Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Il tulipano nero - Alexandre Dumas

Titolo: Il tulipano nero Titolo originale: Le Tulipe Noire Autore: Alexandre Dumas (padre) Traduzione: Riccardo Reim Casa editrice: Newton Compton pag: 230 costo: 6,00

Prima che qualcuno si perda in romantici ricordi d'infanzia, pensando ai cartoni preferiti di un più o meno lontano passato, vi dico subito che  "Il tulipano nero" di Alexandre Dumas non è un romanzo di cappa e spada e che non ha nulla a che vedere con l'omonimo anime "Il tulipano nero", realizzato negli anni '70, prodotto sulla scia del grande successo di "Lady Oscar": in questo libro niente "Stella della Senna" ed eroine spadaccine, mi spiace.
Il tulipano in questione è un vero e proprio fiore, anzi un bulbo ricercatissimo, e l'ambientazione storica è quella dell'Olanda del 1672.  Forse vi è nota la passione degli olandesi per i tulipani: nei decenni  immediatamente precedenti a quelli scelti da Dumas per il suo romanzo, nella prima metà del '600, vi era stata nei Paesi Bassi una vera e propria mania per questa pianta. I bulbi cominciarono ad essere coltivati estensivamente, centinaia di campi furono ricoperti solo di tulipani: il fiore veniva scambiato a prezzi altissimi, tanto da generare una vera e propria bolla commerciale, forse la prima della storia del capitalismo, nota come "bolla dei tulipani". Come tutte le bolle, finì ovviamente per scoppiare, intorno al 1637, facendo rapidamente scendere i prezzi, ma ormai la tradizione nella coltivazione dei tulipani si era consolidata ed ancora oggi gli olandesi sono i primi produttori al mondo di questo fiore. Nel tempo sono stati prodotti tulipani di tutti i tipi e di tutti i colori, eppure c'è ancora un mitico tulipano da realizzare, in un colore che la natura sembra negare a questi fiori: è ovviamente il tulipano nero. Se fate una ricerca su internet, magari troverete foto di tulipani neri e varietà spacciate per nere: in realtà sono di un viola molto scuro e, come ben sa chiunque abbia mai piantato un bulbo in vita sua, ben difficilmente alla prova pratica i fiori presenteranno le tanto pubblicizzate intense tonalità, facile anzi che siano perfino di colori chiari.
Il tulipano nero è quindi ancora una sfida aperta, ma Dumas immagina che il proprio eroe, il giovane Cornelius Van Baerle, sia riuscito invece nell'impresa, potendo quindi aspirare al premio di 100.000 fiorini messo in palio dalla Società di Orticoltura. Tre piccoli bulbi, non ancora piantati sembrano promettere di nascere perfettamente neri, ma i sogni di gloria di Cornelius si devono scontrare con l'invidia di Isaac Boxtel, un vicino di casa a sua volta coltivatore di tulipani, ossessionato dalla facilità con cui Van Baerle sembra raggiungere i propri scopi. Boxtel  mette in atto una vera e propria opera di spionaggio, dedicandosi  persino a tentativi di sabotaggio.
Nessuno è più lontano da politica e intrighi del candido Cornelius, ma la sua compromettente amicizia con il padrino Cornelius de Witt, perseguitato politicamente prima e condannato a morte poi, verranno sfruttate al volo da Isaac Boxtel per far arrestare il giovane, in modo da impadronirsi dei bulbi e rubare all'avversario la gloria e l'onore.
Naturalmente le cose non saranno poi così semplici per il perfido Isaac e l'arresto di Cornelius renderà ancora più complicato impadronirsi dell'agognato tulipano, perché in prigione non finirà soltanto l'avversario, ma anche i bulbi!
A rendere più complicata, e interessante, la storia ci sarà anche la romantica attrazione nata fra il Cornelius e Rosa, la bella figlia del carceriere.
Anche in questo volume sono riproposti alcuni temi ricorrenti della scrittura di Dumas, ovvero l'immancabile "evasione dal carcere", l'intrigo politico che finisce per coinvolgere persone comuni e ovviamente, a condire il tutto, una storia d'amore piena di ostacoli.
Nonostante i temi comuni ad altre opere, rispetto ai romanzi più famosi di Dumas "Il tulipano nero" è scritto però su un registro stilistico completamente differente, in cui prevalgano le note ironiche, soprattutto nel descrivere l'invidia che corrode Isaac Boxtel, e i toni fiabeschi, con personaggi principali ingenui e d'animo delicato, totalmente "buoni",  piuttosto insoliti per questo scrittore che ama di solito tratteggiare caratteri in chiaroscuro.
Pubblicato nel 1850, il il libro è più breve dei precedenti romanzi di Dumas, perché proprio in quel periodo fu approvata in Francia una legge che imponeva una soprattassa per i giornali che avessero romanzi in appendice (come ricorda Riccardo Reim nella prefazione). Questo rendeva poco conveniente allegarli ai quotidiani, riducendo drasticamente il numero di opere pubblicate a puntate: si preferiva pubblicare le opere direttamente in volume. Non dovendo "tirare in lungo" la storia, scrivendo più capitoli possibile, come accadeva quando il romanzo godeva di un certo successo, il risultato fu in questo caso un libro insolitamente agile, senza troppi diversivi e avventure collaterali, forse un po' meno "Dumas" dei precedenti. Sembra inoltre che il libro sia stato scritto in collaborazione con Auguste Maquet, uno dei tanti  sospettati di essere in realtà un ghostwriter ( a quell'epoca venivano chiamati "negri") dello scrittore, autori minori di cui a volte Dumas si serviva per terminare le parti giudicate noiose di un romanzo. Forse è fondato il sospetto che la penna di Maquet in questo caso si sia fatta sentire più del solito.
In ogni caso è un godibilissimo romanzo, per quanto insolito rispetto a quelli più noti dell'autore.

 
 
 
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