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« Giornalismo post modernoRicchi e poveri »

Tutti in Serbia. Delocalizziamoci.

Post n°667 pubblicato il 11 Novembre 2018 da fedechiara
 

12 novembre 2012

Se il salario degli operai serbi che lavorano nelle fabbriche Fiat è quello indicato dai reporters dei diversi telegiornali stiamo freschi.

Nel senso che il travaso tra i vasi comunicanti del mercato del lavoro globale è ben al di là dal raggiungere il livello di pareggio tra i paesi che hanno visto nascere e crescere le fabbriche storiche della Fiat e le nuove fabbriche della maledetta 'delocalizzazione' -i cui governi fanno ponti d'oro agli investitori esteri e le maestranze sono felici della pipa di tabacco maturata a fine mese in busta paga.

E se gli operai serbi cominciano a scioperare e pare che abbiano spuntato il 13 per cento di aumento del salario conviene piuttosto che si 'delocalizzi' anche noi, armi e bagagli, e si vada a stare tutti in Serbia, sulle colline intorno a Sarajevo, per spuntare i bassi prezzi delle case e delle auto ivi prodotte e del costo della vita così basso che potremmo riprendere a risparmiare anche con la modesta pensione che ci ritroviamo.

In Serbia, in Serbia! Chissà che 'delocalizzando' laggiù in gran numero non si affretti il raggiungimento del livello di travaso tra i vasi comunicanti dei paesi di storica industrializzazione, oggi in gravissima crisi di fabbriche che chiudono e il lavoro che manca, e i 'paesi emergenti' dell'est Europa - e non si affretti il passo per vedere la fatidica 'luce in fondo al tunnel' della stramaledetta 'crisi globale'.

 

L'immagine può contenere: montagna, cielo, spazio all'aperto e natura

 
 
 
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