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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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« Quell'eterna ripresa di...Le promesse del futuro. »

apologia dell'infedeltà - seconda ( e ultima) parte.

Post n°704 pubblicato il 29 Ottobre 2010 da animanuda.io

 

Riassunto (molto dettagliato) della prima parte.

 

Un'esigua percentuale di chi non ha mai tradito il partner lo fa  per scelta.

Tutti gli altri "fedelissimi" hanno altre motivazioni, nascoste ma prevalenti. Dalla scarsità di coraggio nell'approccio a una persona nuova, alla paura di essere scoperti, alla pigrizia, alla mancanza di occasioni.
Un esercito di "Potrei ma non voglio" da leggersi come "Vorrei ma non posso". Una sempre più scarna folla che magari esibisce a destra e a manca mirabilissimi eroismi monogamici (e conto soltanto quelli in buona fede, che altrimenti riempiremmo gli stadi), e invece deve la sua sbandierata innocenza all'incapacità di peccare, anche se lo desidererebbe tanto.

Cedere alla tentazione di accostarsi ad una pelle clandestina comporta una serie di rischi, ed un notevole dispendio di energie. Per compiere l'affascinante e tormentato passo dell'adulterio dopo anni e anni di fedeltà è necessario rimettersi in gioco, ammettere con se stessi di non essere infallibili, combattere con montagne di sensi di colpa (quasi sempre indotti), ingegnarsi, fare i salti mortali per riuscire a gestire tutto il resto come se niente fosse, imparare ad usare un minimo sindacale di menzogna anche quando se ne farebbe volentieri a meno.

Le emozioni costano. Non tutti possono permettersele.
Sotto quest'ottica, il vero eroe non è colui che rimane attaccato per tutta la vita al partner come una cozza per timore dei marosi, ma il timido avventuriero che riesce a farsi travolgere dalle correnti senza smarrire la strada di casa.
Non la moglie appassita e ormai asessuata che carica rabbiosa l'ennesima lavatrice, dimentica dell'ultimo amplesso coniugale tristemente celebrato pensando a George Clooney per non addormentarsi, è la vera eroina, ma colei che canta lavando (o l'altra che stira cantando di tozziana memoria), con l'abnegazione di sempre, le mutande di un uomo mentre ancora rabbrividisce per aver gioito del miracolo fiorito poche ore prima in quelle di un altro. 

All'origine dell'identificazione dell'infedeltà come "tradimento" c'è un errore primario.
Uno sciagurato malinteso architettato da un'entità religiosa:  la Chiesa, la stessa che predica l'amore e poi impone ai suoi ministri un conflitto vitalizio con la propria identità sessuale. Se dio avesse voluto sacerdoti celibi e suore illibate, li avrebbe fatti nascere scevri dal naturale bisogno di accoppiarsi. L'ingranaggio senza fine del peccato e dell'assoluzione tiene in piedi un meccanismo che rende l'uomo un umile e frustrato schiavo della sua povera condizione animale. Sempre in debito, sempre in torto, sempre peccatore, inevitabilmente attratto dal frutto proibito e costretto a forzare la sua indole o a vivere nella vergogna di sé, a costo di squilibri psicologici che possono avere tragiche conseguenze.
Per tradizione filtrata anche al di fuori del matrimonio religioso, la vita di coppia inizia dalla reciproca promessa di amore eterno ed eterna fedeltà. Da qui il "tradimento" nell'adulterio, come violazione dell'impegno preso.

Ma non equivale forse ad una bestemmia promettere ciò di cui non si dispone?

Esiste forse qualcuno che può francamente affermare di essere in grado di dominare i propri sentimenti,  sapere cosa gli riserverà il futuro, costringersi ad amare una persona che non ama più?

E concludo con un'altra domanda: non sarebbe molto più serio e sensato, nonché realizzabile, promettersi eterno rispetto (parola che sembra ormai dimenticata) e impegno nell'accettazione reciproca dell'altrui limitatezza?

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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