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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

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Il giorno più bello

Post n°717 pubblicato il 25 Dicembre 2010 da sara_1971

Matrimoni di oggi

 

Io non so perché la gente continui a sposarsi, sta di fatto che non solo persevera in questa orrida abitudine ma si permette anche di invitare al proprio matrimonio parenti dispersi da decenni.

E qui aggiungere a seconda del parente un purtroppo (Sara) o un per fortuna (tutto il rimanente albero genealogico).

Sara si prepara alla cerimonia secondo un antico rito voodoo che prevede una serie ininterrotta di gasteme davanti al manico cremato della caffettiera dimenticata sul fuoco.  Dopo aver platealmente lanciato nel cassonetto la colazione (scaduta) e la caffettiera (cremata) butta l’occhio al di là del cancello di casa e vede qualcosa che la fa orripilare all’istante. 

Dovete sapere che c’è solo una cosa che mi inquieta più di una busta, apparentemente vuota, che contiene una notifica giudiziaria, ed è una scatola di cartone, avvolta da uno spago, sicuramente piena.

La scatola di solito viene abbandonata nottetempo da esseri alieni alla nostra civiltà, anzi alieni a qualsiasi civiltà. In genere scappano lasciando la scatola ermeticamente chiusa oppure, prima di dileguarsi, si precipitano a liberare la creatura contenuta, quasi a sbarazzarsi di un peso sulla coscienza.

In una scatola di cartone ci può essere qualsiasi cosa. Niente, più di questo, può servire a ricordarti il mistero dell’esistenza. L’imperscrutabilità del destino. L’indeterminatezza della nostra misera vita. Se ti va bene dalla scatola esce un’iguana con la diarrea. Se ti va male un vampiro con la rabbia. Nel caso peggiore (il mio) un cucciolo di cane macilento con… aspettate che le riconto per sicurezza… 1… 2… 3… eh sì, ebbene con sole tre zampe al posto delle canoniche quattro.

Sara ha un piccolo, ma che dico minuscolo, scatto d’ira in conseguenza del quale i vicini si premurano di allertare la protezione civile e rientra nel giardino con il tripode in braccio. Guarda l’orologio: ok, è troppo tardi per andare dal parrucchiere, bisognerà procedere contando solo sulle proprie forze.

Una mezz’ora dopo dallo stesso uscio di casa attraverso cui era transitato il Tripode, esce Mafalda in una delle sue migliori interpretazioni (ecco cosa accade a lavarsi i capelli e poi volerli asciugare con il diffusore). In tuta. Eh già. Perché dovete sapere che in casa_1971 in caso di pioggia è preferibile vestirsi all’esterno onde evitare di arrivare alla cerimonia maculati da zampate di cane vezzosamente alternate a bave biancastre.

Motivo per cui la Vostra decide di andarsi a cambiare a casa della Regina Madre.

Dopo un leggiadro scambio di opinioni (non vorrai venire conciata in quel modo, vero? Ma è un matrimonio, non un funerale! No, io con quella in auto non ci vado perché chissà dove mi porta) finalmente si parte. Destinazione Gioia del Colle, un ridente paesino della provincia barese, famoso per la sua produzione di latticini.

All’ingresso della sala ricevimenti un accrocchio di suore incarognite mi guarda di traverso: non so perché ma fin dalla più tenera età le monache hanno sempre mostrato una irrazionale diffidenza verso la mia persona, quasi fossi il demonio (appunto).

Il matrimonio è rallegrato da un cantante, una sorta di giovane e debuttante Fiorello, con uno scarso talento musicale. L’unica con cui riesco a socializzare è una lontana parente orfana di madre e appena venuta fuori da un periodo di depressione (io, che ho un debole per gli sfigati, l'ho sentita subito amica).

Al tavolo la conversazione procede leggiadra su temi classici ma sempre attuali:

Sanità (duemila persone contraggono l’influenza suina e ci si mette la mascherina, venticinque milioni di persone contraggono l’Aids e non ci si mette il preservativo);

Cultura (ma che hanno deciso per Cassano?);

Parenti (ovvero una catena di eccellenti esaurimenti nervosi, e qui finalmente tutto si spiega).

Nel mezzo dell’orrido pranzo (cucino meglio io, giuro) il fratello della sposa fa qualcosa di ancor più orrido, paragonabile per oscenità solo ad un reading di poesie di Sandro Bondi: si alza e legge una lettera dedicata ai novelli sposi.

Ed è a questo punto che invoco l’intervento divino sperando che Dio faccia giustizia in questo esatto momento. Così, tanto per portarsi avanti col giudizio universale.

Le scorie radioattive della cena vengono prontamente evacuate alle ore 4.00 a.m., in giardino, sotto un diluvio universale che avrebbe spaventato persino quel sant’uomo di Noè (a proposito: la coppia di animali tripodi da imbarcare sull’Arca la offro io).

Per citare Andrea Pazienza, chissà se un giorno, guardando queste foto, ci riconosceremo

 

Matrimoni del tempo che fu

Nel gennaio del 1882 Vincent Van Gogh conobbe una trentenne prostituta alcolizzata, butterata dal vaiolo, Clasina Maria Hoornik detta Sien, già madre di una bambina e in attesa di un altro figlio, che gli fece da modella: dopo il parto vissero insieme ed egli pensò anche di sposarla, sperando di sottrarla alla sua triste condizione. Scrisse al pittore Van Rappard: «Quando la terra non viene messa alla prova, non se ne può ottenere nulla. Lei, invece, è stata messa alla prova; di conseguenza trovo più in lei che in tutto un insieme di donne». Van Rappard, temendo per il suo futuro, lo dissuase aspramente. Eh già, erano i tempi in cui se pensavi di sposarti una prostituta finivi in manicomio. Non in Parlamento.

 

 
 
 
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