Creato da ania_goledzinowska il 10/01/2011

CON OCCHI DI BAMBINA

Ania Goledzinowska

 

 

"LA NOVENA CHE DISTRUGGE IL DIAVOLO"

Post n°55 pubblicato il 28 Maggio 2011 da ania_goledzinowska

La Novena a "Maria che scioglie i nodi", conosciuta anche come la Novena che distrugge il diavolo, è una Preghiera molto potente e molto ascoltata dalla Madonna per i casi che sono bloccati e umanamente irrisolvibili... Il diavolo ha il terrore di questa Novena... Diffondiamola sempre di più...

Vi raccomando di leggere questa testimonianza:

"LA NOVENA CHE DISTRUGGE IL DIAVOLO"

http://www.facebook.com/photo.php?pid=678602&id=135294169838276

Puoi scaricare la Novena anche in formato PDF da questo link:

http://www.piccolifiglidellaluce.it/NOVENA%20A%20MARIA%20che%20scioglie%20i%20nodi.zip

NOVENA A MARIA CHE SCIOGLIE I NODI:Ma quali sono questi “nodi”? Tutti i problemi che portiamo molto spesso negli anni e che non sappiamo come risolvere: i nodi dei litigi familiari, dell’incomprensione tra genitori e figli, della mancanza di rispetto, della violenza; i nodi del risentimento fra sposi, la mancanza di pace e di gioia nella famiglia; nodi dell’angoscia; i nodi della disperazione degli sposi che si separano, i nodi dello scioglimento delle famiglie; il dolore provocato da un figlio che si droga, che è malato, che ha lasciato la casa o che si è allontanato da Dio; i nodi dell’alcolismo, dei nostri vizi e dei vizi di quelli che amiamo, i nodi delle ferite causate agli altri; i nodi del rancore che ci tormenta dolorosamente, i nodi del sentimento di colpa, dell’aborto, delle malattie incurabili, della depressione, della disoccupazione, delle paure, della solitudine…nodi dell’incredulità, della superbia, dei peccati delle nostre vite.

La Vergine Maria vuole che tutto questo cessi. Oggi viene incontro a noi, perché le offriamo questi nodi e Lei li scioglierà uno dopo l’altro.

Ora avviciniamoci a Lei. Quanto è bella!

ContemplandoLa scoprirete che non siete più soli. Davanti a Lei vorrete confidarLe le vostre angosce, i vostri nodi…e da quel momento, tutto può cambiare. Quale Madre piena d’amore non viene in aiuto al suo figliolo in difficoltà quando la chiama?

NOVENA A “MARIA CHE SCIOGLIE I NODI”

Come pregare la Novena:

1. Fare il segno della Croce;

2. Recitare l’atto di contrizione. Chiedere perdono per i nostri peccati e, soprattutto, proporre di non commetterli mai più;

3. Recitare le prime tre decine del Rosario;

4. Leggere la meditazione propria di ogni giorno della novena;

5. Poi recitare le due ultime decine del Rosario;

6. Finire con la Preghiera a Maria che scioglie i nodi.

Vi spiego meglio in dettaglio:

Si fa prima il segno della Croce, poi l'atto di contrizione sarebbe la preghiera ATTO DI DOLORE, poi si comincia il Santo Rosario normalmente, poi dopo il terzo mistero del Rosario si legge la meditazione del giorno della Novena (ad esempio il PRIMO GIORNO, poi il giorno seguente si legge il SECONDO GIORNO e cosi' via per gli altri giorni...), poi si continua il Rosario con il quarto e il quinto Mistero, poi alla fine (dopo la Salve Regina, le Litanie Lauretane e il Pater, Ave e Gloria per il Papa) si conclude il Rosario e la Novena con la Preghiera a Maria che scioglie i nodi riportata a fine Novena (volendo puoi aggiungere anche la Supplica riportata sempre a fine Novena)...

PRIMO GIORNO

Santa Madre mia amata, Santa Maria, che Scioglie i "nodi" che opprimono i tuoi figli, stendi le tue mani misericordiose verso di me. Ti do oggi questo "nodo"(nominarlo se possibile..) e ogni conseguenza negativa che esso provoca nella mia vita. Ti do questo "nodo" che mi tormenta, mi rende infelice e mi impedisce di unirmi a Te e al tuo Figlio Gesù Salvatore. Ricorro a te Maria che scioglie i nodi perchè ho fiducia in te e so che non hai mai disdegnato un figlio peccatore che ti supplica di aiutarlo. Credo che tu possa sciogliere questi nodi perchè sei mia Madre. So che lo farai perchè mi ami con amore eterno. Grazie Madre mia amata.

"Maria che scioglie i nodi" prega per me.

Chi cerca una grazia,la troverà nelle mani di Maria.

SECONDO GIORNO

Maria, madre molto amata, piena di grazia, il mio cuore si volge oggi verso di te. Mi riconosco peccatore e ho bisogno di te. Non ho tenuto conto delle tue grazie a causa del mio egoismo,del mio rancore,della mia mancanza di generosità e di umiltà.

Oggi mi rivolgo a te, "Maria che scioglie i nodi" affinchè tu domandi per me, a tuo Figlio Gesù la purezza di cuore , il distacco, l'umiltà e la fiducia. Vivrò questa giornata con queste virtù. Te le offrirò come prova del mio amore per te. Ripongo questo "nodo" (nominarlo se possibile..) nelle tue mani perchè mi impedisce di vedere la gloria di Dio.

"Maria che sciogli i nodi" prega per me.

Maria offri a Dio ogni istante della sua vita.

TERZO GIORNO

Madre mediatrice,Regina del cielo, nelle cui mani sono le ricchezze del Re, rivolgi a me i tuoi occhi misericordiosi. Ripongo nelle tue mani sante questo "nodo" della mia vita (nominarlo se possibile...), e tutto il rancore che ne risulta.

Dio Padre, ti chiedo perdono per i miei peccati. Aiutami ora a perdonare ogni persona che consciamente o inconsciamente, ha provocato questo "nodo". Grazie a questa decisione Tu potrai scioglierlo. Madre mia amata davanti a te, e in nome di tuo Figlio Gesù, mio Salvatore, che è stato tanto offeso, e che ha saputo perdonare, perdono ora queste persone........ e anche me stesso per sempre."Maria che sciogli i nodi", ti ringrazio perchè sciogli nel mio cuore il "nodo" del rancore e il "nodo" che oggi ti presento. Amen.

"Maria che sciogli i nodi" prega per me.

Chi vuole le grazie si rivolga a Maria.

QUARTO GIORNO

Santa Madre mia amata, che accogli tutti quelli che ti cercano, abbi pietà di me. Ripongo nelle tue mani questo "nodo" (nominarlo se possibile....).

Mi impedisce di essere felice,di vivere in pace,la mia anima è paralizzata e mi impedisce di camminare verso il mio Signore e di servirlo.

Sciogli questo "nodo" della mia vita, o Madre mia. Chiedi a Gesù la guarigione della mia fede paralizzata che inciampa nelle pietre del cammino. Cammina con me, Madre mia amata, perchè sia consapevole che queste pietre sono in realtà degli amici; cessi di mormorare e impari a rendere grazie, a sorridere in ogni momento, perchè ho fiducia in te.

"Maria che sciogli i nodi" prega per me.

Maria è il sole e tutto il mondo benefica del suo calore.

QUINTO GIORNO

"Madre che scioglie i nodi" generosa e piena di compassione, mi volgo verso di te per rimettere, una volta di più, questo "nodo" nelle tue mani (nominarlo se possibile....). Ti chiedo la saggezza di Dio, perchè io riesca alla luce dello Spirito Santo a sciogliere questo cumulo di difficoltà.

Nessuno ti ha mai vista adirata, al contrario,le tue parole sono così piene di dolcezza che si vede in te lo Spirito Santo. Liberami dall'amarezza, dalla collera e dall'odio che questo "nodo" mi ha causato.

Madre mia amata, dammi la tua dolcezza e la tua saggezza, insegnami a meditare nel silenzio del mio cuore e così come hai fatto il giorno della Pentecoste, intercedi presso Gesù perchè riceva nella mia vita lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio venga su di me.

"Maria che sciogli i nodi" prega per me.

Maria è onnipotente presso Dio.

SESTO GIORNO

Regina di misericordia, ti do questo "nodo" della mia vita (nominarlo se possibile...) e ti chiedo di darmi un cuore che sappia essere paziente finchè tu sciolga questo "nodo". Insegnami ad ascoltare la Parola del tuo Figlio, a confessarmi, a comunicarmi, perciò resta con me Maria.

prepara il mio cuore a festeggiare con gli angeli la grazia che tu mi stai ottenendo.

"Maria che sciogli i nodi" prega per me.

Sei bellissima Maria e nessuna macchia è in te.

SETTIMO GIORNO

Madre purissima, mi rivolgo oggi a te: ti supplico di sciogliere questo "nodo" della mia vita ( nominarlo se possibile...) e di liberarmi dall'influenza del male. Dio ti ha concesso un grande potere su tutti i demoni. Oggi rinuncio ai demoni e a tutti i legami che ho avuto con loro. Proclamo che Gesù è il mio unico Salvatore e il mio unico Signore.

O " Maria che sciogli i nodi" schiaccia la testa del demonio. Distruggi le trappole provocate da questi "nodi" della mia vita. Grazie Madre tanto amata. Signore, liberami con il tuo prezioso sangue!

"Maria che sciogli i nodi" prega per me.

Sei la gloria di Gerusalemme, sei l'onore del nostro popolo.

OTTAVO GIORNO

Vergine Madre di Dio, ricca di misericordia, abbi pietà di me, tuo figliolo e sciogli i "nodi" (nominarlo se possibile....) della mia vita.

Ho bisogno che tu mi visiti, così come hai fatto con Elisabetta. Portami Gesù, portami lo Spirito Santo. Insegnami il coraggio, la gioia, l'umiltà e come Elisabetta, rendimi piena di Spirito Santo. Voglio che tu sia mia Madre, la mia Regina e la mia amica. Ti do il mio cuore e tutto ciò che mi appartiene: la mia casa, la mia famiglia, i miei beni esteriori e interiori. Ti appartengo per sempre.

Metti in me il tuo cuore perchè io possa fare tutto ciò che Gesù mi dirà di fare.

"Maria che sciogli i nodi" prega per me.

Camminiamo pieni di fiducia verso il trono della grazia.

NONO GIORNO

Madre Santissima, nostra avvocata, Tu che sciogli i "nodi" vengo oggi a ringraziarti di aver sciolto questo "nodo" (nominarlo se possibile...) nella mia vita. Conosci il dolore che mi ha causato. Grazie Madre mia amata,Ti ringrazio perchè hai sciolto i "nodi" della mia vita. Avvolgimi con il tuo manto d' amore, proteggimi, illuminami con la tua pace.

"Maria che sciogli i nodi" prega per me.

PREGHIERA A NOSTRA SIGNORA CHE SCIOGLIE I NODI (da recitare a fine Rosario)

Vergine Maria, Madre del bell'Amore, Madre che non ha mai abbandonato un figliolo che grida aiuto, Madre le cui mani lavorano senza sosta per i suoi figlioli tanto amati, perchè sono spinte dall'amore divino e dall'infinita misericordia che esce dal Tuo cuore volgi verso di me il tuo sguardo pieno di compassione. Guarda il cumulo di "nodi" della mia vita.

Tu conosci la mia disperazione e il mio dolore. Sai quanto mi paralizzano questi nodi Maria, Madre incaricata da Dio di sciogliere i "nodi" della vita dei tuoi figlioli, ripongo il nastro della mia vita nelle tue mani.

Nelle tue mani non c'è un "nodo" che non sia sciolto.

Madre Onnipotente, con la grazia e il tuo potere d'intercessione presso tuo Figlio Gesù, mio Salvatore, ricevi oggi questo "nodo" (nominarlo se possibile...). Per la gloria di Dio ti chiedo di scioglierlo e di scioglierlo per sempre. Spero in Te.

Sei l'unica consolatrice che Dio mi ha dato. Sei la fortezza delle mie forze precarie, la ricchezza delle mie miserie, la liberazione di tutto ciò che mi impedisce di essere con Cristo.

Accogli il mio richiamo. Preservami, guidami proteggimi, sii il mio rifugio.

Maria,che scioglie i nodi, prega per me.

Madre di Gesù e Madre nostra, Maria Santissima Madre di Dio; tu sai che la nostra vita è piena di nodi piccoli e grandi. Ci sentiamo soffocati, schiacciati, oppressi e impotenti nel risolvere i nostri problemi. Ci affidiamo a te, Madonna di Pace e di Misericordia. Ci rivolgiamo al Padre per Gesù Cristo nello Spirito Santo, uniti a tutti gli angeli e ai Santi. Maria incoronata da dodici stelle che schiacci con i tuoi santissimi piedi la testa del serpente e non ci lasci cadere nella tentazione del maligno, liberaci da ogni schiavitù, confusione e insicurezza. Dacci la tua grazia e la tua luce per poter vedere nelle tenebre che ci circondano e seguire la giusta strada. Madre generosa, ti presentiamo supplichevoli la nostra richiesta d'aiuto. Ti preghiamo umilmente:

· Sciogli i nodi dei nostri disturbi fisici e delle malattie incurabili: Maria ascoltaci!

· Sciogli i nodi dei conflitti psichici dentro di noi, la nostra angoscia e paura, la non accettazione di noi stessi e della nostra realtà: Maria ascoltaci!

· Sciogli i nodi nella nostra possessione diabolica: Maria ascoltaci!

· Sciogli i nodi nelle nostre famiglie e nel rapporto con i figli: Maria ascoltaci!

· Sciogli i nodi nella sfera professionale, nell'impossibilità di trovare un lavoro dignitoso o nella schiavitù di lavorare con eccesso: Maria ascoltaci!

· Sciogli i nodi dentro la nostra comunità parrocchiale e nella nostra Chiesa che è una, santa, cattolica, apostolica: Maria ascoltaci!

· Sciogli i nodi fra le varie Chiese cristiane e confessioni religiose e dacci l'unità nel rispetto delle diversità: Maria ascoltaci!

· Sciogli i nodi nella vita sociale e politica del nostro Paese: Maria ascoltaci!

· Sciogli tutti i nodi del nostro cuore per poter essere liberi di amare con generosità: Maria ascoltaci!

Maria che sciogli i nodi, prega per noi tuo Figlio Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

Dopo la Preghiera a "Maria che scioglie i nodi" potete recitare questa Supplica:

Supplica a Maria che scioglie i nodi:

O Vergine Immacolata, Vergine Benedetta, Tu sei la dispensatrice universale di tutte le Grazie di Dio. Sei la speranza di ogni uomo e la mia speranza. Ringrazio sempre ed in ogni momento il mio amato Signore Gesù che mi ha permesso di conoscerti, e mi ha fatto capire come posso ricevere le Grazie Divine ed essere salvato. Questo modo sei Tu stessa, Augusta Madre di Dio, perché so, grazie principalmente ai Meriti di Gesù Cristo, e poi alla Tua intercessione che io posso raggiungere la Salvezza Eterna. O mia Signora che sei stata così sollecita nel visitare Elisabetta, per santificarla, Ti prego, affrettati a venire a visitare la mia anima. Meglio di me, Tu sai quanto sia misera e quanti mali l'affliggono: affezioni sregolate, cattive abitudini, peccati commessi e tante gravi malattie che possono solo portarla alla morte eterna. Solo da Te dipende guarire la mia anima da tutte le sue infermità e sciogliere tutti i "nodi" che l’affliggono. Prega per me, o Vergine Maria, e raccomandami al Tuo Divin Figlio. Meglio di me Tu conosci le mie miserie e i miei bisogni. O Madre mia e dolce Regina prega per me il Tuo Figlio Divino e ottienimi di ricevere le Grazie che mi sono più necessarie ed essenziali per la mia Salvezza Eterna. Io mi abbandono completamente a Te. Le Tue preghiere non sono mai state respinte da Lui: sono le preghiere di una Madre al suo Figlio; e questo Figlio Ti ama così tanto, che Egli fa tutto ciò che Tu desideri al fine di aumentare la Tua Gloria e di testimoniare il grande amore che Egli prova per Te.

"O Madonna fermiamoci lì: mi affido pienamente corpo e anima a Te; e Tu preoccupati della mia salvezza. Così sia...!"  (Sant' Alfonso Maria de' Liguori)

O Maria, esaudisci le mie preghiere.

Ricordati, o dolcissima Vergine Maria, che non abbiamo mai sentito dire che nessuno di quelli che hanno chiesto la tua protezione, implorato il tuo soccorso e chiesto la tua intercessione siano stati da Te abbandonati. Animato da una tale fiducia, o Vergine tra le Vergini, o Madre mia, vengo da Te, e mentre soffro sotto il peso dei miei peccati, mi prostro ai tuoi piedi. O Madre del Verbo, non rifiutare le mie preghiere, ma ascoltale favorevolmente ed esaudiscile. Amen. (San Bernardo)

(Imprimatur Arcivescovato- Parigi- 9.4.2001)

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Meditazione sul dipinto di “Maria che scioglie i nodi” (fai copia-incolla nella barra degli indirizzi):

http://www.larcadellalleanza.org/pdf/Maria%20che%20scioglie%20i%20nodi.pdf

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Questa Novena si recita nel Rosario perche' e' proprio il Rosario che da' a questa Novena la potenza per distruggere i "nodi" del diavolaccio nella nostra vita...

Si fa prima il segno della Croce, poi l'atto di contrizione sarebbe la preghiera ATTO DI DOLORE, poi si comincia il Santo Rosario normalmente, poi dopo il terzo mistero del Rosario si legge la meditazione del giorno della Novena (ad esempio il primo giorno, poi il giorno seguente si legge il secondo giorno e cosi' via per gli altri giorni...) poi si continua il Rosario con il quarto e il quinto Mistero, poi alla fine (dopo le litanie lauretane e il Pater, Ave e Gloria per il Papa) si conclude il Rosario e la Novena con la Preghiera a Maria che scioglie i nodi (volendo puoi aggiungere anke la Supplica riportata sopra)...

Se c'e' ancora qualcosa che non e' chiaro chiedetemi pure... ;-)

Bisogna pregare col cuore e con fiducia la Madonna con questa Novena...con totale fiducia ed abbandono come se gia' si ha ottenuto cio' che si chiede... e con pazienza aspettando che si compi la Volonta' di Dio, perche' i nostri tempi non sono i tempi di Dio...:

Marco 11,22-24:

Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.

E' la perseveranza e l'insistenza che vengono premiate...:

Matteo 7,7-11:

Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!

Questa Novena mettera' il diavolaccio in ginocchio...

http://www.patriziacattaneo.com/lang2/il_diavolo_in_ginocchio.html

Questa Preghiera e' la piu' potente perche' mette in ginocchio il diavolo...Questa devozione consiste nella recita del Rosario, intercalata al terzo mistero da una supplica, da recitarsi per nove giorni consecutivi. I “nodi” rappresentano i problemi che paralizzano la nostra vita e ci procurano sofferenza; quelle situazioni bloccate e senza soluzione umana, che solo la mano di Dio può sciogliere.

Ma perché l’intercessione di Maria infastidisce così tanto l’avversario? Durante un esorcismo il demonio stesso ha fornito la risposta: «Perché Suo Figlio corre subito quando Lei prega!».

La Novena si puo' fare sempre...La puoi cominciare quando vuoi e ripeterla quando vuoi... (ovviamente dura 9 giorni)... io pero' non la lascero' piu'...ho gia' sperimentato il suo "effetto"... ;-)

http://www.facebook.com/photo.php?fbid=135756566458703&set=a.135756426458717.18442.135294169838276

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http://www.facebook.com/photo.php?pid=232082&id=135294169838276

E' questa una Preghiera molto potente....il diavolaccio ha paura di questa Novena...

Potete scaricare da questo sito (http://www.piccolifiglidellaluce.it/novenamarianodi.htm) la Novena (da recitare nel Rosario) anke in formato .pdf e stamparla...

Sono solo 2 pagine da stampare fronte-retro su un foglio A4... (attenzione a non sbagliare quando girate il foglio per la stampa sull'altro lato...) ;-)

Cliccando su questo link potete scaricarla direttamente:

http://www.piccolifiglidellaluce.it/NOVENA%20A%20MARIA%20che%20scioglie%20i%20nodi.zip

Se volete posso inviarvela anke in formato .doc (cioe' Word) - richiedetela con un commento sotto la Novena...

Questa e' una Novena molto potente e molto ascoltata dalla Madonna per i casi che sono bloccati e umanamente irrisolvibili... Ovviamente bisogna pregare col cuore...

LEGGETE QUESTA TESTIMONIANZA SULLA NOVENA ALLA MADONNA CHE SCIOGLIE I NODI: "LA NOVENA CHE DISTRUGGE IL DIAVOLO"

http://www.patriziacattaneo.com/lang2/il_diavolo_in_ginocchio.html

E' possibile pregarla quando volete e quando avete bisogno...e potete ripeterla sempre...

http://digilander.libero.it/giardinoangeli/MariaNodi/MariaScioglieNodi.html

 Invitate altri amici per far conoscere questa potentissima Preghiera... il diavolaccio ha paura di questa Preghiera...

 
 
 

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

Post n°54 pubblicato il 26 Maggio 2011 da ania_goledzinowska

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

 (Gv 20,24-29)
La via della fede, dal giorno della risurrezione di Gesù fino al termine della storia, non è la visione, bensì la testimonianza. Si crede per la Parola proferita dai testimoni.
Quale dovrà sempre essere l'oggetto della testimonianza? Non certo il riferimento puro e semplice della Parola del Vangelo. Dire il Vangelo, annunziarlo, insegnarlo, proclamarlo, predicarlo, commentarlo non è testimonianza. Tutte queste attività non ci rendono veri, credibili, giusti testimoni della Parola.C'è pertanto una differenza tra la testimonianza resa dagli Apostoli a Tommaso e quella che ogni giorno il cristiano deve offrire ad ogni uomo. Gli Apostoli dicono a Tommaso ciò che loro avevano visto, gli parlano cioè del Signore che era risorto ed era apparso loro, augurando la pace, soffiando e spirando sopra di loro lo Spirito Santo, costituendoli suoi missionari, mandandoli nel mondo a perdonare i peccati. 

Ogni altro che viene dopo gli Apostoli, che non ha visto il Signore, può essere testimone in un solo modo: dicendo di essere stato visto dal Signore, da Lui redento, giustificato, fatto nuova creatura, santificato, conformato al suo mistero di morte e di risurrezione. La testimonianza per tutti noi nasce dalla santificazione della nostra vita, dal passaggio dalle tenebre alla luce, dalla falsità alla verità, dal peccato alla grazia, dall'egoismo alla vera carità, dalla solitudine alla comunione, dalla morte alla vita.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Tommaso vede il Signore, crede senza toccarlo. La sola vista gli basta e si apre subito alla fede. Quanto il Signore ha fatto con lui visibilmente, lo farà con ogni altro uomo invisibilmente. Con ogni altro uomo opererà nel cuore, nella mente, nello spirito, nell'anima, nello stesso corpo, perché libererà l'uomo da ogni schiavitù di peccato, vizio, concupiscenza, egoismo, superbia, impurità, volgarità. Lo introdurrà nella sua stessa santità, perché lo inonderà di Spirito Santo e di vita eterna.
Questa trasformazione in Cristo non è possibile a nessuna forza umana. La santità del nostro corpo è solo opera della grazia divina, è un dono dello Spirito Santo, è il frutto della venuta del Signore a visitarci. Per questo oggi e sempre la testimonianza a Cristo Gesù la si può rendere solo dalla santità del nostro corpo, adornato di ogni virtù, splendente per libertà da ogni vizio, radioso per l'assenza in esso del peccato.
Il testimone è obbligato a parlare di Cristo sempre dalla verità e dalla grazia di Cristo, dire chi è Gesù dal suo cuore e dal suo corpo, divenendo, il testimone, cuore e corpo santo di Gesù Signore. Se questa conformazione non si compie, il nostro parlare è vano. Diciamo cose che non esistono. Raccontiamo verità che non sono in noi. Diciamo una realtà che l'altro non vede nella concretezza del nostro corpo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, aiutaci a crescere nella verità e nella grazia di Cristo Gesù. Lo esige la nostra missione di testimoni di Gesù Signore. Angeli e Santi di Dio, aiutateci, a rendere credibile la nostra Parola con la santità del nostro corpo.

 
 
 

UN ARTICOLO INTERESSANTE.......

Post n°53 pubblicato il 26 Maggio 2011 da ania_goledzinowska
 

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1767%22

 

LA CHIESA SEMPRE ALL'AVANGUARDIA: ECCO ULTERIORI DISPOSIZIONI PER COMBATTERE GLI ABUSI SESSUALI
Rimane il dubbio: è solo un caso che, in contemporanea alla pubblicazione del documento, sia stato arrestato il prete di Genova? Che si tratti di un esempio di ''giustizia a orologeria''?
di Massimo Introvigne

La Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha reso pubblica il 16 maggio l'attesa «Lettera circolare per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici». Il documento contiene pure una breve storia della risposta della Chiesa alla cosiddetta crisi dei preti pedofili, a proposito della quale non sempre le informazioni che circolano sono precise. Si sente dire infatti spesso che la Chiesa fa troppo poco e che mancano norme precise per reprimere i casi di abusi su minori, che non sono peraltro tutti casi di «pedofilia», dal momento che per definizione medica e giuridica pedofilo è chi abusa di un minore prima della pubertà. Il parroco che scappa con la parrocchiana – o il parrocchiano – di diciassette o sedici anni è certo colpevole, ma non è un pedofilo.
Ma è vero che le norme della Chiesa sono insufficienti? Il documento non ricostruisce la storia precedente al 2001 – su cui pure ci sarebbe molto da dire – ma parte dal motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela del 2001 del beato Giovanni Paolo II (1920-2005), con il quale, come ricorda ora la Lettera, «l'abuso sessuale di un minore di 18 anni commesso da un chierico venne inserito nell'elenco dei delicta graviora riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede [CDF]. La prescrizione per questo delitto venne fissata in 10 anni a partire dal compimento del 18° anno di età della vittima». Attenzione: dieci anni non dal delitto, ma da quando la vittima compie diciotto anni. Ciò significa che un sacerdote che abusava di un bambino di cinque anni poteva essere perseguito secondo la norma del 2001 fino a quando la sua vittima avesse compiuto ventotto anni (diciotto anni più dieci), cioè fino a ventitré anni dopo il crimine, termine di prescrizione lunghissimo rispetto a quanto esiste nelle leggi penali degli Stati. L'intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede mirava poi a rendere l'azione contro i colpevoli non più blanda, ma più rigida, superando un certo malinteso buonismo purtroppo diffuso in qualche diocesi.
Ricorda poi la Lettera che «nel 2003, l'allora Prefetto della CDF, il Card. Ratzinger, ottenne da Giovanni Paolo II la concessione di alcune facoltà speciali per offrire maggiore flessibilità nelle procedure penali per i delicta graviora, fra cui l'uso del processo penale amministrativo e la richiesta della dimissione ex officio nei casi più gravi». Questa precisazione non ha un puro valore storico, ma è importante a fronte di autentiche sciocchezze come quelle del documentario della BBC del 2006 Sex Crimes and the Vatican, lanciato in Italia nel 2007 dalla trasmissione Annozero di Michele Santoro, dove si sostiene che il cardinale Ratzinger si sarebbe adoperato per rendere la vita più facile ai preti pedofili. Come la Lettera ci ricorda, è precisamente il contrario. Come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'attuale Pontefice fu severissimo, e non cessò d'inasprire le misure repressive.
Un'opera, sottolinea ancora la Lettera, che ha continuato da Pontefice, con la «revisione del motu proprio approvata dal Santo Padre Benedetto XVI il 21 maggio 2010. Nelle nuove norme, la prescrizione è di 20 anni, che nel caso di abuso su minore, si calcolano a partire dal compimento del 18° anno di età della vittima. La CDF può eventualmente derogare alla prescrizione in casi particolari. Venne anche specificato il delitto canonico dell'acquisto, detenzione o divulgazione di materiale pedopornografico». Ci vuole sempre un po' di attenzione per capire bene il discorso sulla prescrizione. Ora gli anni non sono più dieci ma venti, sempre calcolati non dall'abuso ma dal giorno in cui la vittima compie diciotto anni. Chi abusa di un bambino di cinque anni nel 2011 potrà dunque essere perseguito ancora nel 2044, trentatré anni (tredici perché la vittima compia diciotto anni più venti) dopo i fatti, un termine non solo lunghissimo ma del tutto inaudito in altri ordinamenti, tranne quelli dove la prescrizione semplicemente non c'è. Anche nella repressione di chi scarica materiale pornografico con minori da Internet la Chiesa è più avanti di tanti Stati.
La Lettera non contiene in realtà una disciplina nuova rispetto alla normativa introdotta nel 2010. Vuole piuttosto fornire indicazioni pratiche, tenendo conto dell'esperienza maturata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e degli interventi di Benedetto XVI, in particolare della Lettera ai cattolici dell'Irlanda del 2010 e dei discorsi in occasione di diversi viaggi apostolici. La Lettera riprende le idee delle «Linee guida» che le Conferenze Episcopali dovranno mettere a punto per affrontare il problema nelle diverse situazioni locali – alcune, per esempio in Germania e negli Stati Uniti, lo hanno già fatto – e fissa una data precisa entro la quale questi documenti nazionali dovranno essere inviati alla Congregazione per la Dottrina della Fede: il 31 maggio 2012. La Lettera è però molto attenta nel ribadire più volte che le «Linee guida» non sono un incoraggiamento alle Conferenze Episcopali perché esautorino a favore di organismi burocratici nazionali i superiori degli ordini religiosi o i singoli vescovi. Nulla di tutto questo. Al contrario, il documento ribadisce che «la responsabilità nel trattare i delitti di abuso sessuale di minori da parte dei chierici appartiene in primo luogo al Vescovo diocesano».
Le «Linee guida», afferma la Lettera seguendo il Magistero di Benedetto XVI sul punto, dovranno coprire cinque diverse aree. La prima è quella dell'«assistenza spirituale e psicologica» alle vittime. La Lettera ricorda che «nel corso dei suoi viaggi apostolici, il Santo Padre Benedetto XVI ha dato un esempio particolarmente importante con la sua disponibilità ad incontrare ed ascoltare le vittime di abuso sessuale. In occasione di questi incontri, il Santo Padre ha voluto rivolgersi alle vittime con parole di compassione e di sostegno, come quelle contenute nella sua Lettera Pastorale ai Cattolici d'Irlanda (n.6): "Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata"».
Il secondo punto è la protezione dei minori. «In alcune nazioni – nota il documento – sono stati iniziati in ambito ecclesiale programmi educativi di prevenzione, per assicurare "ambienti sicuri" per i minori. Tali programmi cercano di aiutare i genitori, nonché gli operatori pastorali o scolastici, a riconoscere i segni dell'abuso sessuale e ad adottare le misure adeguate. I suddetti programmi spesso hanno meritato un riconoscimento come modelli nell'impegno per eliminare i casi di abuso sessuale nei confronti di minori nelle società odierne». Vi è qui l'importante notazione che i programmi – così come la normativa canonica – funzionano. A partire dallo scorso decennio in Paesi come gli Stati Uniti il numero di nuovi casi di abuso – da non confondere con casi precedenti che arrivano nei tribunali con tutte le lentezze della giustizia o sono «riscoperti», qualche volta maliziosamente, da inchieste giornalistiche – è diminuito in modo molto significativo.
Terzo: occorre prestare la massima attenzione alla formazione dei futuri sacerdoti e religiosi, «in vista di un corretto discernimento vocazionale e di una sana formazione umana e spirituale dei candidati. In particolare si farà in modo che essi apprezzino la castità e il celibato e le responsabilità della paternità spirituale da parte del chierico e possano approfondire la conoscenza della disciplina della Chiesa sull'argomento». Il riferimento alle «istruzioni dei Dicasteri competenti della Santa Sede» in effetti rimanda implicitamente all'Istruzione della Congregazione per l'Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri, del 4 novembre 2005, integrata con gli Orientamenti per l'utilizzo delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio, del 29 giugno 2008. Ci si può chiedere, al proposito, se sia sempre rispettata nei seminari l'indicazione ribadita nel documento del 2008 secondo cui nel caso di «identità sessuale incerta [o] tendenze omosessuali fortemente radicate» «il cammino formativo dovrà essere interrotto»: un'indicazione, sia chiaro, che non implica affatto che tutti i seminaristi omosessuali siano pedofili ma tiene conto di statistiche secondo cui la maggioranza dei sacerdoti pedofili abusano di bambini e non di bambine, e mira in ogni caso a ripristinare un corretto rapporto con la nozione, ora ribadita dalla Lettera, di «paternità spirituale» così come la intende la Chiesa.
Quarto: l'accompagnamento dei sacerdoti. Finito il seminario non sono purtroppo finiti i problemi. La Lettera ribadisce il dovere di vigilanza dei vescovi, ma – con una sottolineatura maggiore rispetto a precedenti documenti – dedica spazio anche ai sacerdoti accusati ingiustamente. Non solo ribadisce che «il chierico accusato gode della presunzione di innocenza, fino a prova contraria» e vuole che «l'indagine sulle accuse sia fatta con il dovuto rispetto al principio della privacy e della buona fama delle persone», ma chiede pure che «già in fase di indagine previa, il chierico accusato sia informato delle accuse con l'opportunità di rispondere alle medesime», che «in ogni momento delle procedure disciplinari o penali sia assicurato al chierico accusato un sostentamento giusto e degno»,  e che «si faccia di tutto per riabilitare la buona fama del chierico che sia stato accusato ingiustamente». La nuova sottolineatura appare opportuna a fronte, ormai, di centinaia di casi nel mondo – soprattutto nei Paesi dove la caccia al prete pedofilo,vero o presunto, è diventata per alcuni studi legali un'attività a tempo pieno e milionaria – di sacerdoti accusati ingiustamente e poi tardivamente riabilitati.
Il quinto punto, il più delicato, riguarda «la cooperazione con le autorità civili». Posto che «l'abuso sessuale di minori non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito dall'autorità civile», la Lettera stabilisce che «sebbene i rapporti con le autorità civili differiscano nei diversi Paesi, tuttavia è importante cooperare con esse nell'ambito delle rispettive competenze. In particolare, va sempre dato seguito alle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale. Naturalmente, questa collaborazione non riguarda solo i casi di abusi commessi dai chierici, ma riguarda anche quei casi di abuso che coinvolgono il personale religioso o laico che opera nelle strutture ecclesiastiche».
Troppo poco? Parlando di «eventuale obbligo di avvisare le autorità civili», così che in alcuni Paesi le «Linee guida» potrebbero non prevedere o attenuare tale obbligo, la Lettera invita a «tener conto della legislazione del Paese della Conferenza». In alcuni Paesi riferendo incautamente informazioni private all'autorità civile i vescovi potrebbero addirittura violare la legge. In altri Paesi, regimi totalitari usano abitualmente il pretesto della pedofilia per colpire sacerdoti scomodi. La prudenza nell'adattarsi alle situazioni locali è dunque d'obbligo, ma non toglie che lo spirito e la lettera del documento prevedano come regime normale la collaborazione con le autorità civili. Questa collaborazione sta dando anch'essa frutti.
In Italia proprio in concomitanza con la Lettera è scoppiato il caso di Genova. Pensando male, in un Paese come il nostro che ha inventato l'espressione «giustizia a orologeria», si potrebbe dire che non è scoppiato proprio ora per caso: ovviamente quanto ai tempi dell'arresto in un'indagine che durava da mesi, non ai fatti in sé dove sul sacerdote arrestato sembrano purtroppo pesare gravi indizi che giustificano le accorate parole del cardinale Bagnasco. Guardando tuttavia al quadro generale, le misure prese dalla Chiesa si rivelano efficaci e nei Paesi un tempo più colpiti, a cominciare dagli Stati Uniti, i casi – come si è accennato – diminuiscono. Qualche sacerdote, e anche qualche vescovo che non interviene tempestivamente, continua a sbagliare. Come ha scritto Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici dell'Irlanda è importante che i fedeli sappiano che gli errori e gli abusi derivano dalla violazione delle norme del diritto canonico, non dalle norme stesse, che sono spesso più severe di quelle delle leggi civili e che la Chiesa si sforza di migliorare e rafforzare continuamente.

 
Fonte: La Bussola Quotidiana, 16/05/2011

 

 
 
 

BUONGIORNO A TUTTI

Post n°51 pubblicato il 24 Maggio 2011 da ania_goledzinowska
 

IO GIA A CASA DOPO L'OPERAZIONE... VI MANDO UN BACIONE!

MIO CHIRURGO E MIGLIORE DEL MONDO DOTT. PONZIELLI !!!!

KISSS

PRIMA E DOPO

ADESSO...

 
 
 

OMAGGIO A GIOVANNI PAOLO II

Post n°50 pubblicato il 23 Maggio 2011 da ania_goledzinowska

VOLEVO CONDIVIDERE CON VOI LA MIA GIORNATA DI IERI....

QUI TROVATE ALTRE FOTO DELLA GIORNATA

http://foto.libero.it/ania_goledzinowska/OMAGGIO-A-GIOVANNI-PAOLO-II/

Io...

Giovanni Paolo

Assessore Novo Umberto Maerna

Io..

Con la Sua Migliore Amica

 
 
 

NO ALLA PEDOFILIA!!!!!! CHI CREDE IN DIO NON E UN PEDOFILO!!!!!

Post n°49 pubblicato il 21 Maggio 2011 da ania_goledzinowska
 

NO ALLA PEDOFILIA !!!!!

pedofilo-merda-444x370

L'appello della scrittrice Ania Goledzinowska: "Unalegge per castrare i preti pedofili"

 

http://affaritaliani.libero.it/cronache/l_appello_scrittrice.html

Sabato 21.05.2011 14:22

"Dovrebbero fare una legge in Italia, dove i Pedofili e Stupratori vengono castratti. Ho intenzione di aprire una battaglia al riguardo questo, forse anche politicamente. Un prete pedofilo e uno scandalo, ma ricordiamoci che pedofili e stupratori ci sono ovunque, magari anche adesso, accanto a Voi che leggete. Nel mio libro (Con Occhi Di Bambina - piemme gruppo mondadori) affronto questo tema. Dello stupro FEDE e dei abusi sui minori in quanto lo vissuto sulla mia palle... Prima a 8 poi a 17 anni. Speranando che il mio GRIDO possa essere ascoltato, Vi auguro un Buon Weekend.
Ania Goledzinowska

 

 

GIOVANNI PAOLO II - KAROL WOJTYLA  CON UN MOTU' PROPRIO DEL 30 MARZO 2002 ISTITUI IL DELITTO DI PEDOFILIA NELLA CHIESA. CHE PREVEDE LA SCOMUNICA PER I PRELATI CHE SI MACCHIANO DI TALE DELITTO. NELLO STESSO PERIODO CONDANNA I CASI AVVENUTI NEGLI STATI UNITI. LE MELE MARCIE CI SONO OVUNQUE E IL DIAVOLO HA I SUOI "FEDELI" OVUNQUE, ANCHE TRAVESTITI DA PRETI........ CHI CREDE IN DIO AMA I BAMBINI E NON LI VIOLENTA... QUELLI CHE LO FANNO SONO FALSI CRISTIANI E NON HANNO FEDE.....

 

     

QUESTO E STATO MIO APELLO, POI LO HANNO TAGLIATO X AFFARITALIANI MA CONTESTO ERA QUESTO:

 

SE FOSSERO I VOSTRI FIGLI AL POSTO LORO?

 " Dovrebbero fare una legge in Italia, dove i Pedofili e Stupratori vengono castratti. Ho intenzione di aprire una battaglia al riguardo 

questo, forse anche politicamente. Un prete pedofilo e uno scandalo, ma ricordiamoci che pedofili e stupratori ci sono ovunque,

magari anche adesso, accanto a Voi che leggete. Nel mio libro (Con Occhi Di Bambina - piemme gruppo mondadori) affronto questo

tema. Dello stupro FEDE e dei abusi sui minori in quanto lo vissuto sulla mia palle... Prima a 8 poi a 17 anni.

KAROL WOJTYLA  CON UN MOTU' PROPRIO DEL 30 MARZO 2002 ISTITUI IL DELITTO DI PEDOFILIA NELLA CHIESA. CHE PREVEDE

 LA SCOMUNICA PER I PRELATI CHE SI MACCHIANO DI TALE DELITTO. NELLO STESSO PERIODO CONDANNA I FAMOSI CASI AVVENUTI

 NEGLI STATI UNITI.MA CREDO CHE NON BASTI. LE MELE MARCIE CI SONO OVUNQUE E IL DIAVOLO HA I SUOI "FEDELI" OVUNQUE, ANCHE TRAVESTITI DA PRETI........ 

NON FACCIAMOCI INGANNARE DAL DIAVOLO. CHI CREDE IN DIO AMA I BAMBINI E NON LI VIOLENTA... QUELLI CHE LO FANNO 

SONO FALSI CRISTIANI E NON HANNO FEDE...... Sono sicura che con una pena giusta, dove a uno stupratore o a un pedofilo IMPUTANO 

UCELLO o chimicamente ( con dei farmaci speciali)  lo rendono utilizzabile soltanto per fare i bisogni (la pipi), LA PEDOFILIA E STUPRI

DIMINUIRANNO DI 90% !!! Pensate se ci fossero i Vostri Figli in mano a un maniaco del genere."

Ania Goledzinowska

IO NON HO PAROLE......

Io, Vescovo: non denuncerei un prete pedofilo. Auspicare la sua conversione e il pentimento. Bagnasco ha fatto bene. Il mondo cerca la Verità

Il "fattaccio"di Genova legato alla presunta pedofilia di don Seppialascia margini alla discussione. Ne parliamo con Monsignor Giacomo Babini, Vescovo emerito di Grosseto: "comprendo la linea del cardinal Bagnasco a Genova, io avrei fatto la stessa cosa. Andare in parrocchia, celebrare messa e chiedere scusa ai fedeli. Ma questo non implica una uniformità di condotta e non dimentichiamo che il caso di Genova non viene da una denuncia di Curia, ma da investigazioni della Magistratura". Precisa: "ha fatto bene Bagnasco a chiedere scusa se quel prete é venuto meno al suo ruolo e alla sua missione". Che fare per un vescovo davanti a casi di pedofilia nel clero? "a me non ne sono capitati. Certamente il Papa attuale ha preso una via giusta di repressione del fenomeno, spinto anche dal puritanesimo aggressivo degli Stati Uniti. Ma io da Vescovo non denuncerei un prete pedofilo e credo che nel passato, se hanno taciuto dei Vescovi, hanno ...

 

...  operato con prudenza".

In che senso, scusi?

"un prete diocesano é figlio del vescovo e un padre misericordioso non cerca la morte de figlio, ma la sua conversione".

E che cosa avrebbe fatto?

"certamente il vescovo ha il dovere di proteggere il figlio, ma anche i suoi fedeli e si trova davanti ad una scelta drammatica. Non dimentichiamo che anche lo stesso pedofilo soffre per la sua condizione. Ecco dunque che alcune volte si é spiegata la scelta di spostare il prete ad altra diocesi, con la speranza che lontano dal suo ambiente potesse cercare la via della conversione,  del cambiamento e del sincero pentimento. La pedofilia per un prete é sicuramente una grave mancanza, e un venir meno ai doveri e sotto il profilo della legge una condotta criminosa".

Intanto il Vangelo della prossima domenica ci parla di Cristo il quale afferma io sono la Via, la Verità e la Vita, che cosa si intende?

"la Via é la risposta alle domande di questa umanità ormai stanca e sofferente, la Via verso il bene, sapere chi siamo e dove andiamo. La Verità é l'esigenza di fare chiarezza, e riconoscere che la sola salvezza é Cristo e Lui é la nostra vita, si é fatto uomo ed é entrato nella storia. La vita in quanto Cristo ne é Signore e Padrone, inizio e fine e solo in Lui é vita eterna".

Il Vangelo riporta Cristo che afferma: se non credete in me, almeno ponete fiducia nelle mie opere:

"il senso é che le opere vengono fatte da Cristo in nome del Padre e che tra Padre e Figlio esiste un legame inossidabile".

Bruno Volpe

 

 

 
 
 

PER TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO INTERO LIBRO "CON OCCHI DI BAMBINA"

Post n°48 pubblicato il 12 Maggio 2011 da ania_goledzinowska

MENSILE MEDJUGORJE - MAGGIO/GI

 

COSA NE PENSATE?? VOSTRE EMOZIONI, SENSAZIONI, PARERI....BELLI E BRUTTI PURCHE' SIANO SINCERI......

GRAZIE.....

CON AFFETTO ...

ANIA

E QUESTO: dedicato a tutte quelle persone invidiose che offendono in modo gratuito....

 

 


Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:
«Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno» Dio condusse il sant'uomo verso due porte.
Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.
Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato.
Avevano tutti l'aria affamata.
Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".

Dio e l'uomosi diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
 C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina.
 Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo.
 Il sant'uomo disse a Dio :
 «Non capisco!»
 - E' semplice, - rispose Dio, - essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire sé' stessi....ma
permette di nutrire il proprio vicino. Perciò hanno imparato anutrirsi gli uni con gli altri!
 Quelli dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi...
 Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...La differenza la portiamo dentro di noi.


 "Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi.
 I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni.

                    Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo".


 Mahatma Gandhi."

STUPENDO QUESTO VIDEO GUARDATE:

 
 
 

2° CAPITOLO CON OCCHI DI BAMBINA - IL CASTELLO INCANTATO

Post n°47 pubblicato il 12 Maggio 2011 da ania_goledzinowska
Foto di ania_goledzinowska

 BUONA LETTURA....

ps.PER CHI NON AVEVA LETTO IL 1° QUI:

IL PRIMO CAPITOLO DEL MIO LIBRO "UN CLIENTE SPECIALE"

 http://blog.libero.it/occhidibambina/10048334.html

2° CAPITOLO - "IL CASTELLO INCANTATO"

sono nata in Polonia, a Varsavia. il paese di copernico, di chopin, e di wislawa szymborska, una poetessa che ho sempre amato, premio nobel per la letteratura. il paese di karol wojtyla, uno dei papi più amati della storia. ma sono venuta al mondo in un momento in cui il mio paese conosceva un periodo assai difficile. eravamo ancora la Re- pubblica popolare polacca, uno stato satellite dell’Unione sovietica. la vita, sotto il comunismo, era dura.

nacqui in un ospedale enorme, che a guardarlo da fuori sembrava una caserma.

Tutto era grigio e freddo in quel quartiere: bielany.

Trascorsi i primi anni in casa di mia nonna Janina, la mia nonna materna, che fin dal primo giorno mi amò come una figlia. era lei che, quando veniva la sera, mi rimboccava amorevolmente le coperte e, accarezzandomi i capelli, mi sussurrava dolcemente la buonanotte. erano le sue mani che mi preparavano la cena, che lavavano i miei abiti, ed era lei che mi guidava alla scoperta della vita, giorno dopo giorno.

Vivevamo in uno di quei palazzoni che sembravano caserme, o fabbriche, e che piacevano tanto agli architetti del regime comunista. enormi scatole di cemento, tutte uguali l’una all’altra, come in un angosciante gioco di spec- chi. senza balconi o terrazze. solo finestre. File di finestre quadrate e, dietro ogni finestra, piccoli appartamenti tutti uguali, abitati da persone tutte uguali.

Varsavia era stata letteralmente cancellata dai terribili bombardamenti della seconda guerra mondiale. e alla sua imponente bellezza d’un tempo s’erano sostituiti questi quartieri monotoni e squallidi.

se penso a quel periodo uno dei primi ricordi che mi vengono in mente è kajtek, il mio primo compagno di giochi: un barboncino. Pure lui era grigio... aveva un bel pelo riccioluto, e ho una vaga memoria di me che ci andavo a cavalcioni. chissà che fine ha fatto quel cagnolino che aveva tanta pazienza con me?

in seguito andammo a stare nel quartiere di zoliborz, in via suzina, in un appartamento al piano terra. entran- do, subito sulla sinistra, c’era un cucinotto con i mobili dai colori scuri, e al di là di una tendina gialla c’era l’im- mancabile finestra quadrata, che dava direttamente sul marciapiede.

di fronte alla cucina c’era una camera da letto. io dor- mivo là, in uno di quei letti ribaltabili, che al mattino li chiudi e diventano un armadio. c’erano anche un tavolo e un baule, dove tenevo i giocattoli. Un piccolo disimpegno portava al soggiorno-camera da letto, dove dormivano i miei genitori, e al bagno.

avevo quattro anni, e quando un giorno mi dissero che dovevo andare a stare per un po’ dai miei zii, in campa- gna, feci i salti di gioia. lì mi divertivo come una matta. giocavo, correvo, e anzi fu lì che cominciai a fantasticare di abitare in un castello incantato... la campagna mi dava alla testa. a Varsavia vivevo fronte strada, in un quartiere dove sembrava che ci fosse nebbia anche quando c’era il sole. e invece in campagna... tutto quello spazio, il pro- fumo dei fiori e dell’erba, il mormorio delle foglie degli alberi quando soffiava il vento, o quello dei ruscelli, mi mandavano in estasi. Mi sentivo padrona del mondo, e sognavo che tutti mi volessero bene. i miei giochi avevano un tema ricorrente: c’era una volta, nel castello dei giorni felici, una piccola principessa dai capelli d’oro...

Quei giorni trascorsero sereni. io mi divertivo a cercare di acchiappare le rane dello stagno, ascoltavo il canto degli uccellini come un concerto suonato per me, e quando ero stanca mi sdraiavo sull’erba a guardare le bizzarre forme che le nuvole disegnavano nel cielo.

i miei genitori non erano con me, ma non faceva nulla perché io, come ogni figlio unico, mi sentivo padrona incontrastata del loro cuore e dunque, dal punto di vista di un bambino, di tutto il mondo.

il mio era un sogno senza fine. il sogno che tutto il mondo mi fosse amico, che fosse bello e sicuro come il regno fantastico in cui mi ero rifugiata. sentivo di andare incontro a un futuro pieno di promesse e d’amore.

la vacanza finì, e quando tornai a casa trovai una sorpresa che mi lasciò di stucco: oggi so che quella è una delle sorprese più belle che si possano ricevere nella vita, ma lì per lì non è che mi fece tanto piacere... nella mia camera c’era un altro lettino, e dentro il lettino c’era una strana bambola con i capelli neri, che si muoveva da sola, strillava, e puzzava di latte e di cacca: era nata natalka, la mia sorellina. la piccola principessa dai capelli d’oro, da quel giorno, non sarebbe più stata la padrona incontrastata del cuore dei suoi genitori...

non avevo la minima idea di come quella cosa si tro- vasse lì, né da dove fosse spuntata o cose del genere. non immaginavo cosa volesse dire essere incinta, né ho alcun ricordo di mia madre col pancione. non mi ero accorta di nulla, ma ormai aveva poca importanza.

Fino al giorno prima ero stata la principessa dei prati, ora invece dovevo dividere la mia cameretta, già piccola anche solo per me, con un’altra creatura.

Tutto avrei dovuto dividere con lei: anche l’amore dei miei genitori.

Passarono un paio d’anni. non mi ero ancora abituata alla presenza di una sorellina, e a dire il vero non ero molto contenta che lei esistesse, ma un giorno, rientrata da una passeggiata insieme al mio papà, quando non trovammo più né lei né mia madre, io rimasi terrorizzata. a terra c’erano tracce di sangue.

diventai pallida, bianca come un lenzuolo appena la- vato, e cominciai a piangere per la disperazione. ero con- vinta che non le avrei più riviste. solo in quel momento mi resi conto che a volte trattiamo con sufficienza proprio le persone che ci stanno più a cuore, come se l’amore che proviamo per loro fosse un esplosivo così pericoloso e difficile da maneggiare che preferiamo chiuderlo a chiave dove nessuno lo può più trovare, noi stessi compresi.

mia madre aveva deciso di cambiare le tende, ed era salita su una scala di ferro. natalka s’era arrampicata dietro di lei, ed erano cadute entrambe. avrebbe potuto andar molto peggio, invece mamma si era solo spaccata un ginocchio, e mia sorella se l’era cavata con un taglio a una mano. le avevano portate in ospedale. a natalka fu necessario mettere dei punti di sutura. Fu da quel giorno che cominciai a preoccuparmi per lei. mi sentivo come se fosse colpa mia quello che era successo.

del resto natalka era un diavoletto, un autentico pe- ricolo ambulante! bastava lasciarla sola un attimo e lei combinava un disastro. aveva un vero e proprio talento per mettersi in situazioni rischiose. Per esempio era una specie di aspirapolvere: tutto quello che le capitava a portata di mano, l’attimo dopo finiva nella sua bocca. mangiava qualsiasi cosa!

Una volta si infilò in bocca una carota intera. natural- mente mentre cercava di ingoiarla le si incastrò in gola. Ti- rarla fuori era impossibile. stava per soffocare. Rantolava.

Era diventata cianotica. arrivò in ospedale in fin di vita. al pronto soccorso, visto che non riuscivano a estrarre la carota, gliela spinsero giù... Finalmente natalka riuscì a deglutirla, riprese a respirare normalmente e, pian piano, con gli occhioni ancora sgranati per il terrore che aveva provato, riassunse un colorito normale. si era salvata per un pelo: e per fortuna la carota fece normalmente il suo lungo viaggio verso il mare...

anche se ora sapevo quanto le volevo bene, la nascita di natalka aveva comunque cambiato la mia vita. ero diventata una bambina solitaria, e intanto nelle mura del mio castello cominciavano ad aprirsi le prime crepe. sì, c’era una volta una principessa, in quel castello... e c’era una mamma.

Una mamma che invece delle carezze dava schiaffi e botte per farmi capire che non dovevo mettermi in testa certe cose, che non ero una principessa, e non ero nem- meno una bambina qualunque. i lividi rimanevano per giorni sulla mia pelle, come tatuaggi. era una mamma che invece di chiamarmi per nome, o “tesoro mio”, o con un altro dei nomi che le mamme danno ai loro figlioletti, urlava, m’insultava, e a volte bestemmiava addirittura. e questo, magari, soltanto per avvisarmi che la merenda era pronta.

man mano che crescevo, cominciavo a rendermi conto che forse la nascita di natalka non mi aveva rubato gran- ché. Perché avevo una mamma un po’ così, e perché anche il mio papà era un po’... speciale.

Una volta, per il mio compleanno, lui mi portò della cioccolata. Provò anche a essere affettuoso, ad abbracciar- mi. sembrava tranquillo quel giorno, però il suo alito era strano, aveva un odore sgradevole. non potevo capirlo, ma lui aveva nelle vene più alcol che sangue. sì, sembrava tranquillo, però... però era meglio correre a nascondersi sotto il tavolo! Eppure, prima di questa presa di coscienza – prima che il castello incantato crollasse per sempre, seppellendo sotto le sue macerie tutti i miei sogni di bambina – c’era stato un tempo in cui mi ero davvero sentita felice. in cui avevo assaporato la felicità vera, quella che sta nelle piccole cose di tutti i giorni. le cose che danno a una bambina la consapevolezza di essere amata e di essere al sicuro. cose banali, in apparenza, ma molto importanti. come quando al mattino senti che tua madre si alza a preparare il tè per tuo padre che sta per andare al lavoro. e nel dormiveglia li ascolti parlare a bassa voce, per non svegliarti. ah, quelle voci basse, tranquille, quella riga di luce che filtrava dalle finestre, l’odore della notte che ancora aleggiava nell’aria della mia cameretta mentre io mi rannicchiavo al calduccio sotto le coperte... sì, quella era la felicità. lei gli versava il tè nella sua tazza preferita. sembrano particolari sen- za grande importanza, invece sono questi i ricordi che conservo gelosamente nella stanza più segreta della mia memoria. chissà dov’è ora quella tazza... Forse esiste ancora, da qualche parte in casa di mia madre, oppure è diventata un oggetto di modernariato sui banchi di un mercato delle pulci, o magari fa da vaso da fiori per un mazzolino di viole e margherite dedicato da una mano gentile a una madonnina.

mia madre e mio padre non erano tanto giovani quando si conobbero. Papà era già stato sposato, e incontrò mia madre al lavoro. erano entrambi operai. lei si chiama iva, ed era una donna bella, con dei lunghissimi capelli biondi e gli occhi cerulei. lui si chiamava zbigniew ed era invece un tipo moro, con la carnagione olivastra, i capelli neri e gli occhi color nocciola.

Quando conobbe mia madre, mio padre aveva già un figlio. dai racconti che ho ascoltato in famiglia so che tutti lo consideravano un brav’uomo, però so anche che tutti avevano sconsigliato a mia madre di mettersi insieme a lui.

Aveva un gran problema il mio papà: gli piaceva molto bere qualche bicchierino... ma mia madre era un tipo testardo (e io ho preso proprio da lei), aveva l’anima della crocerossina, era una che voleva salvare il mondo! e quan- do si metteva una cosa in testa, non mollava finché non arrivava fino in fondo.

e lo sposò.

Quando io sono nata, lei aveva ventotto anni. eravamo una famiglia semplice, una delle innumerevoli famiglie semplici della Polonia di allora... dopo la scuola i miei genitori, non avendo mezzi per l’università, erano andati a lavorare. avevano fatto una vita molto dura. non c’era posto per i sogni. È difficile capire, oggi, quanto fosse dura la vita nel mio paese in quei tempi. Però c’era una grande umiltà, una grande solidarietà. c’era una nazione intera da ricostruire. bisognava aiutarsi a vicenda. e lottare, lottare per dare un futuro migliore ai propri figli.

mia madre, che è nata all’inizio degli anni ’50, mi rac- contava che quando lei era bambina a Varsavia c’era ancora il coprifuoco e, se mettevi il naso fuori di casa nell’ora sbagliata, rischiavi che ti sparassero addosso.

l’occupazione comunista aveva fermato il tempo. il dopoguerra in Polonia è durato decenni. stretto tra la germania nazista e l’imperialismo russo, il popolo polacco ha pagato uno dei più alti tributi di sangue allo scempio della guerra e delle dittature nel novecento. i tedeschi avevano conquistato il mio paese in pochi giorni. la migliore gioventù polacca era morta andando alla carica, a cavallo, contro i panzer, mentre gli stukas bombardavano senza misericordia le città. mia nonna era stata deportata dai tedeschi e, come molti superstiti di quegli orrori, non ne parlava mai. solo una volta, chissà perché, mi raccontò qualcosa. con i suoi stessi occhi aveva visto uccidere neo- nati, afferrati per i piedi dagli aguzzini e scaraventati con la testa contro un muro. era stata costretta a denudarsi, ed

era stata ispezionata nelle sue parti più intime: li trattavano peggio degli animali.

ma i russi non furono da meno. a katyn, il 10 aprile del 1940, furono trucidati dagli uomini di stalin ventimila polacchi.

anche quando io stessa ero bambina, negli anni ottan- ta, ricordo che c’erano tanti russi in giro per le strade di Varsavia. nei mercati, per esempio, la maggior parte delle bancarelle era gestita da russi. ero cresciuta nell’odio verso i tedeschi e verso i russi, anche se ovviamente non potevo capire realmente perché dovessi odiarli.

Poi le cose cominciarono a cambiare.

Quando si verificano grandi trasformazioni sociali, come quelle che avvennero un quarto di secolo fa in Polonia, dove un intero popolo era impegnato nella lotta, non tutti riesco- no a rimanere al passo con i tempi. il paese cresce, migliora, ma tanta gente resta indietro lo stesso. Forse al principio i miei si amavano davvero. non lo so. ma la loro vita si complicava sempre di più. e una vita troppo complicata diventa incompatibile con l’amore. Forse si erano amati, e io voglio crederlo con tutte le mie forze, ma è sempre difficile essere obiettivi quando si desidera troppo qualcosa, perché si rischia di confondere memoria e fantasia...

il problema più grande in quel periodo, per la mia famiglia e per tanta altra gente, era il denaro. Ricordo un negozio tutto colorato, di una catena straniera che si chiamava “baltona”. lì si poteva comprare solo in dollari, perché lo zloty non lo accettavano. era un negozio per quelli che avevano soldi, ed era in negozi come quello che c’erano le bambole belle – le Barbie – la Pepsi e la coca- cola, e un mare di altre cose...

noi non avevamo i dollari, e mia madre mi diceva che in quel negozio potevamo entrare, potevamo guardare, ma... non potevamo chiederle niente, perché non ce lo poteva comprare.

Si può immaginare un supplizio più grande per una bimba?

lì, nei negozi colorati della baltona, si andava a sognare; ma a comprare si andava in quelli in bianco e nero: quelli della Varsavia comunista, quelli mezzi vuoti, dove non si comprava con i soldi, ma con un blocchetto che ti dava lo stato e dove ti mettevano dei timbri.

Potevi comprare, in un mese, due chili di salsiccia, due di farina... e così via. Però dovevi essere fortunato perché la roba era poca, e quando arrivava dovevi stare in coda dalle tre di notte. oggi la gente lo fa per prendere il posto a un concerto di una star del rock.

adesso i ragazzini collezionano le figurine dei calciatori, noi collezionavamo lattine. lattine di birra, di Fanta... con i miei amici frugavamo nella spazzatura delle case dove stavano i ricchi, alla ricerca di lattine vuote comprate nei negozi di baltona. e poi ce le scambiavamo, se uno aveva dei doppioni... in effetti, a pensarci bene, un castello io ce l’avevo: quello formato dalle lattine vuote che avevo accumulato una sull’altra, sopra il mio letto-armadio...

insomma, così scorrevano le giornate della mia prima infanzia. ma c’è la piccola ruota della vita, e c’è la Grande Ruota. c’è la vita quotidiana della gente, e c’è la storia. a volte, assai di rado, esse girano in sincronia. eravamo ancora una famiglia qualunque, unita, quando comincia- rono ad accadere cose insolite intorno a noi. accadevano, ma io non potevo coglierne il significato straordinario.

Quelle strade che si riempivano di gente, di una folla palpitante. le bandiere che battevano al vento, e tutti che gridavano insieme parole semplici, ma che faceva- no vibrare l’aria come le canne di un immenso organo. Quando loro passavano, le strade non erano più grigie. i palazzoni con le finestre quadrate non sembravano più fabbriche o caserme. io non capivo, non potevo capire,

ma sentivo che qualcosa di grande stava accadendo. an- che se ero troppo piccola per comprendere fino in fondo, ero partecipe di quell’emozione che ti portava via come una corrente irresistibile. e con orgoglio mi sentivo parte di quell’eccitazione generale che ti contagiava come una malattia meravigliosa.

eravamo a passeggio quel giorno. avvertivamo nell’aria qualcosa, come l’eco di un frastuono lontano. continuam- mo a camminare e quella specie di rombo che sembrava farti vibrare il terreno sotto i piedi si faceva sempre più intenso. altra gente, dalle strade vicine, accorreva. Tutti cercavano il centro di gravità di quella forza pulsante. Finché, a un tratto, incrociammo il corteo.

sfilava impetuoso come un immenso fiume. da ogni parte arrivavano persone, e il fiume si ingrossava a vista d’occhio, facendosi sempre più grande e impetuoso. Papà cominciò a battere le mani e mi guardò, incitandomi a fare lo stesso. aveva gli occhi umidi di lacrime. non l’avevo mai visto così felice in tutta la mia vita.

anche mia madre cominciò a battere le mani. lei e papà si scambiarono in silenzio un’occhiata d’intesa, si parlarono con quegli occhi che erano diventati lucidi. erano così felici che sembravano tornati bambini anche loro.

il corteo scorreva davanti a noi, e allora ci unimmo ai manifestanti e ci mettemmo a gridare insieme a tutti gli altri. anche io gridai, con quanto fiato avevo in gola. avevo sette, otto anni. e gridai quella parola magica, quella pa- rola che colorava i palazzoni, che diradava la nebbia, che apriva a tutti le porte dei negozi baltona. non conoscevo la storia che c’era dietro quel grido. Una storia cominciata nei cantieri navali di danzica, quasi dieci anni prima. Una storia di lotta, di volontà, di eroismo e di coraggio. ma soprattutto di voglia di libertà.

camminavo mano nella mano con i miei genitori, in quel tripudio di bandiere e di striscioni, e mi sembrava

che tutto il mondo stesse scandendo con noi quella parola magica: SO-LI-DAR-NOSC!

era la grande Ruota, e anche io quel giorno la stavo aiutando a girare. era la storia, quella che stava passando sotto i miei occhi. Solidarnosc, cioè solidarietà. ed era pro- prio ciò che io speravo si avverasse anche nella mia famiglia.

desideravo con tutta me stessa che i miei genitori si amas- sero, e l’ho creduto anche quando tutto sembrava perduto. ho lottato per difendere quel sogno. ho lottato con tutte le mie forze. anche se avevo capito che ormai era soltanto un sogno. anche se ero soltanto una piccola principessa bionda, che aspettava il mattino per correre a giocare...

del resto era proprio questo che lech walesa, l’uomo che aveva fondato il movimento di solidarnosc, ci aveva insegnato: non bisogna mai tradire i propri sogni, ma bisogna lottare fino in fondo. e bisogna lottare uniti. lui era un uomo molto semplice, non sapeva neanche parlare il polacco in maniera molto corretta, però aveva saputo trascinare un intero popolo fino a essere acclamato presi- dente. era un operaio, un uomo qualunque, ma era anche la prova vivente che tutti possiamo realizzare i nostri sogni, per quanto essi siano ambiziosi. Quando c’è l’entusiasmo, quando siamo spinti da una grande forza interiore come quella che può scaturire dalla fede, o dalla determinazione a perseguire un grande ideale, non ci sono limiti a ciò che può accadere.

Forse fu per questo, perché ero già stata inconsapevol- mente contagiata dall’immenso entusiasmo che sentivo intorno a me, che cominciai a pormi obiettivi che anda- vano al di là di quelli che una bambina di sette o otto anni avrebbe dovuto porsi. sì, volevo essere io a proteggere la mia famiglia, anche se ero soltanto una bambina.

invece stava cominciando una lunga, gelida notte. Quella notte che inizia con l’ombra furtiva di un padre che va via, e abbandona la propria casa.

A volte facevamo il trenino tutti insieme e cantavamo la canzone preferita di mio padre. suonando le pentole con i cucchiai. mi sembra quasi di risentire le nostre voci, e le risate... le parole facevano più o meno così: “I rym cym cym, i tra la la, idziemy przez zycie w podskokach, i rym cym cym, i hopsasa, w podskokach to zyje sie raz!”.

ma un giorno, all’improvviso, lui se ne andò. non ri- cordo esattamente come accadde. Rammento solo che sempre più spesso lo trovavo addormentato sul divano, oppure lo sentivo tornare a casa ubriaco. eppure lui e mamma non litigavano per questo, come succede di solito. al contrario, si consumavano di silenzio. Quando lui non c’era, mia madre diceva che era dalla nonna e che sarebbe tornato presto. alla fine mi convinsi che il fatto che mio padre spesso non ci fosse era una cosa buona: se era via, era solo per dare una mano alla nonna. non mi facevo tante domande. mi mancava, certo. ma non mi rendevo conto di ciò che stava realmente accadendo.

CONTINUA SOTTO.....

 

 
 
 

CONTINUA...... IL CASTELLO INCANTATO

Post n°46 pubblicato il 12 Maggio 2011 da ania_goledzinowska
Foto di ania_goledzinowska

 

Solo che la piccola ruota della mia famiglia stava per smettere di girare.

ogni tanto papà riappariva. Riemergeva dal nulla che l’aveva misteriosamente inghiottito, e ci veniva a trovare. ma sempre più sembrava lo spettro di se stesso.

«sei stato dalla nonna?» gli domandavo, timidamente, terrorizzata che potesse rispondermi no, facendo crollare la mia illusione.

lui sorrideva, mi faceva una carezza sulla testa, e non diceva nulla.

Una volta chiese a me e a natalka: «Perché non siete venute a trovarmi in ospedale?».

io mi sentii gelare il sangue. Una fuga di pensieri volava nella mia mente: “ma di quale volta sta parlando? ospe- dale? Quale ospedale...?”.

era già successo, tempo prima, che lui venisse ricoverato. la mamma ci aveva portate a fargli visita per vedere come stava. era un ospedale strano. Per entrare bisogna- va superare dei controlli. in giro non si vedeva nessuno. non era come negli altri ospedali, dove i malati – almeno quelli che stanno meglio – vanno su e giù per i corridoi e chiacchierano con i parenti.

ci dissero che era un ospedale dove si curavano le malattie infettive. in realtà mio padre aveva semplice- mente la psoriasi, una tipica malattia psicosomatica, e il suo vero problema era un altro: l’avevano rinchiuso in manicomio, il mio papà. a quel tempo, in Polonia, non esistevano strutture di assistenza per chi fosse finito nel tunnel dell’alcolismo, così per disintossicarti ti mettevano in una specie di galera.

io e mia sorella eravamo terrorizzate. ci avevano ac- compagnate insieme alla mamma in un giardino recintato da un muro altissimo. le finestre delle camere dei degenti avevano le grate, e la facciata dell’ospedale pareva proprio quella di un carcere.

Quando papà è sceso a salutarci, non sapevo se ridere o piangere. e così ho fatto finta di niente. natalka era ancora troppo piccola, non si rendeva conto di niente, lei. Papà era in pantofole, con un pigiama a righe. era dimagrito. Faceva un gran caldo quel giorno. aveva il corpo ricoperto di crosti- cine rosse. era uno spettacolo terribile, ma era il mio papà, e ridotto in quello stato io lo amavo anche più di prima.

la visita fu breve.

«Tornerò presto» promise. Poi accennò il solito sorriso. Quel sorriso dolce che aveva lui, da uomo buono. il sor- riso di un uomo vinto, di un uomo che si era battuto con tutte le sue forze, ma che si sentiva sconfitto. e lo era. sì, era la maschera della solitudine. la vita gli era sfuggita di mano, e a volte – proprio quando sorrideva – lui sembrava contemplarla tutta in un sospiro, e increspava un po’ le sopracciglia, incredulo e inerme davanti alla realtà. A volte, quando incrociavo i suoi sguardi, mi sembrava che mi chiedesse perdono.

“Perdono di che?” avrei voluto chiedergli. “io ti voglio bene, papà, anche se tu pensi di avermi delusa! e te ne vorrò sempre!” avrei voluto dirgli questo, avrei voluto correre ad abbracciarlo. ma non ci riuscivo. e quel suo sorriso mi sfiorava come una carezza mentre lo salutavo, col cuore così stretto dal dolore che mi mancava il fiato.

ci lasciammo con la promessa di rivederci presto, ma le cose non andarono così. cominciammo a vederlo sempre meno.

evidentemente venne ricoverato altre volte. Peggiorava. e mia madre – nonostante i ricordini che ci lasciava sulla faccia e sulle gambe con le sue “carezze” – ebbe il buon senso di risparmiarci un incontro così doloroso.

Forse mi illudo anche nel pensare questo. Forse, sempli- cemente, alla fine si era stufata. non ne poteva più di lui. non posso essere sicura di nulla, perché non potevo

capire davvero. ero solo una bambina. Tocca ai grandi proteggere i bambini dalle insidie della

vita. sono i genitori che dovrebbero stare con le antenne tese, pronti ad ascoltare i propri figli, pronti a cogliere ogni segnale importante nei mille momenti delicati della loro crescita, e ogni segnale preoccupante che proviene dal mondo intorno a loro.

a volte mio padre aveva in tasca i soldi per il biglietto del cinema, ma invece di portarmi a vedere un film, mi portava al laghetto dietro casa e con quei soldi si comprava una birra. Una birra che lo aiutasse a dimenticare tutto. Perché anche lui aveva le sue ombre, dalle quali cercava disperatamente di fuggire.

io me ne stavo seduta lì, accanto a lui, su una panchina uguale a tante altre, come ce ne sono nei parchi di tutte le città del mondo. me ne stavo in silenzio, con le mani in grembo, dondolando le gambe, e guardavo gli altri bam- bini pattinare felici insieme ai loro genitori, sul laghetto ghiacciato che sembrava un immenso specchio bianco. guardavo i ponpon colorati dei loro berretti ricamare arcobaleni nell’aria tersa di quelle giornate d’inverno, guar-davo le loro guanciotte arrossate dal freddo, e li guardavo cercare sicuri l’appoggio del braccio del loro padre, o della loro madre, quando perdevano l’equilibrio. allora anch’io mi appoggiavo a mio padre, cercando di scaldarmi le mani sotto il suo braccio. e cercando di scaldarmi il cuore strin- gedomi a lui. non m’importava che non eravamo andati al cinema. se quella birra gli serviva, per me andava bene. ma non era così, e io non potevo capirlo.

il bere è un gran problema nel mio paese. il mio papà era un alcolizzato, questa era la verità. al punto che era arrivato a bere l’alcol denaturato, allungandolo con un po’ d’acqua, o a tentare di fabbricare da solo in casa il liquore, servendosi di un detersivo per i piatti abbastanza diffuso allora in Polonia, che probabilmente conteneva una sostanza sgrassante a base di alcool puro.

era un alcolizzato, ma non era cattivo. era una persona che avrebbe avuto bisogno d’aiuto, e che per questo non era capace di aiutare noi. e poi, era il solo padre che avevo. ma purtroppo ho capito la verità solo molto dopo, e non ho fatto in tempo a dirgli chiaro e tondo: «Papà, lo so che tu ti senti solo, io lo so che ti senti sconfitto, ma sono tua figlia, e per me tu sarai sempre un vincitore». non feci in tempo, e arrivò... l’ultima volta.

non sarebbe bello se potessimo sapere in anticipo che quella che stiamo vivendo è un’ultima volta?

l’ultima volta che andiamo in un certo posto... l’ultima volta che prendiamo un certo tram, e scendiamo a quella solita fermata... l’ultima volta che una persona che amiamo ci ha stretto tra le braccia...

era inverno, il laghetto delle birre era ghiacciato.

«anusia...» mormorò mio padre. il mio nomignolo, per me, esiste solo in quella voce. mi chiamava, ed era l’ultima volta che lo faceva.

«anusia, tra due settimane quando torno a trovarti porta la tua sorellina.»

gli promisi che l’avrei fatto. ma non fui di parola. non so perché... andò così.

Tre giorni dopo quella che avrebbe dovuto essere la data del nostro incontro, qualcuno venne a bussare alla nostra porta. a volte bastano pochi istanti, un attimo, per far passare un treno che si porta via per sempre un pezzo della tua vita.

«chi è?» chiesi scocciata.

«sono io» fu la risposta, e mi sembrò la voce di mio padre.

mi affrettai ad aprire e... rimasi sbigottita: sulla soglia c’era mia nonna.

«e... papà?» domandai con un filo di voce, mentre sentivo un tuffo al cuore.

Quante cose pensai in un solo istante! Ricordi, voci, sguardi, attraversarono come lampi la mia mente confusa di bambina. Poi vidi la sua bicicletta legata al palo. e con- tinuavo a sentire l’eco della sua voce che mi rispondeva, ripetendomi “sono io...”. È sua la bicicletta che vedo, legata al palo, e nell’aria c’è persino il suo odore... l’odore del mio papà!

«lui non verrà, ania» disse mia nonna, sottovoce. Poi si fermò un attimo, socchiuse gli occhi per trovare il co- raggio di dare la sentenza che stava per dare alla piccola ragazzina bionda che aveva davanti, a quella bimba che solo poco tempo prima era stata la principessa di un ca- stello incantato fatto di sogni. Finché, spegnendo l’ultima speranza che resisteva nei miei occhi, ripeté: «Tuo padre non verrà, ania. non verrà mai più».

io la guardai inebetita. abbozzai una specie di sorriso, come per farle capire che sapevo che stava scherzando, perché non le credevo. Però sentivo già premermi nel petto i singhiozzi del pianto. inseguii l’illusione che tutto fosse un incubo, fino all’ultimo istante.

«ma no...» balbettai, con la voce che mi si strozzava in gola «no... guarda, nonna, su, non prendermi in giro! non vedi? là c’è la sua bicicletta, legata a quel maledetto palo!»

e mi voltai anche io in quella direzione e... non c’era nulla. non c’era nessuna bicicletta. solo un enorme, de- solante vuoto. e una neve sottile, gelida, che cadeva silen- ziosamente sulla strada.

non so spiegarmi come sia successo, ancora adesso non so spiegarmelo.

certe volte guardo i volti della gente per strada, e mi chiedo se anche a loro sia mai accaduta una cosa così.

Forse l’amore è più forte di ogni cosa e può sconfig- gere tutto. oltrepassa i confini dell’infinito, e attraversa le dimensioni della vita e della morte. Perché in realtà mio padre, quando credetti di sentire la sua voce, il suo odore, era già morto. Forse l’amore è così forte che può sconfiggere ogni cosa. o forse è la purezza e l’innocenza dei bambini che permette loro di vedere le cose con gli occhi dell’anima. cose che, da adulti, non sappiamo più vedere. Quello dei bimbi invece è uno sguardo che sfugge ai limiti dello spazio e del tempo.

in seguito mi spiegarono cosa era accaduto realmente.

mio padre era scivolato sugli scalini ghiacciati all’in- gresso di un negozio. era gennaio. Faceva un freddo cane. stava andando a comprare un’altra bottiglia di vodka. era il suo scaldacuore. era l’illusoria panacea di tutti i suoi mali. di una vita che non era andata come avrebbe dovuto. Qualcosa non aveva funzionato, tutto gli sfuggiva di mano, scivolava via, sempre più indietro, sempre più solo. e il suo unico passatempo era contemplare nel fondo delle bottiglie di vodka vuote il catalogo delle occasioni perdute... delle parole sbagliate, di quelle taciute... Purtroppo, nel vuoto infinito che sentiva dentro, c’ero anch’io. io, sua figlia,che gli avevo promesso d’incontrarlo e di portare con me la mia sorellina. invece non ci ero andata a quell’ultimo appuntamento. e il senso di colpa, certe notti, ancora mi tiene dolorosamente compagnia.

immagino la scena, la immagino a occhi chiusi, col fiato sospeso. lui che sale col passo un po’ incerto i gra- dini coperti di ghiaccio del negozio di liquori. barcolla. È confuso. cade. È mio padre che cade. ed era una scala che conduceva al paradiso, quella che lui credeva portasse semplicemente a una bottiglia di vodka.

Un piede in fallo, il ghiaccio traditore, e fu questione di un attimo. Rotolò giù, e batté la testa morendo sul colpo. Per ore rimase lì per terra, sdraiato, al gelo, con la gente che passava indifferente.

dov’è finito lo spirito di solidarnosc?

la grande Ruota non si ferma ad aspettare la piccola ruota.

«ecco un altro ubriacone...» avrà mormorato qualcuno passando. «guarda lì, è talmente pieno di vodka che si è addormentato sulla strada ghiacciata!»

Quando mi resi davvero conto che mio padre non c’era più, corsi da mia madre. mamma faceva la badante, e io piombai in casa di questa donna gridando e piangendo sconvolta: «Papà è morto!».

lei rimase impassibile. Un’impassibilità disumana. la odiai per questo, anche se quella freddezza era il suo modo di difendersi dal dolore, era per lei ciò che per mio padre era la vodka. Per un attimo, mi parve già morta anche lei.

Tornai da mia nonna. non riuscivo a piangere, non riuscivo a liberarmi, a lasciarmi attraversare da un dolore più grande di me. la morte è un pensiero ingovernabile per chi non ha ancora scoperto la grazia infinita di dio. così, del mistero dell’esistenza, non conoscevo altro che la disperazione. non avrei mai più potuto parlare con il mio papà. né toccarlo, abbracciarlo. l’addio per sempre è un vuoto che niente e nessuno può colmare. Una parte di te scompare, e non la rivedrai più. Una parte della tua radice, muore.

Quando rientrò mia sorella, capì tutto guardandoci in faccia. le mormorai cosa era successo. lei diventò di pietra.

Fui tremendamente dura con natalka. sfogai su di lei tutto l’odio che provavo per me stessa per non essere an- data a quell’appuntamento con mio padre, e che il destino aveva trasformato nell’ultimo appuntamento.

«È stata colpa tua!» gridai a mia sorella. «È per colpa tua che non sono andata da papà! Tu vuoi più bene agli zii che a lui!»

ma sfogavo anche il rancore che provavo per lei, per come si era comportata una volta. Quel giorno mio pa- dre era venuto a trovarci. in casa c’era uno dei nostri zii, e natalka, con quella sottile cattiveria con cui i figli dei genitori separati cercano forse di punirli per essere stati abbandonati, invece che andare a salutare nostro padre, si mise a sedere sulle ginocchia di questo zio e l’abbracciò come se niente fosse.

anche se noi li chiamavamo in quel modo, loro non erano affatto nostri zii. era solo il nome che usavamo per indicare il fidanzato di turno di mia madre, da quando mio padre era definitivamente uscito dalla sua vita.

mio padre la guardò, ma non disse nulla. Posò sul tavolo la cioccolata che ci aveva portato, e poco dopo andò via. «È tutta colpa tua! gli è scoppiato il cuore veden- do questa scena!» gridai a mia sorella. natalka mi fissò incredula e, dopo un attimo di silenzio in cui si irrigidìtalmente che sembrò sul punto di andare in pezzi come un cristallo percosso dalle vibrazioni di un suono troppo

acuto, scoppiò in lacrime.

Nel vederla finalmente soffrire provai un gran piacere. in quel momento, la odiavo davvero. era il parafulmine di tutti i miei dubbi, le mie domande senza risposta, la mia solitudine, la mia amarezza.

solo qualche settimana dopo i funerali sono riuscita a versare tutte le lacrime che avevo dentro. ho pianto a dirotto, e ancora piango ora, quelle stesse lacrime, mentre ricordo il dolore insopportabile che mi procurava guardare la targhetta sulla tomba di mio padre. leggere il suo nome, l’età. era morto a quarantaquattro anni. Piangendo abbassa- vo la testa, e ogni volta che rialzavo gli occhi e vedevo quelle parole incise, quel numero, ricominciavo a singhiozzare.

da quel momento, feci di nuovo la pace con mia sorella.

Un giorno natalka se ne venne a casa con un palloncino. «dove l’hai preso?» «me l’ha regalato papà!» rispose lei tutta contenta,

come se nulla fosse. la mamma e io trasalimmo. ci guardammo incredule,

quasi impaurite. mi vennero i brividi. «Papà...?» sussurrò mia madre. «sì, papà!» squillò natalka. «e mi ha anche detto di

salutarvi tutti. Perché lui vi pensa, e vi vuole bene!» il suo sorriso era innocente e sicuro, la sua voce era

piena di sincerità. ogni tanto ripenso a quei momenti, e ancora adesso non

so dire se fosse una sua invenzione, se fosse il suo modo di superare il tremendo dolore che la morte di nostro padre ci aveva procurato.

ma forse è l’amore che vince ogni cosa... quando ci tocca separarci da una persona che amiamo, e non siamo riusciti a dirci tutto, la forza dell’amore è così grande che ci fa tornare silenziosamente a quel momento in cui l’ombra del silenzio coprì la nostra voce, e compie il miracolo di far rinnovare un incontro.

Avevo dieci anni ed ero già senza un padre. mia madre andava sempre più fuori di testa. mi presentava continua- mente i suoi amici. Tutti maschi. Amici che ovviamente approfittavano di lei, del suo bisogno d’amore che forse, anche per lei, risaliva ad altre ombre, più lontane, quando fu il suo castello incantato a crollare.

mia madre non fumava né beveva, questi amici invece accendevano continuamente sigarette e si riempivano i bicchieri, sorridendole e approfittando di lei. era una donna ingenua, malgrado tutto, e cadeva con facilità tra le braccia di uomini che la seducevano, si servivano di lei, e l’abbandonavano. a volte il rapporto durava di più, e alcuni dei suoi amanti diventavano miei zii.

«Questo è tuo zio» mi diceva con garbo la mamma.

e così i miei zii cominciarono a un tratto a moltiplicarsi: Jòzef, krzysiek, artur... Tutti erano miei carissimi zii!

avevo solo dieci anni e un disperato bisogno di affetto. bisogno di vedere in qualcuno una figura paterna.

alcuni mi stavano simpatici, ma sotto sotto, fin da allora, sentivo una specie di odio per certi uomini. l’unico uomo, per me, era mio padre.

se volevano stare con mia madre, e se a lei stava bene, per me non c’era nessun problema. ma dovevano fare come dicevo io: comprarmi caramelle, accontentarmi se avevo voglia di fare i capricci, e insomma darsi un po’ da fare, affinché io li sopportassi!

ma poi, arrivò uno zio diverso da tutti gli altri. e solo evocare il ricordo di lui, mi fa venire voglia di vomitare.

Dov’era mia madre? era morta anche lei davvero come mi sembrava a volte, quando la vedevo seduta, con lo sguardo perduto nel vuoto? come poteva non capire, non vedere, che l’affetto di uno di questi zii era tale da spingerlo a infilare la mano tra le gambe di sua figlia? Una bimba che aveva soltanto dieci anni?

Quante cose impossibili accadono continuamente... 

eravamo a letto, la mamma dormiva. sento la mano del suo amante che inizia a toccarmi. mi sfiora, si insinua... io sono rimasta come paralizzata. non potevo capire, ma sentivo che quello che stava accadendo era mostruoso. nel buio, sentivo il suo respiro. il mio cuore cominciò a battere forte, non sapevo se dovevo svegliare mia madre, urlare, o difendermi da sola. Perché quando ti accade una cosa così spaventosa, è strano, ma prima di tutto provi una specie di vergogna. anche se sei tu la vittima, provi vergogna per quello che sta accadendo.

all’improvviso mi sono alzata, sono scappata in bagno e ho cominciato a vomitare. ero tutta sudata, sconvolta, mi mancava l’aria. non sapevo più cosa fare, e ancora adesso, dopo tanti anni, quando il ricordo di quella notte mi sor- prende, mi viene voglia di vomitare. come se vomitando potessi sputare fuori per sempre, materialmente, l’incubo che avevo vissuto.

i bambini dovrebbero avvicinarsi alla sessualità tra di loro, scoprirla come un gioco. insieme ai loro coetanei. sono loro che possono scambiarsi una carezza azzardata. e poi magari, presi dall’emozione, scoppiare in una risata liberatoria...

Perché è così che il sesso è bello, limpido e naturale, come vuole la natura. ora so la verità: non avrei dovuto essere costretta a far finta di niente per non ferire mia madre! non avrei dovuto essere costretta a portare sulle mie piccole spalle, il peso di una croce così grande.

non avrei dovuto essere io a far da madre a lei: io ero sua figlia.

ma un giorno decisi che ne avevo abbastanza delle mani appiccicose, dei sorrisi falsi, degli sguardi viscidi e lascivi di quel figlio di puttana: e lo presi a calci.

non c’è karma che tenga per giustificare le cose schi- fose che quel pedofilo cercava di impormi fingendo di essermi amico, e così gli ho mollato un bel calcio forte e teso, proprio in mezzo alle gambe. lo presi in pieno: avevo fatto gooool!

ora finalmente aveva imparato anche lui quanto si è gelosi di certe parti intime, e quanto è brutto vedere che qualcuno ce le viene a toccare...

si piegò in due dal dolore. l’avevo colpito proprio bene.

se la mia rabbia fosse esplosa del tutto credo che avrei potuto ucciderlo.

era un uomo sposato, che aveva tre figli. ma non so se sperare che sia tornato da loro, quando mia madre final- mente lo cacciò. era l’essere più spregevole che si possa immaginare.

storie come questa sono successe e succedono a tanti ragazzini in ogni parte del mondo. e continueranno a succedere, se a dominare i nostri cuori sarà l’indifferenza, l’assenza, e non quella parola magica con cui un solo uomo aveva risvegliato un intero popolo: Solidarnosc.

solidarietà.

 

 
 
 

TU STYLE magazine 11.maggio.2011

Post n°44 pubblicato il 11 Maggio 2011 da ania_goledzinowska
 

2011-05-11 TU STYLE MAGAZINE

 

UN BELLISSIMO ARTICOLO CHE PARLA DEL LIBRO SU " TU STYLE" magazine USCITO OGGI IN TUTTE LE EDICOLE. DAVVERO BELLO.

 
 
 

VIDEO CON OCCHI DI BAMBINA

Post n°43 pubblicato il 08 Maggio 2011 da ania_goledzinowska

SPERO DI IMPARARE UN GIORNO INSERIRE VIDEO IN FORMATO GRANDE

 

QUESTO INVECE E UN VIDEO FATTO DA UN AMICO, MOLTO BELLO, PER CHI HA LETTO IL LIBRO....E CONOSCE LA MIA STORIA...... GRAZIE

PER SDRAMATIZZARE....

 
 
 

CUBA..........VERSO LA NORMALITA???

Post n°42 pubblicato il 06 Maggio 2011 da ania_goledzinowska

 

CUBA - PATRIA O MUERTE VINCEREMOS

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"Hasta la victoria siempre, Patria o muerte", è lo slogan del Che, e della rivoluzione che sottrasse Cuba e il suo l'arcipelago alla dittatura di Fulgencio Battista – sotto la cui oppressione tutte le ricchezze dell'isola furono svendute agli Stati Uniti, e la prostituzione e il gioco d'azzardo dilagavano, con una forte influenza della mafia italoamericana – e la consegnò all'interminabile regime comunista di Fidel Castro.

Lo si vede scritto dappertutto e a me, a dire il vero, fa venire la pelle d'oca. È un grido di libertà, ma che viene da un popolo che, per una ragione o per l'altra, la libertà continua a sognarla. Proprio in questi giorni si cellebrera "Revoluzion Socialista Y Democratica" dovè Fidel fara il suo discorso in piazza.

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Sono nata nella Polonia comunista, e appena messo piede a terra dall'aereo, mi è sembrato di essere tornata indietro di 25 anni. Questo che era successo in Polonia con Solidarnosc ora si sta ripetendo in Egitto, Tunesia, Libia. In Cuba ancora no. L'impronta della lunga dominazione spagnola, a L'Avana, capitale di questa splendida isola dalla storia tormentata è ancora evidente, e l'architettura coloniale vi affascinerà subito. I paesaggi e le coste sono semplicemente mozzafiato, e inoltre Cuba è una terra ricchissima di risorse (prima di tutto lo zucchero, ma anche nichel e persino petrolio): potrebbe prosperare anche solo per il turismo, eppure la  popolazione (oltre undici milioni di persone, di cui circa due milioni e mezzo nella capitale), vive in gran parte nella miseria. 

Qualcuno mi ha sconsigliato persino di scrivere questo reportage, perché altrimenti tornando qui probabilmente sarei stata arrestata... Già, ma se tutti facciamo sempre finta di niente, e ci lasciamo scorrere addosso la realtà, le cose non cambieranno mai... Sarò un'ingenua, ma sono una che crede ancora che il mondo possa cambiare. 

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Appena metti piede a L'Avana scendendo dall'aereo ti investe un caldo appiccicoso, e si sente un odore di benzina così forte che ti stordisce. Forse dipende dal fatto che in giro ci sono solo macchine vecchissime. Anche i pezzi di ricambio vengono continuamente riclicati, così spesso la gente resta in panne: il meccanico o il gommista devono essere mestieri d'oro da queste parti... In realtà i Cubani non solo non possono permettersi una macchina nuova, ma la Legge gli vieterebbe in ogni caso di comprarla. Così le automobili sono un bene di famiglia, che passa da padre a figlio. Le strade sono piene di persone che fanno l'autostop, perché i mezzi pubblici, quando funzionano, sono talmente pieni che salirci è un'impresa. Nessun cubano ha una casa di proprietà. Qui è tutto del Governo. Casa poi... Moltissimi palazzi cadono letteralmente a pezzi. Alcuni, come ho detto, sono splendidi esempi di architettura coloniale, con il patio interior, alla spagnola, ma sembrano rovine abbandonate tanto sono fatiscente:  invece se andate a guardare, scoprite che dentro ci vive gente. Dopo un po' mi sembrava davvero di essere stata catapultata nella Polonia di una volta, quando nei negozi non c'era nulla e le case sembravano casermoni grigi, cose di cui ho parlato anche nel mio libro "Con Occhi di Bambina" in cui racconto cosa vuol dire nascere sotto una dittatura. 

Ma, come spesso succede quando un Paese è povero, la gente è disponibile, cordiale, alla mano...  I Cubani sono il frutto di innumerevoli contaminazioni culturali. Questa è una terra magica, dove attraverso il commercio di schiavi si diffuse il vudù, e dove la musica africana è rimbalzata attraverso il sudamerica, dando vita a ritmi che balliamo in tutto il mondo. L'atmosfera che si respira nelle strade, è straordinaria. La criminalità comune, quasi non esiste. Potete tranquillamente andare in giro per le strade anche di notte e non vi succede niente. La gente vi sorride sempre, anche se ci sarebbero tante ragioni per piangere. Noi, figli del consumismo più sfrenato, ci lamentiamo sempre perché non abbiamo abbastanza soldi, però magari abbiamo in casa tre televisori, due auto, e venti paie di scarpe... A un cubano se gli regali un paio di vecchi infradito lo fai felice! Torni tra tre anni e lui le porta ancora, qui non si butta niente. Come quando la gente veniva nei Paesi dell'Est, e regalava le calze e noi le mettevamo solo la domenica per andare in chiesa... Un Cubano guadagna da 10 a massimo 25 pesos al mese. Circa 22 euro. Più fortunati quelli che lavorano negli alberghi o nei ristoranti, che possono arrotondare con le mance. L'alfabetizazione è praticamente totale, perché il sistema scolastico è gratuito fino all'Università, però le scuole non sono vicine e molte volte pulman e rotto, quindi a scuola non si può andare.  C'è molta disoccupazione, e tanti vivono di quello che gli passa lo Stato: un po' di riso, fagioli.. In ospedale (i medici cubani sono tra i migliori del mondo), non è raro vedere una vecchietta che paga la visita offrendo una gallina o un chilo di banane. 

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Ma intorno all'allegria della gente, alla loro apparente spensieratezza, alla loro filosofia di vita che li fa convivere con una serenità incredibile con la miseria, ci sono molte ombre. Mentre tutto ti sembra normale, fino all'attimo prima, all'improvviso scopri che la persona con cui hai appena parlato è stata arrestata! Un uomo si era soffermato a chiacchierare con noi. Si lamentava di come andavano le cose... L'abbiamo ascoltato, poi ci siamo salutati, e cento metri più in là lo aspettavano due poliziotti in borghese: manette, e via. 

Perche? Il regime di Castro ha salvato Cuba da un gorgo mortale, ma ormai sopravvive a se stesso, e mentre continua a lottare con l'imperialismo americano, la gente crepa. Molto sono insofferenti al comunismo, ma guai aprire bocca. In ogni quartiere c'è un così detto Capo, che raccoglie tutte le informazioni, e scatta la denuncia. Così tra di loro i Cubani non si fidano molto. Durante la dittatura di Battista, questo Paese era stato il paradiso dei pedofili. Oggi non dovrebbe essere più così, ma ci sono innumerevoli cose da cambiare ancora, e il tunnel sembra lungo. La povertà induce ancora la prostituzione, ma se un turista viene beccato in macchina o in albergo con una ragazza, al turista non fanno nulla, mentre la ragazza finisce in galera. Eppure appena entri in un locale le ragazze ti saltano adosso due o tre alla volta, chiedendoti un "regalino". Circa 100 pesos. Se aspetti quando il locale chiude, e arrivano i "saldi umani", con 100 pesos te ne porti a casa due... E puntuale fiorisce l'indotto: in alcune "casas particulares", cioè "case private", una parte è dedicata ad ospitare i turisti che hanno fatto "spese" nei locali, e lì si può fare quello che si vuole... Altrimenti la ragazza devi portarla in albergo, e lì tocca allungare anche circa 100 pesos alla reception... Insomma, c'è tutta una mostruosa economia sotteranea. Avevo deciso di aiutare una famiglia Cubana, che ha una bambina malata. Loro vivono in una camera in 4, insieme anche a un cane. La loro casa sembra uno di quei locali sotterranei dove nei palazzi occidentali stanno i bidoni della spazzatura. La famiglia, ovviamente, era felicissima di poter ricevere una mano, e io di potergliela dare, ma non fu cosi, il giorno dopo mi chiamò una persona, mi chiese di incontrarci, e mi spiegò che era meglio se smettevo di fare beneficenza, perché rischiavo di creare seri problemi a quelle persone. Il Governo tiene moltissimo all'immagine di facciata, e guai accettare "elemosine" dagli stranieri.

Una sera io e i miei amici siamo andati in un locale dove era vietato entrare con i pantaloncini corti. Indossavo un paio di shorts e non volevano lasciarmi entrare. Però, dentro, le ragazze portavano minigonne minuscole... Insomma sì, Cuba è questo: una continua, affascinante contraddizione, un luogo fuori del tempo, una terra di musica e di magia, un cortocircuito di culture diverse dove incontrerete miseria e spiagge da sogno, gente affamata e ristoranti dove si serve una cucina magnifica, a base di aragosta, gamberi, e pollo, che sono le loro specialità (imperdibile la granita di Mojito). Il mare è stupendo soprattutto andando verso Varadeo, e poi Cayo Blanco, una delle innumerevoli isolette che si possono raggiungere in barca. Fate di tutto per organizzarvi una gita in mezzo al mare e fare il bagno con i delfini: un'emozione indescrivibile, che vi metterà a contatto con la natura come nient'altro al mondo.

Pieni di suggestioni anche i mercatini, dove si può trovare davvero di tutto, tra cui ovviamente i celeberrimi sigari. E magari fate una puntata al Havana Cafè, un locale molto carratteristico, dove si svolge uno spettacolo di musica e danza davvero straordinario (senza dimenticatere di allungare una mancia qua e là ogni tanto...) Noi possiamo scegliere, loro no...

"O Patria o Morte".... Ma sarebbe una pagina di Storia da voltare. E pare che potrebbe essere cosi, nei ultimi giorni  lo stesso Fidel Castro che lascia il posto di segretario del Partito comunista al fratello Raul, ha rappresentato il via libera alla cornice ideologica data dal sesto congresso alle riforme avviate negli ultimi anni dal regime. Cosi' e' stato anche per gli incarichi di leadership politica e statale, la cui durata e' stata ristretta a cinque anni ciascuno. I mille delegati arrivati all'Avana hanno approvato un'ondata di circa 300 provvedimenti nel settore dell'economia, incluso il taglio di un milione di posti di lavoro e la decentralizzazione della gestione del settore agricolo. Il socialismo non viene rinnegato, ma e' destinato a cambiare volto. Al suo interno, ha stabilito l'assise, saranno "riconosciute e promosse" le modalita' di "investimenti esteri, le cooperative, la piccola imprenditoria agricola e il lavoro privato". Sara' permessa anche la compravendita delle abitazioni tra i privati, una decisione che potrebbe smantellare la linea di trasmissione della proprieta' dai genitori ai figli e avviare un vero mercato immobiliare.

Staremo a vedere…Perché una sola cosa conta davvero: io dico, Viva la Libertà!

Ania Goledzinowska

a cura di : Flavio Pagano

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MALE NON FARE PAURA NON AVERE....

Post n°41 pubblicato il 04 Maggio 2011 da ania_goledzinowska
 

 

Libero-news.it
http://www.libero-news.it/news/731148/Ania__dal_pacco_dono_per_Silvio_a_Karima_Il_fidanzato
___Non_fatevi_strane_idee_.html

Nessuna donna-pacco, nessun giro sospetto.

Così Paolo Enrico Beretta, nipote di Silvio Berlusconi,

descrive Ania Goledzinowska, sua fidanzata coinvolta involontariamente nel caso Ruby. La Goledzinowska, 28enne modella polacca,il cui nome è stato pubblicato insieme alle intercettazioni su Karima el Mahroug,era già finita sotto i riflettori nel 2008 quando, a Roma, saltò fuori da un pacco gigante per cantare “Happy birthday” al presidente del Consiglio in persona, Silvio Berlusconi. Tutti particolari riferiti nell’ultimo numero del settimanale Novella 2000. Parole che non sono passate inosservate e che hanno                 provocato la replica di Beretta.


SOLO UNA PERFORMANCE ARTISTICA -
"In merito a recenti prese di posizione su periodici di stampa nelle quali si insinua che
Ania Goledzinowska è stata regalata per compleanno in un pacco – scrive Beretta in una nota -, volevo precisare una cosa. Io non frequento un certo tipo di persone e quindi se avesse fatto qualcosa di male non avrei frequentato nemmeno lei. E’ stata
solamente una performance artistica dove lei cantò "tanti auguri". Cena normalissima
di compleanno e nessuno era a conoscenza della sorpresa. Ricordo che per Pasqua               il partito Pdl aveva regalato un uovo sorpresa a mio zio con la violinista dentro, quindi niente di scandaloso! Se non fossero state pubblicate le sue illegali intercettazioni su Repubblica e Corriere della Sera in cui Ania vuole mettere in guardia una ragazza   (Ruby), non avrebbe neanche rilasciato intervista per Novella 2000perché non voleva assolutamente cercarsi questo tipo di pubblicità ma alla fine si è dovuta tutelare.               Ania è una persona a me molto vicina, lo è stata anche nei momenti più delicati                 della mia vita. Lei è una brava ragazza con un passato tormentato da cui ha fatto              mea culpa avendo avuto persino il coraggio di raccontarsi nel suo libro autobiografico            a cui ha dedicato tutto il suo tempo e i suoi sforzi degli ultimi anni.
Ha sposato la causa contro la violenza sulle donne e sugli abusi minorili, quindi non posso accettare  che venga immischiata in cose che non appartengono né alla sua persona né       alla sua personalità. Abbiamo un rapporto speciale, fuori dagli schemi predisposti                 di grande affetto e di stima che per ora si limita a questo poichè lei ha scelto di             seguire un percorso religioso che io rispetto. Non si sa cosa ci riserverà il futuro                   ma so che le starò sempre vicino". 

06/05/2011

 

ANIA

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Novella 2000 del 4 maggio

CASO RUBY, ANIA GOLEDZINOWSKA SU NOVELLA 2000 CONTRO MORA, DIFFENDE PREMIER E FEDE : "LELE MORA MI MANDO’ A CASA DEL PREMIER"


ROMA, 3 MAG - In esclusiva su Novella 2000 da oggi in edicola parla la ex modella          polacca che in un'intercettazione di La Repubblica suggerisce a Ruby di stare alla

larga da Lele Mora. 
La ragazza, che ora frequenta Paolo Enrico Beretta, nipote del premier, rivela                   come ha conosciuto la marocchina dello scandalo e del suo rapporto con Mora,                     ora inquisito per induzione alla prostituzione. 

"Telefonai a Ruby per metterla in guardia, anch’io ho lavorato per Lele; fu lui                        a mandarmi  a casa di Berlusconi a Roma: era la sua festa di compleanno del               2008. Allora io non sapevo a casa di chi stavo andando e neppure lui si aspettava                 una sorpresa del genere. Non mi fece avance e fu gentile" 
Ania che ha appena pubblicato per Piemme Con occhi di bambina autobiografia sul               suo arrivo in Italia vittima di aguzzini, racconta del periodo in cui ha lavorato per           l'agenzia di Mora: "Sono stata mandata a una cena in cui gli ospiti si aspettavano             da me un altro tipo di prestazione. Ma Mora rispondeva che io fraintendevo"                      Di Emilio Fede dice: "riceve decine di telefonate e sms al giorno da ragazze che               vogliono andare a cena con lui. Non sa come sbarazzarsene. Piu che carnefice,                     mi sembra una vittima.

 

 

 
 
 

GRAZIE....

Post n°40 pubblicato il 04 Maggio 2011 da ania_goledzinowska
 
Tag: ania

 
 
 

VIDEO - BEATIFICAZIONEDI KAROL WOJTYLA - CANALE 5

Post n°38 pubblicato il 27 Aprile 2011 da ania_goledzinowska
 

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NELLA PAGINA "CON OCCHI DI BAMBINA" DI FACEBOOK VIDEO

http://www.facebook.com/pages/Con-Occhi-Di-Bambina/

 

CARI AMICI,

OGGI E STATO UN GRANDE GIORNO, BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II FU UNA DELLE COSE PIU EMOZIONANTI DELLA MIA VITA. AVEVO PREPARATO UN BELLISSIMO DISCORSO, DOVE RICORDAVO CHE KAROL WOJTYLA NEL 2005 SCRISSE UNA LETTERA DEDICATA A TUTTE LE DONNE, IN QUI, PUR NON CHIEDENDO ESPLICITAMENTE PERDONO PER LE INGIUSTIZIE COMPIUTE VERSO LA DONNA NEL NOME DELLA CHIESA E NEL NOME DI CRISTO (E QUI RICORDIAMO PIU DI UN MILIONE DI DONNE TORTURATE, UCCISE E BRUCCIATE SUL ROGO PER PRESUNTE STREGONERIE), DI FATTO SOTTOLINIAVA GLI ENORMI CONDIZIONAMENTI CHE IN TUTTI I TEMPI E IN OGNI LATITUDINE HANNO FATTO SI CHE IL CAMMINO DELLA DONNA E STATO MOLTO DIFFICILE. QUANTE VOLTE SIAMO STATE EMARGINATE? MISCONOSCIUTE NELLA NOSTRA DIGNITA? COSTRETTE ALLA SERVITU? ANCHE ADESSO CHE SIAMO NEL 2011 CAPITA MOLTO SPESSO CHE SIAMO VALUTATE SOLTANTO PER IL NOSTRO ASPETTO FISICO, NON CI VALUTANO PER LA NOSTRA PROFESIONALITA, COMPETENZA, INTELIGENZA ECC ECC... ECCO GIOVANNI PAOLO II E ANDATO OLTRE TUTTE QUESTE COSE, IN QUALCHE MODO CI HA VOLUTO CHIEDERE SCUSA, CI HA RICONOSCIUTO TUTTE QUESTE QUALITA E CI HA RIDATO LA NOSTRA DIGNITA!!!!

PURTROPPO IN DIRETTA A DOMENICA 5 ERAVAMO IN TROPPI, VOI DA CASA MAGARI NON VI POTEVATE ACCORGERE MA LA GENTE SI AMAZZAVA QUASI PER POTER PARLARE... COLLEGAMENTI, STUDIO, PUBBLICITA... NON SI CAPIVA NIENTE.... QUANDO DIRETTORE BRACHINO MI HA DATO LA PAROLA, DOPO LE 20 VOLTE LE STESSE COSE, NON HO VOLUTO RIPETERE LE PAROLE DEGLI ALTRI, NON HO VOLUTO INIZIARE UN DISCORSO CHE MAGARI NON RIUSCIVO A FINIRE PER MANCANZA DI TEMPO.... SONO RIUSCITA SOLO DIRE CHE " PER NOI OGGI E STATO UN GRANDE GIORNO .... E SIAMO BEATI NOI CHE ABBIAMO AVUTO UN PAPA COSI GRANDE" - credo che con questo ho riassunto tutto dibattito della puntata di oggi.... 

POCHE PAROLE MA DETTE CON IL CUORE E CREDO CHE SONO PIACIUTE, PERCHE HO APPENA RICEVUTO LA TELEFONATA CHE ENTRO LA FINE DI MAGGIO TORNERO A DOMENICA 5.

ANCHE SE CON IL CUORE INVIDIO A TUTTI QUELLI CHE OGGI HANNO AVUTO LA POSSIBILITA DI ESSERE A ROMA E VEDERE DAL VIVO QUESTO GRANDE EVENTO...

UN ABBRACCIO A TUTTI VOI E SPALANCATE LE PORTE A CRISTO...... PERCHE SE LO DICE WOJTYLA, VUOL DIRE CHE ESISTE DAVVERO! NE SONO CONVINTA ! 

BUONA SERATA

 

ANIA

 

 
 
 

MATRIMONIO KATE E WILLIAM

Post n°37 pubblicato il 26 Aprile 2011 da ania_goledzinowska

VA BENE ORA VE LO DICO, QUANDO ERO A LONDRA QUALCHE MESE FA HO AVUTO UN "RIAVICINAMENTO" CON PRINCIPE WILLIAM..... SORRY KATE...

MI E ARRIVATO QUESTO MESSAGGIO MI FA FATTO MORIRE DAL RIDERE!!! AHAHAHAA...

 sessosenzaamore2 alle ore 20:17 del giorno 26/04/2011
 
notizia ANSA delle ore 20:01 : Londra. La nota scrttrice polacca Ania Goledzninowska, autrice del best-seller "Con occhi di bambina" di cui sono già state vendute 3 milioni di copie, sembra non fermarsi piu'. Ieri sera è stata vista a Piccadilly Circus, in compagnia del principe William, in un noto ristorante londinese. La notizia ha fatto sobbalzare la famiglia reale, in primis la regina Elisabetta che ha rilasciato la seguente dichiarazione: non posso smentire il fato che William abbia avuto in passato un flirt con quella polacca, ma adesso è tutto finito" Persone molto vicine alla famiglia reale dicono di un litigio pazzesco tra William e Kate..la quale sembra intenzionata ad annullare il matrimonio del 29/4. Altri testimoni dicono di aver visto William ed Ania in una gioielleria vicino alla National Gallery... Che sia il preludio ad una notizia unica??? Flavio Briatore, a Londra in questi giorni, ha rilasciato una intervista alla BBC , affermando che il 29/4 ne vedremo delle belle... Vi terremo aggiornati... Nel frattempo tutte le telvisioni e i corrispondenti delle maggiori testate giornalistiche mondiali stanno marcando stretta la scrittrice polacca che per il momento è blindata in un hotel di Oxford.
 

 

LONDON OTTOBRE 2010

 
 
 

IL GIORNALE - Dalle notti pazze fino a Medjugorje

Post n°36 pubblicato il 24 Aprile 2011 da ania_goledzinowska
 

IL GIORNALE

A MILANO A COLORI IN SARDEGNA BIANCO/NERO AH AH AH....  

Dalle notti pazze fino a Medjugorje Alla ricerca dell’innocenza perduta

di Redazione 

http://www.ilgiornale.it/interni/dalle_notti_pazze_fino_medjugorje_alla_ricerca_dellinnocenza_perduta/24-04-2011/articolo-id=519138-page=0-comments=1 

 

 

Dai canti in discoteca alle preghiere dedicate alla Madonna di Medjugorje. Non c’è che dire, un bel salto in avanti per Ania Goledzinowska: showgirl, modella e attrice ma - soprattutto - una ragazza dal volto angelico che ha scritto un romanzo-verità «con gli occhi di bambina»; metafora che è diventata anche il titolo del suo primo libro («Con gli occhi di bambina. Alla ricerca dell’innocenza perduta» ed. Piemmeincontri, pagg. 266, 16,50 euro). 
Racconta Ania: «Dio mi ha tenuto la Sua mano sul capo, e mi ha aiutato a ritrovare la speranza e la voglia di sognare. I sogni sono per l’anima ciò che per una piantina è l’acqua. Significa che sei viva, ma viva veramente. E che sei capace di immaginare un futuro». Un percorso lungo il quale ad Ania è stato vicino Paolo Brosio, anche lui profondamente cambiato dopo aver vissuto l’esperienza meravigliosa di Medjugorje: «La vicenda della mia amica Ania è sconcertante, emozionante e tiene col fiato sospeso. Il pericolo, la violenza e la criminalità organizzata, il mondo della notte a Milano, tentacolare, sono gli ingredienti di un cocktail che poteva essere letale. 
Ma la giovane vita di questa bella, solare e intelligente ragazza polacca stava a cuore a Qualcuno che l’amava tanto e che le ha indicato la via per uscirne. Sono sicuro che la sua salvezza è la Madonna di Medjugorje». 
Il racconto comincia in Polonia, dove una bambina che sogna la vita come un castello incantato, ne conosce invece tutta la spietata durezza. L’Italia, lontana, sembra una sorta di «terra promessa». 
Il viaggio verso il riscatto assume, però, le tinte tragiche dello sfruttamento minorile. Ania vive abusi e discriminazioni, passa attraverso un sequestro ed un tentato suicidio. Sullo sfondo si delinea la realtà desolante di un mondo degradato, in cui perfino chi avrebbe dovuto e potuto proteggerla si rende aguzzino. 
Molestie, alcol, droga, vita nei night, falsi amici senza scrupoli, polizia corrotta sono gli antagonisti contro cui la ragazza si batte da sola, alla disperata ricerca si se stessa, di un amore che possa redimerla e che sembra finalmente arrivare, per poi lasciare il posto ad una solitudine sempre più profonda. Ania, nonostante tutto, resiste e la sua storia smentisce il cliché della donna che ottiene successo cedendo a compromessi. 
La sua forza è nella lealtà, nella ricerca del bene e dell’amore, nella voglia di restare pulita, che la conducono su un cammino inaspettato di speranza. 
Illuminato dalla Madonna di Medjugorje, sempre pronta ad allungare una mano verso la «Ania» che si cela in ciascuno di noi.

 

 
 
 

"Wojtyla riscatta la vergogna per i peccati della Chiesa"

Post n°33 pubblicato il 22 Aprile 2011 da ania_goledzinowska
 

 

VATICANO"Wojtyla riscatta la vergogna
per i peccati della Chiesa"A pochi giorni dalla beatificazione di
Giovanni Paolo II, Papa Ratzinger esalta la figura del suo predecessore e
torna sullo scandalo della pedofilia: "Nonostante i nostri errori, ci sono
esempi luminosi di fede"
CITTA' DEL VATICANO - "Nonostante tutta la vergogna per i nostri
errori, non dobbiamo, però, dimenticare che anche oggi esistono
esempi luminosi di fede; che anche oggi vi sono persone che, mediante
la loro fede e il loro amore, danno speranza al mondo". Papa Ratzinger fa,
in modo esplicito, il nome di Karol Wojtyla, nel corso dell'omelia della messa
crismale concelebrata in San Pietro con il cardinale vicario Agostin Vallini e il
clero di Roma, a dieci giorni dalla beatificazione di Giovanni Paolo II. "Quando,
il prossimo primo maggio verrà beatificato - continua Benedetto XVI - penseremo
a lui pieni di gratitudine quale grande testimone di Dio e di Gesù Cristo
nel nostro tempo, quale uomo colmato di Spirito Santo. Insieme con lui
pensiamo al grande numero di coloro che egli ha beatificato e canonizzato
e che ci danno la certezza che la promessa di Dio e il suo incarico anche
oggi non cadono nel vuoto".

Per il Pontefice, "l'annuncio del Regno di Dio, della bontà illimitata di Dio,
deve suscitare innanzitutto questo: guarire il cuore ferito degli uomini".
"L'uomo per la sua stessa essenza - ha ricordato - è un essere in relazione.
Se, però, è perturbata la relazione fondamentale, la relazione con Dio,
allora anche tutto il resto è perturbato. Se il nostro rapporto con Dio
è perturbato, se l'orientamento fondamentale del nostro essere è
sbagliato, non possiamo neppure veramente guarire  nel corpo e
nell'anima. Per questo, la prima e fondamentale
guarigione avviene nell'incontro con Cristo che ci riconcilia con Dio
e risana il nostro cuore affranto", ha continuato Ratzinger facendo
indirettamente allusione alle centinaia di grazie che nel mondo vengono
attribuite all'intercessione dell'ormai prossimo beato Giovanni Paolo II e a
tutti gli altri santi e beati. 

Mentre Roma si prepara a ospitare l'evento, il mondo ricorda la figura
di Papa Wojtyla. "I suoi gesti esprimevano sempre verità, non erano mai
enigmatici", dice di lui Joaquin Navarro-Valls, che fu suo portavoce e amico.
"Chi lega la sua capacità comunicativa alle sue esperienze giovanili di
attore - continua Navarro-Valls - secondo me confonde la causa con
l'effetto. Io ho sempre pensato che la sua efficacia comunicativa dipendesse
da cosa diceva, non dal come. Anche se in lui c'erano tutti e due gli elementi". 

Intanto l'area intorno a Vaticano è un misto di sacro e profano e in vista della
cerimonia di beatificazione ci si prepara a vendere ogni genere di gadget.
Nei pressi di via della Conciliazione ci sono banchetti per la vendita di oggetti
sacri ma anche commercianti ambulanti che vendono pizze e panini ed
offrono ristoro ai molti turisti già da giorni nella capitale per partecipare alle
cerimonie religiose della Settimana Santa. Numerosi i venditori ambulanti
che propongono ogni tipo di souvenir con l'immagine di Wojtyla.

(21 aprile 2011)

fonte: http://www.repubblica.it/esteri/2011/04/21/news/wojtyla_riscatta_la_vergogna_per_i_peccati_della_chiesa-15204386/?ref=HREC2-2

 

 
 
 

INTERVISTA

Post n°32 pubblicato il 21 Aprile 2011 da ania_goledzinowska

VI COPIO QUI UN INTERVISTA USCITA QUALCHE GIORNO FA... METTO SOLO LA SECONDA PARTE PERCHE LA PRIMA NON MI SEMBRA MOLTO INTERESSANTE... NE ABBIAMO GIA PARLATO...
FONTE: http://www.giornalettismo.com/archives/121946/la-ragazza-al-telefono-con-ruby-e-quella-torta-di-compleanno-per-silvio-con-sorpresa/5/

POLONIA- ITALIA – Ciò di cui Ania tiene a parlare è invece il suo libro. Uscito per Piemme, ovvero Mondadori – strano destino, o forse no – si chiama “Con occhi da bambina”, e racconta la storia, appunto, di Ania, fra la Polonia e l’Italia, fra la violenza, lo sfruttamento, la disperazione, fino alla resurrezione – è proprio il caso di dirlo – con l’incontro con la fede. In copertina del libro, la dedica di Paolo Brosio, 
frequentatore assiduo del santuario diMedjugorje, dove anche Ania si reca ormai regolarmente. Così le agenzie presentavano il suo libro.

Violenze, alcol, droga, ricatti e la vita dei night. L’esperienza che vive Ania, protagonista del romanzo-verità ‘Con occhi di bambina’ (edizioni Piemme) è l’avventura di chi venuta dalla Polonia in Italia per inseguire un sogno si ritrova a dover affrontare una serie di esperienze crude. Solo la fede l’aiuterà a uscire dal buio. L’autrice Ania Goledzinowska racconta con coraggio la sua storia come se fosse “una sorta di terapia” per liberarsi del suo passato. “Ho deciso di raccontarmi quando ho capito che esiste un mondo che noi ignoriamo. Ce ne accorgiamo solo quando troviamo tracce di vomito, urina o sangue sulle strade”, dice la modella polacca a Ign, testata online del Gruppo Adnkronos parlando del suo libro che, già in libreria, sarà presentato il prossimo 14 marzo presso “Le Banque”, storico locale di Milano. “Ogni giorno apprendiamo notizie di omicidi di donne e bambini, di stupri – continua Ania Goledzinowska – ma nessuno si chiede il perché. E’ colpa dei genitori? Colpa della società? Quelli che rischiano di diventare teppisti sono ragazzi soli, sono già fantasmi prima ancora di morire”. Persone fondamentalmente sole, che vivono sofferenze, difficoltà economiche, altri addirittura violenze. “Ho voluto dare voce a questa parte del mondo”, spiega l’autrice, “perché l’Italia non è solo bunga bunga, ci sono i problemi piu gravi”.

IL LIBRO – Con noi lei vuole parlare soprattutto della sua fatica letteraria, in effetti.

Inizierei chiedendoti cosa per te è importante dichiarare. Perchè hai scritto questo libro: quale è l’intento? Cosa vuoi raccontare, cosa vuoi dimostrare? Quale è il punto?

La mia storia è la storia di tante donne e tanti adolescenti di oggi. Voglio dare la voce a questa parte del popolo, a persone di questo tipo. Ho raccontato quello che è successo, cose che succedono a gente come me, come ero io. Persone che si sentono sole, incomprese, incapaci, invisibili: Ci accorgiamo di loro e di quella parte del mondo solo quando troviamo tracce di vomito e di sangue per la strada. E invece dietro ognuno di loro c’è una storia, una sofferenza, ci sono anche sogni e speranze e molte volte vanno soffocate, perchè crediamo che non ce li meritiamo. Mi chiede quale è l’intento di questo libro? Lasciare un messaggio a tutti loro. “Non ci sarebbe mai permesso di sognare se i sogni non fossero realizzabili”. Dio creò noi e anche i sogni, se abbiamo fede possiamo arrivare dovunque.

Andiamo sulla vicenda del libro. Ci vuoi raccontare, sinteticamente, la tua storia dalla Polonia all’Italia? Tutto quello che ci vuoi dire del contenuto dell’opera, è ben accetto.

Non è semplice in due parole, diciamo che la vita non mi ha risparmiato, fin da piccola: La storia parte infatti da una scena violenta, racconto della Polonia Comunista, arrivo in Italia ingannando sulla mia reale età. Incontro polizia corrotta, aguzzini, finti amici. Dalle stalle passo alle stelle: prima rubavo per poter mangiare, finisco per girare in aereo privato. Poi mi rendo conto che la vera felicità consiste in altre cose. E’ una sorte di via Crucis, che il lettore fa insieme a me.

L’evento saliente del libro? Il punto di svolta della tua vita? Tu arrivi dalla Polonia e non trovi in Italia quello che cercavi. Subisci stupri e violenze. Quando è che tutto cambia?

Sono riuscita a scappare dagli aguzzini, per tre anni mi chiamavo con un altro nome, Claudia. Ne ho combinate di cotte e di crude, mi sono sposata a 18 anni per poter rimanere in italia, c’è tutto un racconto di vicende drammatiche ma anche momenti da film di Boldi e de Sica – nel senso, divertenti. Comunque tutto è iniziato a cambiare 5 anni fa, quando grazie alla mia storia di 2 anni con Francesco Baccini mi sono allontanata dalla droga.

E hai scoperto la fede…

Il cammino della Fede per me è una nuova e bellissima scoperta che sto esplorando giorno dopo giorno, cerco continuamente di trarre insegnamenti personali dalle letture del Vangelo. E mi sono accorta che molta gente ha bisogno di credere solo che hanno paura di uscire fuori, perchè viviamo in un mondo dove ad esternare i sentimenti ci si sente ridicoli. Il mio primo pellegrinaggio a Medjugorie e poi altri in seguito hanno cambiato per sempre la mia vita. Ma non lo si può spiegare, bisogna viverlo. Quando sono lì non vorrei tornare più indietro, ma la mia missione credo sia quella di dare testimonianza alla gente che ha bisogno di credere, non a quelli che credono già.

La tua è una storia molto intensa, di sofferenza e depressione. Cosa consiglieresti a chi passa un momento difficile, tu che dici di averne superati di difficilissimi?

Mi scrivono in molti dicendo ciò che hanno vissuto ma che non avrebbero mai avuto il coraggio di ammettere, e i loro sbagli che non avrebbero mai confessato mettendosi a nudo come ho fatto io. C’è sempre chi sta peggio e chi ha una storia più drammatica della tua, ma per poter cambiare il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi. Io nella fede ho trovato la serenità: Giovanni Paolo II, le sue parole, la sua figura, sono state per me uno stimolo molto forte per avvicinarmi a certi temi. Per cogliere quei momenti in cui sentiamo di aver bisogno di un contatto più profondo con noi stessi, e cominciamo a intravedere Dio. Pregate: questo è il mio consiglio, non abbiate paura.

Sul caso Ruby, dunque, niente. “Io non giudico chi si fa strada utilizzando il proprio corpo, ciascuna può fare ciò che vuole”, dichiarava all’AdnKronos. Forse, quando saranno i magistrati a convocarla, avrà occasione di dire un po’ di più.


 
 
 

Habemus Papam - Giovanni Paolo II - Beatificazione 1 Maggio

Post n°29 pubblicato il 18 Aprile 2011 da ania_goledzinowska
 

GIOVANNI PAOLO II

L'annuncio viene pronunciato dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro in Vaticano. All'annuncio segue la presentazione del nuovo papa. Fu lontano 

16 ottobre 1978

Karol Józef Wojtyła disse:

“Sia lodato Gesù Cristo! Carissimi fratelli e sorelle…siamo ancora tutti addolorati dopo la morte dell’amatissimo Papa Giovanni Paolo I. 

Gli emendissimi cardinali hanno chiamato un nuovo Vescovo di Roma”.
“Lo hanno chiamato di un paese lontano…lontano ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana. Io ho avuto paura di ricevere questa nomina ma…ma ho fatto nel spirito dell’ubbidienza verso il Nostro Signore e nella fiducia totale alla sua Madre Madonna Santissima. Anche non so se potrei bene spiegarmi nella vostra... la nostra lingua italiana. Se mi sbaglio…se mi sbaglio mi corigerete!”

In quel preciso momento ha conquistato il cuore di tutti Italiani. E non solo...

In Polonia mio Zio cadde dalle scale, noi Polacchi, non ci potevamo credere.

Nessun altro, solo Lui poteva aprire le porte delle frontiere. Solo un Uomo, del popolo, un Uomo come tutti noi.

Lo so, molti di Voi non credono nella chiesa di oggi. Ci sono le "mele marcie" ovunque, tutti possono sbagliare. Jesu ci insegno: Dovete amare il Vostro Nemico, Perdonare non giudicare... Ma Jesu esiste? Giovanni Paolo II si!

Di Lui vi fidavate?  Io si....... E se Lui credeva, io voglio credere.....

Ha cambiato il mondo, con Lech Walesa e il patto di Varsavia "Solidarnosc" ha fatto crollare il regime comunista. Noi Polacchi (ma nn solo) eravamo finalmente liberi...

Ne parlo di questo anche nel mio Libro...

Che comincia con le parole di Karol Wojtyla:

"Non abbiate paura. Serenità è farsi portare dal Signore"

IL 1 MAGGIO CI SARA' 

  • La memoria liturgica del nuovo beato Giovanni Paolo II sarà celebrata ogni anno il 22 ottobre, anniversario dell’inizio del suo pontificato, nel 1978. 

    GRANDE UOMO , GRANDE PAPA, GRANDE SANTO !

    Il 22 ottobre e anche il mio compleanno.... Neanche questo e un caso....

    Pregate, Credete.....perche solo con la Fede avrete le risposte a tutte le vostre domande...

    Lui e L'unico che riuscito per un giorno UNIRE tutti popoli del mondo, credenti e non, nella preghiera...... Nel giorno della sua morte.... 

    CI MANCHI....!

    E perdonate mi errori di scrittura (il mio libro mi aveva curato Flavio Pagano)

    ma come PAPA sono polacca e "se mi sbaglio mi corigerete!”

     
     
     
     
     

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