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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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Supercalifragi

Post n°206 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da erbavoglio_70

Cosa ci si può aspettare da un mondo che non si chiede perché Topolino il saputello abbia le scarpe e soprattutto un cane (tra i pochi esseri normali di Topolinia)? Non molto. Si inizia presto a perdere il coraggio, ma anche solo il gusto, di esprimere pubblicamente i propri dubbi e le proprie opinioni. Vuoi più bene a papà o a mamma? Parla del tuo programma preferito. Osa dire che non è un documentario se hai meno di tredici anni o  Report se ne hai più di trenta. Libri? Certo, come no. Ma solo di quelli che consentano di non sentirsi mai tagliati fuori e che possibilmente inducano l'interlocutore medio a mentire arrossendo “Ah, sì, certo, come no, ne ho sentito parlare. Ma per caso ci hanno fatto anche un film?” 

Se volete mi cospargo il capo di cenere, faccio penitenza e salto due giri, ma non posso negarlo.  Io ho ammesso di aver letto e anche di aver apprezzato I love shopping al cospetto di un'amica, che è arrossita al posto mio. Ovviamente, lei, così in (non sto parlando di Sara, è chiaro), non mi ha umiliata in un'unica soluzione, ma con comode rate semestrali: da allora mi regala, segretamente,  solo  chick-lit. A me brillano gli occhi ogni volta: un libro da leggere senza farmi seghe mentali, tornando ai quindici anni spensierati che non mi sono stati concessi da quel maledetto di Baudelaire... Questa  è stata la volta de “Il diario di una tata”. Al primo capitolo ho pensato: “Come sarebbe carino se gli autori aprissero un blog”, al secondo “Qui non si ricava neppure un post”. Al terzo: “Detesto dare giudizi sommari come fa Sara”. E così l'ho letto tutto. Ora posso dirlo: è un inutile oggetto composto da 317 pagine, un libro che, pur dichiarandosi basato su storie vere, appare del tutto incredibile. Possibile che la tata sia carina, tremendamente gentile, prossima alla laurea, ma disposta a occuparsi di un moccioso viziato per pochi dollari, che abbia una famiglia sana alle spalle e trovi sempre parcheggio? Sì, certo. E che, nella stessa vita, incontri un bellissimo ragazzo, ricco, che si innamori di lei [lui vive nello stesso stabile dove abita il bimbo che accudisce: gli autori hanno deliberatamente evitato di confondere i lettori con inutili invenzioni romanzesche]? Capita, perché no. (Non lo so però ci sto.) Verosimile anche che riesca a fare una doccia, cucinare verdure, terminare la stesura della tesi, vestire da Teletubbies il pargolo, parlare al telefono con la sua datrice di lavoro e con la rivale in amore di questa in venti minuti? Ehm... deve essere una ragazza sveglia. Non credo: sorvola sul fatto che i suoi milionari datori di lavoro non le corrispondano la giusta retribuzione, sorprende il capofamiglia (burbero e perennemente assente) con una segretaria, prende ordini anche da questa, si lascia maltrattare dalla mamma cornuta alle prese solo con lo shopping e il pettegolezzo, trascorre le vacanze accudendo simpaticamente oltre al marmocchio della coppia felice anche dieci bambini figli di altrettante coppie di amici... Insomma: se chick-lit deve essere, deve far sorridere, non deve essere la versione patinata di “Senza famiglia”. Non c'è neppure il lieto fine: lei viene licenziata, non le è concesso di salutare il bimbo, unico personaggio dai tratti umani della storia, nonostante sia dipinto come un isterico viziato con tanto di surrogato di coperta di Linus.  Inutile dire che la Miramax lo ha comprato appena è divenuto un best seller e ci ha fatto un film. Perché, cazzo, perché non lo abbiamo scritto noi?

 
 
 
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