S_CAROGNE

Carramba che Capodanno - II parte

Dicevamo dunque, ogni promessa è debito. O perlomeno dovrebbe. E Sara sarebbe dovuta andare a trovare ZioWow. Qui si potrebbe aprire un infinito capitolo sui processi decisionali che ognuno di noi si trova ad affrontare: ci sono piccoli attimi speciali nei quali si perdono i contorni di cose e discorsi e tutto ciò che siamo e forse rimarremo.

In tutta onestà io credo che le idee più potenti scaturiscano da uno stato (lievemente) alterato della mente e credo parimenti che ad una decisione si arrivi attraverso una serie di elementi trasversali, uno zibaldone di idee ragionate e moti d’animo a cui è spesso difficile dar voce.

Eravamo qualcosa che c’era e siamo diventati altro. Ok ok, la smetto di parlare per enigmi come la Sfinge.

La sera del 31, avvolta nei suoi 4 cenci sovrapposti come freddolose matrioske, ancora zuppa di febbre e di tachipirina, Sara parte.

La cosa viene resa possibile solo grazie all’azione combinata di Erba (capace di raccattare un volo last minute a quattro soldi peraltro da lei stessa generosamente anticipati), di un commentatore di questo blog che si rende disponibile ad accompagnare Sara in aeroporto senza gettare discredito sulla sua evidente follia anzi incoraggiandola, e di un misterioso Accompagnatore Milanese (uomo di mezza età, visto di sfuggita in foto, con cui Sara ha discettato ben 2 o 3 volte in pvt) che acconsente a trascorrere un Capodanno leggermente fuori dai cardini. Senza di loro Sara sarebbe restata a casa con un termometro in bocca e sarebbe stato un peccato sprecare una così ghiotta opportunità di pazzia impellente.

Capisci di trovarti in uno stato illuminato perché cose e persone diverse e apparentemente non connesse incredibilmente convergono: tutti i partecipanti ritengono che l’impresa sia una completa follia ma all’unisono decidono che a volte qualcosa di non ordinario è fondamentale per scoprire di chi siano le spalle dei giganti su cui preferiamo appoggiarci.

Sara brucia di febbre, il Milanese arde di scetticismo e rassegnazione, soprattutto quando i due si perdono sulle sponde del Lago, maledicendo l’umanità intera con in testa quella fauna grufolante che infesta il blog. Diciamolo: la prospettiva di trascorrere il Capodanno in uno stato di randagismo stradale non renderebbe felice nessuno.

Ogni tanto la sequela di gasteme viene interrotta da qualche telefonata di Erba in codice (E’ proprio Lui? Com’è? Ti sembra normale? Ha un coltello in tasca? Queste le domande più frequenti dell’idiota, incapace di accorgersi che la socia è in vivavoce).

Quando tutto sembra perduto, soprattutto la pazienza del Milanese, il giusto coronamento di tutte le difficoltà tecniche incontrate è il rocambolesco arrivo a destinazione.

Vabbè, vi conosco, siete affamati di gossip e volete sapere come è andata.

Siate pure invidiosi: siamo andati tutti incontro alla nostra sorte, come un figlio appena partorito, e devo dire che ci è piaciuto.

Sara e il Milanese hanno fatto il loro ingresso in sala mentre l’orchestra intonava la musica di Nicola Di Bari: caso? Destino? Chissà…

ZioWow non ha potuto fare a meno di complimentarsi con Sara per la pelle liscia e levigata (hai le rughe di una nonna, è stato il suo galante esordio), Sara è stata assai felice di avere infestato l’intero residence con virulenti ceppi influenzali terroni mentre il Milanese credo abbia subito prenotato in Tibet per il prossimo Capodanno appena ha udito Sara pavoneggiarsi del titolo di campionessa di gare di rutto misto. Ma va bene così.

Sono rare le volte in cui ci è concesso di contrarre il mondo in un cristallo e guarda caso succede ogni qualvolta l’altro ci percepisce senza necessità di una spiegazione: l’avrete capito, è stato un Capodanno indimenticabile.

La mattina seguente, alle 10, Sara viene impacchettata e spedita per posta aerea dal Milanese che accompagna il volo AirOne con un sospiro di sollievo.

L’idea che abbiamo di vite normali, che a lor signori piaccia oppure no, appartiene al passato. Chi non è folle adesso, prima di giacere nel letto insieme alla sua pensione,  si sbrighi. Oppure si metta il cuore in pace: non lo sarà mai più.