Nebbie e dintorni

Sono 800, non tutti 'giovani e forti', bensì ideologicamente agguerritissimi i sottoscrittori dell'appello a Israele ad avviare una tregua, ma, meglio, un 'cessate il fuoco' permanente nella mortifera Striscia di Gaza dei loro affanni. E, a parte il vigliacchetto anonimato di molti di quei sottoscrittori – che chissà quali ritorsioni temono per quella loro coraggiosa (sic) presa di posizione – notiamo che è un condensato di buoni propositi e pie intenzioni ben formulate, ma tutte 'in fieri' e di difficilissima realizzazione.

E la questione degli ostaggi catturati da Hamas - vera e propria arma nucleare in seno al governo presieduto da Netanyau e assediato dai parenti degli ostaggi – è il vulnus di quell'appello, dal momento che Hamas alza di continuo la posta e pretende la scarcerazione di troppi prigionieri palestinesi e di gran peso politico in cambio di quelli.

Uno a cento: inaccettabile per qualsivoglia mediazione di pace.

E la questione dei 'due popoli due stati' non è meno velleitaria e fuori proposito, considerato l'uso che fanno quelli di Hamas dei territori da loro amministrati: depositi di armi ueberall (ospedali, scuole, case di civile abitazione) e un gruviera di cunicoli bellici da usare domani e dopodomani la sottoscrizione di fragili accordi per un'altra guerra e/o altre incursioni rabbiose di orchi assassini, quale quella del 7 ottobre: un punto di non ritorno di un orrore senza fine e una guerra infinita 'dei cent'anni'.

Pollice verso e la guerra continua (e cestiniamo gli inutili appelli con la necessaria ignominia).