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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Racconti fantastici - Ivan Turgenev

Post n°973 pubblicato il 25 Gennaio 2013 da bluewillow
 

Titolo: Racconti Fantastici Titoli originali: Prizraki, Sobaka, Strannajia istorija, Son, Pesn' toržestvujuščej ljubvi Autore: Ivan Turgenev Traduzione: Gian Luigi Giacone Casa editrice: E/O pag: 124 formato: e-book costo: 0,99 €

Questa piccola raccolta di racconti di Ivan Turgenev, autore celebre soprattutto per “Padri e figli” (che devo leggere!), comprende cinque scritti composti tra il 1864 e il 1881 a tema fantastico, in cui il soprannaturale si inserisce nel tessuto della vita comune turbandola temporaneamente o sconvolgendola perennemente.
In questi brani l'elemento fantastico è sempre un vero e proprio “corpo estraneo” nella vita dei narratori, qualcosa da guardare con stupore, ma anche con diffidenza e se forse i racconti di Turgenev non sono famosi come quelli di Poe si deve anche al fatto che i suoi protagonisti non subiscono una reale fascinazione da parte degli elementi soprannaturali, ma tentano invece sempre di distaccarsene. Per essere davvero elementari: questi sono racconti fantastici raccontati da qualcuno con una testa molto “quadrata” e aderente al buon senso: nessuno dei personaggi di questi racconti perde davvero mai la propria integrità, il senso del reale predomina, il fantastico è qualcosa da raccontare a lume di candela per spaventare un istante le persone raccolta attorno al fuoco, ma niente di più.

In “Fantasmi” (1864), probabilmente ispirato ai racconti fantastici di Edgar Allan Poe, una creatura a metà tra un vampiro ed una donna fantasma, il cui nome inglese “Ellis” è probabilmente proprio un omaggio a Poe,  appare una sera, nel momento tra il sonno e la veglia, e trascina ogni notte il giovane narratore della storia in una specie di viaggio attraverso il tempo e lo spazio. Ellis invoca per sé l'amore del protagonista, che però segue la donna più per curiosità che per reale attrazione nei suoi confronti. Pur posto di fronte alla possibilità di incontrare famosi personaggi storici, come Giulio Cesare, l'uomo fugge, impaurito non si sa bene da cosa, in una specie di rifiuto che man mano diventa più forte nei confronti della avventura nella quale è trascinato. Il racconto si conclude con il ritorno al reale: l'uomo è fisicamente provato e distrutto ed è forse sfuggito per un puro caso alla morte.

Il secondo racconto, “Il cane” (1866) è  forse il migliore della raccolta perché in esso Turgenev non si ispira a modelli che non gli appartengono, ma descrive una realtà a lui nota, quella della Russia fatta di funzionari e piccoli possidenti, gente comune la cui personalità viene descritta con amore per il dettaglio.
In questo racconto il fantastico si inserisce sotto la forma di una specie di religiosità magica, mentre con fine umorismo vengono resi i particolari di una vicenda in parte molto buffa.
Un gruppo di uomini discute dell'esistenza del soprannaturale: fra lo scetticismo generale, Porfirij Kapotonyč, racconta di come egli sia stato prima perseguitato da un fantasma canino, che abbaiava sotto il suo letto tutte le notti, poi rivelatosi una specie di voce divina che lo invitava ad avere un cane, per infine comprare un cucciolo rivelatosi di carattere incredibilmente fedele e che finirà, da grande, per salvargli la vita.

Nel terzo racconto “Una strana storia” (1870), Turgenev si ispira ad una storia vera, quella di una ricca ereditiera, fuggita di casa per seguire in povertà una specie di santone. Anche qui l'elemento fantastico appare sotto la forma della religiosità magica, che permette al “veggente” Vasilij di invocare i morti. Anche in questo racconto la penna di Turgnev è acuta nel descrivere in maniera particolareggiata tutti i piccoli dettagli “materiali” di questi eventi al limite con il sovrumano, così impregnati di prosaicità da rendere la misura di come il magico sia  in realtà qualcosa di cui diffidare, perché se la suggestione dice una cosa, tutti sensi indicano invece che nulla di veramente ineffabile può davvero essere accaduto. La giovane idealista Sophie è vista come una donna allo stesso tempo da ammirare, per la forza di carattere con cui rinuncia ad una vita di benessere in nome di un principio, e da compiangere per il modo in cui si distrugge attraverso le privazioni.

Nel quarto racconto “Il sogno” (1877), voce narrante è un giovane, orfano di padre, che scopre, attraverso un sogno, che il suo vero genitore è un uomo diverso da quello che ha sempre creduto. Quale sorpresa nello scoprire, dopo averlo incontrato per caso, presentatoglisi come barone, che esso è in realtà una creatura soprannaturale, che non può morire, e che ha usato i suoi poteri per “possedere” (in senso biblico) proprio sua madre, motivo per cui a volte la donna, pure così cara, a volte sembra quasi odiare il suo stesso figlio.
Forse un altro scrittore ci avrebbe descritto un seduttore, un uomo capace di affascinare e turlupinare donne giovani e belle, ma Turgenev non sembra ammettere che ci si lasci sedurre dal soprannaturale, pertanto il nostro misterioso “barone” è una figura un po' spenta e poco interessante e a scuotere la donna e il figlio è forse più l'oltraggiato senso del pudore che non il fatto di avere a che fare con uomini che prima muoiono e poi risorgono.

Il tema del tradimento involontario doveva essere caro a Turgenev, che lo riprende nel suo ultimo racconto “Il canto dell'amore trionfante” (1881) ambientato nell'Italia rinascimentale. Qui la trama mostra un accenno di complessità e la storia è ben sviluppata rispetto a “Il sogno”.
Muzio e Fabio sono due giovani pittori e amici innamorati della bella Valeria. Quando Valeria infine sceglie di sposare Fabio, Muzio parte per l'oriente nel tentativo di dimenticare l'amata.
Ritornato dopo quattro anni ed ospite della coppia, Muzio li intrattiene con una strana canzone orientale che sembra far nascere in Valeria sogni inquietanti e sensuali.
Fabio giungerà allo scontro con Muzio colpendolo a morte, ma l'uomo sarà trasformato in una specie di zombie dal suo servitore malese.
A questo punto ci si aspetterebbero ulteriori sviluppi, ma lo zombie preferisce battere in ritirata. Turgenev però ci lascia con il dubbio che Valeria aspetti un figlio da Muzio. Ancora una volta a scuotere il lettore dovrebbe essere non la possibilità concreta della magia,quanto piuttosto quella, più comune nella vita, del tradimento all'interno del matrimonio (sebbene del tutto involontario).

Al termine di questi racconti ho avuto l'impressione che il fantastico per Turgenev prendesse soprattutto la forma di una sensualità repressa, capace di creare vampire, succubi e zombie tutti tesi ad una seduzione malevola delle loro vittime. Solo “Il cane” è “Una strana storia” mi hanno fatto un impressione diversa e li ho trovati per questo migliori: la fedeltà di un cane o una vita spesa per un ideale sono forse elementi soprannaturali più adatti a Turgenev e alla sua prosa, che infatti in questi due brani è molto più efficace nel creare scene e personaggi. Le classiche creature fantastiche comuni, come zombie e vampiri, sono invece materia meno adatta a questo scrittore, troppo distanti, troppo poco interessanti per coinvolgere, nonostante il grande talento nella scrittura di Turgenev: un fantastico forse un po' troppo forzato per qualcuno che, più che evidentemente, preferisce di gran lunga il reale.

Piccola nota al testo: questa edizione digitale è piena di refusi, a volte veramente fastidiosi, come parole divise a metà e consonanti e vocali al posto di altre.

 
 
 
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