Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Il silenzio dell'onda - Gianrico Carofiglio

Titolo: Il silenzio dell'onda Autore: Gianrico Carofiglio Editore: Rizzoli pag: 300 costo:19,00 €

Roberto Marias è un carabiniere con un passato come infiltrato nelle organizzazioni criminali. Qualcosa in una una delle sue ultime missioni, però, è andato storto, portando la sua mente ad un punto di rottura: Roberto è un uomo a pezzi, che sta faticosamente riacquistando il contatto con la realtà, mentre segue delle sedute di psicanalisi.
L'incontro con un'altra paziente, Emma, aprirà a Roberto la possibilità di riscattarsi per pesanti colpe del passato aiutando il figlio di quest'ultima, Giacomo, ad intervenire in soccorso di una sua compagna di classe, finita in un brutto giro.
Quasi tutto il libro è incentrato sul progressivo "risveglio" del protagonista Roberto da uno stato di torpore dovuto ad un grave shock subito, la cui natura verrà svelata progressivamente nel corso del volume. Contemporaneamente anche Giacomo, il dodicenne figlio di Emma, arriverà per fasi progressive a capire che la sua amica Ginevra è in una grave situazione e che le occorre qualcuno che la aiuti.
Il problema di Roberto è quello di aver vissuto una doppia vita i cui confini hanno cominciato a divenire sempre meno netti. Un infiltrato deve mentire costantemente e finisce per divenire amico e confidente proprio di coloro che dovrà tradire: una situazione fortemente destabilizzante.
Uno sviluppo della trama di questo tipo, incentrato soprattutto sull'evoluzione emotiva del protagonista, avrebbe forse richiesto una più fine descrizione psicologica del personaggio, delle sue sensazioni, del suo senso di smarrimento. Questa operazione riesce solo in parte a Carofiglio: il suo è un protagonista reticente, incline a raccontare fatti che gli sono accaduti, ma non a comunicare i propri sentimenti.
Il nodo fondamentale del libro è il legame, spezzato, con una donna conosciuta come infiltrato.
Come lettori capiamo la sensazione di disagio di Roberto, ma il punto fondamentale è che la nostra è una comprensione un po' fredda: non ci immedesimiamo, non riusciamo a sentirsi angosciati, non ci sentiamo legati a coloro che Roberto ha tradito, quindi non soffriamo come lui per quello che ha perso. Il libro ci lascia un po' indifferenti.
Il personaggio di Roberto è infine costruito attraverso troppo cliché: è in parte americano, ama i "Lakers" ed il surf, ci sembra un calco di personaggi da telefilm polizieschi, nessuna nota particolare a distinguerlo.
Carofiglio inserisce nel libro delle scene che dovrebbero farci "vivere" il personaggio e farci stabilire con questo un legame, ma non hanno molto senso nello sviluppo della storia e appaiono solo superflue.
Ad esempio Roberto si ferma a parlare con un anziano che porta a spasso un cane e questo gli racconta del suo passato come addestratore di cani. Perché lo fa? Questa scena ci raffredda ulteriormente perché non ha relazione alcuna con la storia.
Seconda scena poco utile: un tassista porta a spasso Roberto per Roma, mostrandogli i luoghi dove sono stati girati celebri film. Non è una brutta scena, anzi, è perfino bella. Però è distaccata dal contesto perché Roberto, carabiniere in aspettativa dall'aspetto che viene descritto come non rassicurante, che ha sempre vissuto come un criminale e ne ha perfino l'apparenza, viene apostrofato dal tassista come "dottò" per tutto il brano. Una cosa che forse potrebbe accadere davvero a  qualcuno, tipo un magistrato e senatore che fa anche lo scrittore, come Carofiglio, ma non al suo personaggio. Perché all'improvviso diventa "dottò"? Non lo capiamo.
Una scena invece utile a farci avvicinare al personaggio è invece quella in cui un gruppo di carabinieri ferma Roberto, che si è appisolato su una panchina, e gli fa un controllo dei documenti: l'uomo non rivela di essere un loro collega e si gode la scena sorridendo fra sé e sé. Questo episodio è in tono con il protagonista: ci fa capire il suo senso di distacco, è adatto a qualcuno che non sa più se è ancora un carabiniere o se è diventato un criminale.
In generale tutte le scene che descrivono la vita dei carabinieri hanno un tono di realtà maggiore delle altre.  
Nel complesso un libro un po' fiacco, poco coinvolgente, a cui avrebbe giovato un po' più d'azione che è certamente maggiormente nelle corde dello scrittore: una ciambella purtroppo "senza buco".

Di Gianrico Carofiglio ho recensito anche:

Il passato è una terra straniera

P.S: secondo libro tra i finalisti al premio Strega 2012 recensito. Ho completato 2/5 della mia sfida allo Strega! Finirò in tempo per il 5 Luglio prossimo?

 
 
 
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