Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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Cap. 4 - La strega

Post n°176 pubblicato il 31 Ottobre 2006 da bluewillow
 

Il soggiorno di Luke Sarton era debolmente illuminato dalle luci notturne della città e dai bagliori della clessidra lasciata da Selina.

Zap sedeva accucciato ai piedi del proprio padrone, mentre l'uomo rimuginava silenziosamente, sprofondato sulla stessa poltrona sulla quale era stato scaraventato da una forza soprannaturale solo un paio d'ore prima. Luke non poteva certo definirsi un uomo di fede: pur essendo stato allevato come cattolico, a causa delle origini irlandesi della sua famiglia, una volta superata l'infanzia ben raramente aveva messo piede in una chiesa. Di fatto aveva sempre considerato la religione una forma elaborata di superstizione e fino alla mattina di quel giorno avrebbe riso di chiunque gli avesse predetto un futuro funestato da diavoli e fattucchiere.

Questo ,però, non rendeva più facile il compito che gli era stato affidato: tradurre il manoscritto della presunta strega Meredith Blanche, un libro che forse celava un oscuro potere, per consegnarne poi i segreti a Zeb Bell, ovvero il demonio in persona.

Se non avesse portato a termine il compito entro 7 giorni Luke avrebbe perso l'anima, se invece fosse riuscito nell'impresa avrebbe avuto come premio 200.000 sterline.

Ma ora non poteva fare a meno di chiedersi se non fosse destinato alla dannazione in ogni caso: aiutare il diavolo in qualche impresa non era forse già un modo per guadagnare l'inferno?

Sarton si sentiva in una situazione di stallo, intrappolato dalla propria ingenuità e dall'amicizia con un uomo troppo avido. Ripensò a Julian Pontus: la lettera che l'ex-professore gli aveva spedito, per convincerlo a collaborare con Bell, celava una sadica ironia. Ma su una cosa Pontus non si sbagliava: Zeb Bell avrebbe avuto pane per i suoi denti, Luke Sarton non era disposto ad arrendersi tanto facilmente. L'energia di questo pensiero lo riscosse dal torpore nel quale era caduto; accese la luce, diede da mangiare a Zap e si preparò una tazza di caffè bollente. Sarebbe stata una lunga notte.

Tradurre il manoscritto era forse l'unico modo per venire a capo della complicata situazione nella quale si era cacciato. Se davvero conteneva qualche forma di magia, avrebbe potuto utilizzarla a proprio vantaggio in qualche modo, per trarsi fuori dai guai.

Per la prima volta da quando ne era venuto in posseso, Luke si accinse ad esaminare con attenzione il manoscritto di Meredith Blanche. Decise che avrebbe consultato la traduzione già stilata da Pontus in un secondo momento, per non esserne influenzato: sapeva infatti che quel lavoro era stato giudicato inaffidabile, anche se non ne conosceva esattamente il motivo.

L'occhio esperto del giovane accademico riconobbe subito che la copertina non era antica quanto il contenuto, si trattava di un'aggiunta di un epoca successiva. Luke sapeva che anticamente non sempre i libri venivano rilegati: la rilegatura era un operazione costosa che non tutti volevano o potevano affrontare, spesso riservata solo ai volumi più pregiati. Il libello, di circa un centinaio di pagine, era costituito da una raccolta di fogli scritti a mano, con una grafia elegante e ariosa; la lingua utilizzata era un misto di latino ed inglese arcaico in una combinazione che Sarton non aveva mai osservato in precedenza, sembrava quasi una lingua a sé stante. Alla fitta scrittura si inframmezzavano formule matematiche, tavole per il calcolo del moto dei pianeti ed elaborati disegni che rapprensentavano i soggetti più disparati: animali, paesaggi, volti. L'intera opera appariva, ad un primo sguardo, come un insieme di appunti sparsi sui più diversi temi; una sorta di diario personale a cui si mescolavano considerazioni su numerose branche della scienza, senza un autentico filo conduttore fra le varie parti.

In una delle pagine centrali l'autrice aveva rappresentato un disegno molto complesso.Sullo sfondo un uomo sedeva di spalle ad uno scrittoio; davanti a sé, su un leggio, si trovava un libro aperto a metà, dal quale sembrava che stesse copiando qualcosa di estremamente impegnativo: il corpo era curvo e il braccio era arcuato come se stesse scrivendo con foga. Su ognuna delle due pagine del libro aperto si trovava un albero, la cui chioma si intrecciava, in un fitto ricamo, con quella dell'albero nella pagina adiacente. Ad un osservazione più attenta si poteva notare che l'insieme dei rami costituiva un disegno nel disegno che rappresentava ancora una volta un libro.

In piedi, alla destra dello scrivano, ma in primo piano rispetto a quest'ultimo, si trovava una donna, rivolta a tre quarti, che indicava con il dito verso l'uomo intento a scrivere, ma che allo stesso tempo sembrava ammiccare all'osservatore. La dama aveva i capelli raccolti in una acconciatura elaborata ed indossava una ricca veste, il viso era atteggiato in una espressione intensa e la bocca era lievemente corrucciata, come se fosse sul punto di dire qualcosa. Non vi era alcuna indicazione di chi fossero i personaggi rappresentati, ma Luke non aveva alcun dubbio riguardo a chi fosse la donna: quella che stava guardando era Meredith Blanche.

Il giovane tornò alla prima pagina, mise il libro accanto al portatile e iniziò a tradurre il libro.

Man mano che le parole si aggiungevano sullo schermo, le difficoltà del codice linguistico usato da Meredith sembravano scomparire. Luke ebbe la sensazione che in realtà il testo fosse più semplice di quanto non apparisse. Anche se non riusciva ad afferrare ancora in pieno il senso di quanto stava scrivendo, sentiva che si trattava di qualcosa di estremamente importante. Il tempo passò velocemente: erano le cinque del mattino quando si accorse di aver già tradotto almeno un terzo dell'opera. Troppo stanco per continuare, stampò il file della prima bozza della traduzione, per ricontrollarla dopo qualche ora di sonno.

Nonostante le emozioni delle precedenti 24 ore, si addormentò immediatamente, ma dormire non gli fu di molto conforto.

In sogno rivide l'attimo in cui apponeva la propria firma sul contratto che lo aveva privato della libertà, poi Zeb Bell, nelle sue vesti demoniache, gli indicava dall'alto di un dirupo, il regno degli inferi, bruciante di fiamme e lo spingeva fino all'orlo del baratro per gettarlo fra i dannati urlanti, in una terrificante visione dantesca. Fu a quel punto che Luke sentì una mano stringere la propria, e qualcuno che lo trascinava lontano, correndo veloce, per sfuggire al diavolo. Una fanciulla lo guidò attraverso una fitta nebbia senza mai fermarsi o mostrarsi in volto. Proseguirono fino ad un bosco dove la foschia si diradava e da una radura si poteva osservare un città lontana, illuminata dal sole. Solo allora la ragazza si voltò e guardò Luke intensamente, ma senza proferire parola, indicando la città lontana con lo stesso gesto della figura nel manoscritto: era Meredith che ancora una volta cercava di dire silenziosamente qualcosa. Poi il viso della donna si avvicinò sempre di più a quello di Luke, fissandolo intensamente. Fu allora che si trasfigurò nel volto demoniaco di Selina, i cui occhi bruciavano, promettondogli ancora una volta il dolore delle fiamme dell'Inferno.
Luke si risvegliò di soprassalto, più esausto che mai.

Si accorse di essere affamato, non aveva toccato cibo dal giorno precedente. Dopo una robusta colazione, si accinse ad esaminare i fogli stampati.

L'insieme di quello che vide lo sconcertò. Non c'era alcuna traduzione: quello che stava leggendo era un insieme sconnesso di poesie che aveva scritto da ragazzo, di brani che sembravano tratti da qualche suo antico diario, di vecchie lettere che ricordava di aver scritto anni prima, di filastrocche che aveva imparato da bambino, c'era persino un pezzo di un articolo che avrebbe voluto scrivere su Thomas Eliot, ma che non ricordava di aver mai iniziato. Dopo un momento di confusione, si calmò: forse aveva stampato solo il file sbagliato, del resto era molto stanco. Ma anche sul pc non c'era alcuna traccia della traduzione del manoscritto. L'unico file che risaliva alla sera precedente era proprio quello che conteneva le stesse cose insensate stampate sui fogli che Luke aveva davanti.

Solo allora si ricordò della traduzione di Pontus: la sfogliò freneticamente. Ma anche il fascicolo che gli era stato consegnato da Selina sembrava privo di senso, senza alcun collegamento con il libro del '500: pensieri personali di Pontus, il discorso che il vecchio professore aveva tenuto all'università quando era andato in pensione, quella che sembrava una dichiarazione d'amore ad una certa Joanna, un insieme di dati senza alcun filo logico.

La cosa strana era che, anche se aveva l'esatta sensazione di avere davvero tradotto il libro, Luke non ricordava assolutamente nulla di quanto aveva letto.

Allora capì qual era la vera difficoltà che si celava nel manoscritto di Meredith Blanche: chiunque avesse tentato di rivelare i segreti della strega, non avrebbe fatto altro che rivelare i propri, scrivendo in modo simile all'autrice del manoscritto , tutto quello che aveva ritenuto importante nella propria vita.

Luke guardò ancora una volta la clessidra: rimanevano solo sei giorni.

[Continua...]

I precedenti capitoli sono a questi indirizzi:

Cap. 1 - Una lettera

Cap 2.- Il manoscritto

Cap.3 - Tempus fugit

 
 
 
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