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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Balzac e la Piccola Sarta cinese - Dai Sijie

Post n°506 pubblicato il 15 Novembre 2009 da bluewillow
 

Titolo: Balzac e la Piccola Sarta cinese  Titolo originale: Balzac e la Petite Tailleuse chinoise Autore: Dai Sijie Traduzione: Ena Marchi Casa editrice: Adelphi  pag: 176 costo: 8 euro

Per motivi solo in parte spiegabili con la propria smania di potere, quasi tutti i dittatori hanno una fissa in comune: far fuori il maggior numero di intellettuali possibili e allestire roghi di libri.
Perciò se un giorno aveste la sfortuna di finire in un paese dove la cultura venisse costantemente umiliata, la scuola impoverita e l’opinione pubblica  modellata per esaltare la più crassa e volgare ignoranza, pensate a questo: è già accaduto qualcosa di simile altre volte.
Ad esempio sul finire degli anni ‘60 e all’inizio degli anni ‘70, in Cina venne attuata un’operazione che venne definita Rivoluzione Culturale, promossa dal presidente Mao. Secondo i principi di questa rivoluzione, la cultura cinese era infiltrata di influenze straniere e capitaliste, vero ostacolo allo sviluppo di uno stato proletario. A diffondere il virus del capitalismo sarebbero stati gli intellettuali, che spesso avevano studiato su testi occidentali, rei di non essere realmente convertiti al comunismo. Tradotto in parole povere: tutti coloro che potevano essere accusati, sia pur per i pretesti più assurdi, di essere nemici di Mao Zedong.
Milioni di persone vennero spedite nelle campagne cinesi a “rieducarsi”: per anni avrebbero abbandonato le attività di poeti, pittori,scrittori, medici, scienziati o qualunque cosa facessero fino a quando, dopo essersi dedicati esclusivamente al lavoro manuale, in condizioni spesso così precarie da minacciare la sopravvivenza, qualcuno non avesse stabilito che “sì, compagno, tu ami Mao come lo amiamo noi”
Anche allo scrittore e regista cinese Dai Sijie, all’epoca adolescente, venne riservato un trattamento simile: la sua incancellabile colpa era semplicemente quella di essere figlio di un uomo istruito e quindi potenziale nemico del popolo.
In “Balzac e la piccola sarta cinese” Dai Sijie fa tesoro delle proprie esperienze e racconta una storia, parzialmente autobiografica, che ruota attorno a tre giovani: un ragazzo che è la voce narrante ( il cui nome non viene mai rivelato) ,spedito nei campi perché figlio di due medici, Luo, il cui padre dentista ha osato rivelare di aver curato anche Mao (che quindi non è un semidio immune alla carie capitalista) e una ragazza ribattezzata da tutti Piccola Sarta, che è invece originaria della regione in cui i due cittadini sono stati spediti ad imparare la lezione di Mao.
Al centro della vicenda un triangolo amoroso che presto diventa un quadrilatero, con un inaspettato concorrente a contendersi l’amore della Piccola Sarta e persino dei due ragazzi: Balzac.
Tutti i libri sono proibiti ovviamente, possederli costerebbe anni di prigione, forse la morte, ma quando Luo e Dai (ma sì chiamiamolo così: voce narrante mi sembra un po’ impersonale) riescono a procurarsi fortunosamente, e in maniera non del tutto onesta, dei libri, fra cui quelli dell’immortale scrittore francese, e cominciano a leggerli alla Piccola Sarta, qualcosa cambia radicalmente nelle loro vite. Luo immagina che leggendo Balzac alla Piccola Sarta, potrà allargare i suoi orizzonti, ma ignora che mostrare a qualcuno il vasto mare potrebbe portarlo a desiderare di sondarne la profondità.
Le parole fanno  respirare ai tre ragazzi un’aria nuova, che sa di sogni esotici, di mondi lontani non solo chilometri e secoli, ma distanze siderali, dalla prosaica realtà della sperduta provincia cinese nella quale sono finiti, insegnando loro a desiderare di essere differenti.
Il libro illustra, non senza umorismo, la dura vita dei rieducati che fu anche quella di Dai Sijie. Si potrebbe pensare che lo scrittore abbia infarcito di risentimento verso i suoi “carcerieri” la propria opera, ma in realtà il quadro che ne esce non è invece privo di poesia: i poveri e ignoranti contadini “rieducatori” dei personaggi, fra cui l’autore ha vissuto, non vengono additati certo come colpevoli e il loro mondo semplice, senza istruzione, scienza e medicina, è intriso più di credenze magiche che di fede proletaria. Il risultato è un libro molto godibile che a volte sembra quasi una favola.
Anche se l’autore è di origine cinese, il volume è stato scritto in francese, infatti Dai Sijie vive da molti anni in Francia, dove si è stabilito e ha studiato non appena terminato il regime di Mao, dedicandosi prima al cinema, è infatti un regista, e in seguito riscuotendo un notevole successo con la sua opera prima come scrittore “Balzac e la Piccola Sarta cinese”(pubblicato in Francia nel 2000), da cui nel 2002 è stato tratto anche un film diretto proprio da Dai Sijie.

 
 
 
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