Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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« Una moglie a Parigi - Pa...Player One - Ernest Cline »

L'anello maledetto che ispirò Tolkien per la prima volta in mostra.

E' da poco in mostra presso The Vyne un antico anello d'epoca romana, in oro puro, che potrebbe forse aver ispirato J.R.R. Tolkien a creare l'Unico Anello, il mistico gioiello trovato per caso da Bilbo in “Lo Hobbit”, nella caverna di Gollum, e che sarà poi al centro delle avventure del nipote Frodo in “Il signore degli anelli”, un talismano in grado di conferire immenso potere a chi lo indossa, ma con l'effetto collaterale di trascinare la sua anima verso le tenebre, e conteso dall'oscuro signore Sauron, all'interno del quale vi è l'iscrizione:
Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.”

Circa due anni prima di pubblicare “Lo Hobbit”, infatti, sembra che Tolkien, al tempo un professore di lingua anglo-sassone presso l'università di Oxford, si sia interessato alla storia di un altro anello, un antico reperto romano, legato ad una antica maledizione.
L'anello, che vedete nella foto sovrastante, fu ritrovato all'incirca nel 1785  da un contadino intento ad arare un campo, a poche miglia dal sito archelogico di Silchester, dove sorse una delle più antica città britanniche, risalente addirittura all'epoca del ferro, che fu poi abbandonata intorno al VII secolo d.C. e mai più rioccupata.
L'anello, del peso di dodici grammi, riporta una placca con l'immagine di una testa con diadema ed è così ampio che sembra pensato per essere portato su una mano guantata (o forse da una mano molto, molto grande...), mentre sull'esterno riporta una scritta latina che dice “Senicianus viva bene in Dio”.
A rendere la cosa più intrigante, soprattutto in riferimento a Tolkien, è però un altro fatto.
Diversi decenni dopo, a circa cento miglia dal sito di ritrovamento dell'anello, in un alto sito archeologico a Lidney nel Glouchestershire, noto come “Dwarf's Hill”, cioè “La collina del nano”, fu ritrovata una antica tavoletta romana contenente una maledizione, che fa supporre che ad un certo Silvianus fosse stato rubato un anello e che avesse scagliato una maledizione contro il ladro.
La tavoletta diceva:
“Fra coloro che portano il nome di Senicianus a nessuno sia concessa la salute fino a che egli non riporti l'anello al tempio di Nodens”.
Nodens era una antica divinità celtica associata alla salute, al mare e alla caccia e il cui nome sembra essere affine alla figura del mitologico re Nuada, sovrano dei Tuatha Dé Danann, prima che questi divenissero uno dei sei popoli che colonizzarono l'irlanda. Nuada perse una mano in battaglia (secondo alcuni addirittura il braccio intero), ma questa gli fu restuita prima sotto forma di una protesi d'argento, realizzata per lui dal medico Dian Cecht e da un artigiano, e poi sotto forma di vero braccio creato dal figlio di Dian Cecht, Miach.
Che l'antico anello sia appartenuto proprio al mitico Nuada, costretto a portarlo sopra un guanto, per nascondere il fatto che fosse d'argento? O magari il vero braccio ricostruito per Nuada/Nodens era forse di proporzioni giganti per servirlo meglio in battaglia e quindi altrettanto grande doveva essere il suo anello?
Il pensiero dell'anello maledetto a cui qualcuno stava dando la caccia deve avere intrigato molto Tolkien, portandolo forse ad elaborare la sua mitologia personale e le opere che tutti conosciamo che lo citano: “Lo Hobbit” e “Il signorre degli anelli”.
Comunque sia andata, sembra che da ieri sia possibile dare uno sguardo al mitico anello, in mostra insieme ad una copia della maledizione e ad una prima edizione di “Lo Hobbit”, sperando che la protezione in essa iscritta preservi tutti i Senicianus rimasti sulla Terra dalla maledizione scagliata da Silvianus, visto che ormai è un po' tardi per riportare l'anello al tempio di Nodens.

 
 
 
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