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Sara
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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Quella ricetta la vorrei cucinare da mesi, eppure ogni volta trovo la migliore delle scuse per non farla. Non ho i semi di sesamo, ho dimenticato di comprare i pomodorini… Il libro è ancora accanto al letto. Avanza lento. La sera mi accascio esausta sui miei kili di troppo, sulla mia anoressia in pillole. Dormo un paio d’ore, fino a che il becchino della tua ipocrisia non arriva a bussare alle porte di Morfeo che da galantuomo cede la dama e prende la scopa.
Ci sono momenti in cui diamo una spinta alle domande come faremmo con una palla in uno specchio d’acqua. Se lo stagno è abbastanza largo, capita che la palla ritorni dopo tanto, quando avevamo quasi del tutto sepolto la questione sotto strati di ricordi, tanto morbidi quanto soffocanti. Non accade mai che la palla galleggi in un mare infinito. Ritorna sempre, prima o poi.
Quando ti guardo riaffiora tutto e, ti dirò, si porta dietro il desiderio urgente che tu abbia presto un infarto. No, non ti augurerei mai la morte. Mi piacerebbe semplicemente che tu potessi sentire fisicamente la tua caducità di mortale camuffata di sapere. Che per una volta nella tua vita ti sentissi vulnerabile al pari del più ignorante dei contadini che zappano il tuo esteso podere. Vorrei che, guardandoti crollare a terra nel riflesso di una finestra, tu comprendessi – ammesso che la tua raffinata intellighenzia ti permetta ancora di farlo – che non sei diverso da me, come da molti, molti altri che mi hanno preceduto. Sei solo più vecchio, più paranoico, più cinico.
Vestiamo volti, maschere d’ipocrisia. Lo faccio anch’io, da tempo. Ogni volta che appoggi la tua mano sulla mia spalla, ogni volta che, lamentoso, cerchi conforto. Ti sorrido, ti rassicuro. Dispenso le gocce di calmante delle quali la tua mente ha bisogno e penso in cuor mio di aumentarne la dose fino a potermi godere lo spettacolo della tua lucidità biascicante parole di Tavor.
Sei fortunato: serietà ed onestà sono due ingredienti che a te mancano, ma dei quali io potrei elargire quantità ampie ai più, rimanendone ricca. Così non accadrà che sarai perdente, semmai, perderò io. Ne sono consapevole. Quello che mi sfugge è il senso di questo gioco ed il perché tu abbia puntato il dito contro di me, avendo già disseminato innumerevoli vittime. Interrogativi sciocchi, lo so. Sarebbe come chiedere ad uno sciacallo il perché della sua insaziabilità. Fame. La tua fame è un misto equilibrato di egemonia ed insicurezza.
Stasera prenderai la tua compagna, i tuoi amici di potere e andrai a mangiare nell’unico posto che reputi all’altezza del tuo stomaco e del tuo retto. Sarai il solito istrione di compagnia e le tue pungenti citazioni faranno banco. Di solito, ogni cinque sadiche ne inserisci una melanconica, a quel punto calerà su tutti un silenzio riflessivo ed ammirato. Come sei profondo e sensibile. Domattina, al risveglio, ti lamenterai di tutti e piangerai tra i libri la tua solitudine cieca.
La verità è che non posso nemmeno dirti che mi fai tristezza perché lo direi a me stessa.
La palla si intravede nel suo moto di ritorno. Presto la riavrò tra le mani. Presto dovrò decidere se darle una nuova spinta o provare a rispondere. Intanto mi chiedo quando è iniziata la trasformazione del mio sguardo e penso che è ora di infornare la nuova ricetta.
Erba
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