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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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L'isola dei pinguini - Anatole France

Post n°900 pubblicato il 28 Ottobre 2012 da bluewillow
 

Titolo: L'isola dei pinguini Titolo originale: L'île des pingouins Autore: Anatole France Traduzione: Carla Verga Casa editrice: ISBN pag: 309 (riferite al cartaceo) formato: ebook costo: 4,90 €


“Nonostante l'apparente varietà degli svaghi che sembrano attrarmi, la mia vita ha un solo scopo, tende alla realizzazione di un grande progetto; scrivere la storia dei pinguini”.

Inizia così “L'isola dei pinguini”  (1908) di Anatole France, divertentissima, ma a tratti amara, allegoria della storia della Francia, illustrata per mezzo di una artificio fantastico. L'autore immagina che in epoca medioevale il pio San Maël, incaricato dal Signore di battezzare i pagani, sia giunto a bordo di un tino di granito, detto scodella di San Sansone, dotato della miracolosa proprietà di galleggiare sull'acqua, alla sperduta isola di Alca, popolata solo da pinguini.
Infervorato dalla smania di creare nuovi cristiani, San  Maël avrebbe battezzato le bestie che, per intercessione del Signore, sarebbero quindi state dotate di anima, diventando uomini.
Senza spontaneità animale, nella società pinguina iniziano quindi le prime lotte per il potere, in cui, lungo tutto il suo corso, è costante l'ingerenza della chiesa negli affari di stato pinguini.

Sul perché Anatole France, scrittore estremamente impegnato politicamente, abbia deciso di ricorrere all'artificio di pinguinizzare la Francia, è lo stesso scrittore a rispondere, in un passaggio del libro:

“Qualcuno gli domandò perché avesse scritto quella storia contraffatta e quale vantaggio secondo lui, ne sarebbe venuto alla sua patria.
«Un grande vantaggio», rispose il filosofo. «Vedendo le loro azioni così travestite e messe in una luce poco lusinghiera, i Pinguini saranno in grado di giudicarle meglio, e forse, diventeranno più saggi.»


E su quanto siano intrise di verità i resoconti ufficiali, così ironizza l'autore, che riceve i seguenti consigli, da uno storico esperto:

Perché vuole prendersi tanto disturbo e scrivere una storia, quando le basterebbe copiare, come fanno tutti? Pubblicando notizie inedite o idee originali, o presentando uomini e cose sotto un aspetto insolito, sorprenderà il lettore. E il lettore non ama le sorprese: in una storia cerca solo le sciocchezze che già conosce. Cercando di istruirlo, non farà altro che umiliarlo e affaticarlo. Non tenti di illuminare la sua ignoranza, se non vuole che la accusi d'insultare le sue convinzioni.
«Gli storici si copiano scambievolmente. Così risparmiano fatica ed evitano di essere giudicati tracotanti. Faccia come loro, non sia originale. Uno storico originale si attira la diffidenza e il disprezzo di tutti. Crede forse », continuò, « che sarei stimato e onorato se avessi raccontato novità nei miei libri di storia? Del resto, cosa sono le novità? Soltanto impertinenze.»


La metafora di Anatole France è forse una necessità per smorzare o rendere attraenti i toni di quello che, sotto l'innocente aspetto della burla, è invece un attacco assai duro alle gerarchie ecclesiastiche, accusate, lungo tutta la storia della pinguinia, di essere asservite al potere e al denaro, di diffondere superstizione ed una falsa morale che tutti, soprattutto chi sta più in alto infrange, e di aver tentato, infine, di restaurare la monarchia con mezzi subdoli.
Dopo una prima parte, che è certamente la più leggera e divertente del volume, ambientata nel medioevo, in cui si illustra l'instaurarsi della connivenza fra potere e religione, attraverso la nascita del culto di una donna piamente sui generis come Santa Orberosa, France passa a quello che è probabilmente il punto focale di tutto il libro, illustrando la storia della Pinguinia/Francia moderna.
Sotto l'apparente aspetto di una democrazia, la Pinguinia è invece una nazione in cui il potere politico è totalmente asservito al capitale, che paga giornali e finanzia partiti, in modo da pilotare le decisioni della plebe.

“La democrazia pinguina non si autogovernava: obbediva ad una oligarchia finanziaria che influenzava l'opinione pubblica per mezzo di giornali e teneva in mano i deputati, i ministri e il presidente. Amministrava con poteri sovrani le finanze della repubblica e dirigeva la politica estera”.

Una particolare attenzione è riservata al celebre affare Dreyfus che occupò tutta la stampa sul finire dell'800, in cui un ufficiale dell'esercito venne accusato, senza alcuna prova, di alto tradimento e la  cui condanna venne favorita sfruttando sentimenti antisemiti.
Anatole France, come Émile Zola ( che scrisse nel 1898 il celebre articolo “J'accuse” su L'Aurore, illustrando quali fossero i poteri nascosti dietro la condanna di Dreyfus), si impegnò in prima persona per difendere Dreyfus, scrivendo già nel 1901 un libro, “Bergeret a Parigi”, in cui ne sosteneva l'innocenza.
Ne “L'isola dei pinguini” France, grazie alla metafora pinguina, torna ancora una volta a parlare del celebre caso, ribattezzando l'infelice ufficiale Pyrot, e mostrando in piena luce, quali fossero le mani dietro un processo basato sul nulla e con prove fasulle: il tentativo di restaurare la monarchia con l'appoggio della chiesa.

Dopo essere arrivato al suo presente, France proietta anche negli anni a venire la storia pinguina, trasformando una cinica, corrosiva, ma divertentissima, allegoria della storia francese, in una sorta di distopia, quasi visionaria, immaginando un futuro in cui le città sono sempre più grandi, la vita sempre più meccanizzata e i “Trust”, l'equivalente di inizio novecento delle multinazionali, hanno resto l'uomo un semplice strumento dell'industria, la cui oppressione genera ribellioni anche molto violente.
Dalla pinguinia distrutta, rinascerà una nuova primitiva civiltà, che poi si evolverà nuovamente, perché, si sa, questa storia, basata sul capitalismo, che evidentemente ha molte falle, non avrà mai fine.

Consiglio la lettura di questo libro a tutti, credo meriti un posto d'onore vicino ad altri romanzi che, attraverso il simbolo e la visione distopica del futuro, hanno tentato di aprire gli occhi dei loro lettori a costo di farli sentire insicuri di tutto, come “1984” e “La fattoria degli animali” di Orwell o “Il tallone di ferro” di London.
La Francia di inizio secolo di Anatole France è terribilmente simile alla modernità, anche italiana. Proprio come illustrato dallo scrittore, certe storie si ripetono sempre, perché sono le fondamenta stesse della società a contenere in germe le origini del suo male, là dove religione, potere politico,  finanziario e informazione giornalistica finiscono per mescolarsi in maniera malsana.
A distinguere France dai più celebrati Orwell e London c'è forse solo l'uso di una massiccia, e quasi inebriante, dose di umorismo, sulla scia (come ricordato anche in copertina) di Swift o di Voltaire, che si fa beffe di tutto, senza considerare nulla troppo in alto o troppo sacro.
Fu forse per questo, visto che il potere ama essere temuto, ma mai deriso, che nel 1920 tutte le opere di Anatole France vennero messe all'indice dei libri proibiti, sancendo la sua irreligiosità e scoraggiando i buoni cattolici dal leggerlo. [Piccolo fuori tema: L'indice dei libri proibiti andrebbe ripristinato: se volete una guida sicura alle buone letture, leggete tutto quello che è stato iscritto all'indice. Santa Madre Chiesa ha avuto in passato un fiuto infallibile per i capolavori].
A consolare lo scrittore arrivò, un anno dopo, nel 1921, il Nobel per la letteratura conferito con la seguente motivazione:

“In riconoscimento della sua brillante realizzazione letteraria, caratterizzata da nobiltà di stile, profonda comprensione umana, grazia, e vero temperamento gallico “

Ho fatto fatica a non sottolineare ogni brano de “L'isola dei pinguini”, prova ne sono le molte citazioni che ne ho fatto (e avrei voluto farne molte altre): se volete qualcosa di decisamente originale e non avete paura che qualcosa possa far vacillare le vostre convinzioni, leggete Anatole France.

 
 
 
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