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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

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Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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La morte di Ivān Il’ėč - Lev Tolstoj

Post n°1095 pubblicato il 08 Luglio 2013 da bluewillow
 

Titolo: La morte di Ivàn Il’ìč  Titolo originale: мерть Ивана Ильича [Smert' Ivana Il'iča] Autore: Lev Tolstoj Traduzione: Giovanni Buttafava Casa editrice: Garzanti pag: 87

Vivere la vita giusta, conquistarsi la serenità, se non proprio la felicità, sembra un obiettivo comune agli uomini di tutte le epoche e in tutti i tempi questa ricerca dell'ideale si articola attraverso ricette più o meno popolari e diffuse che comprendono la famiglia, il lavoro, una vita sociale sufficientemente ramificata. Tutti questi elementi hanno una radicale importanza nella vita di ogni uomo, ma quando alla sostanza dei rapporti personali si sostituisce la mera apparenza il risultato non è la tanto sospirata felicità, ma prima l'inquietudine e poi un desolato senso di vuoto che emerge con tutta la sua forza proprio quando, alla fine dell'esistenza, si è costretti la tirare le somme e a capire che ciò che resta vale ben poco,  come accade a Ivan Il'ič Golovin che capisce all'improvviso il proprio errore nel aver vissuto in una perenne menzogna, simulazione di una felicità irraggiungibile, invece di accettare la verità su se stesso, i suoi limiti, il suo inevitabile dolore:

All’improvviso una forza sconosciuta lo colpì nel petto, nel fianco, gli soffocò il respiro con accresciuta energia; ed egli precipitò nella buca. Laggiù, in fondo alla buca, s’illuminò, qualcosa. Gli era successo quello che capitava a chi viaggia nel vagone di un treno, pensa di andare avanti, e invece viaggia indietro, e all’improvviso riconosce la vera direzione del viaggio.

Questo lungo racconto di Tolstoj, pubblicato nel 1886, si apre nel momento successivo alla morte del protagonista di Ivàn Il’ìč, visto attraverso gli occhi di un conoscente che osserva il distacco con cui il trapasso del defunto è vissuto da tutti coloro che lo avevano conosciuto, ad eccezione del giovane figlio. La camera ardente di  Ivàn Il’ìč, con la sua simulazione di un dolore non provato da chi la attraversa, individui che ne devono mostrare i segni esteriori, mentre interiormente pensano solo ai propri interessi e ad allontanarsi dalla presenza della morte, è il simbolo di una vita vissuta allo stesso modo nella menzogna e nell'illusione.
Inizia quindi il racconto della vita di Ivàn Il’ìč Golovin, morto a quarantacinque anni dopo aver ottenuto la carica di magistrato, un uomo che ha seguito tutte le regole richieste dalla convenzioni e per questo convinto quasi fino alla fine di aver vissuto una vita giusta: un matrimonio conveniente, anche se non d'amore, un lavoro eseguito con perizia, anche se non con passione, il perseguimento di uno status sociale che consenta un certo grado di benessere, una casa arredata esattamente come tutti coloro che appartengono alla sua stessa classe sociale.
Quando però Ivàn Il’ìč  prima si ammala e poi capisce di essere prossimo alla fine, la menzogna di tutta la sua esistenza, la sua presunta felicità, si infrange davanti all'evidente desiderio di tutti coloro che lo circondano di continuare a fingere che tutto vada bene, che la morte non esista, che si possa fino all'ultimo ignorare il dolore come polvere da nascondere sotto il tappeto.
Fino all'ultimo istante Ivàn Il’ìč rifiuterà, come tutta la sua famiglia e perfino i dottori, di accettare ciò che gli sta accadendo, mentre la verità pian piano comincia a trapelare goccia a goccia nella sua mente, in modo particolare quando si rende conto che solo in presenza di persone, come il servitore Gerasim, che accettano la verità della sua morte incipiente come naturale, si fa strada finalmente il sospirato senso di pacificazione.
Nell'estremo momento della fine, Ivàn Il’ìč riuscirà a capire l'errore di base della sua vita, vedrà la differenza tra menzogna e verità, fra apparenza e realtà, e in questo troverà a suo modo la pace.
“La morte di Ivàn Il’ìč “ è un racconto intenso, crudo nello smascherare tutte le finzioni di cui ogni uomo circonda al propria esistenza, per arrivare infine al suo nucleo reale: gli autentici rapporti umani, improntati alla verità, quando si raggiunge la capacità di separarsi dalla superficie di se stessi per arrivare a vedere il proprio lato nascosto, sepolto da profondi strati di autoinganno, pur con tutti i suoi limiti e i suoi difetti. Sebbene questo sia il racconto della fine di una esistenza, Tolstoj lascia ai suoi lettori una piccola tenue luce di speranza per chiunque giunga a capire, già in vita, la verità finale di Ivàn Il’ìč.

 

Se questo libro vi ha interessato potrebbe interessarvi anche:
Everyman di Philip Roth (versione moderna e nichilista  di  “La morte di Ivàn Il’ìč”)

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