Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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George Orwell, Aldous Huxley e la moderna distopia

Molti quotidiani inglesi dedicano in questi giorni degli articoli a George Orwell, il celebre autore di “1984” e “La fattoria degli animali”, libri che sono diventati il simbolo della distopia in letteratura, perché nel 2013 ricorrono i 110 anni della nascita dell'autore.

Nel 1984 immaginato da Orwell, che per lo scrittore rappresentava un futuro a quasi quaranta anni di distanza, i regimi totalitari sarebbero stati la norma e il controllo dell'individuo sarebbe arrivato a influire su ogni dettaglio della vita privata, senza che nessuno potesse nascondersi all'occhio del supremo dittatore, il “Grande Fratello”. Nel mondo immaginato da Orwell la vita materiale è piena di limitazioni, ma a rendere l'esistenza intollerabile è la mancanza di libertà di espressione e di privacy che costringe la gran parte degli individui ad un perenne senso di frustrazione.

Secondo Aldous Huxley nel suo “Il mondo nuovo”, il controllo dell'individuo sarebbe stato più subdolo: la promessa di una eterna giovinezza, la soddisfazione di ogni impulso sessuale, il condizionamento fin dall'infanzia ad accettare di appartenere ad una predeterminata classe sociale, avrebbero agito sull'individuo in maniera più forte. Il desiderio di libertà dell'individuo non sarebbe stato costruito con le catene pesanti della costrizione al dolore, ma con quelle più tentatrici dell'obbligo al piacere.
Chi dei due scrittori è andato più vicino alla realtà moderna?
Probabilmente entrambi, anche se su fronti diversi del mondo odierno: probabilmente in molti paesi in cui le libertà individuali sono limitate la distopia orwelliana è ancora ferocemente attuale, ma credo sia invece Huxley ad aver colto maggiormente il modo in cui si è plasmato il controllo dell'individuo ai nostri giorni.
Là dove la politica cede il passo all'economia, la distopia trasforma l'uomo non in schiavo, come pensava Orwell, ma in consumatore. Dall'altra parte della barricata, dove non c'è denaro per consumare, gli schiavi moderni producono tonnellate di beni materiali per gli edonisti senza coscienza del mondo moderno.
Desiderio di privacy? La nostra società ci invita a disdegnarlo: rendere pubblica la propria vita sui social network sembra essere quasi indispensabile. Milioni di persone lo fanno spontaneamente, terrorizzati dall'idea che le loro esistenze possano trascorrere senza lasciare traccia. Sono certa che Orwell ne sarebbe rimasto confuso (e credo si sia anche rivoltato più volte nella tomba grazie a certi programmi televisivi che non cito, ma che hanno un titolo in suo onore).


La moderna fantascienza distopica, che sta acquistando nuovo impulso grazie a Young Adults come “Hunger Games”, sembra invece affrontare di continuo un tema perenne: un mondo messo in schiavitù da un élite di gaudenti, che godono di ogni benessere e ogni libertà, sfruttando il lavoro di una massa di schiavi che invece sono privati di ogni minimo diritto. Un tema nato forse dalla crisi economica? Può darsi.

Che siano umani come in “Hunger Games” di Suzanne Collins o schiavi creati con manipolazioni genetiche come in “Cloud Atlas” di David Mitchell,  “Kayla 6982” di Karen Sandler o “Across the Universe di Beth Revis, in questi romanzi chi è al comando si preoccupa di tenere in scacco la massa dei più deboli tramite continui condizionamenti psicologici o l'uso di droghe, la manipolazione dei mezzi di comunicazione e perfino tramite la religione.
Spesso in questi libri, come già in “La fattoria degli animali”, la religione è anzi creata ad arte per rafforzare la convinzione che servire e subire siano il modo di raggiungere un paradiso nell'aldilà, unico posto dove possa esistere la felicità.

La mia opinione a riguardo è che Huxley ed Orwell pensavano alla distopia come a qualcosa di possibile, ma lontano, un estremo non ancora raggiunto: le nostre distopie, invece, sono la rappresentazione fittizia di qualcosa che già esiste.
Forse non ci sono ancora creature artificiali, pensate appositamente per essere schiave, ma molti milioni di persone sono schiave del consumismo del mondo occidentale, private di diritti umani fondamentali in nome di un lavoro che riempie anche quindici ore della loro giornata per creare merce al prezzo più basso.
I media filtrano le informazioni in base all'interesse di questo o quel potente, spesso uno sponsor pubblicitario, e rafforzano l'idea che le cose materiali creino il benessere psicologico. Lo creano? A giudicare da quanto sono infelici le giovani generazioni, che ne hanno più di tutti i loro predecessori, direi proprio di no.
Nel frattempo il lavoro viene sempre più svilito anche nel mondo occidentale, perché gli schiavi non sono mai abbastanza.

Nei moderni Young Adults, giovani eroine (sono quasi sempre donne) prendono coscienza dei propri diritti e aiutano il mondo in cui vivono ad ottenere le informazioni necessarie per innescare una rivoluzione che ancor prima che materiale è delle coscienze.
Potrebbe accadere? Chissà, non ci resta che sperare, ma dovrebbe accadere la difficilissima eventualità che l'apparenza sia sostituita dalla sostanza e che le persone usino una parte del corpo spesso trascurata: la propria testa.


 

 
 
 
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