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« ImbonitoriLeggende dure a morire »

Il vento della collera. Ieri accadeva.

Post n°1441 pubblicato il 07 Dicembre 2020 da fedechiara
 

7 dicembre 2015  · Il vento della collera
Aux armes, citoyens! L'esortazione rabbiosa e militaresca della Marsigliese è stata la colonna sonora della 'débacle' parigina del 13 novembre appena scorso e oggi viene rilanciata in cronaca dalla notizia che 'il vento della collera' ha prodotto il suo primo risultato elettorale di gran peso: la nettissima affermazione, alle amministrative, del 'Front National' capeggiato dalla famiglia Le Pen: nonno, figlia e nipote – tre generazioni a confronto e un futuro, nazionale ed europeo, davvero nebbioso e di 'malaise' e 'étourdissement' diffusi e nessun segno, a parte i tardivi blitz dell'antiterrorismo nei covi degli jiahdisti, che la nostra bella Europa tornerà presto a specchiarsi nell'Inno alla Gioia delle sue origini.
Aux armes, citoyens. E davvero il Front National, dopo quel 13 novembre assassino, sembra essere una 'arma impropria', un bastone e una picca impugnati da quel popolo che sprezzavamo delle 'chiacchiere da bar' scambiate davanti a un 'Pastis' (e le dovremo rivalutare e tenere, da oggi in poi, nella debita considerazione) nei bar e nelle osterie dei piccoli paesi e delle cittadine sonnacchiose della 'douce France' che guardano alla capitale stordita e offesa e blindata come a un tradimento, un abbandono dei valori fondanti la 'Republique', un corpaccione sempre più estraneo – con tutte quelle 'banlieues' fuori controllo e la polizia che preferisce non metterci piede se non a stragi avvenute e l'emergenza sempre inseguita e mai prevenuta.
E i partiti della destra moderata e la sinistra dei socialisti al lumicino pensano già di 'fare argine' al ballottaggio e allearsi - una malata e indifendibile 'santa alleanza' - per impedire la consacrazione del Front National quale 'partito di governo' e la speranza è che falliscano e che il bastone elettorale, l'arma impropria impugnata dal popolo scenda pesante su quelle teste malate, su quegli inetti uomini di s-governo che solo le stragi ripetute – Charlie, Copenhagen, il Bardo - hanno 'risvegliato' dal torpore.
E, ad ascoltare la cronaca del conduttore di 'Prima pagina' di oggi mi avvilivo e scuotevo la testa al risuonare delle parole asfittiche che pronunciava e ai particolari in cronaca che evidenziava il giornalista de 'la Stampa'. Un giornalista 'di sinistra' dai neuroni refrattari agli antibiotici del comune buonsenso che azzardava una vera e propria arrampicata sugli specchi e insisteva a voler segnalare agli ascoltatori, dall'alto della sua spocchia, che il Front National è un partito fascista, un pericolo per la democrazia - ma non osava dirlo perché l'etichetta della trasmissione glielo impediva e, a denti stretti, teneva a freno la sua imbelle faziosità e il suo disappunto per quella vittoria largamente annunciata.
Gli dei che accecano chi vuol perdere e, da molto tempo ormai, hanno 'perso il lume della ragione' e del buonsenso comune posti di fronte a un mondo rotto ed esploso che scaglia le sue schegge impazzite dentro i confini di Schengen - e le sue frontiere sud ridotte a un colabrodo e milioni di profughi che vi premono per entrare e i governanti che pagano miliardi di euro ad un autocrate islamico per arginare la piena che essi stessi hanno favorito e incoraggiato.
Tutti a casa. Un'altra politica è possibile ed urgente.
Elezioni Francia,

Il lato positivo del populismo
Confesso che sfogliando El País il titolo di questa intervista a Pierre Rosanvalon che vi propongo mi ha colpito: "Il lato positivo del populismo". La teoria di Rosanvallon - professore al Collège de France, ultimo libro: "Le Siècle du populisme. Histoire, théorie, critique" - è che il populismo sia “l'ideologia ascendente” di questo secolo. "Considerare il populismo semplicemente come una reazione di rabbia o l'espressione di un 'mandiamo via tutti' non è sufficiente a spiegare il fenomeno.
C'è una stanchezza democratica di fondo nella vita politica di molti Stati che si esprime in modo molto ampio. E anche una sorta di esaurimento della politica, della sua capacità d'azione. Se il populismo ha una forza di attrazione è perché si presenta come una soluzione ai problemi contemporanei, come la crisi della rappresentanza o le ingiustizie sociali. Ho voluto mostrare questo aspetto positivo del populismo perché credo che sia stato sottovalutato per molto tempo. Ho pensato che fosse importante passare da una visione del populismo come reazione a una visione del populismo come proposta politica positiva a sé stante".
"È difficile paragonare Macron a Viktor Orbán, Boris Johnson o Evo Morales, ma la strategia che Macron adottò nel 2012 dimostra che il populismo è presente nell'atmosfera stessa delle società democratiche e può essere inteso come una diffusione di tutta una serie di temi che sono al di là dei partiti o dei regimi di natura strettamente populista". "Se dovessi evidenziare un contributo importante del populismo - anche se molto ambiguo - alla democrazia contemporanea, direi che è stato capire che si governa anche in base alle emozioni.
I sentimenti di appartenenza, di identità, di rifiuto determinano la visione che gli individui hanno del loro ruolo nella società. Spesso quelli che criticano questa ideologia non lo capiscono. Non si può criticare il populismo con superficialità o limitarsi a dire che promuove una democrazia illiberale. Quando succede è perché la democrazia liberale non soddisfa la sua agenda. È in crisi".

 
 
 
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