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La prova d'amore

Post n°294 pubblicato il 27 Dicembre 2008 da lubely

Questa cosa della prova d’amore è una cosa del secolo scorso. Funzionava così: ti mettevi con una e, per cercare di carpirne le grazie, visto che erano altri tempi, le si chiedeva la prova d’amore. Il concetto era questo: mi ami? Si? Bene, e allora dimostramelo in maniera tangibile dandomela.

L’unica esperienza con la prova d’amore l’ho vissuta solo da lontano. Nel senso che, nella prima metà degli anni ’80, un mio amico, nel villaggio estivo dove si trascorrevano le vacanze, era riuscito ad entrare nel cuore (ma solo lì) della più bella del gruppo. Ottenendo, da parte della “parte” maschile del gruppo, tante pacche sulle spalle e complimenti quanto auguri, sempre alle spalle, che potesse essere scaricato al più presto. Un pomeriggio arrivò tutto tronfio dicendo che aveva studiato la strategia, e che la sera lei avrebbe ceduto. Rimase abbottonato sulla strategia stessa, forse per timore che qualcuno potesse copiarla. La sera li vedemmo allontanarsi, mano nella mano, verso uno dei luoghi deputato allo svolgimento di siffatte pratiche. Un luogo che mettesse al riparo da occhi indiscreti, specialmente da quelli della genitura della fanciulla. Si allontanarono, accompagnati dalla nostra malcelata speranza che lei lo mandasse a fare in culo. Si allontanarono e tornarono dieci minuti dopo. Lei che rideva da sganasciarsi, lui con lo sguardo funereo. Lei si fiondò nel gruppo delle ragazze, e iniziò un lungo e segretissimo conciliabolo, dal quale ogni tanto emergevano risate di pancia. Lui, ingenuo, venne a cercare solidarietà maschile tra noi. Iniziò a raccontare: «Arriviamo lì… la bacio…. E poi la guardo e le dico: se vuoi stare con me mi devi dare la prova d’amore. E lei ha iniziato a ridere e mi ha mandato affanculo». Ben presto, con suo grande scorno, le nostre risate coprivano di gran lunga quelle del gruppo delle ragazze. Non solo, ma ci mise diverse estati ad annullare quel soprannome, “prova d’amore” che gli avevamo affibbiato (per esempio, mentre ci esibivamo nelle nostre interminabili partite a calcio, ogni tanto qualcuno urlava: “Provadamore mettila in mezzo”, oppure, nel fare le squadre “Se tu prendi Gigi io prendo Provadamore”, e cose così).

Ero convinto che dopo quell’estate agostana di prove d’amore non avrei più sentito parlare. E invece….

Invece lunedì scorso mi capita di andare a cena con Travaglio (posso garantire che nel momento nel quale me lo sono visto davanti, e mi ha dato la mano dicendo “Piacere Marco”, un po’ di bradisismo alle gambe mi è venuto), e poi l’ho intervistato nel corso di un dibattito pubblico. A fare le domande, con me, c’era anche il presidente dell’associazione che ha organizzato la serata. In precedenza io e lui ci eravamo divisi i temi da affrontare, e a me era capitato il ministro Brunetta. Ora, umanamente, che cazzo puoi chiedere su Brunetta? Tenendo presente che, solo pochi giorni prima, l’Espresso aveva dedicato fior di pagine sugli scheletri nell’armadio del succitato ministro? Cioè, tutto quello che dicevi poteva sembrare banale. Allora, come sempre faccio quando mi tocca scrivere di qualcosa che non conosco a fondo, mi sono fiondato in internet alla ricerca di documenti. Ed ecco che mi salta all’occhio un articolo scritto da Brunetta su Libero poco prima delle ultime elezioni (e su Libero ci sarebbe parecchio da dire, ma si finirebbe fuori tema) intitolato “I 27 motivi per cui sto con Silvio” (si potrebbe discutere a lungo del fatto che un tizio, candidato alle politiche, scriva di suo pugno articoli dedicati a sé stesso su un giornale, ma pure questo porterebbe fuori strada. Come pure porterebbe fuori strada il fatto che la moglie del mangiacicoria faccia la giornalista pontificando su tutti i campi dello scibile umano da tutte le italiche televisioni. E pure porterebbe fuori strada il fatto che se un giornalista di un giornale locale decide di candidarsi alla carica di consigliere comunale, anche se si occupa di sport, per tutto il periodo della campagna elettorale non può firmare articoli…   ma andiamo avanti). Trovo, dicevo, questo articolo, e lo leggo. E mi torna in mente il concetto di prova d’amore. Con il diversamente alto che, in una delle rare occasioni della sua vita, guarda in basso e dice: “Allora, Renatino, se vuoi che ti candidi mi devi dare la prova d’amore”, e il Renatino sculettante che si mette al computer e produce il suo articolo. Che, tra le altre cose, dice questo: «Sto con lui perché è pieno di difetti. Mai arrogante, sempre gentile. L’ho sentito e visto chiedere quasi con imbarazzo, a un dirigente della sua Mondadori, se era possibile avere con lo sconto, alcune centinaia di copie de “Il libro nero sul comunismo” da regalare ad una convention di An (e si capisce che il diversamente alto ha pure il braccino corto). Sto con lui perché l’ho visto e sentito rifiutare con sdegno qualsiasi compromesso processuale. Sto con lui perché è bugiardo per amore. Sto con lui perché è un ingenuo. Sto con lui perché ha sempre pagato di persona,  non si è mai tirato indietro. Sto con lui perché ha saputo governare bene, senza darsi troppe arie da statista (e questo punto il dubbio che parli di un altro Silvio ti assale). Sto con lui perché durante la mia prima campagna elettorale di fronte al mio sconforto mi mostrò dei sondaggi personali strabilianti… forse taroccati (e qui capisci che parla proprio di lui)». Poi, in fondo, il motivo massimo. Talmente nobile che io manco riesco a capire come sia possibile fare una cosa simile dal vivo: «Sto con lui perché canta canzoni francesi, e mentre canta fa anche la traduzione simultanea». Letta una cosa simile, chiunque avrebbe riso, e lo avrebbe mandato a fare in culo. Invece no. Silvio ha gradito la prova d’amore, e lo ha pure fatto ministro. E allora, visto che il periodo natalizio che tutti ci rende più buoni, il vaffanculo ce lo metto io: Brunetta…. vai a fare in culo, va!!!!!

Ps. Per motivi a me ignoti mi è tornato l'editor.... ora devo solo ricordarmi come funziona...

 
 
 

IAU

Post n°293 pubblicato il 23 Dicembre 2008 da lubely

Festa di una grande società sportiva. Prendo la mia brava cartellina stampa. Mi danno anche un asciugamano, come gadget, col logo della società succitata. Poi l’addetta alla cartelle stampa mi fa l’interrogatorio del caso. Nome, cognome, testata, telefono, indirizzo e mail… Scandisco quest’ultimo con precisione teutonica: elle come livorno, u come udine, b come bergamo, e come empoli ecc ecc. Poi arrivo allo yahoo finale. Vedo che lei scrive IAU. Mi guarda. Vede il mio sguardo. Intuisce. Prende la penna e fa un’aggiunta trasformando IAU in IAU’. «Così, no?» mi chiede. «Y come yoga» ribadisco. «Ah sì, certo..» e IAU’ diventa YAU’. Poi arriva la sua collega, barra lo YAU’ e lo trasforma in YAHOO.

Vabbè.
Babbo Natale, se passi da queste parti porta all’addetta quel minimo di conoscenza dell’idioma, perché eviti in futuro certi numeri. Ma portalo dopo che sono passato io, che queste cose mi divertono sempre.
E porta la vergogna a quelli che ci governano, perché almeno una volta nella vita possano guardarsi nello specchio e avere la tentazione di sputarsi in faccia.
E porta la stessa vergogna a quelli che avrebbero voluto governarci e non ne sono stati capaci, perché capiscano che è il momento di fare altro nella vita.
E porta un po’ di luce nel vuoto capo del pastore tedesco e dei suoi accoliti, perché capiscano, per esempio, che se oltre all’uomo ed alla donna c’è altro, anche quell’altro è stato fatto dal loro capo supremo.
E porta un po’ di giustizia da queste parti.
E porta quello che più vogliono alle persone che conosco, e anche a quelle che conoscerò.
E porta un po’ di musica nella vita di tutti, che non fa mai male.
E porta il sole dove piove sempre, e la pioggia dove batte sempre il sole.
E porta un sorriso un più a chi sorridere vorrebbe ma sorridere non può.
E a me porta… vabbè, lo sai tu. Non mi lamento di quello che ho avuto quest’anno. Ho avuto molto, qualcosa ho perso, ma mi ci metterò di buzzo buono per ritrovarlo. E poi, cacchio, mi hai pure fatto cenare con Travaglio, e me lo hai fatto intervistare: voglio dire, mica è poco, no?

E porta gli auguri a tutti quelli che passeranno di qui, che tanto io non ce la farò a portarli di persona.

 
 
 

Pd News

Post n°292 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da lubely

Soddisfazione per il brillante risultato conseguito in Abruzzo. Dove, alle ultime Regionali, sia Margherita sia Ds avevano preso più o meno il 16 % ciascuno, pari al 32 %. Ora, insieme, poco più del 19%. Generazioni di maghi, illusionisti, ladri e truffatori vorrebbero saper far sparire così tanta roba in così poco tempo sotto gli occhi di così tanta gente.

Veltroni, dopo un’attenta ed accurata analisi, ha fatto la scoperta del secolo: «Non siamo stati capaci ad innovare» (adesso pare che stia per annunciare all’occidente che Tiramolla in realtà non esiste). Rutelli, D’Alema, Fassino, Parisi, Jervolino e Bassolino gli danno ragione. Ma non si scavano dai coglioni.

Alba Parietti vuole entrare nel Pd. Forse non risolleverà la sorti del partito, ma qualcosa lo risolleverà di certo. E visto la mosciaggine generale, anche uno straccio di erezione rappresenta una novità.

Soddisfazione anche da Napoli, dopo l’ingabbiamento di altri due assessore: «Questo risultato è la prova tangibile che siamo riusciti a fregare la camorra agli altri. Adesso proveremo a fregare la mafia in Sicilia all’Udc».

I geni del Pd hanno trovato una strategia vincente. Visto che il Pd e l’Italia dei Valori in Abruzzo hanno razzolato il 35 per cento, e visto che di quel 35, il 20% l’ha preso il Pd, che ha perso voti, e l’IdV ha preso il 15%, che ha raddoppiato i voti, i geni sono arrivato alla conclusione che Di Pietro porta via i voti a loro. Così vogliono rompere l’alleanza. Bravi. Così passano dal 35% al 20%. Mica male, eh?

Non è che Veltroni in realtà è di Forza Italia?

A tutti i succitati, allusi e collusi, un più che natalizio vaffanculo. Nella speranza che la renna di Babbo Natale, la più muscolosa e incazzosa, mentre il vegliardo porta i regali, possa sfogare i suoi furori carnali sulle loro terga.


Cambiando discorso, invito quelli che passano di qui a fare un giro qui sopra:
http://blog.libero.it/BIMBINONCAPITI/
Più avanti ne riparliamo

 
 
 

Incontri ravvicinati del 23esimo tipo

Post n°291 pubblicato il 10 Novembre 2008 da lubely

Mi trascino, sabato scorso, in piazza Vittorio, a Torino (quella che, come ho già avuto modo di scrivere, non è proprio un cortiletto condominiale). Ci vado per una iniziativa di 180 cassaintegrati che consegnano i bilanci della ditta per la quale lavora(va)no a Di Pietro, il quale si trascina a Torino per una iniziativa del suo partito sul lodo alfano. Da una parte c’è Travaglio che parla, dall’altro lo stato maggiore dell’italia dei valori sabaudo che fibrilla in attesa di di pietro. In tutto questo, mentre marco stretto il sindacalista munito di macchina fotografica, mi si para innanzi una vecchia carampana, che mi fissa fitto fitto. Fosse almeno una gradevole fanciulla, invece è proprio una carampana. E mi fissa. Come prima cosa appuro di avere la cerniera su. Non so, è un riflesso condizionato. La prima cosa che mi passa per la mente quando qualcuno mi fissa è di avere le cerniera dei calzoni aperta. Verifico. E’ chiusa. La vegliarda continua a fissare. Poi mi dice: «Ma te sei Beppe Grillo?»
Ora, a Beppe Grillo mi accomunano alcune cose: a) entrambi facciamo la pipì in piedi
b) entrambi abbiamo un pessimo rapporto col rasoio
c) entrambi abbiamo una folta chioma autoctona (mica d’importazione, come quella del diversamente alto, presidente del consiglio del bosco dei cento acri e prossimo a definire il nuovo presidente usa diversamente bianco)
d) non abbiamo la stazza da centometrista.
Detto questo non è che siamo due gocce d’acqua.
Comunque, tonando a bomba.
Mi dice: «Ma te sei Beppe Grillo?»
A quel punto la fisso anche io per alcuni secondi (lei, però, non controlla se ha la cerniera su o giù), il tempo di pensare che si dice tanto dei giovani, ma pure alcuni anziani si calano di sostanze dopanti mica da ridere. Fisso, e dico l’unica cosa che posso dire: «No».
E a questo punto lei mi rifissa per altri, pochi secondi (nei corso dei quali neppure io controllo più lo stato della cerniera) e poi mi dice: «Sicuro?»

Dopo tre giorni di isolamento dal mondo è tornata la linea..... YUPPIEEEEEEEE!!!!!!

 
 
 

Post N° 290

Post n°290 pubblicato il 05 Novembre 2008 da lubely

Riprendo da Otherwise:

SCIOPERO DEI BLOG 05/11/2008 I BLOG DI DIGILAND CONTRO TUTTE LE OSCENITA’ E SCHIFOSE ESIBIZIONI CHIEDONO: UNA COMMUNITY PULITA UN GIORNO DI SILENZIO PER PROTESTARE CONTRO CHI INFESTA DI IMMAGINI E FRASI PORNOGRAFICHE LA “NOSTRA” COMMUNITY LIBERO VOGLIAMO UNA COMMUNITY LIBERA DALLA PORNOGRAFIA!! 24 ORE DI SILENZIO. NESSUN COMMENTO. SOLO QUESTE FRASI DA POSTARE. BUONA GIORNATA

 
 
 

Torino, 30 ottobre, anno del signore 2008

Post n°289 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da lubely

Il corteo viene vomitato fuori da piazza Arbarello, e finisce dritto in via Cernaia (per chi non è di Torino, trattasi di via larga e lunga che, con il suo proseguimento, via Pietro Micca, arriva dritta nel cuore di Torino, piazza Castello). Passano le scuole, passano gli universitari, passano i centri sociali, passano i ricercatori, passano gli insegnanti, passano le mamme e i papà. Passano davanti ad un gruppo di poliziotti che li guardano, ampiamente ricambiati, in cagnesco.

Ci passo anch’io, davanti ai poliziotti. Ad una, cioè, delle congreghe più omertose che esistano. Dei poliziotti li conosco anch’io. Ne conosco uno che ha ribaltato un sistema camorristico in una delle valli olimpiche. Lo conosco bene. E lo stimo. Poi, però, accanto a quelli che il culo lo rischiano mettendoci la faccia contro quelli che si chiamano poteri forti, ci sono quelli che fascistamente manganellano quelli che non possono reagire. Tanto si coprono tra di loro. Tanto non parlano. Spirito di corpo, o forse solo il fatto che se salta uno poi saltano tutti.

Quando arrivi in piazza Castello vedi questo fiume di gente arrivare. Passano i minuti. Dieci, quindici, venti. Mezz’ora. Quaranta. Tre quarti d’ora. E questo fiume non si arresta, continua a riempire la piazza. Poi, di lì, attraverso via Po, arrivano in piazza Vittorio. Che, stando alle classifiche di quelli che sanno, tra le piazze senza monumenti in mezzo, è la più grande d’Europa. Tanto per dire che non è proprio in cortiletto condominiale. E si riempie.

E penso ai numeri. A quando cominceranno a dire che magari erano tremila. O trecento. O solo trenta. O ancora, meglio, che non c’era nessuno. Possono dire quello che vogliono. Possono mettere la mano nel sacchetto, come si fa quando si gioca a tombola, e dire il primo numero che capita. Possono dire quello che vogliono. Tanto la verità la sappiamo. La sappiamo noi e la sanno anche loro. E di questa verità hanno paura. Perché per ogni mamma che scende in piazza c’è un papà che lavora, da qualche parte. E per ogni papà c’è una mamma a casa. E per ogni bambino ci sono dei nonni arrabbiati. E per ogni maestra ci sono dei figli grandi. Lo sanno che quel numero, quello vero, che sappiamo noi e sanno loro, fa paura. E fa ancora più paura se lo moltiplichi, com’è logico, per due, o per tre. O per quattro.

In piazza Castello vedo il presidente della Provincia che passa in mezzo alla folla. Ci salutiamo da lontano. Fa pochi passi e gli si para davanti un ragazzo. Che, a naso, non lo ha votato, e non lo voterà mai. Però gli va incontro e gli stringe la mano. Ci sono bandiere in piazza. Di tutti i colori, con tante sigle. Siamo in tanti, in tanti davvero.

Grosso modo me lo immagino come il 9 settembre di tanti decenni fa. Dove non importava se eri comunista o cattolico. Se stavi da una parte o dall’altra. Se prima era da una parte e poi ti sei spostato. Conta solo il fatto che ora siamo insieme. Insieme contro quello che, ieri come oggi, ha un nome ben preciso, anche se ha cambiato un po’ la sua forma: fascismo.

Passano gli universitari, e scandiscono «Berlusconi, pezzo di…..». Passano delle classi elementari: bimbi alti così che cantano «Gelmini befana l’ha fatto per la grana». Passa una ragazza di chimica con un cartello «Adotta un chimico: costiamo poco e valiamo molto». Passa un cartello che dice: «Berlusconi, i capelli li hai grazie alla ricerca». In quel bailamme ci trovo un bel po’ di gente che conosco. Non ci vedo, però, i centro destrorsi. Volevano scendere in piazza anche loro per dare la corretta interpretazione della legge, ma hanno pensato bene di evitare ulteriori figuracce.

Non si vede in giro neppure Ghiglia Agostino, di An. Uno, per dire, che negli anni ’70 era finito al gabbio (poi amnistiato) per eccessivo uso di manganello sulle teste altrui. Ci sono, invece, musicisti e coro del teatro Regio, che suonano per i ragazzi. Ghiglia si era incazzato molto per questo, e aveva sentenziato (Dio solo, e forse neanche lui, sa in base a quale recondito potere) che se lo facevano gli sarebbe stato decurtato un giorno di paga. I musici hanno risposto che: 1) loro suonavano nel tempo libero e quando non avevano impegni di lavoro 2) era la prima volta che Ghiglia si interessava di teatro, visto che al Regio non lo si è mai visto (meglio il Bagaglino, credo) 3) trattenessero quel che volevano. Loro in piazza ci sarebbero stati.

In piazza Vittorio si fa vedere Deodato Scanderebech. Un tizio che, tra Regione e Parlamento, ha diviso la sua intensa attività politica tra Udc e Forza Italia. E, giusto per dimostrare che il sangue non è acqua, ha piazzato la figlia in Consiglio comunale a Torino. Guarda il corteo con quello sguardo scaltro di chi non capisce cosa succede, e non capendo disprezza. Poi, siccome non è che abbia un faccino proprio anonimo, quando si accorge che il corteo inizia a guardare lui chiama il gorillone di turno e se ne va.

In piazza Vittorio ci trovo pure Luca e Mimmo. Col morale sotto i tacchi perché l’editore per cui lavoravano ha scoperto che sono comunisti, per cui a dicembre calcio in culo e via. Ci sono già passato, posso anche dispensare saggi consigli. Quasi sicuramente combineremo qualcosa insieme, e potremo scrivere quel che cazzo deve essere scritto. Senza politici di mezza tacca che chiedono e minacciano.

In piazza Castello, dal palco, sale un tizio che dice una cosa sensata: «La scuola non è in lutto. E’ in lotta». E allora lotta sia.

Così, per gradire:

http://it.youtube.com/watch?v=06d-9gCS1gI&feature=related

http://it.youtube.com/watch?v=8wg0-K5sGqo&feature=related

 
 
 

Vecchi, pericolosi rincoglioniti

Post n°288 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da lubely

Senza commenti, un'intervista del senatore a vita Kossiga sulla Nazione di oggi.

Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c`è il granitico Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire?
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no?
«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? In Italia torna il fascismo, direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla. Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».


I familiari di Giorgiana Masi sentitamente ringraziano

 
 
 

Chi si ama non mi segue

Post n°287 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da lubely

Il presidente del Consiglio in seconda, quello che sta in Vaticano (e che prossimamente sarà candidato agli Oscar, categoria effetti speciali per le cose che usa a mo di cappello) ha fatto una scoperta. Non se lo fila nessuno. Neppure i suoi. Passi il fatto che, politicamente parlando, quelli che lo sostengono sono divorziati, passi il fatto che tra quelli che, politicamente parlando, lo sostengono c’è gente che è ricorsa all’aborto. Ma che nessuno si attenga alla contraccezione legale, neppure tra i baciapile più assidui, questo gli sta un tantinello sugli zebedei. Il fatto che nessuno prima di accoppiarsi, si metta a fare il conto dei giorni per pi greco diviso la radice quadrata della lunghezza del pisello, gli fa girare veramente le balle.

Detto questo, io provo grande divertimento quando sento parlare alcuni fedeli, che se la prendono con i comunisti senza dio, i gay senza morale, quelli che vogliono l’eutanasia senza senso della vita, e poi trombano come ricci con preservativi, spirali, carpiati al momento buono e cose simili. Perché le regole devono valere tutte per gli altri, e se loro arrotondano qualcosa va bene così, perché tanto loro sono buono cattolici.

Detto questo, non credo neppure che una legge, un precetto, una norma debba essere cambiata solo perché troppo severa o scomoda. Però, al di là del fatto puramente ludico dell’atto, bisognerebbe mettere in conto, prima di discettare sulla pelle altrui, che solo contando i giorni le malattie si trasmettono. Che solo contando i giorni magari i bambini nascono e crepano di fame. Ma questo è secondario, secondo alcuni, specie se con capello strano in testa.

Un piccolo motivo di soddisfazione però l’ha avuto. Pare che nessuno dei preti pedofili abbia mai fatto ricorso ad alcun tipo di contraccezione: e questa notizia gli ha fatto un gran piacere. Almeno qualcuno gli dà retta.

Al momento il tema è passato in secondo piano perché l’uomo dal mille cappelli è impegnato, assieme ad altri, nella lettura della bibbia, evento che porterà via una settimana buona. Per novembre pare sia in programma un secondo evento, che questa volta occuperà non solo tutta la settimana ma addirittura tutto il mese: la lettura integrale della fedina penale del presidente del consiglio. Si cercano volontari per farsi carico della lettura di almeno 20 pagine a testa.

 
 
 

Partite a scacchi

Post n°286 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da lubely

Per certi versi è come una partita a scacchi.
Quando giochi con uno che sa giocare, muove il cavallo, sposta un pedone, fa avanzare la torre, e senza accorgertene sei in scacco matto.
Più o meno è così quello che sta succedendo. Capitano cose che sembrano fini a se stesse. Ma poi, se guardi le cose un po’ più da lontano, vedi che tutto a un suo senso.

Cominciamo dall’ultima trovata del diversamente alto: i ministri non partecipano più a trasmissioni dove vengono insultati. La cosa di per se può avere un senso. Invece la cosa è un po’ più profonda. Basta guardare nel piccolo per saperlo. Ogni sindaco di ogni Comune mette come assessore gente inguardabile, impresentabile. Gente che non capisce una mazza. Lo fa per diversi motivi: perché porta voti, perché bisogna restituire un favore, perché bisogna rispettare gli equilibri, perché il sindaco vuole fare quello che vuole in un certo settore, e per farlo ha bisogno di mettere la classica testa di legno (anche se in luogo del legno bisognerebbe parlare di ben altra cosa) che firmi quello che lui dice. Le succitate teste di legno, tolto nome grado e matricola, non sanno dire altro. Per cui il diversamente alto ha pensato bene di evitare che si facciano figuracce, facendo la solita manfrina del vittimismo. Pietoso.

Poi vedi una campionessa di scherma che va a fare una trasmissione. E succede un casino, perché lei è una carabiniera. Poco importa che qualche giorno prima una poliziotta dica al presidente del Consiglio: «Da lei mi farei toccare», facendola passare per una innocente battuta. Ma nessuno dice nulla. Se non il Coni, che pontifica che una campionessa olimpica può dire quello che vuole, salvo poi dimenticarsene quando poi un’altra campionessa olimpica va in un’altra trasmissione. Certo, è una poliziotta e non una carabiniera. Ma quando Tomba era carabiniere, e tirava le coppe sui giornalisti nessuno si scandalizzava. E quando i carabinieri pestavano a Genova gente ferma e con la braccia in alto, nessuno si scandalizzava. Ora, improvvisamente, si. Ma se poi pensi che quella trasmissione è la stessa a cui il diversamente alto faceva riferimento, un qualche movimento sulla scacchiera inizi a vederlo.

Poi vedi un ragazzo massacrato a sprangate. Ma ti dicono che non è razzismo. Poi pestano un ragazzo a Parma, ma ti dicono che non è razzismo. Poi pestano un cinese a Roma, e provano a convincerti che non è razzismo. Poi ne ammazzano sei a Napoli, e non è razzismo. Anzi, ti dicono che sono spacciatori, anche se non è vero. Poi c’è qualche testa di cazzo che scrive a Roma «Schifani, l’ebreo sei tu», e il diversamente alto, giustamente, esprime la sua solidarietà a Schifani. Ma guarda caso, si dimentica di esprimere solidarietà per una seconda scritta, «Minime dall’Italia, Milano -1, Napoli – 6». Ma in tutto questo non c’è razzismo.

Poi gli amici dei sei di Napoli si incazzano, e fanno casino. Certo che ‘sti negri…. Non solo sono clandestini, ma neanche vogliono starsene un po’ buoni quando li ammazzano come bestie. E comunque nessuno ha sottolineato un cosa: che se gli abitanti di quelle zone avessero fatto la stessa cosa, avessero fatto casino e barricate invece di accettare la camorra, forse ci avrebbero guadagnato. Invece sono stati loro, con le loro barricate ed il loro casino, a dare una lezione a tutti, ma specialmente a quelli che vengono abitualmente intervistati dai Tg e dicono cose tipo: «La camorra non esiste» o «I negri vogliono venire in Italia e sedersi sui nostri pulman» (giuro, sentita poco fa), che bisogna avere il coraggio di alzare la testa. Ma tanto sono solo spacciatori.

Poi capita che un portiere, del Milan, dica che è fascista. E nessuno dica nulla. Attenzione: non dice «Sono di destra» (cosa legittima quanto per me incomprensibile), non dice «Sono di Forza Nuova». Dice «Sono fascista», e nessuno dice nulla. Ci hanno pensato i tifosi dello Zurigo a dirgli due parole. Ma è strano solo per me, o c’è qualcosa che non torna? Poi se provi a dire che sei comunista c’è sempre il solito fighetto che ti fa una tiritera di alcune ore sul fatto che il comunismo è stata una iattura e tutte le peggio cose. Ma se qualcuno dice «Io sono fascista», proprio un minimo di reazione non viene?

Poi un cialtrone come Gentilini fa un discorso dove dice le seguenti cose: «Voglio la rivoluzione contro le televisione i giornali che infangano la Lega. Prenderò dei turaccioli per ficcarli in bocca e su per il c... a quei giornalisti. Non li voglio più vedere», «Voglio la rivoluzione contro la magistratura. Ad applicare le leggi devono essere i giudici veneti», «Ho scritto al presidente della Repubblica che bisogna dare un riconoscimento all'usciere di Ca' Rezzonico che ha vietato l'ingresso alla donna islamica. Io voglio la rivoluzione contro chi dice che devo mangiarmi la spazzatura di Napoli. Io la prendo e la macino e poi se la devono mangiare loro perché sono loro che l'hanno prodotta Io non lo tollero...Io voglio la rivoluzione contro chi vorrebbe dare il voto agli extracomunitari. Non voglio vedere neri, marroni o grigi che insegnano ai nostri bambini. Cosa insegneranno, la civiltà del deserto? Il voto spetta solo a noi. Ho bisogno del popolo leghista». E nessuno dei suoi dice nulla. Una cosa la dico io: a me non interessa se la maestra di Chiara è nera, marrone, grigia o bianca. Mi basta che non sia come Gentilini.

Diciamocela tutta: viviamo in un paese razzista. Viviamo in un paese sorretto da una classe politica inguardabile.

Ma io, e lo dico prevedendo futuri commenti, io di qui non me ne vado.
Io sono comunista.
Io sono antifascista.
Io sono razzista con i razzisti.
E me ne vanto.

 
 
 

Dialoghi ravvicinati del terzo tipo

Post n°285 pubblicato il 24 Settembre 2008 da lubely

Me ne vo con tutti i miei bravi foglio nell'ufficio preposto per iscrivere l'erede alla mensa dell'asilo.

La donnina dietro il vetro: «La bambina mangia già?»
Io: «Ha tre anni e mezzo. Se non avesse mai mangiato sarebbe un problema»
La donnina dietro il vetro: «No, dico, quest'anno ha già mangiato alla mensa?»
Io: «Calcolando che la mensa è partita una settimana fa, non è che la mando all'asilo per guardare gli altri mangiare e lei girarsi i pollici...»
La donnina dietro il vetro: «Allora è in ritardo!!!»
Io: «Io sono in ritardo? Voi manco avete fatto l'asilo e dite a me che sono in ritardo?»
La donnina dietro il vetro: «Ehmmmm come?»
Io: «Dunque, l'anno scorso l'avete mandata in una sezione ricavata nel refettorio delle elementari. Da dove avete sfrattato la classe per mandarla in un locale in culo al mondo che ospitava il Sert, e che doveva essere rimesso a posto per l'inizio dell'anno scolastico, con tanto di rassicurazioni e giurin giuretta della classe dirigente di questo paese. E che, ovviamente, non è finito. Per cui il suo asilo è nel salone dell'asilo degli altri, dove non riescono a fare una cippa di nulla, e per mangiare devono andare nel magazzino delle scope, dicesi magazzino delle scope, e mangiare con i piatti a castello perché non ci stanno, e venite a dire a me che sono in ritardo?»
La donnina dietro il vetro: «Ah no, va bene, è in tempo, ecco, tutto fatto...»
Ecco, brava

 
 
 

Italiani, brava gente

Post n°284 pubblicato il 19 Settembre 2008 da lubely

Premesso che di questa cosa ho sentito il minimo sindacale, perché più di tanto da sentire non c’era (è come se ti presentassero nel piatto una torta fatta di cacca: non è che devi mangiarla tutta per capire che fa schifo: ti basta, e avanza, la prima cucchiaiata). Però questa storia, quella del ragazzo ammazzato a sprangate per furto di gallette, qualche pensiero te lo fa venire.

Per esempio (dicono i giornalisti che hanno fatto i servizi): “Erano fuori dal bar, e quando hanno visto i ragazzi correre temevano che avessero rubato l’incasso che era sul bancone”. Ecco, ma allora spiegami anche che cazzo ci fai, tu barista, fuori dal bar col bar aperto, e poi spiegami anche perché cazzo lasci l’incasso sul bancone. Così, su due piedi, puzza di balla inventata al momento…

Per esempio (dice la moglie del barista padre e madre del barista figlio): “Non siamo razzisti. Lavoriamo sempre con gli extracomunitari”. Ma bella gioia, a parte il fatto che i soldi non hanno colore – razza – religione; a parte il fatto che il mondo è pieno di preti pedofili che lavorano con i bambini, di morigerati difensori della fede e della famiglia che vanno a mignotte, di legaioli accaniti che se la prendono con gli extracomunitari irregolari e poi li fanno lavorare in nero nei loro capannoni; non sembra quasi ovvio che uno che apre un’attività lo faccia per servire quelli che ci entrano? Oppure bisogna fare un salto indietro di qualche anno, così anche Alemanno è contento, e mettere dei bei cartelli tipo: «Qui non si servono ebrei e tifosi dell’Atalanta», «In questo esercizio non si servono zaingari, bielorussi e fan di D’Alessio»?

Per esempio (dicono i due pregiudicati italiani titolari del bar): «Non siamo razzisti. Avremmo reagito con tutti allo stesso modo». Al di là del fatto che qualunque normodotato abitualmente dà dello «sporco negro» o «negro di merda» (non mi ricordo più) a chiunque gli capiti nei pressi (è una cosa normalissima), a me inquieta un tantinello che due baristi si tengano una spranga tra il latte per macchiare i caffè e i cornetti pronti a rompere le corna a chiunque, a prescindere dal colore e della razza (vedi che non sono razzisti?)

Per esempio (dicono i legaiuoli: «Non strumentalizziamo la vicenda»): cosa c’è mai da strumentalizzare? E’ normale che si ammazzi la gente a sprangate al grido negro di merda. Che si deve strumentalizzare? E poi, i legaiuoli, non se lo ricordano quando dicevano: «Nessuno si può permettere di toccare un padano?». Sto ragazzo era italiano, abitava a Milano: ergo non era forse un padano? E allora, cari legaiuoli, prendere il cappio e andare fuori dal carcere a reclamare giustizia. Due che uccidono un padano a sprangate devono avere la giusta punizione.

 
 
 

Gli undici settembre quotidiani

Post n°283 pubblicato il 13 Settembre 2008 da lubely

Non ho scritto nulla per l’11 settembre. Né per quello americano, né per quello cileno. Nulla perché non sapevo che dire di nuovo.

Poi, su Youtube, mi sono imbattuto in due cose. Il protagonista, anche se non sembra, è lo stesso. Nella prima ricorda un grande che se n’è andato. Nella seconda ricorda sé stesso, sapendo che di li a poco se ne sarebbe dovuto andare anche lui. I due video (che non posso mettere qui perché, per motivi a me ignoti, non ho uno straccio di editor nell’apposita pagina “Scrivi nel tuo blog”) sono questi:

http://it.youtube.com/watch?v=zRFQpwgXUiA&feature=related

http://it.youtube.com/watch?v=pPZ3DB4t0MU&feature=related

Li dedico a tutti quegli undici settembre quotidiani che viviamo. Alle persone che se ne vanno, che scompaiono, che un attimo ci sono e quello dopo non ci sono più. Che si allontanano, che scappano via. Che non ci sono più anche se ci sono ancora, che ci sono ancora anche se non ci sono più.

Ma siccome dopo ogni 11 settembre, e non solo cronologicamente, c’è un 12 settembre, li dedico anche a quei dodici settembre quotidiani che viviamo. Alle persone che si incontrano, che si ri incontrano, che appaiono, che un attimo non ci sono e quello dopo ci sono eccome. Che si avvicinano, che tornano.

A questo maelstrom di morte e di vita, di arrivi e di partenze, di fughe e ritorni nel quale, giorno dopo giorno, ci tocca nuotare.

 
 
 

Dubbi e certezze

Post n°282 pubblicato il 08 Settembre 2008 da lubely

Me ne torno dalle vacanze con molti dubbi e qualche certezza in valigia.
Parto dal dubbio più grande, quello che proprio non mi lascia vivere.

Ho visto, sbirciando di straforo in tv, delle iniziative editoriali molto interessanti, e non so quale scegliere. L’enciclopedia che ti insegna a costruire un sottomarino (vuoi mettere come mi diverto poi nella vasca da bagno? Sempre che le eliche non mi affettino gli zebedei…)? Quella che ti insegna a giocare a poker (vengono regalate anche le fiches. Peccato che non venga aggiungo anche un avversario con cui giocare. E allora che caspita te ne fai? Come comprare un corso di tiro alla fune… poi te la tiri da solo)? Quello, imperdibile, sui richiami per uccelli (chi non ha mai voluto fare il verso del pavone innamorato, nel fringuello con le coliche al fegato o del merlo sotto stress?)? Quella, ed è la mia preferita, sul barbecue, e che ad ogni fascicolo regala un utilissimo oggetto per le grigliate (e mi chiedo, tolto il forchettone e poche altre cose, quali saranno mai gli utilissimi oggetti? E poi, al fascicolo 24 dell’enciclopedia del barbecue, che cazzo ti raccontano? Genesi della carbonella? Come far stare una balena su un barbecue da campeggio?)?

Ho visto qualcosa delle Olimpiadi. E dopo essermi innamorato di badminton e beach volley, mi sono chiesto quando sarà disciplina olimpica anche chi sputa più lontano, o chi dice la cazzata più grossa? (con la formazione Calderoli – Alemanno – Bossi abbiamo il podio assicurato)

Quando la destra ha vinto, si prospettava sicurezza ad ogni piè sospinto. Poi però i barconi di clandestini continuano ad arrivare, i malefici romeni continuano a fare malefatte, gli extracomunitari in genere continuano a fare nefandezze di ogni sorta…. E allora dove sta tutta questa rutilante sicurezza?

Il governatore del Veneto lo capirà a breve di aver detto delle stronzate, o prima di questa rilevazione arriverà anche a dire che i veneti sono molto più bravi della Costa d’Avorio nella canoa, che il Sudan ci fa una pippa a nuoto, che il Malawi a pallanuoto lo si straccia come nulla fosse, che l’Etiopia nello sci di fondo è una chiavica e che i pigmei a pallacanestro non sono delle cime?

Qualcuno lo dirà a Brunetta che dovrebbe rendersi conto che le aule di Camera e Senato sono sempre semi vuote? Visite fiscali no, eh?

Perché quando Putin era amico del diversamente alto, improvvisamente non era più comunista e il fatto che fosse stato a capo del Kgb era garanzia di democrazia, ed ora è tornato ad essere un figlio di mignotta comunista?

Questo governo ci porta verso il futuro. Verso le innovazioni. Vedi la riforma della scuola. Ne ho sentito parlare un po’ al tiggì: le novità, ma proprio cose all’avanguardia, fantascientifiche, sono queste: si torna al voto (ma dai? Li avevo anche io i voti, negli anni ’70. Non è che vivevo nel futuro e non lo sapevo?) e al maestro unico (ma dai? L’avevo anche io il maestro unico negli anni ’70. Non è che vivevo nel futuro e non lo sapevo? E poi, per curiosità, i maestri in eccesso, che fine fanno? Li mandano a pattugliare i monumenti insieme ai militari?). E poi si insegna la Costituzione a scuola. Bello. Una lezione tipo: «Allora, l’articolo tre dice che siamo tutti uguali davanti alla legge». Il bimbo impara. Studia. Si fa interrogare e bel bello se ne esce dicendo: «Siamo tutti uguali davanti alla legge». E il maestro (unico): «Asino. Beccati un 5 (ci sono i voti) e torna a posto. Ci sono quattro persone che in Italia non sono uguali agli altri davanti alla legge». E chi riuscirà ad impedire che un bimbo che subisce questi traumi finisca al Grande Fratello?

Alitalia: praticamente tra esuberi, tagli e ridimensionamenti, a saperlo prima potevo comprarla anche io. Ma tutti quelli che risultano essere in eccesso, che fine fanno? A pattugliare i monumenti, assieme ai militari e ai maestri doppi e tripli?

Le certezze:

Salvini, quando c’era l’inno nazionale, alle premiazioni delle olimpiadi, toglieva l’audio. So, finalmente di non essere l’unico a fare cose simili. Quando parla lui io levo l’audio, e mentre boccheggia in tv spiego all’erede che quello è un esemplare di pesce coglione. Neppure troppo raro, in effetti….

Grazie alla Marcuzzi, ora so che se vedo una in giro con il poncho vuol dire che non va di corpo.

Altra certezza. Non sono l’unico ad essere affascinato dalle televendite delle reti private (grazie Dario). Al di là dell’insuperabile Sergio Baracco, che vende i gioielli di Valenza Po, chi non si è mai invaghito di quel cuoco francese che presenta una macchinetta che, girando una manovella, riduce frutta e verdura come stelle filanti? Insuperabile. E anche se nessuno la compra sta macchinetta, lui non si preoccupa. Ha già un altro lavoro. A pattugliare i monumenti, assieme ai militari, ai maestri doppi e tripli, alle hostess e ai piloti.

 
 
 

Si va

Post n°281 pubblicato il 09 Agosto 2008 da lubely

Si va. Ci si trascina via per qualche giorno.
Però invito chi passa da queste parti a dare un'occhiata qui: http://blog.libero.it/Nisida/
E se può fare qualcosa.... grazie anche da parte mia.

se vedemu

 
 
 

Infarto

Post n°280 pubblicato il 06 Agosto 2008 da lubely

Ieri l'altro, come tutti i pomeriggi, sono andato a recuperare Chiara dai nonni. La carico in macchina e parto. Quando imbocchiamo la nostra via, scorgo la mamma di un suo compagno di asilo in bicicletta, intenta a pedalare accanto al marito, ognuno con un bimbetto infilato nel cestino e un terzo con la sua biciclettina con le rotelle. Ovviamente non capisco dei tre qual è il compagno di Chiara, e quindi mi esibisco in un generico: «Hai visto chi c'è?», confidando in una delle tre seguenti risposte:
a) no
b) un mio amico
c) un mio compagni di asilo.
Lei, invece, dall'alto dei suoi tre anni e mezzo mi dice: «E' il mio fidanzato».

In rapida successione penso a tre cose:
1) meno male che ho parcheggiato, così se mi viene un infarto in questo momento non vado a provocare incidenti
2) Erode non era antipatico
3) se spezzo la falange ad un bimbo di quattro anni, quanti ci vuole perché si rimetta? E se le spezzo tutte e dieci una per volta?

 
 
 

UNA QUESTIONE DI MANI

Capita di trovarsi
nelle condizioni di avere
bisogno di una mano.

In genere qualcuno c'è.
Io ne ho avuto bisogno.
Le mani ci sono state.
Adesso le mie,
assieme a quelle
di tanti altri,
sono nel
"Blog for Africa".

Lo trovate qui accanto,
a sinistra.

Sono lì.
In attesa di altre mani....
 

ULTIMI COMMENTI

e anche questa e' fatta!!
Inviato da: pippo34
il 27/01/2020 alle 11:45
 
non si sapra' mai tutta la verita
Inviato da: dondolino61
il 27/01/2020 alle 11:45
 
non pensavo se ne parlasse
Inviato da: franca
il 27/01/2020 alle 11:44
 
ciao a tutti!!
Inviato da: lucia
il 27/01/2020 alle 11:44
 
bel blog complimenti
Inviato da: ciccio
il 27/01/2020 alle 11:43
 
 
 
 

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