S_CAROGNE

Relazioni pericolose

(Formidabili quegli anni)

Non ho saputo accontentarmi. Se fossi stata meno estroversa, e meno noiosa, avrei evitato telefonate interminabili, dialoghi senza scorciatoie, ansia notturna, situazioni imbarazzanti, guai in genere e di comprare più toner che latte e pane. Una amica, o nemica, immaginaria avrebbe fatto al caso mio. E non avrebbe avuto le sue fattezze. E invece no. Affascinata dalla sua poliedrica personalità, assolutamente non lineare e imprevedibile, quasi si trattasse di un uovo Fabergé, le ho concesso di insinuarsi nella mia vita, certa di dover trovare una bella sorpresa dopo tanti ingranaggi inceppati e percorsi tortuosi. Macché! D'altra parte al liceo in tanti hanno tentato di avvertirmi, ma si sa: gli adolescenti non si lasciano suggestionare facilmente. Io per la verità non ho alcun problema a farmi convincere, soprattutto da chi ostenta molta sicurezza. E così, mi sono fidata di Sara. Sulle prime lei stessa manifestava incredulità e prudenza: le apparivo un boccone assai ghiotto, ma anche piuttosto intelligente, per cui con buona probabilità mi sarei potuta rivelare indigesta. All'epoca, correva l'anno 1986, piacevo come piacevano i Duran Duran. Ero popolare, insomma, e per una ragazza di nicchia come lei, nel senso che era così poco commerciale da essere assunta solo in pillole, in caso di estrema necessità, la cosa si rivelò una fortuna. Addirittura, a volte, molto raramente, riusciva a rilassarsi e a godere non dico di un intero sabato sera, ma almeno di un abbondante terzo. Pur senza ammettere che l'eye-liner e la Naj-Oleari fossero fra le prime cinque invenzioni più utili per l'umanità, riusciva a discettare con disinvoltura di argomenti ameni, tralasciando per l'occasione di ammorbare gli astanti con i suoi cavalli di battaglia (occupazione scolastica, Chernobyl, revisionismo storico, nichilismo). Tra le caratteristiche precipue delle adolescenti spicca la curiosità verso il genere maschile. Ebbene, la Serpe interpretava il suo ruolo con un eccesso di accademismo: appariva infatti incuriosita alla maniera di un'etologa, e per un sedicenne che ha da poco dismesso l'uomo ragno a vantaggio del primo vespino, sospinto da un generoso tripudio ormonale, può risultare vagamente fastidioso ritrovarsi a guardare negli occhi la versione femminile di Piero Angela. Anche perché lui, il giovane virgulto, negli occhioni languidi e indagatori della mia sodale, in tutta onestà, non avrebbe saputo come collocare i suoi ormoni. Agendo coscientemente a suo detrimento, si arrischiava perciò ad essere più esplicito. Tutte le serate, d'altra parte, finiscono, e le conclusioni liete rischiano di tediare... Interrompendo senza troppi scrupoli il mio corteggiatore di turno, la Signora mi intimava di riallacciare la camicetta, accendere il motorino, portarla il più lontano possibile dall'essere infamante che avevo osato presentarle, e tacere. A pochi metri dalla sua reggia minacciava di lanciarsi in corsa, colta da un'ondata di vittimismo, obbligandomi ovviamente a fermarmi e a tentare di consolarla. Con un po' di esercizio riuscivo a sopportare il suo mantra di improperi senza troppa sofferenza, spesso addirittura a sedarla con una Adelscott e una Marlboro morbida. Il mio pensiero, accompagnato da un sospiro, tornava al divano sul quale avevo abbandonato a mezz'aria il ragazzo che inseguivo ormai da un mese, ma solo nelle pause di respirazione della mia compagna di banco: non ero ancora così avvezza alla sua vicinanza da riuscire a distogliere completamente l'attenzione dalle sue farneticazioni sull'esistenzialismo. Sistematicamente il nostro sabato sera si concludeva con un pianto, risate, nelle serate migliori anche un vomito, e la incrollabile decisione di non trascorrere mai più momenti così drammatici. Piena di speranze, di frasi ad effetto, piccoli portachiavi di Snoopy e audiocassette degli Style Council, dei Tears for Fears e dei Prefab Sprout tornavo a casa. Due o tre ore dopo l'orario concordato. Che importa se i miei domani mi guarderanno torvi in volto? Io ho Sara.