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« La città strana (e appar...Dell'andare 'in piazza'. »

La sindrome del 'nemico a prescindere' ed il 'legittimo dubbio'.

Post n°3017 pubblicato il 17 Febbraio 2024 da fedechiara
 

La sindrome del 'nemico a prescindere' ed il 'legittimo dubbio'.

Fosse accaduto in un paese occidentale – che un detenuto morisse a 47 anni improvvisamente e senza precedenti di salute che aiutassero a formulare la diagnosi – si sarebbe ipotizzato l'infarto e si sarebbe data parola al medico legale per averne conferma.
Ma il detenuto era Navalny – il noto oppositore politico – e il paese è la Russia, additata come nemico pubblico occidentale da una campagna di stampa di regime (sedicente democratico) che mai ha voluto prendere in considerazione le ragioni del nemico e provare a sedersi al tavolo di trattativa di un 'cessate il fuoco' per verificare se esistono spiragli di una pace possibile.
No, mai, guerra-guerra-guerra fino all'ultimo soldato. La Russia deve cadere, ci hanno detto e ripetuto con pervicacia degna di miglior causa i folli Stranamore d'Oltreatlantico e i loro servi europei al seguito.
'Le ragioni del nemico' è il grande assente sulla scena mondiale di questo terzo millennio maledetto di guerre termonucleari annunciate e ogni spunto è buono per caricare la mitraglia degli epiteti fioriti sparati contro Putin, il nuovo Male del mondo, l'Hitler redivivo, l'uccisore della democrazia e assassino seriale degli oppositori.
Che potrebbe anche essere, il sospetto è venuto anche a me, condizionato come tutti voi dalle narrative occidentali sul polonio somministrato agli oppositori dagli agenti segreti in missione omicida – la Russia è il nemico dell'Occidente a prescindere, ricordate?
E non si tiene in nessun conto la parentesi Gorbaciov e la dissoluzione dei paesi satelliti della ex Urss post muro di Berlino in macerie – ma il dubbio, (uno solo!) che Navalny sia morto per infarto, come accade ad un discreto numero di esseri umani all over the world, non lo trovate in nessun foglio di giornale, in nessun report televisivo, in nessuna conferenza stampa di uomo politico qual che sia di questo Occidente servo sciocco di un'America che va lancia in resta contro i mulini a vento del suo inarrestabile declino geo strategico e ci prospetta perfino l'uso delle bombe atomiche quale corollario di un intervento diretto Nato nel contesto ucraino.
'Tanto va la gatta al lardo (bellico), che alla fine ce lo schiaccia il pulsantino (nucleare)'.
Maledetti Stranamore di un finis Terrae annunciato.
E il 'legittimo dubbio' delle democrazie occidentali e delle giurisdizioni relative che lo riconoscono perfino ai peggiori delinquenti, ai peggiori assassini conclamati nel momento del giudizio – e gli garantiscono un avvocato d'ufficio che difenda quella fragile parvenza di 'miglior sistema di governo' (o il 'meno peggio') riconosciuto alle democrazie, che fine miseranda ha fatto il legittimo dubbio dei tanti telefilms americani incentrati sul dibattito processuale?
Non una voce, una sola voce si è levata e si leva per sollevarlo, questo dubbio salutare, questo machiavello giuridico che ci salva dal precipitare tutti insieme nel regime di stampa che condanna 'a priori' e 'a prescindere' il nemico russo, e quel figlio del diavolo di Putin della retorica bellica occidentale.
Tornare al 'J'accuse' di Zola nel caso Dreyfus (che quel dubbio sollevava, mutatis mutandi) ce n'est pas question, in questi nostri tempi di infamia politica massima e spaventoso obnubilamento delle coscienze.
La Storia che va con il passo del gambero (un passo avanti e due indietro) ci consegna quest'altro 'taci, il nemico ti ascolta' del silenzio imposto quando la guerra si fa dura e i duri Stranamore cominciano a lanciare i loro missili a testata multipla termonucleare – e i mitici civili vaporizzati di sotto come a Dresda, come ad Hiroshima.
La sola igiene del mondo, il trionfo della logica del 'nemico a prescindere' e il deserto delle post esplosioni termonucleari chiamato 'pace' - e neanche un legittimo dubbio che un finale diverso possa essere scritto – come ci implorava Brecht in una sua pièce teatrale dimenticata, ahinoi.
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