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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

Avvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore

 
 

Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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Poema giambico: l'epopea delle toilettes

Post n°370 pubblicato il 24 Agosto 2008 da sara_1971

Cantami, o Diva, del Pelide Achille (Antefatto)

Non so se avete mai esperito la situazione di trovarvi impaludati in un conto in banca talmente disastroso da essere costretti a lavorare in un ristorante, inaugurando una carriera da colletto bianco inamidato che pensavate mai vi sarebbe appartenuta vista la  laurea (caugh caugh) che si immaginava presagio di un futuro trascorso gomito a gomito con la Montalcini. Spero per voi di no. In ogni caso fare la cameriera in un ristorante qualificato è difficile: correre tra sala e cucina con gente che ti chiama al tavolo solo per chiederti di raccogliere la salviettina caduta, trasportare dozzine di piatti impilati su un braccio solo, soddisfare le più strambe richieste della clientela… un inferno. Di contro lavorare in un hotel con annesso ristorante a conduzione familiare è cosa assai più semplice, ammettiamolo. Il termine “familiare”, infatti, evoca di per sé rilassanti ambientazioni culinarie zeppe di  suore e stelline in brodo, richiama alla mente magnifici panorami caserecci e soprattutto celebra il legame affettivo-nevrotico con i proprietari della struttura verso cui, inevitabilmente, si finisce per provare la compassione dettata dall’essere più o meno sulla stessa barca. Perciò quando ti dicono, in modo molto garbato, "il cesso è otturato", pensi subito con determinazione a risolvere il problema anche se non è, strettamente, compito tuo.

l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei (Svolgimento)

Sara si reca tesa ma fiduciosa in bagno, credendo si tratti di un problema gassoso, spalanca la porta e pensa di essere vittima di una allucinazione di origine tifoide. Certo sarà colpa dell’antipasto mare&monti, pensa tra sé e sé nell’ultimo impeto scientifico rimastole. E’ risaputo, i fagioli con cozze e cotiche sono dei prelibati modulatori intestinali: se avete certe voglie, ve le potenzia, se non le avete, ve le fa passare per sempre. Pericolosissimi. Poi la rabbia  e l’ira (funesta, appunto) prendono il sopravvento e Sara, che tanto si vantava della sua mentalità così aperta e moderna, si trasforma in un generale talebano invocando la pena di morte immediata per il reo, eventualmente anche non confesso. Sara si avvicina ad una tavolata di principini arroganti con le vene ormai delle dimensioni di una quercia ed il gradevole aspetto di una bambina itterica. “Potrei cortesemente sapere quale delle gentili signore qui presenti ha recentemente usufruito dei servizi igienici?” Silenzio tombale. Si alza la colpevole, un bocciolo di Lolita con la faccia costipata. “Ah, bene bene. Vuol essere così gentile da seguirmi per favore?”  Sara procede verso i bagni indecisa sulla classificazione epistemologica da conferire al prodotto intestinale reperito nel bagno. L’uomo, si sa, è un animale, evoluto ma pur sempre animale, perciò tende ad avvertire la situazione di pericolo ancor prima della sua palese messa in atto (questa è l’unica cosa che mi fa ben sperare per le sorti del nostro Paese, ma lasciamo perdere, quando si è nella palta, letteralmente, le beghe elettorali passano in secondo piano). Infatti prima ancora di raggiungere il luogo del misfatto la gentile cliente inizia a balbettare incomprensibili scuse circa il quantitativo spropositato di carta igienica adoperata per cercare di occultare il corpo del reato (consiglio: casomai vi venisse in mente di attuare qualcosa di simile in un cesso non di vostra proprietà, non fatelo, questi puerili stratagemmi non solo non funzionano ma soprattutto indispongono il personale; consiglio bis: casomai vi venisse in mente di attuare qualcosa di simile in un cesso di vostra proprietà fatelo solo se avete necessità urgente di ottenere il divorzio). Sara e la cliente si ritrovano faccia a faccia davanti al cadavere galleggiante e inerte.

Cliente, affranta ma giudiziosa: “C’è uno scopino per caso?”

Sara (espressione soddisfatta, del genere “bene, ci siamo capite”), fissando una piccola innocente mazza di scopa che implora pietà: “Ci sarebbe ma mi sembra, anche quella, troppo grossa”.

Quivi salito addormentossi il nume, ed al suo fianco giacque l'alma Giunon che d'oro ha il trono (Epilogo)

Le colleghe portano Sara in processione per tutto il ristorante come fosse una santa, il proprietario si segna la data affinché venga inserita negli annali del ristorante, Sara si appunta il tutto per farne un post. Ma è giusto così: certe storie implorano di essere raccontate non fosse altro perché diventino imperituri testimoni della feroce e quotidiana battaglia campale per conservare la dignità.

E sarei curiosa di vedere i banner pubblicitari, adesso.

 

 

 
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panglos
panglos il 25/08/08 alle 22:52 via WEB
In fondo il viaggio è stato tranquillo...
Mio fratello mi accompagna alla stazione di Reggio Emilia (da Guastalla)... lasciamo il bimbo in lacrime (voleva venire anche lui), mi dico: in fondo sono quaranta minuti con tuo fratello...
Un fratello libero professionista, sposato, con un figlio, in quaranta minuti di viaggio vi romperà i coglioni, nell'ordine, con lo Stato che nulla dà e tutto chiede, con quanto sei fortunato tu che sei single, con quanto sei fortunato tu che non hai figli.
A Reggio Emilia invece di picchiarlo lo saluti con una stretta di mano...
Fa caldo, sono stanco, manca mezz'ora all'arrivo del treno... ma sì, mi siedo accanto a quelle due innocue attempate signore...
Si avvicina un ragazzo... avrà trent'anni, ahimé (ahivoi?) oggi a trent'anni si è ragazzi... barbetta alla Jovanotti (ciao fratèèllo)... comincia col primo della fila (IO)... racconta una storia nemmeno tanto lacrimevole (Erba saprebbe fare meglio) sul fatto che non ha i soldi per il biglietto, non ho ben capito cosa gli sia successo, ma dice che sta tentando di raccimolare i soldi per raggiungere Avellino, "Mi mancano solo quattro euro"... "Se mi date..."
Alla parola "date" proferisco un deciso ed ina ppellabile "NO!!!".
Mi stupisce (non è facile stupirmi) il fatto che lui non si lascia spiazzare... distoglie lo sguardo da me e lo rivolge alle due signore... continua 'mbriacandole di parole... "Se mi date qualcosa, anche solo un euro, magari riesco a partire".
La prima signora dà segni di cedimento, il figlio di puttana mi dice "Capo, permetti?" e si siede fra me e le signore... continua la sua lacrimevole storia fino a che la prima signora gli dà un euro... non soddisfatto il figlio di puttana si rivolge alla seconda... "E Lei non mi dà niente?"... anche la seconda signora cede, gli dà l'agognato euro...
Ancora seduto volge lo sguardo verso di me, non mi fissa negli occhi, ma di sbieco con un atteggiamento di sfida... non lo fisso negli occhi ma di sbieco... "Ma chi vuoi prendere per il culo?".
Arriva il treno, salgo, è quasi vuoto, mi siedo al finestrino in uno scompartimento dove c'è solo un uomo seduto presso il corridoio.
Pochi minuti e la porta viene aperta dal nostro ragazzone il quale comincia la solita tiritera guardando l'uomo presso il corridoio... quando dice "Mi mancano solo quattro euro"... intervengo, attiro la sua attenzione urlando... "Ancora quattro euro ti mancano?"... lui, solo appena disorientato (è un professionista) "Nessuno mi ha dato niente", io col tono alto di chi vuole litigare "Ma se ti hanno dato due euro davanti ame, ancora quattro euro ti mancano???"... chiude lo scompartimento e scappa via... qualcuno che ha sentito gli urla dietro "Ancora con questa storia???".
Al mio ingenuo compagno di viaggio svelo che quella è una pantomima che viene recitata da almeno venticinque anni...
Ero al casello autostradae di Napoli in coda... in macchina c'erano mio padre, mia madre e, forse, mio fratello... si avvicina una ragazza dall'aspetto perbene, jeans e maglietta elegante, insomma non aveva l'aspetto di chi ti dice "scussa c'hai ccento llire?"... ci dice che al casello le hanno rubato i bagagli, non sa come rientrare a casa, se le diamo qualcosa per il biglietto... mio padre impietosito le dà mille lire. In coro malediciamo l'inciviltà dei napoletani che neanche fanno entrare in città una brava ragazza che la rapinano...
Al ritorno dal soggiorno napoletan-avellinese, stesso casello, vediamo la stessa ragazza che ripete la stessa recita... commentiamo "Ammazza quanto è sfigata?"... (continua)
 
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