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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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L'Io, l'Es e l'En

Post n°686 pubblicato il 23 Agosto 2010 da sara_1971

Dove eravamo rimasti? Ah sì, Anonimo è partito, i tour notturni non sono più utili allo scopo, le scorte di En sono terminate perciò per far scendere la trota non resta che tentare la via dello psicologo. Via che si dimostra, al pari di quella che conduce all’inferno, lastricata di buone intenzioni.

Sara su consiglio di una collega si incammina verso la Prof. di gran fama scortata dal fedele Jay. I due, benché non si frequentino da mesi, in pochi minuti ritrovano la antica confidenza: Puzzi di carogna. Si sente a un miglio di distanza che hai dei guai, vedi dove li devi portare che io già ne ho a sufficienza anche senza te (Et voilà).

I due raggiungono in autobus la meta, ovvero un palazzotto del seicento ristrutturato meglio della Mole Antonelliana sulla cui facciata campeggia una placca in platino recante i titoli professionali e nobiliari della stimata Prof. Una segretaria estratta direttamente dalla copertina di Vogue accorre solerte ad aprire il portone in legno massello e ci fa accomodare su pregiate poltrone in pelle di bambini congolesi. Dopo pochi attimi arriva, vestito come per una pesca al salmone nel Devon, quello che intuisco essere il marito della stimata professionista, ginecologo di grido. Jay, con una espressione che io ben conosco, inizia a calcolarne il valore in termini di riscatto.

Sara viene fatta entrare nello studio della esimia. Avendo una idea delle sedute psicoanalitiche basata esclusivamente sui telefilm americani (ed essendo in piedi dalle 02 del mattino) si accomoda su un garbato divanetto rosso ma viene richiamata all’ordine dalla esimia che le intima di allontanarsi da un pezzo di antiquariato pressoché unico e di inestimabile valore.

Dopo poche domande di rito la Prof si esibisce in un continuo e rettilineo monologo  che approda ad una diagnosi inequivocabile: Sara è dotata di una notevole forza autodistruttiva su base depressiva (probabilmente di famiglia, e su questo concorderei) abbinata ad una indole inquieta. Diagnosi che nella sostanza ricalca pedissequamente quello che i miei familiari più stretti e meno dotti mi ripetono da appena trenta anni : frusc di scopa noev’,nun szerv a nudd ma addò la lass mae la trov (letteralmente: fruscio di scopa nuova, non serve a nulla ma dove la lasci mai la trovi).

Detto questo la esimia Prof mi prescrive un farmaco dal nome altisonante e mi rimbalza alla esimia segretaria munita di esimia parcella davanti alla quale corrugo quel che resta della mia fronte dopo una ustione solare patita a causa dell’unica escursione balneare dell’estate (non riesco nemmeno ad aggrottarla, tanto è diventata croccante).

Il secondo step prevede che Jay consigli a Sara uno psicologo davvero bravo e soprattutto economico suggerito dalla sorella dell’amante del cognato del fratello della sua attuale fidanzata (in arte Nuccia la cartomante).

Sara si presenta all’appuntamento con un edema palpebrale bilaterale di proporzioni epiche causato anch’esso dall’ustione di cui sopra. L’aspetto della blogger mostra una inquietante analogia con le immagini che compaiono nelle campagne contro la violenza domestica.

Nella sala d’aspetto (che altro non è che l’ingresso dell’abitazione dell’economico professionista) arrivano come i pastori del presepe una serie di personaggi variopinti: colleghi di ufficio, vicina di casa con fratello oppiomane, familiari di pazienti e via dicendo. Nel volgere di pochi minuti mi partono 5 euro - donati ad un tossico in astinenza, un accendino - prestato ad una tizia che non rivedrò più ed un paio di telefonate scroccate dal fidanzato della figlia dell’economico Prof.

Dicerie di corridoio insinuano il sospetto che lo psicologo eserciti la professione per arrotondare il suo umile stipendio di insegnate precario e che la conoscenza della materia derivi dal suo curriculum di psicotico in cura da anni presso (altro) stimato professionista. Sara vorrebbe andar via ma Jay glielo impedisce.

La visita consiste in una serie di dettagliate domande sull’infanzia di Sara, argomento sul quale la Vostra si dimostra impreparata. Sintomo, questo, che induce l’economico Prof a prospettare una terapia particolarmente lunga e complessa.

In questo caso la parcella viene definita mercanteggiando tipo suk arabo e così tanti saluti al Professore (Tanti cari saluti ossequiosi davvero, perché se continuo a non dormire fra un mesetto tornerò a strisciare dalle sue parti implorando un barbiturico serio).

Il terzo (e per ora ultimo) step prevede l’intervento di una psicoterapeuta simpatica e molto esperta.

Sara e Jay arrivato trafelati sul posto perché reduci da una miserrima contrattazione al fine di evitare una eccelsa multa (mai più con l’auto di Jay, mai più).

Sara non ricorda quale sia il numero civico della meta e, a dirla tutta, non è nemmeno sicura del cognome. La strada, naturalmente, è una delle più lunghe di Bari. Dopo un lungo peregrinare i due trovano l’edificio. Guarda caso lo studio della psicoterapeuta è all’interno di una nota agenzia matrimoniale. Jay sottolinea l’aspetto ilare della questione (assolut tu potev firnesc do), Sara quello pratico giacché l’ascensore è fuori servizio. Otto piani. Dopo i primi tre Jay non ride più e Sara ad uno psicoterapeuta preferirebbe un cardiologo ma i due continuano comunque l’ascesa (Nella scalata ripasso mentalmente la mia infanzia, così arrivo preparata e quando me lo chiedono faccio vedere che la bambina dentro di me è ancora vivissima, chissà si riesca ad abbreviare la terapia, stavolta).

All’entrata veniamo intercettati come ad un posto di blocco. Ci siamo abituati perciò reagiamo bene. Una maitresse ci intima di dichiarare generalità e scopo della venuta. Ci accomodiamo nella sala d’aspetto in evidenze imbarazzo. Imbarazzo che svanisce nel momento in cui Jay adocchia una figona depressa che giace in un angolo e decide di spacciarsi per uno dei clienti dell’Agenzia.

La psicoterapeuta simpatica e disponibile in effetti lo è davvero, probabilmente perché abituata a trattare con disperati in cerca dell’anima gemella (non è il mio caso ma non si sa mai). Stavolta risulto più preparata all’interrogazione perché il questionario verte intorno alla pubertà, periodo epico di cui tutti (io stessa, ma ancor di più le forze dell’ordine) hanno ricordi nitidi e purtroppo certificabili (vedasi casellario giudiziale).

In breve.

Ho un Io che vorrebbe fungere da paciere tra le mie varie personalità, ma per quanti sforzi faccia non riesce nell’impresa. Al contrario fa una vita d'inferno e cerca di dividere queste due pazze che litigano persino di notte quando lui (io) vorrebbe (vorrei) tanto dormire. Per farmi comprendere meglio la situazione (disastrosa, ma questo già si sapeva) la brillante terapista mi chiede di sedermi ora su una poltrona, ora sull’altra per mimare le mie varie identità. Io, caso strano, mi dimostro coerente e su qualunque sedia mi sposti per una volta mi sento quello che, in effetti, sono: una poveraccia.

E all’uscita acquisisco una certezza maomettiana. E cioè che se i casini non trovano me sono io che me li vado a cercare.

Beh, potevo risparmiarvi l’opinione di Jay su tutta la faccenda? Non penso proprio, dunque ecco(ve)la.

“Sai perché la gente come te va dallo psicologo? Mica perché non riesce a dormire. Ci va perché ha bisogno di sentirsi dire che il dolore non è inutile, che alla fine andrà tutto bene , e che c’è un posto dove vivremo felici in eterno, fatti di eroina o giocando a bocce nei campi del Signore poco importa. La verità è che la vita è troppo disperante perché possa essere accettata così com’è: solo una questione di occasioni (lui lo ha chiamato culo) che quasi mai riusciamo a cogliere per colpa del carattere”.

No, questo per dirvi che forse  un motivo valido per continuare a tenermi in orbita questi due scellerati c’è.

Intanto mi sono ricomprata l’En.

Perlomeno è economico.

E associato a mezza bottiglia di primitivo locale fa miracoli, giuro.

 

P.S. Ho cercato su Internet il bugiardino del costoso (ma va’) farmaco prescritto dalla esimia Prof e ho intuito che avrei potuto spirare solo a causa delle esalazioni tossiche. Diciamo che preferisco una morte più eroica di quella tentata da personaggi del calibro di Nina Moric. Grazie, per stavolta passo.

 
 
 
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