula McLain  è certamente molto romanzata, ma interessantissima e incredibilmente vivida nel riportare fedelmente lo spirito di quanto davvero accadde in quegli anni parigini e valido nel ricostruire la  complicata rete di rapporti che esaltò ma anche allontanò Hadley Richardson ed Ernest Hemingway, consegnadoli comunque, ognuno a proprio modo, alla storia della letteratura.

 
 
 
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