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Lost in translation.

Post n°3070 pubblicato il 17 Marzo 2024 da fedechiara
 

Lost in translation. (La democrazia nel migliore dei mondi possibili.)

Se ipotizzate un vostro viaggio in Russia (pare che qualcuno riesca a farlo, malgrado le severe sanzioni e la demonizzazione del 'nemico russo' degli isterici bellicisti Nato nostrani) è bene che consideriate le grandezze del paese che volete visitare.
Non parlo delle grandezze letterarie dei molti suoi scrittori e poeti e dei suoi pittori valenti - che Ca' Foscari, a Venezia, ci ha 'mostrato' (mostre bellissime a cura dei professori e degli studenti della facoltà di lingue orientali) in anni recenti e meno disgraziati dei presenti: di stupida follia bellica ed esaltazioni fuori misura e fuori contesto di una pretesa 'patria ucraina' fitta di nazistoni Azov (vedi su Wikipedia la nascita infelicissima e controversa di quella nazione oggi in guerra per procura Nato).
Parlo delle grandezze geografiche, invece, della vastità degli orizzonti della nazione russa – e dovrete, di conseguenza, predisporre un piano di viaggio accurato che vi porterà nella mitica Siberia (considerate la stagione per voi migliore, l'estate è quella che vi raccomando, data la latitudine).
E spingetevi fino alla penisola Kamcatka, terra di frementi vulcani, e visitate le meravigliose isole Curili, anch'esse vulcaniche e soggette a frequenti terremoti a causa della subduzione della placca del pacifico che si inabissa sotto alla placca di Ochotsk nel profondo del mare-oceano (una fossa marina di oltre 9000 metri di profondità).
E, se siete amanti degli orizzonti insulari, potete espandere il vostro itinerario di viaggio fino alle isole Commodoro e sarete prossimi alla mitica Alaska degli stra maledetti yankees insensatamente bellicisti e potrete, se del caso, visitare le Aleutine e proseguire il viaggio in direzione est e tornare a casa per la via atlantica.
Un viaggio da post moderni Marco Polo – ma c'è da credere che difficilmente vi sarà concesso il visto, al valico delle Aleutine, a causa del presente scontro militare con la Russia fortemente voluto dagli Stranamore del Pentagono e dal loro capo in testa in pieno fervore/livore senile.
Tutto questo vi richiamo e vi illustro per sottolineare che il governo di un paese di quelle proporzioni geografiche e dei popoli assai diversi che lo abitano è cosa assai complessa e da 'far tremar le vene ai polsi', come dice il Poeta - e un giudizio ponderato che volessimo dare di chi lo governa oggi non può prescindere da questo dato oggettivo e dalla storia politica straordinaria che ha fatto seguito alla caduta dello Zar-di-tutte-le-Russie e lo ha sostituito con la spietata 'dittatura del proletariato'. (Lettura consigliata: 'I dieci giorni che sconvolsero il mondo.' scritto da un infiammato giornalista occidentale.)
E Putin, il presente Zar, è il punto di arrivo di un sommovimento politico tellurico che ha travolto la nomenklatura dei grigi burocrati del Politburo (Krusciov, Andropov e dintorni), passando per la caduta del muro di Berlino (monumento tragico della seconda guerra mondiale) e per quella di Gorbaciov, il sognatore che flirtò graziosamente con l'Occidente e con le sue sue pretese 'democrazie' – sirene dal canto bugiardo che lo ammaliarono fino a farlo finire nelle fauci di Eltsin.
E siamo al presente della pretesa dittatura di Putin. Che definiremo un 'tornare a Bomba' – nel senso della guerra calda (per distinguerla dalla 'guerra fredda') sottolineando il conseguente rischio di una guerra combattuta con le armi termonucleari.
Tutto ciò a causa dell'insensato dibattito che si è avviato in Occidente sulla difesa ad oltranza della 'patria ucraina', democrazia pretesa di forzoso conio atlantico e filo Nato, in realtà la nuova frontiera della cintura d'assedio di quella vetusta alleanza militare al preteso 'nemico russo'.
Ora, dopo aver gridato tre volte al vento che 'Putin è un maledetto dittatore' (lo è) e averlo scritto sui socials e su tutti i giornaloni fedeli al Verbo occidentale e recitato nelle veline dei direttori dei telegiornali di comprovata fede governativa, considerate i toni e le sprezzature della rabbiosa campagna di stampa di ieri e di oggi che condanna a priori l'intero popolo russo per essere succube e prono al loro leader – eccezion fatta per quello zero virgola di dissidenti che hanno vandalizzato le urne elettorali (e saranno puniti per quel loro gesto vandalico) e fatto scoppiare una molotov davanti ad un seggio.
Cose che sarebbero giustamente punite anche da noi (ma con i mitici 'domiciliari') - noi pretesi democratici da un tanto al chilo - ma per la stampa embedded ai filo Nato in occasione della rabbiosa 'campagna di Russia' sono eroi della democrazia ferita e offesa – in qualche modo appaiati a quella martire italica che andava martellando il cranio degli opposti di fede politica in giro per l'Europa, ma è stata catturata e imprigionata dagli Ungheresi - poco disposti ai pietismi di stampo italiano e del presente parlamento europeo.
La democrazia ha modi diversi di interpretazione ed applicazione anche all'interno della pretensiosa Europa, come vedete, ma c'è chi si spinge a dire che anche Orban è un maledetto dittatore.
Vabbè, ognuno ha i neuroni infiammati che si merita (e le conseguenti patologie del pensiero).
Tutto ciò vi rammemoro per dire che è vero che le dittature sono governi ostici e di difficile comprensione e di nessun plauso da noi, pretensiosi e queruli giudici dei sistemi di s-governo degli altri, ma le pretese democrazie (oggi in devastante guerra fino ad oggi 'per procura'), alla luce delle cronache passate e recenti, non sono esattamente il 'migliore dei mondi possibili' di cui alla favola filosofica di Voltaire, bensì il 'meno peggio' dei possibili sistemi di s-governo che si sperimentano sul pianeta Terra.
E anche tra le democrazie, vedi caso, abbiamo capi di governo in livorosa scadenza che, novelli Napoleone, auspicano una 'campagna di Russia' e pretendono di mandare le loro armate con le coccarde tricolori di là del Volga - incuranti delle conseguenze annunciate di esplosioni termonucleari.
Non siamo messi meglio dei Russi, credete ammè.
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