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Fantasiosi 'rischi istituzionali'

Post n°625 pubblicato il 30 Settembre 2018 da fedechiara
 

Fantasiosi 'rischi istituzionali'

Se digitate sulla fascetta di ricerca del vostro smartphone 'rischioso scontro istituzionale' vi apparirà una paginata ricca di questa fattispecie di notizia (pervicace fake new da giornaloni 'embedded'?) che caratterizza i 4 mesi di vita del governo Conte/Salvini/Di Maio.

A voi di scegliere fior da fiore di quel florilegio di 'notizie' faziose e insinuanti che, qualsiasi cosa faccia lo schieramento giallo-verde uscito dalle urne del 4 di marzo, dà uguale titolo e clamoroso di 'rischioso scontro istituzionale'.

E le istituzioni in campo sono due, in verità: l'una sta al Quirinale e ha potere di interdizione e di veto provvisorio sui decreti e le leggi che vengono sottoposte al vaglio di sua maestà, l'altra è a Montecitorio e a Palazzo Madama ed è il nostro Parlamento dove siedono – e costituiscono una maggioranza parlamentare di governo – gli eletti del popolo delle elezioni ultime scorse.

E Mattarella rimanderà alle Camere la legge di bilancio con le sue note critiche e le sottolineature in rosso delle cifre che non piacciono all'Europa nè a lui, che di questa Europa è portavoce, e la Camere sono libere di tenerne conto oppure no. 
Sarebbe questo il 'rischioso scontro istituzionale' segnalato da quei giornalisti privi di fantasia e partigianissimi che inchiostrano i giornaloni embedded?
Nell'articolo 74 (della Carta) si prevede: "Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può, con messaggio motivato alle Camere, chiedere una nuova deliberazione". Gode cioè di una sorta di veto sospensivo. Se non ritiene un provvedimento opportuno, può sospenderlo e rimandarlo in Parlamento. Se però "le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata".

Nessun 'rischioso scontro istituzionale', quindi bensì una dialettica prevista dalla Carta costituzionale e che consentirà all'attuale governo e alla maggioranza parlamentare che lo sostiene di mandare a buon fine le deliberazioni legislative promesse alle elezioni che spingeranno al 2,4 il rapporto deficit/pil, (salvo essere compensato, il livello del debito, da una calcolata e auspicata ripresa economica figlia di quelle deliberazioni legislative).

E, come ognuno di noi ha agio di controllare in internet, quel livello di debito rapportato al pil non è molto distante dal 2,1 di Gentiloni e dal 2,5 di Renzi, che Dio ce li tenga distanti dal governo della repubblica ancora per qualche felice decennio.

 
 
 
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