Blog
Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

Avvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore

 
 

Sara

 

AREA PERSONALE

 
 

Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

[01] ... [02] ... [03] ... [04]
[05] ... [06] ... [07] ... [08]
[09] ... [10] ... [11] ... [12]
[13] ... [14] ... [15] ... [16]
[17]
... [18] ... [19] ... [20]
[21] ... [22] ... [23] ... [24]
[25] ... [26] ... [27] ... [28]
[29] ... [30] ... [31] 
... [32]

 

Diario di una gravida

[01] ... [02] ... [03] ... [04]
[05] ... [06] ... [07] ... [08]
[09] ... [10] ... [11] ... [12]
[13] ... [14] ... [15] ... [16]
[17] ... [18] ... [19] ... [20]
[21] ... [22] ... [23] ... [24]
[25] ... [26] ... [27] ... [28]
[29] ... [30] ... [31] ... [32]
[33] ... [34] ... Il parto

 
Citazioni nei Blog Amici: 216
 

 

« Memorie dal sottosuoloPuttane e spose »

Lecce-Bari andata e ritorno

Post n°498 pubblicato il 17 Aprile 2009 da delilah79

E’ ovvio che a pasqua e pasquetta ci fosse il diluvio universale.

Altrettanto ovvio è che il primo giorno di lavoro ci fosse una giornata soleggiata che invitava a prendere la strada del mare e non della cloaca accademica.

Solerte e di buon mattino mi reco nell’ufficio-ghetto-galera ed inizio il mio lavoro di alto intelletto.

Dopo aver inviato tutte le e-mail in programma, i fax, dopo tutte le telefonate, in pratica dopo due ore di fitto segretariato non retribuito e gastime verso la mia esistenza incompleta, si palesa dinnanzi ai miei occhi la signorina tìppetetàppete  con culo impizzato e slargato. Arrivata in ufficio con comodo, manifesta solita scarsa voglia di fare.

Tempo mezzora ed il mio grado di sopportazione inizia a vacillare. - Non è tanto il fatto che qualcuno non faccia ciò che è richiesto che mi dà noia, ma è la presa per i fondelli parassitaria che non sopporto. -

La salvezza si avvicina ed ha gli occhi di un collega: “Dobbiamo andare a Bari a prendere il prof. X in aeroporto. Ordini superiori.”.

Nonostante il servizio taxi non mi sembra essere incluso nel pacchetto “ricerca universitaria” (sull’argomento mi dilungherò in altre sedi) prendo al volo l’opportunità di uscire dal ghetto e  marciare su strada, al sole, fuori, in direzione Bari.

L’andata si prefigura rilassante. Gambe distese, lettura de “Il Manifesto”, fermata al forno dell’Assunta per pranzo-focaccia. Dreher a carico, chiacchiere amene con il collega ricercatore, mare azzurro sulla destra, Murge sulla sinistra; radio accesa su divertente stazione barese (...che accento di merda!).

Arrivo aereo puntuale. Il prof. X atterra con moglie. Lei seduta avanti, io dietro con marito.

Si riparte. Professore e metà sono di madrelingua tedesca. Io non parlo il tedesco. Il ricercatore sì. Dopo mezzora di buia notte mentale e sguardo vuoto, sulla superstrada accenno un timido “I don’t speack  deustsch”. Risata generale. La micra nera del ricercatore diviene le sede di un meeting multilingue. Si inizia a parlare in inglese, esclusivamente per me, l'ignorante. Ora sono cazzi.

Me la cavo bene nella comprensione e mi astengo da lunghi discorsi di intervento attivo. Nei momenti di perplessità ostento sicurezza, sorrido e dichiaro irremovibile: “yes!”.

Il professore, seduto al mio fianco non smette di ridere… contento lui! Ritengo il fatto che mi guardi le cosce - annuendo compiaciuto come un contadino dinnanzi al suo vitello grasso - non essere elemento soddisfacente per confermare le dicerie sul suo conto che lo vorrebbero un esercente potere accademico su giovani pulzelle in erba. Volgari dicerie! Sorvolo, pertanto, sulle riflessioni sessuali in merito e mi limito a perdere lo sguardo oltre il finestrino. Murge a destra, mare azzurro a sinistra.

Macchina calda, aria calda, sole caldo. Il professore maleodora di sudore, ma, si sa, questi uomini di alta intellighenzia badano poco ai vacui orpelli dell’umanità, figuriamoci un’ acqua di colonia. La moglie, continua a civettare esibendo le sue conoscenze in fatto di flora, fauna, politica, cinema senza pausa alcuna. Cercando di destreggiarmi tra zaffate di acidi catabuleti e germanitalinglisc, arriviamo a Brindisi, “guarda un po’, la riserva di Torre Guaceto sulla sinistra mi fa pensare a quella troietta orribilis che si è portata a letto quello che pensavo essere il mio uomo e che poi ho scoperto (troppo tardi) essere solo l’uomo di se stesso!". I miei pensieri ameni vengono interrotti da un rumore che non è la marmitta bucata, ma ci si avvicina. Il prof. ha preso sonno come un angioletto cresciuto e r u s s a. Per l’esattezza, mi russa addosso.

Dopo un tempo che sembra troppo lungo a coprire la distanza br-le, ecco svettare il campanile del duomo. Manca l’ultimo passaggio e sono libera: accompagnare prof. e consorte nel posto dove alloggeranno. Solo altri 30km, ce la posso fare. MA la Signora si ricorda che ha fame. La sosta imprevista ci vede seduti ad un tavolino del più centrale dei bar, sotto un sole da inizio estate che illumina me, completamente vestita di nero, con tanto di calze in licra. Quando arriva la mia misera acqua tonica mi sembra di vedere un' oasi nel deserto, palme, cammelli e torroncini zanzibar. Il prof. si scofana un gelato 4gusti (ne erano previsti tre, insiste con la cameriera affinché gliene mettano 4). La moglie ingurgita famelica un rustico (rosticceria di pasta sfoglia ripiena di besciamella, mozzarella, pomodoro; almeno 200gr di peso) e, beve, per accompagnamento, cappuccino caldo. Il volta stomaco è alle porte. Mi offrono compiaciuti dei voulevant con crema di spinaci. Sono le 17 e fa un caldo boia. Rifiuto affermando ipocritamente di non amare le verdure (I don’t like vegetables). Unica frase non troppo scortese che mi viene in quel frangente.

Un piccolo tetrino conclusivo vede il prof.insistere con il ricercatore per pagare il conto ed il ricercatore negare la possibilità garbatamente. "Faccio io, no fai tu, fai tu, no faccio io". Vince come sempre il più forte: il prof. non paga. Ma si sa, la ricerca in Italia è ben retribuita!

Si riparte. Sono stravolta. Ho bisogno di casa, di doccia, di riposo. Resetto le esigenza. Si guida alla volta dell’alloggio, casa sperduta tra le campagne della provincia dove incontreremo la capo mastro per i dovuti onori e welcome. LA PADRONE ci accoglie a braccia aperte. E’ quasi finita, penso. Illusa, mi dirò poi. Segue, giro visita della casa, racconti di aneddoti e ricordi del tempo che fu (la padrone e il prof. con moglie_complemento_d’arredo, si conoscono da tempi immemori) ogni stanza una sosta. Aspetto il sepolcro finale. Arriva con queste parole: “Andiamo tutti a mare a prendere un caffè?”. Io ed il ricercatore ci guardiamo mesti e silenti. Cerchiamo educate vie di fuga. Non le troviamo. Gli arti cominciano ad abbandonarmi e i piedi, imprigionati da circa dodici ore nelle ballerine da educanda, chiedono disperatamente l’amputazione.

E' caffè. E' ritorno alla casa-alloggio. E' saluto… E' quasi andarsene repentino quando: “Cara, potresti battermi queste 16 pagine di relazione entro stasera?”.

A casa non è cena e non è doccia se non oltre le 23.

In fondo, Bari non è poi così male come città. Me lo dico ogni volta che ritorno.

Considerazione: è un periodo strano. Mi sento una mosca caduta nell’acqua che nuota, nuota per non annegare. Tuttavia, sono una mosca sui generis. Nuotare non mi dispiace, imparo uno sport nuovo, mi specializzo rispetto al genere! Quello che mi dispiace è non arrivare alla riva o anche ad uno scoglietto di tanto in tanto.

Il punto è che mi sembra di fare molto per molti meno che per me.

ll punto forse è che mi sto perdendo in cose che potenzialmente mi potrebbero piacere assai, ma che, nei fatti, non ho il tempo di fare bene perché altro di meno importante mi ruba vita.

Il punto è che ho il viso stanco e non mi era mai successo, non così, sofferente per poca aria.

Il punto è ancora che non c’è nulla che mi regali un sano e prolungato sorriso.

Ma il gioco voglio valga ancora la candela.

 

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

 

Erba

erba_blog

 

Istruzioni per l'uso

Prima di scrivere minchiate a caso leggi

 

ULTIME VISITE AL BLOG

mercantediprofumicassetta2io_chi_sonosognoinfinito3jack_torrance_0zapata71panglosgeometra540PerturbabileLondon.JArianna1921je_est_un_autremariondgl13yyossaryan
 

ULTIMI COMMENTI

NAUFRAGHI SPIAGGIATI

counter
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

FACEBOOK

 
 

C'è post@ per me

[01] ... [02] ... [03] ... [04]
[05] ... [06] ... [07] ... [08]
[09] ... [10] ... [11] ... [12]
[13] ... [14] ... [15] ... [16]
[17] ... [18] ... [19] ... [20]

 

CHI PUņ SCRIVERE SUL BLOG

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963