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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

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Casa Dolce Casa

Post n°676 pubblicato il 13 Luglio 2010 da sara_1971

Dopo aver trascorso un venerdì da Spartacus ed essermi alzato il sabato mattina all’alba con una lista di commesse che persino quel lacchè di Ambrogio si sarebbe rifiutato di assolvere (quella non è la Sora Sara, magari…) finalmente arriva sera.

Sono le 20.30, è vero, devo ancora cenare (sono digiuno da 24 ore) e persino sdocciarmi ma che importa: tra poco sarò in branda e me la dormirò di brutto fino all’alba del giorno dopo… ue son privilegi questi eh!

Quella santa donna di Sara riprova ad avvelenarmi ehm… volevo dire che si offre di prepararmi la cena: pasta alla crudaiola con ricotta marzotica o marzolina (nemmeno lei sa come si pronunci) scaduta. Ovviamente la minaccia è: “Ue qui si mangia tutto eh! In casa_1971 non si lascia niente nel piatto”.

Tacci sua: tre etti di pasta come porzione sono troppi anche per me, per fortuna c’è belva 3 che, almeno in questi casi, mi è d’aiuto.

Ceno anzi ceniamo, appunto io e belva 3 che nel frattempo mi guarda e sembra dica anche oggi te la sei cavata ma non credere che sia per sempre tanto prima o poi…

Nel frattempo si son fatte  le 23.00 circa (almeno questo è quello che mi sembra di ricordare, e purtroppo ricordo quando invece vorrei solo dimenticare) quando sento un grido disumano echeggiare in casa_1971.

Belva 3 mi guarda e sembra dica proteggimi e non ti darò più fastidio.

Intimorito deglutisco e cerco di far finta di nulla ma un secondo grido mi fa andare di traverso la saliva nel gargarozzo.

A questo punto belva 3 guaisce e corre in cucina a nascondersi (il miglior amico dell’uomo, vigliacco!): non resta che farmi coraggio e andare a vedere chi è che lancia queste grida.

Faccio la ronda nel giardino ma niente da fare. Rientro in casa con fare circospetto.

E chi vuoi che sia: Sara!

Mi viene incontro e mi fa prendere un accidente: me la trovo di fronte livida e scapigliata che singhiozza, urla, si dispera… se avessi dell’anestetico glielo inietterei ma non avendolo ricorro alle mie scarse doti di psicologo: “dai su non fare così, che succede, che hai adesso?”

“Sono disperata, aiutami!”

Per un attimo penso che potrei porre fine alle sue sofferenze con un bell’omicidio (al processo potrebbero assolvermi capendo che il mio è stato un atto misericordioso verso un infelice) ma un ennesimo grido mi riporta subito alla realtà.

Ma cosa hai? Non stai bene? – chiedo io, paziente (maledettalei).

Sto malissimo, ho una crisi d’ansia.

Ma stai tranquilla vedrai che ora ti pass…

Taci! – urla – non sai di cosa parli! Non uscirtene con le tue solite cazzate da provinciale (n.d.r. ci risiamo!).

E così si accomoda nella (mia) auto imponendomi di portarla fuori a fare un giro.

Dove? - chiedo io, rassegnato.

Ma non lo so, che mi importa?! Dove vuoi tu basta che usciamo! – fa lei piagnucolando.

Okay, capisco che anche stanotte non dormirò e che la serata si prospetta infinita.

Sara, per favore, potrei almeno cambiarmi le mutande? Sai com’è  indosso ancora quelle di stamatt…

Ma che dici? Ma vedi questo! Io sto male e lui che fa? Pensa a cambiarsi! Ma guardalo, l’amico. Non se ne parla nemmeno, muoviti, non resisto più a stare in casa! – mi risponde, improvvisamente poco ansiosa e molto imperiosa.

Okay, andiamo, dai dimmi dove devo andare – faccio io, ormai vinto.

Ou, ma allora non capisci!! Vai dove vuoi e basta ma vai!!

E aggiunge tra i denti: ma vedi un po’ questo stasera che domande cretine che fa. Guarda che se continui così mi fai incazzare eh!

Cara più del solito. Ma ormai ci sono abituato.

Io parto per il nulla che si prospetta davanti a me (vorrei ricordare che un tempo nemmeno troppo lontano vivevo felice a Ferrara) perciò mi ritrovo in un posto spettrale, buio, in aperta campagna barese con la mat … ehm la Sora Sara che mi dice soltanto: Hai fatto bene a venire qui, siamo nella foresta. Magari trovo un po’ di pace.

Sì, la foresta di Sherwood – penso, ma mi guardo bene dal dirlo per non innervosirla (ma perché sempre a me tutte a me? Perché perché perché?)

Per due ore vaghiamo nella pineta. Ogni tanto un rumore sospetto mi fa trasalire (mancava solo che incontrassimo Pacciani che faceva l’autostop: saremmo potuti andare tutti  insieme a farci una pizza ma probabilmente lui – buonanima - si sarebbe tenuto alla larga da Sara) ma mi impongo di resistere. Poverina, in fondo ha le crisi di ansia, Lei (E adesso ce le ho anche io, al pensiero di dover trascorrere qui altri 10 giorni).

Ogni tanto guardo la mia faccia allucinata riflessa nello specchietto e ascolto i suoi  discorsi da psicopatica. Per rincuorarmi cerco una giustificazione: forse, ma che dico sicuramente, la ricotta scaduta deve aver prodotto una muffa allucinogena e tutto questo è soltanto un incubo. Si, deve essere così, in nessun altro modo si può spiegare la serata.

Per un attimo ritrovo un barlume di ragione e le chiedo, gentile: Sara, tesoro, è tardi, domattina devi lavorare. Non vuoi tornare a casa? Magari dormire un’oretta ti fa bene.

Lei si gira con una faccia da schizofrenica incattivita: Che vorresti dire? Che mi vedi male?

N-No - rispondo io, tremando, mentre penso Ecco, ora mi ammazza.

Invece alza un sopracciglio e mutando improvvisamente registro esclama, compassionevole: Povero Anonimo, chi te lo doveva dire di ritrovarti qui stanotte. Però io ti avevo avvertito che sarebbero stati giorni difficili eh!

Certo, certo che mi avevi avvertito, infatti – e ingrano la marcia prima che la matt… la Sora Sara cambi idea.

Il ritorno a casa avviene alle 04.00 di notte. La sveglia, naturalmente, è alle 05.00.

Non saltate a conclusioni affrettate leggendo il titolo del post. Non parlo della MIA casa. Diciamo che mi piacerebbe anche solo trascorrere una nottata intera in UNA casa. Una qualsiasi. E dormire. Ecco, sì, diciamo che mi basterebbe.

 

Piccola nota glamour ovvero l’abbigliamento sfoggiato da Sara per la nottata: zeppe modello Priscilla la regina del deserto, unghie dei piedi e delle mani smaltate color schimmogghia, jeans strappato e maglietta mostrante nudità completa della schiena. Un gran bel pezzo di schiena, per carità: c’è qualcuno interessato a darmi il cambio per caso?

 

 

 
 
 
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