S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Post n°555 pubblicato il 18 Agosto 2009 da erba_in_ferie
(Un tranquillo weekend di paura)
Sono ancora un po' nervosa, o forse solo leggermente piccata, per aver concentrato in un solo giorno un rosario di errori. Ho sgranato con avidità quello che il mio Super – Ego concentrato usualmente mi impedisce di saggiare. Niente di grave, forse, anche se le conseguenze delle mie birichinate non sono del tutto dipanate. Partire con il telefono quasi scarico non è un atto sovversivo, e poco importa se, quando non dà più segnali di vita e trovate il carica batteria, il codice, quelle maledette 4 cifre, sfugge allegramente la vostra mente. Digitate una combinazione, ma forse è del bancomat, poi la data di nascita di vostro figlio e ancora dei numeri senza senso, appena eletti come vostri preferiti. Niente. Per fortuna avete un fedele telefonino di dieci anni e una scheda di riserva, azzerata, d'accordo, però oggi ci sono le telefonate a carico del destinatario. Sono le dodici di notte, ma che fa? Vostra madre vi chiede dove siete, ma voi – nonostante la ragguardevole età - preferireste non rivelarle che siete a mille chilometri da dove vi pensava e optate per una sardonica omelia di vostro fratello minore. Lo implorate, con la voce riservata alla richiesta dei favori urgenti, di recarsi a casa vostra (dove fortunatamente non c'è vostro marito, rifugiatosi con la prole dalla simpatica madre) di accendere il portatile, di digitare una improbabile password e poi di ingoiarla insieme al segreto della vostra prima uscita in auto con quattro inaffidabili conoscenti nel 1985, di accedere al preoccupante risultato dei tempi moderni, i.e. il file excel delle vostre password catalogate per settore (mail, banca, siti web...) e di restituirvi l'accesso al telefonino e quindi, di fatto, al mondo civile. Lui, disarmandovi per l'assenza di resistenza, accetta. Pochi minuti di attesa e il telefonino/macchina fotografica/telecamera (con numeri e brani musicali indispensabili al vostro risveglio) sarà vostro. Il viaggio non è del tutto compromesso. Ingannare l'attesa giocando con la combinazione della valigia è puerile e inutile. Lo fate comunque. Ancora un attimo e non potrete accedere né alla rubrica né ai vostri vestiti. Perfetto, fatto. Vi sentite profughi, di lusso, ma pur sempre profughi. Se aveste un cocco da spaccare lo scenario sarebbe completo. Intanto, inspiegabilmente vostro fratello finge disinteresse per i vostri scheletri nell'armadio e giura di aver spento qualunque forma di vita del vostro pc. Il codice del telefonino è nuovamente nelle vostre mani. Se non altro questo vi consente di cazzeggiare con le foto e i video durante le due ore di attesa sul binario due di una minuscola stazione dove il destino ha deciso di farvi attendere insieme a un paio di problematici indigeni. Dovreste arrivare a Roma se volete prendere un aereo pagato dal vostro datore di lavoro e ottemperare a un impegno assunto da mesi. E in effetti a Roma, nonostante una notte da incubo - trascorsa a difendervi dall'aria condizionata e dall'odore sgradevole dei vostri rumorosi compagni di viaggio abbracciando la vostra borsa e il contratto della Creatura - ci arrivate, con la valigia perfettamente sigillata da un nuovo, sconosciuto codice. Siete in ritardo. Contro ogni ragionevole pronostico la metro per Fiumicino vi passa davanti. La afferrate al volo. In fondo ogni lasciata è persa. Solo per un eccesso di zelo decidete di telefonare all'Alitalia per controllare che non vi siano intoppi. Con una voce soave del cazzo un tipo dell'Alitalia vi informa che non avendo preso il Bari – Roma non vi faranno salire neppure sul Roma – Destinazione-finale. Urlate con quanto fiato avete in gola che D-O-V-E-T-E-P-A-R-T-I-R-E. Narrate della vostra giornata precedente, di Sara, del Blog, dello smarrimento del codice... Cade misteriosamente la linea. Un coglione travestito da uomo d'affari che, non pago di ciò che Madre Natura gli ha concesso tenta anche di sfoggiare un'aria intelligente, interrompe la sequela di coloriti improperi. - Signora, mi scusi, ma non ho potuto evitare di ascoltare la sua telefonata. Lei deve andare a Fiumicino? - Sì, e sono già in ritardo. - Ehm... guardi che ha sbagliato direzione. - Cooooosa? °°*#!£$ - Eh, sì, deve scendere al più presto. Grazie, va bene, prenderò un taxi. - Non ci sono taxi qui. Cazzo, ma questa non è Roma? - Signora, non mi aggredisca. Non dipende da me.
Scendere è facile. Ritrovare un minimo barlume di equilibrio, meno. L'istinto di sopravvivenza e il ricordo del ghigno del capo vi fanno salire su un nuovo mezzo. Non dormire non aiuta. Siete stanchi, spossati, impotenti dinanzi al destino crudele. Qualche lacrimuccia solca il viso stanco. Richiamate l'Alitalia, nelle vesti di un'altra voce maschile vagamente gentile. Prima di compiacervi per il fallimento della compagnia percorrete una linea di dialogo e contrattazione. - Immagino che il mio impegno di lavoro previsto per domani non la coinvolga a sufficienza. Resta muto. Tentate anche di far leva sul vostro diritto di consumatore. - Prendere l'aereo mi costa fatica, ho il panico. Invece di propinarmi quelle musichette del cazzo non potreste evitare che una cardiopatica si agiti garantendole un fottuto posto sull'aereo? Spiego con crescente dovizia di particolari le mie ultime ventiquattro ore (soprattutto le fasi più concitate del mio diverbio con Sara), senza lesinare dettagli sugli ultimi trentasei anni (dei miei primi due non ho ricordi degni di nota). L'operatore è spossato e probabilmente costernato: fosse per lui mi farebbe andare molto lontano, dice. Arrivo con una manciata di minuti di anticipo in aeroporto. Al desk mi accolgono con un compassionevole sorriso. |
Erba
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