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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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L'amministratore - Anthony Trollope

Post n°941 pubblicato il 17 Dicembre 2012 da bluewillow
 

Titolo: L'amministratore Titolo originale: The Warden Autore: Anthony Trollope Traduzione: Rossella Cazzullo Casa editrice: Sellerio pag: 305 costo: 12,00 €


Pubblicato nel 1855, “L'amministratore”, quarto romanzo pubblicato e primo della serie delle "Cronache del Barset", di Anthony Trollope, un impiegato postale, ma figlio di una scrittrice Fanny Trollope, per molto tempo più celebre del figlio, diede fama all'autore, consentendogli poi di diventare uno dei più popolari autori inglesi di epoca vittoriana.
Trollope è forse poco noto nel nostro paese, ma se questo è dovuto a qualcosa, oltre che al fatto di trattare di argomenti strettamente legati alla contemporaneità britannica, forse poco comprensibili a queste latitudini in epoca passata, lo è forse soprattutto per il tono disincantato e cinico, assai differente dai più appassionati, e molto più romantici, Dickens, Collins, Elliot o Gaskell.
Trollope non è il tipo di scrittore incline al sentimentalismo, le fondamenta dell'edificio della sua scrittura sono quelle di una aderenza al realismo, mescolate a dosi estremamente abbondanti di satira ed umorismo. Piuttosto che cercare figure eroiche e drammatiche, come potrebbero essere gli orfani di Dickens, che spontaneamente, per la loro stessa natura, sono capaci di accattivarsi le simpatie del pubblico, Trollope va scegliersi invece per protagonisti ecclesiastici in difficoltà, come il Mr. Harding, personaggio principale di “L'amministratore”, o ambiziosi giovani desiderosi di farsi un nome come John Bold, ma incapaci poi di prevedere le conseguenze delle proprie azioni.
In “L'amministratore” non ci sono brillanti figure di eroi senza macchia e nemmeno cattivi dal cuore nero, ma molti personaggi che, per una serie di circostanze, finiscono comunque per fare del “bene” o del “male”, ma tutti, nella loro opinione, mossi dalle migliori intenzioni, come potrebbe accadere nella vita reale.
Nella immaginaria città di Barchester, nella altrettanto immaginaria contea del Barset, Mr. Harding è un ecclesiastico della Chiesa di Inghilterra, primo cantore e soddisfatto amministratore di un ricovero per anziani poveri, istituito qualche secolo prima in base alle disposizioni testamentarie di un certo Hiram. Harding vive con la figlia minore Eleanor, mentre la figlia maggiore è sposata con il figlio del vescovo, l'arcidiacono dr. Grantly.
Eleonor è invaghita del giovane e brillante John Bold, un medico molto impegnato sul fronte sociale in difesa dei poveri. Nel momento in cui Trollope scrive, molti parlamentari e molta stampa avevano contestato l'amministrazione di antichi benefici ecclesiastici da parte del clero, sostenendo che ne avessero snaturato la destinazione, appropriandosi del maggior reddito che ne era scaturito nel tempo, per creare favolose rendite ecclesiastiche, piuttosto che usare il denaro a vantaggio dei poveri, come previsto in origine.
E' proprio su un problema di questo tipo che è incentrata l'intera trama del libro di Trollope che va però a scegliere come bersaglio di una stampa aggressiva e di un politica fatta di colpi ad effetto, non un ricco barone della chiesa, ma il modesto Mr. Harding, con una rendita di 800 sterline, un carattere mite e molto amore per il proprio lavoro.
anthony trollopeA scagliarsi contro Mr. Harding è un nemico inaspettato, proprio quel John Bold che ama la figlia Eleonor: convinto che sia suo dovere appianare le ingiustizie, per una questione di principio che può causare danno a persone che stima, Bold sostiene che la rendita di Mr. Harding sia illegittima e che essa debba essere ripartita fra i dodici anziani ospiti del suo ospizio, perché questa era la volontà del lascito testamentario di Hiram. Bold organizza quindi una causa contro l'amministratore Mr. Harding e l'economo del rifugio. La cosa finisce per scatenare il famoso quotidiano “Jupiter” (alter ego del Times) che destina, sulle proprie colonne, allo schivo Mr. Harding attacchi “tonanti”.
Piuttosto che arrabbiarsi o essere indignato, come ci si aspetterebbe, Mr. Harding finisce in realtà in per angosciarsi, perché la sua onestissima coscienza è turbata dall'idea che Bold possa avere ragione e che egli si stia appropriando di una rendita che non gli spetta.
Ad arrabbiarsi, e molto, è invece il genero di Harding, il temibile arcidiacono dr. Grantly, che amministra il vescovato in nome del padre (che chiama “milord” con tono imperioso, capace di suscitare nel mite prelato non poco timore), e che invece ha tutta l'intenzione di non lasciarsi sopraffare tanto facilmente.
La tesi alla base di questo libro sembra essere “la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni”: John Bold è convinto sia suo dovere abolire la rendita di Mr. Harding perché sottratta ai poveri, il dr. Grantly, graniticamente convinto di essere nel giusto, finirà con i suoi consigli per suscitare ancora più angoscia in Mr. Harding, lo stesso Mr. Harding, pensando di tutelare il suo onore e credendo di dover rinunciare a ciò che potrebbe non spettargli, finirà invece per non adempiere in pieno ai  suoi doveri nei confronti degli ospiti dell'ospizio.
Nel mezzo di questa storia, fatta di patemi d'animo, accecamenti della coscienza e malinteso senso dell'onore, Trollope inserisce un intero capitolo dedicato alla stampa contemporanea e al suo potere di distruggere vite private, con strali rivolti all'immaginario Jupiter, che alti non è che il Times, un tempo detto “il tonante”, proprio come Giove (Jupiter), i cui giornalisti sono quasi come dei dell'Olimpo, capaci con poche righe di cambiare il destino dei poveri mortali.
Un altro divertente capitolo è dedicato invece ai quegli scrittori che avvallano le tesi della stampa, creando opere che cavalcano i sentimenti popolari: qui le vittime sono niente meno che Charles Dickens e Thomas Carlyle. Di Dickens, soprannominato Mr. Popular Sentiment, Trollope insinuerà che scriva solo buoni inizi per le sue opere e che raffiguri in termini esageratamente melodrammatici personaggi reali, per suscitare lo sdegno popolare.
La fine di questo volume non sarà invece “drammatica” o “felice” come potrebbe essere in uno dei romanzi non molto apprezzati da Trollope (il quale amava attaccare altri scrittori, sembra lo abbia fatto anche altrove), ma piuttosto una via di mezzo, capace di deludere le aspettative di tutti i protagonisti, ma tuttavia anche di non colpirli a morte.
Unico davvero colpito sarà il senso di giustizia, cosa assai diversa dalla legge e dai suoi cavilli, perché infine si vedrà che nel tentativo di aiutare i poveri si finirà solo per danneggiarli, a causa di mosse tanto azzardate quanto goffe.
Il romanzo è una galleria riuscitissima di caratteri: il timido Mr. Harding, il timoroso vescovo, il “prepotente” Dr. Grantly” che dice cose che potrebbero perfino passare per giuste, ma in modo così sgraziato e aggressivo da risultare poco opportune, e finisce per rivestire il ruolo di “cattivo” nel libro, lo sventato John Bold, incapace di calcolare la portata delle sue azioni, l'innamorata Eleonor e le sue buffe idee su come “sacrificarsi”, finendo per sposare esattamente l'uomo che ama, per salvare suo padre; il temibile Tom Towers, giornalista senza scrupoli del Jupiter.
Il realismo del libro è temperato dall'innegabile senso dell'umorismo di Trollope che ci regala divertenti scenette giocando con la falsa idea che ogni personaggio si costruisce di sé e delle proprie motivizioni, come nel capitolo “Ifigenia”, iniziato con un sacrificio personale di Eleonor e finito in fidanzamento “inaspettato” (ma solo per il personaggio, certo non per i lettori); oppure scene più ironicamente amare, come quando Mr.Harding saluta un moribondo del suo ospizio e questi, in fin d vita e dopo aver ricevuto molto aiuto dall'ecclesiastico, gli chiede come ultima cosa “e, vostra reverenza, avremo le cento sterline l'anno?” riferendosi alla promessa fattagli dagli avvocati di John Bold, una cosa buffa, un po' triste, ma forse fin troppo probabile.

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