Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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L'etica hacker – Pekka Himanen

Post n°452 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da bluewillow
 

Titolo: L'etica Hacker e lo spirito dell'età dell'informazione Titolo originale: The hacker ethic and the spirit of the information age Autore: Pekka Himanen Traduzione: Fabio Zucchella Casa editrice : Feltrinelli pag: 172 costo: 7,50 euro


Quando si parla di hacker il pensiero corre subito alla visione di abili pirati informatici, dediti a cybercrimini e ad ogni forma di furto digitale,come quello di password o dei codici delle carte di credito.
In realtà  il termine “hacker” ha una origine molto più “antica”, se paragonata alla data di nascita dei comuni pc presenti nelle nostre case e della rete internet, ma soprattutto è stato coniato con un significato completamente opposto a quello attualmente più diffuso, che nulla ha di criminale.
L'origine di questa parola si fa risalire agli studenti del MIT (Massachussets Institute of Technology) tra gli anni '50 e '60 e stava indicare, secondo quanto scrive Himanen, qualcuno entusiasta per una determinata disciplina e desideroso di condividere quanto appreso in un certo campo con gli altri. L'hacker, nel suo senso più nobile, è dunque chiunque voglia mettere il proprio sapere e le proprie conoscenze a disposizione di chi sia interessato, col molteplice scopo di diffondere il sapere su una certa materia, suscitare interesse a riguardo e promuovere una discussione costruttiva in grado di portare a nuovi miglioramenti in un dato campo.
Questa filosofia, o meglio questa etica hacker, come la definisce l'autore del libro, è stata alla base dei grandi miglioramenti in campo informatico che si sono avuti negli ultimi decenni. L'informatica, la rete internet, i programmi opensource come Linux sono nati proprio grazie all'impegno di migliaia di persone che hanno messo a disposizione della comunità internazionale il proprio impegno, hanno condiviso in maniera aperta il sapere e hanno lasciato che altri potessero apportare dei miglioramenti liberamente, con la sola limitazione di riconoscere i crediti del lavoro precedente e di permettere successive libere modifiche anche ad altri sviluppatori.
Pekka Himanen ritiene che la società intera dovrebbe recepire l'etica hacker, contrapposta a quella che definisce “l'etica protestante del lavoro” che ha dominato e domina tuttora questa epoca della storia. Secondo Himanem siamo schiavi di un modo di concepire il lavoro che deriva dal modo in cui la religione protestante lo intende: ci riteniamo esseri degni solo se abbiamo un lavoro che ci qualifica socialmente, se dedichiamo ad esso ogni pensiero, se in pratica la nostra intera vita ruota attorno al lavoro, con pochi spazi per liberare la creatività. Lavorare non è divertirsi secondo l'etica protestante. C'è un momento per il piacere ed uno per il dovere, lo abbiamo sentito dire da sempre. Dovremmo lavorare per vivere e invece viviamo per lavorare e soprattutto per guadagnare. Secondo l'etica hacker non è così. Il lavoro dovrebbe essere divertente. Dovrebbe essere la cosa che ci piace più fare e che ci dà più soddisfazione, con ampi spazi per la creatività. Nel prologo al libro Linus Torvalds (il creatore di Linux, uno dei maggiori sistemi operativi open-source), enuncia la legge di Linus secondo la quale ogni essere umano agisce per tre motivi: sopravvivenza, vita sociale ed intrattenimento. Bisogna soddisfare tutte e tre le condizioni nell'ordine per essere felici: la sopravvivenza è avere i beni materiali necessari alla sussistenza e ad un discreto benessere, la vita sociale comrpende sentirsi amati mentre, udite, udite, l'intrattenimento per un hacker in campo informatico, è programmare. Gli hacker non programmano per sopravvivere, quelli sono solo banali programmatori. Gli hacker programmano perché è il massimo del divertimento, perché scoprire cose nuove nel campo della programmanzione o migliorare quello che sanno è esaltante. Infatti, sempre secondo quanto dice Himanen, il fatto che molti noti hacker, come Steve Wozniak, uno dei fondatori di Apple, siano diventati milionari è un fatto trascurabile rispetto al loro desiderio di fare qualcosa di innovativo .
Non so quanta dell'etica hacker delineata da Himanen sia effettivamente condivisa nella realtà pratica dei programmatori, ma questo piccolo libro (scritto nel 2001) ha il pregio di mostrare un nuovo modello di sviluppo, quello delle risorse condivise, che probabilmente potrebbe essere decisivo per superare questo difficile momento storico e traghettarci verso quella che l'autore definisce un epoca post-industrializzazione, l'era dell'informazione. Se l'etica hacker venisse applicata in tutti i settori le potenzialità sarebbero immense: un sapere aperto permetterebbe un progresso infinitamente più rapido ed efficiente dell'attuale. Sarebbe aperto non solo alle modifiche in grado di migliorarlo, ma sopratutto alle critiche in grado di evitare errori e forse disastri.
Il libro di Himanen ha a volte il sapore di qualcosa che credevo perduto nei recessi del passato: il fascino dell'utopia. Ma allo stesso tempo ha qualcosa di sorprendente: la dimostrazione che una utopia open-source ed aperta al miglioramento può diventare qualcosa di concreto.


Siccome la filosofia del sapere condiviso è la colonna portante di questo volume vi lascio il link all'e-book parziale del libro (legale e grauito), dove potrete leggere l'interessante prologo scritto da Linus Torvalds,  presente su google: clicca qui per leggere l'anteprima del libro

 

PS: non mi sono scordata del blog-calendario, ma ho poco tempo, magari i primi due mesi li scriverò entrambi a febbraio. Mi organizzerò meglio per i prossimi mesi, promesso. Ma magari è una utopia anche questa...:)

 

Commenti al Post:
elbirah
elbirah il 28/01/09 alle 21:46 via WEB
condiviere sapere e guadagno? ummm... non ci conterei troppo
 
 
elbirah
elbirah il 28/01/09 alle 21:46 via WEB
condividere
 
   
bluewillow
bluewillow il 28/01/09 alle 21:49 via WEB
magari in campo informatico è possibile, non ne ho idea in realtà. Questo libro sostiene che ci siano in giro miliardari che lo hanno fatto...ma anche che Bill Gates, uno degli uomini più ricchi del pianeta, abbia fatto esattamente l'opposto. Infatti la parte sul denaro credo sia la più utopica di tutto il libro :))
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 30/01/09 alle 01:09 via WEB
ma..a volte penso che se tutto il mondo utilizza e lavora utilizzando quello che la sua mente ha partorito un pò se lo merità quel denaro... non meno di famiglie che campano ancora di rendita perchè il nonno aveva cantato "il mondo"
 
     
bluewillow
bluewillow il 30/01/09 alle 10:25 via WEB
Però tutto quel denaro è stato accumulato creando un monopolio ed ostacolando la concorrenza. Questo non è positivo per i consumatori o il mercato e anche per la società. Ne stiamo vedendo le conseguenze.
 
carolav08
carolav08 il 29/01/09 alle 08:55 via WEB
purtroppo ora non ho il tempo di leggere, ma ripasserò..il bello del tuo blog è che spazi su tutti generi e argomenti..il mio prossimo comunque è assolutamente io e marley ^_^ ciao blue!
 
 
bluewillow
bluewillow il 29/01/09 alle 12:14 via WEB
Ciao Carola :)!
 
shiondgl
shiondgl il 29/01/09 alle 10:44 via WEB
Sapevo dell'antico significato di "hacker": il mio fidanzato e' un ingegnere informatico e programmatore, e mi aveva spiegato questa cosa tempo fa, quando tra noi era nato il discorso, causa un fastidiosissimo virus che mi aveva bloccato il pc, e che lui ha prontamente risistemato, per mia fortuna. Interessante comunque, hai fatto bene a segnalarlo, grazie. A presto. Silvia :-)
 
 
bluewillow
bluewillow il 29/01/09 alle 12:18 via WEB
Ciao Silvia :), io non credevo che il termine hacker fosse così "antico". Ho trovato il libro molto interessante, sopratutto per il confronto tra il modo di vedere il lavoro tradizionale e quello hacker.
 
   
shiondgl
shiondgl il 02/02/09 alle 11:25 via WEB
Sono d'accordo con te. Buon lunedi, Blue! Silvia :-)
 
     
bluewillow
bluewillow il 02/02/09 alle 18:13 via WEB
ciao Silvia :)
 
Tapiroulant
Tapiroulant il 29/01/09 alle 16:30 via WEB
Il problema essenziale, ma credo lo dica anche il libro, è che il capitalismo è estremamente ostile al libero progresso della mentalità hacker. E dato che il sistema capitalista è quello attorno al quale ruota il mercato attuale, non c'è spazio in questo mondo per un lungo e produttivo sviluppo di un'etica del lavoro alternativa... Come dici tu: almeno per il momento, non è che un'utopia^^'
 
 
bluewillow
bluewillow il 29/01/09 alle 21:00 via WEB
Questo tema è affrontato anche nel libro. In campo informatico c'è una continua lotta fra chi genera software open-source e chi vuole brevettare anche quel che corrisponderebbe all'acqua calda in termini informatici. Penso che questo libro sia stato scritto anche per illustrare come questa chiusura dei produttori di sofware proprietario sia in realtà un forte limite al progresso dell'intera società. I danni li stiamo vendendo anche ora: il monopolista Microsoft ha creato quell'obbrobrio di Windows Vista ed ora il mercato dei computer è uno di quelli che maggiormente risentono della crisi economica mondiale. Con tanti sistemi alternativi e magari comunicanti, creati sulla base di conoscenze condivise, forse si sarebbe potuto limitare il problema. Però questo significherebbe aprire il mercato a tanti concorrenti e non la vedo una cosa semplice.
 
Tapiroulant
Tapiroulant il 30/01/09 alle 09:44 via WEB
Il punto è che alle grandi industrie informatiche non frega proprio niente di limitare i problemi. Al contrario, dato che sono stati capaci di creare un mercato della risoluzione problemi, è possibile che loro stessi li incentivino per acuire la dipendenza dei loro clienti da loro (per quanto riguarda patch, programmi antivirus, programmi di utilities continuamente aggiornabili, etc).
 
 
bluewillow
bluewillow il 30/01/09 alle 10:14 via WEB
Infatti penso ci sia una specie di accordo non scritto fra produttori di software e produttori di computer che punta al rialzo dei requisiti richiesti ai pc, in modo da costringere i consumatori a comprare sempre nuove macchine per essere aggiornati. Solo che ora questa spinta consumistica sta mostrando tutta la sua debolezza.
 
   
Tapiroulant
Tapiroulant il 30/01/09 alle 12:57 via WEB
Sono d'accordo...
 
     
bluewillow
bluewillow il 30/01/09 alle 17:50 via WEB
ri-ciao tapi!:)
 
releardgl
releardgl il 30/01/09 alle 12:06 via WEB
ciao blue...buon fin de semana...
 
 
bluewillow
bluewillow il 30/01/09 alle 17:49 via WEB
ciao relera, buon week-end :)!
 
   
bluewillow
bluewillow il 30/01/09 alle 17:52 via WEB
ops, volevo scrivere relear :)
 
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 03/02/09 alle 13:39 via WEB
Intanto fiduciosa aspetto :)
 
 
bluewillow
bluewillow il 03/02/09 alle 14:06 via WEB
we are working for you!:)
 
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