Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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La donna in bianco - Wilkie Collins

BLOG CALENDARIO 2009 - MARZO seconda parte

Titolo: La donna in bianco Titolo originale: The woman in White Autore: Wilkie Collins Traduzione: Stefano Tummolini Casa editrice: Fazi pag: 688 costo: 14,90 euro.

Londra, 1858 La luna piena illumina i vicoli di Londra, dove un gentiluomo passeggia immerso in conversazione con alcuni amici , quando improvvisamente una giovane donna, totalmente vestita di bianco, esce urlando da una villa. Il viso è stravolto dall'angoscia, le mani tremanti. La fanciulla getta solo un rapido sguardo all'uomo stupito in cui si imbatte correndo, per poi fuggire via. L'uomo non ha un istante di esitazione, lascia i suoi stupefatti accompagnatori e insegue la donna. Il giorno dopo solo poche notizie sono date agli amici sull'accaduto: la donna stava fuggendo da un esperimento di mesmerismo, una pratica in voga nell'800, secondo la quale ogni malanno poteva essere curato con l'apposizione di magneti in punti opportuni del corpo. Da quel giorno però i due divengono inseparabili ed iniziano a vivere insieme (quando si dice il magnetismo!).
No, questo non è l'inizio di "Una donna in bianco", anche se assomiglia molto al romanzo, ma è quanto realmente accadde a Wilkie Collins, imbattutosi così in quella che diventerà la sua compagna , Caroline Graves, con la quale avrà un lungo ed altalenante rapporto nel quale i due, in barba a tutti i lieto fine ideati dal Collins e alla morale imperante nei suoi romanzi, non si sposeranno mai.Forse urtata nella propria sensibilità borghese Caroline Graves lasciò nel 1868 Wilkie per sposare un altro uomo, uno scrittore poco noto.Ma dopo solo un anno di matrimonio Caroline Graves abbandonò il forse noioso marito e tornò a vivere con Wilkie Collins.Tuttavia il buon Wilkie, per quanto forse affranto, aveva nel frattempo intrapreso una relazione con la giovanissima Martha Rudd. In un romanzo di Collins il primo marito di Caroline avrebbe avuto il buon gusto di morire in un incendio, mentre la giovane Martha, descritta come una avventuriera, si sarebbe dedicata ad altri giovinotti, così da lasciare i due innamorati liberi di sposarsi. Nella realtà Wilkie Collins continuò allegramente un menage a trois con le due donne per tutta la vita, con Caroline Graves,compagna ufficiale, a vivere con lui, e Martha Rudd come "moglie in seconda" in un'altra casa, avendo da quest'ultima anche tre figli.

Tutto questo doveva ancora in gran parte accadere,ad eccezione dell'incontro con Caroline, nel 1860, quando Wilkie Collins pubblicò a puntate, sulla rivista di Dickesn "All the year round", il suo romanzo di maggior successo, "La donna in bianco". A volte però l'arte imita la vita, o forse nel fondo del cuore di Wilkie Collins doveva esserci una certa inclinazione alla bigamia, perché la fine del libro assomiglia un po' a quello che accadde poi nella sua vita reale, matrimonio a parte (un uomo, due donne).

Due donne, due sorelle (per parte di madre) infatti spiccano nel libro: l'angelica, bionda e bellissima Laura Fairlie e la bruna, indomita e un po' bruttina Marian Halcombe. La prima dolce, ingenua e, diciamolo pure, anche un po' insipida; la seconda con tutto l'ingegno e il carattere sufficienti ad imbastire una trama complicata da trascinare per un annetto sulla rivista di Dickens.

Tutto ha inizio, come nella vita di Wilkie Collins, a Londra, in una strada buia, in una afosa notte di Luglio.

Una donna, totalmente vestita di bianco, si imbatte nel giovane pittore Walter Hartright. La giovane ha l'aria di essere totalmente sperduta e confusa e Walter, ragazzo onesto e di buon cuore, si offre di accompagnarla ad una carrozza. I vicoli della città sono infatti troppo desolati per una donna sola.

Solo più tardi Walter verrà a sapere che la donna, che si chiama Anne Caterick, è fuggita in realtà da un manicomio.

Il giovane archivia la vicenda per affrontare il suo nuovo incarico: sarà l'insegnante di disegno presso due giovani sorelle, in una casa signorile. La povertà di Walter dovrebbe essere, nell'epoca in cui Collins scrive, un ostacolo sufficiente a proibire qualunque pensiero amoroso nei confronti della bella Laura, ma tant'è in realtà se ne innamora ed è perfino ricambiato.

Ed ecco che la brava Marian entra in scena a combinare un bel disastro. Laura è promessa sposa allo stimato Sir Percival Glyde: ha giurato al padre, sul suo letto di morte, che sposerà questo sir, che ovviamente, come chiunque si aspetterebbe, essendo lei dolce pura e ingenua, che non possa essere altro, se questo è un romanzo come si deve, che un gaglioffo, malvagio, senza qualità e senza onore. Collins sa il suo mestiere ed è infatti così. Marian provvede a separare Laura e Walter, ricordando alla prima i suoi doveri e al secondo la sua povertà. La fanciulla è ovviamente convinta di avere agito per il meglio: essere poveri nell'800 non era esattamente uno scherzo.

Ma qui ricompare "La donna in bianco", che avverte la giovane Laura con un misterioso messaggio di non sposare Sir Percival: egli non è quel che sembra, la condurrà ad una vita infelice.

Cosa unisce la pazza Anne Catherick a Sir Percival? Perché Anne assomiglia tanto a Laura, tanto da sembrarne la copia, solo in versione malata?

Questa somiglianza sarà la fonte della sfortuna di Laura, al centro di un non voluto scambio di identità, e delle complicatissime vicende che si snoderanno lungo i numerosi capitoli, nei quali Wilkie Collins ripropone in chiave romanzesca una vicenda realmente accaduta in Francia. Uno dei libri che furono di grande ispirazione per Collins infatti,il "Recuil de Causes Celebres", riportava il caso della marchesa di Drouhault : una donna che era stata rapita, narcotizzata e rinchiusa in prigione sotto falso nome e data per morta dal fratello che ne voleva l'eredità; solo fortuitamente era riuscita a liberarsi e a far emergere la verità rientrando in possesso dei propri bene e soprattutto della propria identità.

Proprio per dare l'impressione che si tratti di una vicenda vera, l'intero racconto è costruito attraverso le testimonianze dirette dei personaggi, con narrazioni in prima persona, fra cui spiccano quelle di Marian e di un altro personaggio di primo calibro, il Conte Fosco.

Per quanto cattivo Sir Percival ha infatti bisogno di un comprimario machiavellico e diabolico per mettere le proprie macchinazioni.Un buon inglese, sembra pensare Collins, non sarà mai troppo complicato e questo non va bene se si vuol tirare per le lunghe un romanzo. Chi meglio di un italiano potrebbe possedere queste qualità? Ecco dunque che Collins dipinge uno dei suoi personaggi più riusciti: il Conte Fosco, un uomo abile nel rendersi amabile e allo stesso tempo mortale come un veleno. Grasso, eppure elegantissimo, amante dei dolci e degli animali, incredibilmente colto, con una voce da tenore e l'astuzia di un Borgia (l'opera "Lucrezia Borgia" non a caso è citata nel libro) il Conte Fosco racchiude in sé tutti gli stereotipi possibili sugli italiani (dall'800 ad oggi non è cambiato molto, o siamo diabolici o siamo delle macchiette), ed è per questo che piacque immensamente agli inglesi.

In realtà tutti i personaggi di Wilkie Collins affascinarono il pubblico inglese. Il romanzo ebbe un successo strepitoso. Fu pubblicato non solo in Inghilterra, ma anche in America e nelle Colonie. "La donna in bianco divenne una moda"e fu uno dei primi romanzi a lanciare una specie di merchandising collegato: c'erano i cappellini intitolati alla donna in bianco, i balli, i dolci, le canzoni, qualunque cosa potesse essere venduto. L'autore ricevette numerose lettere dai propri ammiratori: c'era chi pretendeva di conoscere il finale, chi diceva di aver riconosciuto nel Conte Fosco un personaggio reale e perfino chi si diceva innamorato del personaggio di Marian e che, pensando che tanto carattere in un personaggio non potesse che essere immaginato sulla base di una persona vera, si diceva disposto a sposarla e chiedeva all'autore di indirizzare la propria dichiarazione d'amore alla fanciulla in questione. La gente letteralmente impazzì per il romanzo di Wilkie Collins.

A distanza di tempo il romanzo conserva tutto il suo fascino, soprattutto per la grande capacità di Collins di rendere veri i propri personaggi, creando per ognuno di essi una differente personalità e perfino un diverso modo di scrivere, assolutamente realistico: energico per Marian, narcisista per il Conte Fosco, romantico e appassionato per il giovane artista Walter e perfino odioso per lo zio di Laura, il malato immaginario,Mr. Fairlie. Forse alcune cose ci appaiono un po' buffe o scontate (vedi alla voce italiani), o forse alcuni ragionamenti ci possono sembrare strani se rapportati ad una mentalità moderna, ma il libro di Collins è ancora in grado di catturare il lettore e le quasi settecento pagine scorrono veloci, giungendo perfino troppo rapidamente alla fine, tanto che si vorrebbe intrattenersi ancora un po' nel mondo creato dallo scrittore.

Dello stesso autore ho recensito anche "La pietra di luna"
Testi gratuiti in inglese:
"The woman in white" su Bibliomania
"The woman in white" su Project Gutenberg

 



 

 
 
 
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