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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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Il Paese dell'accoglienza

Post n°380 pubblicato il 11 Settembre 2008 da delilah79

‹‹Lei non è del castello, lei non è del paese, lei non è nulla. Eppure anche lei è qualcosa, sventuratamente, è un forestiero, uno che è sempre di troppo, e sempre tra i piedi, uno che vi procura un mucchio di grattacapi [...] ››

                                                        Franz Kafka, Il Castello

Soggetto: NOI

Predicato verbale: Espellere. Liberare, meglio se riflessivo, liberarsi. Rispedire (a casa).

Complemento Oggetto: LORO

Un cittadino bosniaco di 31 anni, Dragan Cigan, è annegato a Jesolo, risucchiato dalla corrente della foce del Piave, dopo essersi gettato in acqua per salvare due fratellini trevigiani in difficoltà. Tuffatosi insieme a un altro extracomunitario, Dragan ha raggiunto i bambini e li ha tratti in salvo, ma, stremato dallo sforzo, è stato poi inghiottito dalle onde. A riva, dai genitori dei bimbi soccorsi, nemmeno un grazie.

Accadeva un anno fa. Lo hanno ricordato i telegiornali, per un episodio analogo che, stavolta, ha visto come protagonista un italiano.

Udine - lo chiamo così perché si è preso una sbandata per una mia amica di Udine -  è senegalese. Lo incontro ogni sera in centro. Braccia ricolme di collanine, statuette in legno, drappi variopinti, bracciali. Ogni tanto compro qualcosa e lui, che  ormai mi conosce, mi dà il meglio. Mi dice che sono bella e sorride di un sorriso pulito. Ogni tanto ci sediamo a parlare. Gli offro una birra. Udine è alto, mastodontico. Ha occhi scuri come la sua pelle, come la malinconia. Ha tre figli ed una moglie. E’ tornato in Italia da poco, dopo essere stato per tre mesi nel suo Paese, nella sua casa, nella sua famiglia. L’ho visto dimagrito mi dice: “Da noi è diverso. Da noi non si mangia tanto come da voi.”; “Mi piacerebbe conoscere i tuoi posti un giorno…” e gli lancio l’idea così, per parlare, per dargli corda, quasi per cortesia. Udine si fa serio, regale, mi guarda dritto e dice: “Tu sarai mia ospite. Sei mia amica, non ti mancherà nulla. Sarai di famiglia nella mia famiglia”.  E Udine quelle parole le pensa davvero. E’ laureato in lettere. Quando non vende collanine vende libri che parlano dell’ Africa. Il suo sogno è aprire un albergo (che non so cosa c’entri con la sua vita, ma così è!). Adesso cerca una casa. Un regolare contratto d’affitto. Non ho ben capito perché, ma se non lo trova lo rispediscono, prego, lo rispediamo, nel suo Paese e lì non c’è lavoro perché lui possa mantenere i suoi figli. Ha bussato a più porte, chiamato più numeri. Ieri sera Udine aveva paura. Mi ha chiesto aiuto. Sto cercando casa per lui.

Udine è contento che in Italia ci siano irrigidimenti verso  gli stranieri che non sono buoni, dice lui, ma non capisce perché la gente, spesso, lo guarda con una diffidenza che non sente di meritare.

Stasera dopo lavoro uscirò per una passeggiata in centro. Si fanno incontri interessanti se si ha voglia di ascoltare una storia prima di andare a dormire.

 
 
 
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