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Contro narrazioni.

Post n°3121 pubblicato il 10 Aprile 2024 da fedechiara
 

La storia che non si fa con i 'se' e con i 'ma', bensì con i 'forse'. - 10 aprile 2022

Se, fra qualche mese od anno, ci capiterà di ripensare all'ascesa e prevedibile caduta dallo scranno presidenziale del presente uomo della provvidenza dal nome leggendario di un rettile sputafuoco, forse (e dico 'forse') ne indicheremo la causa (della caduta politica rovinosa) nella infelicissima frase che lo espose alla gogna della Rete – con infinite battute e vignette satiriche e i rivenditori di macchine per il condizionamento domestico disperati e che avvieranno, verosimilmente, una 'class action' risarcitoria contro il pretensioso personaggio in questione.
Già, perché spacciare l'oro alla patria di una pace improbabilissima (date le dichiarazioni tonitruanti in casa Nato) con i condizionatori spenti - che ci sono diventati necessari come il pane, date le estati torride e i vecchietti che muoiono come mosche nelle rsa che ne sono sprovviste – è una di quelle scivolate sulla buccia di banana che, in tempi meno calamitosi dei presenti, avrebbero portato (in altri paesi) ad immediate dimissioni per valicato limite della decenza politica.
Ma non era di questi 'forse' che vi volevo parlare, bensì di quelli che potrebbero ipotizzare una vera e ragionevole pace tra gli ucraini e i russi. La follia collettiva che impazza nei palazzi della politica e regna sovrana nelle redazioni dei giornali e dei tiggi, racconta, con toni esaltati e incensatorii, di una luminosa democrazia ucraina filo Nato da difendere con le unghie e con i denti (e con i condizionatori e le caldaie a gas spenti e rottamati i fornetti a microonde e le lavatrici).
Ma l'analisi dei fatti di piazza Maidan, a clamori sedati, e la caduta di Yanucovich, ha, forse (e dico 'forse', gli storici ce lo diranno), alle spalle lo storico 'aiutino' c.i.a. di tanti golpe sudamericani delle 'repubbliche delle banane' d'antan e la tragica 'esportazione della democrazia' nei paesi arabi con gli esiti che ci sono noti. Nell'ascesa e caduta delle democrazie di ogni tempo e luogo niente è mai così 'luminoso', ne converrete.
Se rigettate questo 'forse' allora si torna al presente: agli invitti combattenti del battaglione Azov inquadrati nell'esercito ucraino dopo i tanti massacri nel Donbass e le torture abbiette e i 'crimini di guerra' mai indagati e a tutto il resto di una stolida narrazione filo Ucraina inerme e filo 'difensori della patria' aggrediti dai cattivissimi russi invasori. E la guerra del Donbass (con i suoi 'mila' morti dimenticati), da cui tutto origina, diventa una appendice fastidiosa da espungere e dimenticare perché 'non è con i 'se' e con i 'ma' che si scrive la Storia.
E trovo ragionevole e sensata la chiosa di uno scrittore e giornalista, Marcello Veneziani, che così, pacatamente, ce la racconta e mi sento di sottoscrivere:
(...) Infatti, il sottinteso trascurato è che non si difende il diritto di una nazione a restare neutra e sovrana rispetto alle potenze sovranazionali; ma la “libertà” di aderire all’Europa e alla Nato, con una precisa scelta di campo. Dimenticando i difficili, delicati equilibri che ci sono tra aree di influenza, imperi ed ex imperi. Saggezza avrebbe voluto che si fosse perseguito, già prima della guerra, la linea della zona neutra tra l’area Nato e l’area russa. Ovvero l’Ucraina non rientra nell’orbita russa; ma non entra nemmeno nell’orbita americana, fino a installare le basi missilistiche Nato alle porte della Russia. Si mantiene in quell’equilibrio che è in fondo l’unica chiave della sua storia e perfino del suo nome: Ucraina vuol dire proprio questo, linea di confine tra Oriente e Occidente.
Ma è difficile, lo so, togliersi dall'impaccio dei 'se' e dei 'ma' e dei 'forse' – perfino negli accadimenti delle nostre vite private, figurarsi quando c'è di mezzo la Storia.

 
 
 
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