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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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Sostanze psicoattive letterarie

Post n°818 pubblicato il 10 Aprile 2012 da bluewillow
 

Ultimamente ho iniziato a leggere "Flashback" di Dan Simmons, un romanzo ambientato in un futuro distopico (eh già, le distopie sono di gran moda), in cui quasi l'intera umanità è dipendente da una sostanza, detta flashback, in grado di far rivivere i ricordi del passato con assoluto realismo, con tutti i dettagli che la memoria sembra avere perso, comprese cose come il tepore del sole sulla pelle o la brezza fra i capelli.
Nel mondo immaginato da Simmons le persone scelgono di fuggire dal presente per rinchiudersi nelle poche cose belle della vita che hanno vissuto, questo perché il loro mondo, devastato dalle crisi economiche, offre solo violenza e sopraffazione.
Fino a questo momento nessuno ha mai inventato una simile droga, quindi difficile dire quante persone sceglierebbero effettivamente il ricordare, piuttosto che l'effetto comune a gran parte delle altre droghe esistenti cioè "il dimenticare".

Il problema mi ha incuriosita: la gente vorrebbe davvero ricordare, senza la scusa della cattiva memoria, tutto quello che ha vissuto? Rivivere all'infinito gli eventi per sviscerarne ogni dettaglio? E se ciò accadesse, si proverebbero davvero le stesse sensazioni, oppure alla luce di una maggiore esperienza ogni cosa apparirebbe meno emozionante, meno bella, meno splendente?
Per dare una risposta alla mia domanda, ho pensato ad un altro scrittore che ha invece fatto reale uso di droghe e ne ha tratto materia letteraria: Philip K. Dick.
E' noto che Dick abbia vissuto un lungo periodo di dipendenza da droghe, durante gli anni '60 e '70 del secolo scorso, dal quale uscì con le "ossa rotte" e molti amici in meno, come volle ricordare nel suo libro "Un oscuro scrutare".
Difficile dire cosa abbia davvero spinto Dick verso le droghe: la sua era un'epoca in cui ancora non veniva percepita la piena pericolosità di questo tipo di sostanze, si riteneva anzi che potessero stimolare la creatività.
Ne "Un oscuro scrutare" l'umanità diventa dipendente da una droga detta "sostanza M" o "lenta morte": l'effetto descritto da Dick ricorda molto quello dell'LSD, cioè allucinazioni e perdita totale di contatto con la realtà. Nel libro, la "sostanza M" brucia lentamente il cervello, creando nella mente un mondo parallelo che finisce per diventare indistinguibile dalla realtà: anche questo effetto può essere paragonato a droghe esistenti, perché in alcuni casi ci sono persone che, se sensibili, o dopo un lungo uso, finiscono per vivere davvero esperienze allucinatorie, anche dopo una lunga astinenza.
Mi è sembrato che  Dan Simmons e Philip K. Dick fossero su fronti totalmente opposti: da un lato persone che vogliono vivere tutto il realismo che in verità la mente non consente, perché già dopo pochi istanti abbiamo dimenticato tutto quello che non è indispensabile, dall'altro il desiderio di totale evasione, di lasciare nel totale oblio presente e passato e buttarsi verso l'ignoto, verso un mondo così staccato dalla realtà da non farne parte in alcun modo.
Non esiste il "flashback" e quindi è impossibile dire cosa accadrebbe, ma davvero le persone abbandonerebbero le droghe che fanno dimenticare in favore di quelle che fanno ricordare?
Quanti sceglierebbero la ripetizione piuttosto che l'evasione? E sarebbero davvero la maggioranza?
In effetti le persone possono diventare dipendenti da qualunque cosa, anche se non percepita come droga: internet, il gioco d'azzardo, lo shopping (che so, di libri!), c'è persino gente che beve acqua in maniera compulsiva.
Eppure non riesco a immaginare un mondo in cui la gente scelga di ricordare, perché ricordare significa sapere senza possibilità di dubbio, senza l'opportunità di costruirsi auto-consolazioni totalmente di fantasia, ma a volte perfino indispensabili.
In effetti credo che una droga che permetta di ricordare sarebbe forse quella che smuoverebbe maggiormente autorità e governi nella caccia agli spacciatori: un buon consumatore-cittadino dovrebbe mai un bel niente, ma credere solo a quello che gli viene detto...

Il dubbio mi arrovella: sarebbe un'umanità peggiore quella che volesse disperatamente rivivere?
Non lo so, ma lancio un sondaggio.
Posto che non vi facesse alcun male, cosa scegliereste: il "flashback" per rivere e ricordare con assoluto realismo parti della vostra vita, o la "sostanza M" per dimenticare totalmente, non solo la vostra vita, ma che esiste qualcosa chiamato vita, per sperimentare sensazioni psichiche inedite?

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