Creato da ania_goledzinowska il 10/01/2011

CON OCCHI DI BAMBINA

Ania Goledzinowska

 

 

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INTERVISTA

Post n°32 pubblicato il 21 Aprile 2011 da ania_goledzinowska

VI COPIO QUI UN INTERVISTA USCITA QUALCHE GIORNO FA... METTO SOLO LA SECONDA PARTE PERCHE LA PRIMA NON MI SEMBRA MOLTO INTERESSANTE... NE ABBIAMO GIA PARLATO...
FONTE: http://www.giornalettismo.com/archives/121946/la-ragazza-al-telefono-con-ruby-e-quella-torta-di-compleanno-per-silvio-con-sorpresa/5/

POLONIA- ITALIA – Ciò di cui Ania tiene a parlare è invece il suo libro. Uscito per Piemme, ovvero Mondadori – strano destino, o forse no – si chiama “Con occhi da bambina”, e racconta la storia, appunto, di Ania, fra la Polonia e l’Italia, fra la violenza, lo sfruttamento, la disperazione, fino alla resurrezione – è proprio il caso di dirlo – con l’incontro con la fede. In copertina del libro, la dedica di Paolo Brosio, 
frequentatore assiduo del santuario diMedjugorje, dove anche Ania si reca ormai regolarmente. Così le agenzie presentavano il suo libro.

Violenze, alcol, droga, ricatti e la vita dei night. L’esperienza che vive Ania, protagonista del romanzo-verità ‘Con occhi di bambina’ (edizioni Piemme) è l’avventura di chi venuta dalla Polonia in Italia per inseguire un sogno si ritrova a dover affrontare una serie di esperienze crude. Solo la fede l’aiuterà a uscire dal buio. L’autrice Ania Goledzinowska racconta con coraggio la sua storia come se fosse “una sorta di terapia” per liberarsi del suo passato. “Ho deciso di raccontarmi quando ho capito che esiste un mondo che noi ignoriamo. Ce ne accorgiamo solo quando troviamo tracce di vomito, urina o sangue sulle strade”, dice la modella polacca a Ign, testata online del Gruppo Adnkronos parlando del suo libro che, già in libreria, sarà presentato il prossimo 14 marzo presso “Le Banque”, storico locale di Milano. “Ogni giorno apprendiamo notizie di omicidi di donne e bambini, di stupri – continua Ania Goledzinowska – ma nessuno si chiede il perché. E’ colpa dei genitori? Colpa della società? Quelli che rischiano di diventare teppisti sono ragazzi soli, sono già fantasmi prima ancora di morire”. Persone fondamentalmente sole, che vivono sofferenze, difficoltà economiche, altri addirittura violenze. “Ho voluto dare voce a questa parte del mondo”, spiega l’autrice, “perché l’Italia non è solo bunga bunga, ci sono i problemi piu gravi”.

IL LIBRO – Con noi lei vuole parlare soprattutto della sua fatica letteraria, in effetti.

Inizierei chiedendoti cosa per te è importante dichiarare. Perchè hai scritto questo libro: quale è l’intento? Cosa vuoi raccontare, cosa vuoi dimostrare? Quale è il punto?

La mia storia è la storia di tante donne e tanti adolescenti di oggi. Voglio dare la voce a questa parte del popolo, a persone di questo tipo. Ho raccontato quello che è successo, cose che succedono a gente come me, come ero io. Persone che si sentono sole, incomprese, incapaci, invisibili: Ci accorgiamo di loro e di quella parte del mondo solo quando troviamo tracce di vomito e di sangue per la strada. E invece dietro ognuno di loro c’è una storia, una sofferenza, ci sono anche sogni e speranze e molte volte vanno soffocate, perchè crediamo che non ce li meritiamo. Mi chiede quale è l’intento di questo libro? Lasciare un messaggio a tutti loro. “Non ci sarebbe mai permesso di sognare se i sogni non fossero realizzabili”. Dio creò noi e anche i sogni, se abbiamo fede possiamo arrivare dovunque.

Andiamo sulla vicenda del libro. Ci vuoi raccontare, sinteticamente, la tua storia dalla Polonia all’Italia? Tutto quello che ci vuoi dire del contenuto dell’opera, è ben accetto.

Non è semplice in due parole, diciamo che la vita non mi ha risparmiato, fin da piccola: La storia parte infatti da una scena violenta, racconto della Polonia Comunista, arrivo in Italia ingannando sulla mia reale età. Incontro polizia corrotta, aguzzini, finti amici. Dalle stalle passo alle stelle: prima rubavo per poter mangiare, finisco per girare in aereo privato. Poi mi rendo conto che la vera felicità consiste in altre cose. E’ una sorte di via Crucis, che il lettore fa insieme a me.

L’evento saliente del libro? Il punto di svolta della tua vita? Tu arrivi dalla Polonia e non trovi in Italia quello che cercavi. Subisci stupri e violenze. Quando è che tutto cambia?

Sono riuscita a scappare dagli aguzzini, per tre anni mi chiamavo con un altro nome, Claudia. Ne ho combinate di cotte e di crude, mi sono sposata a 18 anni per poter rimanere in italia, c’è tutto un racconto di vicende drammatiche ma anche momenti da film di Boldi e de Sica – nel senso, divertenti. Comunque tutto è iniziato a cambiare 5 anni fa, quando grazie alla mia storia di 2 anni con Francesco Baccini mi sono allontanata dalla droga.

E hai scoperto la fede…

Il cammino della Fede per me è una nuova e bellissima scoperta che sto esplorando giorno dopo giorno, cerco continuamente di trarre insegnamenti personali dalle letture del Vangelo. E mi sono accorta che molta gente ha bisogno di credere solo che hanno paura di uscire fuori, perchè viviamo in un mondo dove ad esternare i sentimenti ci si sente ridicoli. Il mio primo pellegrinaggio a Medjugorie e poi altri in seguito hanno cambiato per sempre la mia vita. Ma non lo si può spiegare, bisogna viverlo. Quando sono lì non vorrei tornare più indietro, ma la mia missione credo sia quella di dare testimonianza alla gente che ha bisogno di credere, non a quelli che credono già.

La tua è una storia molto intensa, di sofferenza e depressione. Cosa consiglieresti a chi passa un momento difficile, tu che dici di averne superati di difficilissimi?

Mi scrivono in molti dicendo ciò che hanno vissuto ma che non avrebbero mai avuto il coraggio di ammettere, e i loro sbagli che non avrebbero mai confessato mettendosi a nudo come ho fatto io. C’è sempre chi sta peggio e chi ha una storia più drammatica della tua, ma per poter cambiare il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi. Io nella fede ho trovato la serenità: Giovanni Paolo II, le sue parole, la sua figura, sono state per me uno stimolo molto forte per avvicinarmi a certi temi. Per cogliere quei momenti in cui sentiamo di aver bisogno di un contatto più profondo con noi stessi, e cominciamo a intravedere Dio. Pregate: questo è il mio consiglio, non abbiate paura.

Sul caso Ruby, dunque, niente. “Io non giudico chi si fa strada utilizzando il proprio corpo, ciascuna può fare ciò che vuole”, dichiarava all’AdnKronos. Forse, quando saranno i magistrati a convocarla, avrà occasione di dire un po’ di più.


 
 
 
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