Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Il diario segreto del conte di Montecristo – Tom Reiss

Titolo: Il diario segreto del conte di Montecristo Titolo originale: The Black Count: Glory, Revolution, Betrayal, and the Real Count of Monte Cristo Autore: Tom Reiss Traduzione: Francesco Francis Casa editrice: Newton Compton pag: 429

A dispetto del titolo, che farebbe pensare ad un romanzo, “Il diario segreto del conte di Montecristo” è in realtà una biografia molto seria, vincitrice di un premio Pulitzer nel 2013, su un personaggio storico forse poco noto, ma estremamente interessante: il padre dello scrittore Alexandre Dumas, il genereale  Thomas-Alexandre Davy de la Pailleterie, un uomo che fu nel corso della vita uno schiavo, il figlio di un marchese, un dragone della regina, un importante generale della rivoluzione francese, l'Orazio Coclite del Tirolo, un prigioniero del regno borbonico ed infine il padre di uno dei più grandi scrittori della letteratura francese.
Non c'è alcun dubbio, e Tom Reiss lo chiarisce molto bene, che il generale Alex Dumas (come si faceva spesso chiamare) abbia ispirato al figlio Alexandre molti dei suoi più importanti personaggi, da D'Artagnan a Edmond Dantès: sebbene fosse morto quando il suo bambino aveva appena quattro anni, lo scrittore ne conservò per sempre un ricordo saturo d'amore e e lo vide come un nume tutelare che proteggeva costantemente la sua esistenza. Al padre, Alexandre Dumas dedicò una parte consistente dei suoi Mémoires nei quali scrive:

“Vedi padre mio che non ho dimenticato nessuno dei ricordi che mi avevi affidato perché li conservassi. Da quando sono stato in grado di pensare, i tuoi ricordi hanno vissuto in me come una lampada sacra, che illumina tutto e tutti quelli che avevi toccato anche se la morte me l'ha portata via”.

Probabilmente molti dei ricordi di Dumas derivavano dai racconti della madre e dei compagni d'arme del padre, in particolare dell'amico Dermoncourt, ma di sicuro il giovane Alexandre aveva conservato una impressione notevole del padre, anche perché era un uomo totalmente fuori dai canoni della propria epoca: alto circa un metro e ottantacinque,  dalla figura possente, considerato un uomo avvenente e dalla forza quasi leggendaria, era un mulatto nato a Jérémie dall'unione fra la schiava nera Marie Cessette e del marchese Alexandre-Antoine Davy de la Pailleterie.
La vita di Alex Dumas fu incredibile: visse l'infanzia come figlio di una schiava a Saint-Domingue, ma dopo la morte della madre il padre decise di tornare in Francia, dopo trenta anni in cui lo si era creduto morto, a reclamare il titolo di marchese che gli spettava. Per ottenere il denaro necessario al viaggio, il marchese vendette tre dei suoi figli come schiavi e tenne con sé solo il giovane Thomas-Alexandre, figlio che amava più degli altri. Tuttavia nemmeno questo garantì al giovane Alex l'incolumità perché, trovandosi a corto di denaro nuovamente lungo il percorso di ritorno, il nobile francese vendette anche l'ultimo figlio, ma riservandosi di poterlo in futuro riscattare.
 Alexandre-Antoine Davy non dimenticò quest'ultimo figlio ed effettivamente tornò a prenderlo per allevarlo come un nobile, garantendogli la migliore istruzione possibile. Infatti anche se nelle colonie era consentita la schiavitù, sul suolo francese essa era vietata e qualunque schiavo si trovasse in Francia diveniva automaticamente un uomo libero.
Tuttavia i rapporti con il padre si guastarono quando questi si risposò e il giovane Alex abbandonò la vita da nobile, che sarebbe comunque finita per i debiti accumulati dal genitore, e si arruolò come soldato semplice, un dragone della regina, rinnegando il cognome paterno e prendendo quello della madre, Dumas.
Fu forse la sua salvezza perché da lì a poco sarebbe scoppiata la rivoluzione francese e i nobili e i loro figli avrebbero fatto in gran parte una brutta fine.
Invece Alex Dumas, grazie alla sua intelligenza e alla sua forza fisica notevole, fece una rapidissima carriera nell'esercito rivoluzionario, arrivando ad assumere il grado di generale in capo dell'esercito: a tutt'oggi è l'unico uomo di colore di tutti gli eserciti europei ad aver raggiunto un grado militare così alto, mentre considerando il mondo occidentale, solo l'americano Colin Powell ha ottenuto un grado equivalente nel 1989.
Tom Reiss ricostruisce non solo la vita del generale Dumas, ma anche una porzione di storia francese da un punto di vista interessantissimo, quello della integrazione dei cittadini francesi di colore nella vita civile ad ogni livello, durante il periodo rivoluzionario, e dei grandi passi fatti dalla Francia durante quel periodo per abolire la schiavitù, che invece era tollerata da tutte le altre nazioni europee nelle proprie colonie.
Reiss ci racconta anche di come sia nata l'associazione fra colore della pelle nero e schiavitù e di come questa fosse in realtà assente fino a qualche centinaio di anni fa: fu una invenzione degli schiavisti per garantirsi i propri interessi economici. In passato, pur esistendo la schiavitù non esisteva la mentalità che attribuiva a questi minori qualità come esseri umani: gli schiavi potevano essere di ogni colore e finire in schiavitù era più che altro questione di sfortuna nell'essere finiti dalla parte sbagliata di una battaglia; a parte il loro essere in condizioni di dipendenza, gli schiavi non subivano considerazione razziali.
La rivoluzione francese vide nell'ex schiavo Dumas uno degli uomini più fieri di difendere i suoi ideali e anche uno dei più valorosi, ma purtroppo questo uomo straordinario ebbe un nemico duro come pochi: l'ambizione di Napoleone.
Napoleone, infatti, non tollerò mai molto Dumas, proprio per il suo fervente repubblicanesimo, che il futuro imperatore voleva abbattere. In seguito, quando era già giunto al potere, per compensare le perdite economiche di tutte le battaglie intraprese in nome della Francia, Napoleone ripristinò addirittura le vecchie norme a favore dello schiavismo e se possibile le indurì.
Credetemi, se leggerete questo libro, perderete ogni idea romantica, se mai ne avete avuta una, su Napoleone Bonaparte: vi sembrerà solo un meschino ambizioso, un uomo che anziché diffondere i migliori ideali della rivoluzione francese ne causò di fatto la fine.
Invece Alex Dumas vi sembrerà, come anche agli occhi del figlio, un uomo eccezionale da ogni punto di vista: un Rivoluzionario con la R maiuscola, un gigante buono che avrebbe meritato una sorte migliore di quella che ebbe in vita, lasciando dopo la morte la famiglia nella povertà a causa dell'odio napoleonico contro le persone di colore.
La biografia di Tom Reiss ha meritato certamente il suo premio Pulitzer ed è piena di interessantissime considerazioni storiche oltre che letterarie.
Se amate l'opera di Dumas, troverete interessante scoprire ad esempio che il padre fu forse la figura maggiormente presente nelle sue opere quando c'era da rappresentare un eroe, sia pure sfortunato come Edmond Dantès. Sembra che anche il triplice duello di D'Artagnan con i moschettieri sia ispirato proprio ad un episodio occorso al padre di Alexandre Dumas: duelli tutti e tre vinti, ovviamente, nonostante una ferita alla testa. Anche l'abate Farìa ha un omologo storico: lo scienziato Dolomieu, imprigionato per aver seguito Napoleone in Egitto (in una spedizione a cui partecipò anche il generale Dumas) autore di un celebre trattato di geologia, scritto durante la propria prigionia, ricorrendo a mezzi di fortuna.
Reiss non si lascia sfuggire un solo punto in comune tra la vita del generale Dumas e le somiglianze con i romanzi del figlio: questo libro è una miniera d'oro per tutti coloro che amano o studiano l'opera dello scrittore francese.
“Il diario segreto del conte di Montecristo” è una delle più interessanti biografie che abbia mai letto, sebbene di fatto non ci sia alcun diario segreto, perché Tom Reiss in realtà trova nella cassaforte di  un museo dedicato a Dumas dei documenti scritti da Alex Dumas, ma non si tratta di diari.
La biografia scritta da Tom Reiss è stata infatti un'opera certosina di raccolta di materiali durata molti anni e ampiamente documentata nella bibliografia, che rappresenta il 10% (secondo il mio Kindle) del formato e-book (esiste anche una versione cartacea ovviamente).
Libro consigliatissimo a tutti i dumasiani, ma anche a coloro che amano la storia in generale, in particolare quella francese.


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Il conte di Montecristo - Alexandre Dumas

 
 
 
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