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Messaggi del 02/02/2024

UNIONE EUROOEA E DUMPING FISCALE.

Post n°1756 pubblicato il 02 Febbraio 2024 da scricciolo68lbr
 

Forse non tutti saranno a conoscenza del fatto che, all'interno dell'Unione Europea, che la Von der Leyen pretende di governare con giustizia ed equità, invece in tanti, lei in testa, si fanno i cavolacci propri?

Rewind! All'interno dell'Unione europea ci sono stati che con le loro politiche si comportano come dei "paradisi fiscali" ed attuando pratiche aggressive, danneggiano l'economia degli altri membri della Ue, tra cui l'Italia.

Questi Paesi sono Olanda, Irlanda e Lussemburgo! Loro praticano il dumping fiscale.

E cos'è il dumping fiscale? In sintesi, il dumping fiscale è una pratica di concorrenza sleale in campo fiscale in cui alcuni paesi offrono condizioni fiscali molto vantaggiose, causando perdite di entrate fiscali per altri paesi e creando uno squilibrio nella concorrenza globale.


Per l'Italia si hanno perdite fino a 8 miliardi di dollari.

A puntare il dito contro Stati già citati, come l'Irlanda, l'Olanda e il Lussemburgo, non sono io, ma è il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Roberto Rustichelli che parlando alla Commissione Politiche dell'Unione europea della Camera, in tempi non sopsetti disegnato un quadro non affatto roseo. La "concorrenza fiscale sleale" a livello europeo "comporta un danno per l'Italia che può essere stimato tra i cinque e gli otto miliardi di dollari l'anno", con alcune ricerche che "stimano che, a causa della concorrenza fiscale sleale a livello europeo, il fisco italiano perde la possibilità di tassare oltre 23 miliardi di dollari di profitti: 11 miliardi dei quali vengono spostati in Lussemburgo, oltre 6 miliardi in Irlanda, 3,5 miliardi in Olanda e oltre 2 miliardi in Belgio".

Paradisi fiscali all'interno della UE. Possibile?

Il leader dell'Antitrust non usa mezzi termini e afferma che “Paesi come l'Irlanda, l'Olanda e il Lussemburgo sono veri e propri paradisi fiscali nell'area Euro, che attuano pratiche fiscali aggressive che danneggiano le economie degli altri Stati membri e che, anche grazie a queste pratiche, registrano elevatissimi tassi di crescita”. A suo avviso l'esperienza, "unica nella storia del nostro continente, di un'unione monetaria accompagnata da una crescente integrazione dei mercati reali e finanziari è sempre più incrinata dall'assenza di stringenti regole comuni fiscali e contributive”, e tale vuoto normativo “rende possibile ad alcuni Stati membri di porre in essere pratiche di dumping fiscale e contributivo, che possono minare le fondamenta della stessa costruzione europea”.

Le conseguenze di questi comportamenti scorretti sono a suo avviso evidenti. “Nell'ultimo quinquennio il Pil italiano è cresciuto solo del 5%, mentre quello dell'Irlanda è cresciuto del 60%, quello del Lussemburgo del 17% e quello dell'Olanda del 12%”. Altrettanto significativi risultano i dati relativi al reddito pro-capite nei diversi paesi. “A fronte di un reddito pro-capite nel 2019 in Italia pari a euro 28.860, si registra in Lussemburgo un reddito pro capite di 83.640, in Irlanda di 60.350 e in Olanda di euro 41.8702", ha denunciato ancora, concludendo che “se alcuni Paesi ci guadagnano, è l'Unione europea a perderci, visto che le multinazionali reagiscono alla concorrenza fiscale, localizzando le loro sedi proprio nei Paesi europei con una tassazione più favorevole”, cosa che “drena risorse dagli Stati in cui il valore è effettivamente prodotto”.

E' inutile girarci intorno, finché le regole non cambieranno, chi può farlo lo fa. Se, in maniera legale, un imprenditore può decidere di tenere nelle proprie tasche le plusvalenze generate dagli introiti aziendali invece che versarle all'erario sceglierà questa opzione.

Ed è questa una delle ragioni per la quale la maggior parte delle grandi aziende italiane anche a partecipazione pubblica (Enel, Eni, per dirne alcune) hanno trasferito la propria sede legale o fiscale in Olanda.

A livello legale non fanno nulla di male: in nome del principio europeo della libera circolazione di merci e capitali nel territorio dell'Unione è possibile stabile la propria sede in un Paese che abbia un regime fiscale differente dal proprio.

In questo l'Olanda è il Paradiso in Terra pur non essendo un Paradiso Fiscale: semplicemente il diritto societario è meno complesso rispetto ad altrove. A fronte di aliquote che non sono molto differenti da quelle degli altri Paesi UE, infatti, a essere quasi nulla è la tassazione sugli utili. Quindi in maniera trasparente e legittima le plusvalenze societarie restano nelle casse dell'azienda.

 

Da Fca a Ferrari da Luxottica a Mediaset per finire con Campari, pertanto, quasi tutti i grandi marchi del made in Italy hanno fatto le valigie dirottando ad Amsterdam oltre 30 miliardi di euro che dovrebbero restare nelle casse italiane. Di questi 30 solo 10, però, finiscono al Fisco olandese, gli altri restano nelle tasche delle imprese.

Ricordo cosî che Fiat, poi FCA, ora dopo la fusione di FCA e PSA e poi Stellantis, ha la sede legale di Fiat Chrysler ad Amsterdam dove si trova la holding Fiat Chrysler Automobiles N.V. controllata a sua volta da Exor. Il gruppo automobilistico ha scelto l'Olanda nel 2014 e da lì non si è più mossa. Da ultimo Stellantis, come altre multinazionali, italiane e no, ha sede legale a Londra e fiscale ad Amsterdam.

 

MEDIASET - FININVEST:

Una delle creature del Cavaliere Berlusconi, recentemente scomparso, la Fininvest, MFE-MEDIAFOREUROPE la holding di uno dei maggiori poli radiotelevisivi pan-europei, nata nel 2021, ha sede legale ad Amsterdam (Paesi Bassi) e sedi fiscali in Italia e Spagna, dove si svolgono le attività operative. È quotata alle Borse di Milano e Madrid. Da Cologno Monzese diverso tempo fa ha preso un biglietto di sola andata per Amsterdam, dove ha creato la holding MFE (Media For Europe) rafforzando il suo controllo sulla spagnola Mediaset Spagna e sulla tedesca ProsiebenSat.1.

ENI:

Tra le primi a scegliere il profumo dei tulipani è stata ENI, società fondata dallo Stato italiano nel 1953 e di fatto controllata ad oggi da MEF e Cassa Depositi e Prestiti. Nonostante sia, quindi, un'azienda pubblica il Gruppo multinazionale è presente ad Amsterdam dal 1994 con la Eni International B.V. ed è attiva nei settori di petrolio, gas naturali ed energie rinnovabili.

ENEL:

Altro big dell'energia che ha preferito il diritto societario olandese a quello italiano è Enel, compartecipata al 23,6% dal MEF. Enel in Olanda si trova attraverso le società finanziarie Enel Finance International N.V. e Enel Investment Holding B.V., che promuovono obbligazioni e altre forme d'investimento incentrate su produzione e distribuzione d'energia elettrica.

EXOR:

Ma non è finita qui. L'intera famiglia Agnelli, baluardo di quell'Italia imprenditoriale ormai in bianco e nero, ha deciso, nel 2016, di trasferire i propri affari nei Paesi Bassi stabilendo lì la sede legale della holding di famiglia. Exor, infatti, rappresenta forse la più importante delle aziende italiane con sede in Olanda in quanto azionista di maggioranza di FCA, Ferrari, Juventus F.C. e dei gruppi editoriali GEDI e The Economis.

FERRARI

Restando in ambito automobilistico il cavallino rampante orgoglio del made in Italy versa le tasse ad Amsterdam e non a Roma da diverso tempo. Ferrari, infatti, è proprietà di New Business Netherlands N.V., rinominata Ferrari N.V. dopo lo scorporo da FCA di gennaio 2016, restando però sotto il controllo di Exor; nel 2018 ha stipulato un accordo con l'Agenzia delle Entrate e mantiene sede in Olanda.

 

CEMENTIR

La multinazionale italiana del cemento e calcestruzzo - Gruppo Caltagirone – è in Olanda dal 2019 con lo scopo di evitare scalate dall'estero al gruppo vista la legislazione olandese in fatto di quote societarie.

LUXOTTICA

La sede legale è in Olanda dal 1999 ed è tra le aziende pioniere nel trasferimento all'estero per eludere il Fisco italiano

FERRERO

La multinazionale dei dolci ha sede fiscale all'estero praticamente da sempre. Nel 1973 aveva stabilito di pagare le tasse secondo il sistema lussemburghese per poi virare verso l'Olanda più di recente tramite il solito gioco delle scatole cinesi delle holding

Da ILLY a CAMPARI

L'elenco è molto lungo e conta decine di aziende che ogni anno fanno le valigie e si sottraggono alle regole italiane beneficiando delle agevolazioni fiscali olandesi. L'ultima, in ordine di tempo, è stata Campari che da Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, ha lasciato tutto per volare a Amsterdam. Stessa scelta già fatta da Illy come da Prysmian, da Telecom Italia come da molte altre.

 
 
 

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Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
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