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« Notte su notteDel 'restare umani' »

Del cambiare il mondo e/o lasciare il tempo che si trova.

Post n°652 pubblicato il 01 Novembre 2018 da fedechiara
 

 

Nel video di presentazione dell'autore della mostra si dice di Willy Ronis che: 'Non si limitava a mostrare il mondo com'è, bensì voleva cambiare il mondo.' 
Bella pretesa di antico conio, di quando Prometeo consegnò il fuoco agli umani, ma com'è che Willy Ronis ha cambiato il mondo? E, in generale, com'è che i molti Prometeo post moderni, artisti, politici, tecnocrati, hanno cambiato il mondo?
In verità, in verità vi dico che ben pochi uomini (e donne) hanno cambiato il mondo, più spesso è il mondo che ha cambiato noi. 
E tra coloro che l'hanno effettivamente cambiato (o che hanno impresso potenti spinte al cambiamento) sono più numerosi i ricercatori in medicina, i matematici, gli inventori di invenzioni geniali e perfino gli ingegneri idraulici e qualche filosofo, ma gli artisti si sono limitati, nel migliore dei casi, a lasciare un segno, - e hanno scolpito e disegnato e dipinto figure potenti nell'immaginario collettivo ma che hanno lasciato 'il tempo che trovano' (Michelangelo e Raffaello inclusi) e non hanno fermato guerre, arrestato pestilenze né rivelato paradisi o inferni che non fossero già miti e leggende diffusi dei tempi loro, l'Alighieri incluso, con il suo mirabile poema extra galattico.

E converrete con me che la fotografia è la minore delle arti capaci di cambiamento, perché la sua tecnica 'pittorica' è strettamente legata alla meccanica dello strumento e chi lo usa può mettersi in sapiente attesa per tutto il tempo che ritiene necessario a uno scatto magistrale (Ronis dixit) e ben bilanciare la gamma dei grigi e dei bianchi e neri in laboratorio, ma, al massimo, registra, (magistralmente, d'accordo), quanto ci accade intorno ed è, come noi, 'testimone dei tempi', ma, di certo, è ben poco Creatore e 'novatore' delle cose e delle persone.

Così vediamo immagini di prigionieri di guerra che tornano dai campi di prigionia e scendono dai treni a vapore – e le loro espressioni sono quelle di chi ha subito ed è stato vittima di eventi incontrollabili e 'più grandi di loro' – e quelle dei grandi scioperi alla Renault dei nostri Cinquanta, che hanno cambiato le dinamiche sociali, è vero, e aumentato salari e conquistato migliori condizioni di lavoro, ma è così che va il mondo e Ronis si limita a raffigurarci i visi affaticati e poco speranzosi degli operai in rivolta - ed oggi il Medioevo di ritorno che viviamo ci propone i menù del lavoro precario e dei 'vouchers' e, forse, 'si stava meglio quando si stava peggio'. 
Se c'è qualche altro grande fotografo in giro si dia da fare e documenti questo nostro avvilente 'ritorno al futuro' del lavoro gramo e della crisi globale che ci mostra migliaia di honduregni in marcia col fine di violare le frontiere degli Stati Uniti d'America e 'dio è con noi', dicono speranzosi, ma dovranno tornarsene a casa perché il mondo rotto si è chiuso a riccio e ben pochi sono coloro che 'vogliono cambiare il mondo' di questi tempi, al massimo aggiustarne i cocci, - che è cosa buona e giusta in attesa di un prossimo rilancio delle 'magnifiche sorti e progressive' di fine Ottocento.

 

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WILLY RONIS FOTOGRAFIE 1934-1998 VENEZIA/TRE OCI 06.09.2018 > 06.01.2019 Dal 6 settembre 2018 al 6 gennaio 2019, la Casa dei T...

 
 
 
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