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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

Avvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore

 
 

Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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Ode al carciofo

Post n°474 pubblicato il 28 Febbraio 2009 da erbavoglio_70

 

(Il vento che accarezza l'erba)


Prevedibile. Come trovare un interruttore di notte a casa propria. Anche leggermente rassicurante. Alludo a quel momento di quotidiano relax che vi concedete cliccando su s_carogne. Ormai sono davvero pochi coloro che volgono lo sguardo al di là del monitor e fantasticano sul nostro conto: l'ultimo scontro al vertice ha, laddove ve ne fosse bisogno, causato un drastico abbassamento del livello della libido, avendo reso vieppiù temibili le due protagoniste. Non è che l'inizio della fine. Esempio: da studentessa alcuni autori e pensatori apparivano ai miei famelici neuroni in cerca di futuro stanziale quali semidei e giammai avrei osato sperare in un incontro con quelli a me contemporanei; mai avrei associato ad essi odori o fabbisogni fisiologici. Ebbene: mio malgrado ho dovuto inforcare gli occhiali ed esclamare delusa: “Davvero è lui?”. Detesto le deboli opinioni, l'alito pesante e le meschine ambizioni. Dietro menti poderose e teorie sorprendenti spesso si celano personaggi noiosi, avari, dal pessimo gusto in fatto di abbigliamento, incapaci finanche di una masticazione decorosa. Inevitabilmente, il mio disincanto si è esteso a dismisura e ormai, prima di lasciarmi andare a svenevoli lodi, tento di captare indizi di dettagli sgradevoli nelle pieghe delle loro opere.

Ma torniamo a noi. Le s_carogne hanno un punto debole: la velocità con la quale l'ira le pervade e la tragicità delle conclusioni elaborate dai di loro adirati cervelli. Evidentemente, quel famoso 27 gennaio, per entrambe era stata scritta la parola fine. Pertanto, pur non avendo la possibilità materiale di lanciarci piatti in faccia (nessuna autentica fiera invade il territorio di un'altra, per ostentare autentica superiorità), perfettamente calate nel ruolo di una coppia di coniugi in attesa di divorzio, abbiamo affidato ad aulici sms, penetranti e-mail, ma, soprattutto, ad eloquenti silenzi, i nostri più teneri stati umorali. (Il suo rivangare la storia della versione di latino che non le ho concesso di copiare o del maglione nero che non le ho prestato per la festa di Giuliano mi sembra un inequivocabile sintomo di stress. Cosa dovrei dire io dei libri che ha perso e della mancata restituzione di centinaia di euro?)

Chiudere un blog come questo, credetemi, equivale alla fine di un matrimonio (non di un amore: quello è finito dal tempo delle mele): a farne le spese sono le creature. Non potendo, per motivi di tutela dell'anonimato, parlarne con uno psicologo o un avvocato, ho ritenuto opportuno rivolgermi a qualche pigro editore.


Vado dritta al sodo. Sono Erba, quella saggia della coppia Erba - Sara, Erba delle s_carogne.

A causa del libro che giace – forse ormai impolverato - da mesi sulla sua scrivania (o almeno questo è quanto mi auguro: non vorrei che lei, distrattamente, lo avesse prematuramente cestinato), non solo è terminata una ventennale amicizia, ma risultano pesantemente logorate più vite (oltre a quelle delle autrici, ma questi sono solo esempi, tali risultano infatti anche quelle dei loro parenti stretti, dei colleghi - ignari delle cause della collera che periodicamente le assale-, dei vicini di casa – ignari delle cause degli sguardi al vetriolo che esse lanciano al loro indirizzo, di alcuni autori, fra loro anche un paio che lei ha avuto il buon cuore di far pubblicare, le cui opere sono state – giustamente, mi consenta, crocifisse in alcuni giorni no delle due succitate).

Allora, mio caro Editore, mi dica lei, cosa dovrei concludere? Non posso e non voglio considerarmi un'artista incompresa: dovrei assumere un'aria troppo bohémien che farebbe a pugni con le mie nuove décolléte. Vuole allora forse suggerirmi che mi resta solo la possibilità facilior di decodifica della realtà, e cioè: “Ci vuole culo, nella vita”? Questo, poco sorprendentemente, lo pensano in tanti allorché vien detto loro che Heater Parisi era bruttina e sgraziata, poi qualcuno l'ha notata in discoteca e l'ha trasformata in un mito per quelle che, come me, sono nate nel '70. Dai tempi di Cicale sono convinta che avrò successo, che la fortuna è dietro l'angolo. Ora, non mi dica che è dietro quello sbagliato perché non sono più una bambina. Sono consapevole di non aver scritto “I dèmoni”, ma facciamo un patto: lei ritira dal mercato tutto ciò che non è all'altezza de “Il giocatore” e io torno alle mie torte di mele. Oppure -oggi mi sento meno intransigente del solito- lei semplicemente ordina a qualcuno di mandare alle stampe il nostro libro, che nel mucchio di minchiate in bella mostra alla Feltrinelli non sfigurerà. Sono altrettanto consapevole (vorrei usare il plurale, ma non posso) di non aver fatto il botto neppure con il blog (dietro i 300000 e passa accessi si celano in realtà pochi -deliranti- sostenitori, dal passato turbolento e dal futuro incerto), ma, vivaddio, l'idea della palla biologica ce l'hanno soffiata! E poi, e concludo: vorrei (oh, sì, lo vorrei), vorrei che la mia scrittura piacesse. Come colui che ama e desidera essere amato a sua volta. Amo le parole che uso, scelte in mezzo a tante, amo i miei punti, i miei a capo. Mi tengono sveglia di notte. E dopo ogni correzione guardo meglio, mi allontano, e voilà! Sì, mi piace. È quello che volevo. A volte, trascorsa un'ora, avrei voglia di nascere ancora, modifico, torno al precedente, mi fermo. Cambio stanza, colori, prospettiva, e luci, e ombre, e leggo, scavo. Arriva poi il momento in cui “posto”. Invio. Senza ritorno. Ormai il pezzo è vostro. A volte rido, a volte piango, a volte, indifferente, rileggo. Con distacco. Come vedermi in una foto di qualche anno fa, quando in fondo andavo in giro tranquilla e nessuno notava storture, eppure ero brutta e sciatta. Ahimè: i miei lettori non hanno saputo trovare, né forse hanno voluto cercare, le parole che io con tanto amore ho selezionato in quasi due anni di tenace lavoro per loro. (E così Sara: cazzo, scrivi due parole extra nell'sms, mica si paga di più!)

Resto in attesa di un suo cortese riscontro,


Erba


(Continua?)

 
 
 
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