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L'angolo di Jane

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L'ANGOLO DI JANE

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Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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« I Literati di New York C...L'arte della guerra - Sun Tzu »

La grande beffa della Luna di Richard Adams Locke (su ispirazione di Edgar Allan Poe)

Post n°1017 pubblicato il 19 Marzo 2013 da bluewillow
 

Nel 1835 New York era una città piena di possibilità, nella quale ogni giorno sorgeva ogni tipo di nuova attività, ma era anche un luogo dove cercare il proprio posto al sole stava diventando sempre più difficile.
Il New York Sun, un quotidiano fondato nel 1833 da Moses Y. Beach, aveva l'ambizioso progetto di diventare il giornale più popolare della città e per questo si era deciso di venderne le copie ad un centesimo, un prezzo anche all'epoca praticamente irrisorio che richiedeva, per non finire in perdita, come già era accaduto a chi aveva tentato questo esperimento, che si avesse un numero molto elevato di lettori.
Nel 1835 il giornale non aveva ancora raggiunto la notorietà desiderata, ma il nuovo direttore Richard Adams Locke ebbe una brillante idea che risollevò le sorti del giornale, gli diede tutto il successo auspicato, se non di più, e fece del New York Sun uno dei più importanti quotidiani della città, tanto che la pubblicazione continuò per oltre cento anni, fino al 1950.
Cosa fece Locke, vi chiederete, di così brillante?
Ebbene, non gioverà certamente allo spirito etico che dovrebbe ispirare i giornalisti nel testimoniare la verità, ma pubblicò una delle più grandi beffe scientifiche della storia del giornalismo, nota come “The Great Moon Hoax”, la grande burla della Luna.
Negli anni '30 dell'800 i cittadini americani assistevano, forse più di ora, a come la scienza stesse poco alla volta plasmando il loro mondo, con i treni, con le prime ricerche sull'elettricità e con sempre nuove eccitanti nuove scoperte, mentre man mano la frontiera del West veniva plasmata da uomini che essi vedevano come forti e coraggiosi pionieri che affrontavano la vita selvaggia e trasformavano luoghi incontaminati in nuove avamposti di civilizzazione.
C'è da stupirsi se credettero a quanto vi sto per raccontare? Forse il loro era solo un eccesso di fiducia.
Richard Adams Locke finse di aver appreso dall'Edinburgh Journal of Science delle clamorose scoperte scientifiche da parte di uno dei più importanti astronomi dell'epoca, Sir John Herschel, ed inventò per quest'ultimo addirittura una missione in prossimità del capo di Buona Speranza, dove sarebbe stato piazzato il più gigantesco telescopio mai costruito, capace di ingrandire il suolo lunare fino al punto di vederne la superficie nel dettaglio.
Simulando quindi di stampare articoli già apparsi (e verificati) altrove, The New York Sun catturò la fiducia dei suoi lettori e cominciò a pubblicare a puntate tutti i fantastici e incredibili dettagli della vita sulla Luna, come nessuno era mai riuscito a vederli.
Nelle fantasiose ricostruzioni del Sun la Luna sarebbe stata abitata da creature alate simili a uomini pipisterllo, della specie battezzata Vespertilio Homo, da unicorni, da castori bipedi, bisonti e capre.
Da quel momento il successo del giornale fra i newyorkesi fu immediato, i numeri del Sun andarono a ruba. Come scrisse Edgar Allan Poe in “I literati di New York City” (recensito qui), in cui citava Richard Adams Locke, non c'erano mai state fino a quel momento beffe scientifiche, la parola stampata era considerata una fonte attendibile, ma soprattutto, come sottolinea Poe, sembrava che la gente, in un certo senso, volesse proprio essere ingannata, dice infatti riguardo ai suoi tentativi di sbugiardare il Sun “dovetti restare sbalordito nel constatare che ben pochi mi prestavano ascolto, dacché tutti bramavano d'essere ingannati, tanto magiche erano le lusinghe di uno stile che faceva veicolo di una invenzione troppo goffa”.
Poe sottolinea anche che circa tre settimane prima di questa incredibile burla, egli stesso aveva pubblicato un racconto, dal titol “Hans Phaal” nel quale, facendo chiaramente intendere che si trattasse di una fantasia, aveva descritto una analoga scoperta scientifica. Nel citare Locke, lo scrittore lancia il sospetto che probabilmente fu proprio quel racconto a ispirare il direttore del New York Sun nel suo audace tentativo di risollevare le sorti del giornale pubblicando un clamoroso falso.
Le pubblicazioni del New York Sun riguardanti le scoperte lunari ebbero termine dopo sei numeri, senza alcuna smentita o ammissione del falso, ma con la scusa che il modernissimo telescopio fonte di tali meravigliose rivelazioni scientifiche era andato a fuoco.
La fiaba di Pinocchio di Collodi fu pubblicata solo nel 1881, ed è forse per questo che i bugiardi di questa storia non fecero affatto una brutta fine, nessun grillo parlante suggerì loro di comportarsi bene, e il New York Sun si trasformò da foglio stampato con ambizioni in “quotidiano vero”. Detto in poche parole potete considerarlo come il successo del Gatto e la Volpe, come spesso accade nella vita vera al contrario che nelle fiabe.
Che morale possiamo trarne? Forse che le beffe riguardanti la Luna, in America, hanno una storia molto lunga.

 
 
 
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