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Al cinema

Post n°228 pubblicato il 02 Marzo 2008 da erbavoglio_70

 

(Non parliamo più a parlar non serve un granché)


Caos calmo - Il film


Il libro e il film. Distanziati di un anno. Il libro è di quel genere che piace a seconda del periodo che si sta attraversando, della condizione umorale e ormonale, insomma. Un anno fa non avevo voglia di leggere classici russi e mi lasciai coinvolgere per una paio di giorni da Pietro Paladini alle prese con il suo torpore emozionale davanti alla scuola della figlia, dalla moglie Lara morta senza aver il tempo di togliere le infradito, servire il melone, stilare la lista delle ultime volontà - tra cui gli invitati al funerale - e cancellare la posta in uscita, dai personaggi secondari, stereotipati, ma ben descritti. Irreale, il libro, però fluido, piacevole. Come si dice, senza infamia e senza lode. Il ricordo di quella lettura è accompagnato da una catena di piccole coincidenze e insignificanti dettagli che da quei giorni si sono susseguiti. Superando forse le intenzioni dello stesso autore, ho usato per caso il libro come chiave di lettura del mio passato prossimo. Intendiamoci, l'ho fatto in maniera del tutto involontaria, ma andando a cinema la settimana scorsa mi è apparso evidente. In che senso? Nel senso che ho assistito alla proiezione del film, che non mi è piaciuto, con una sensazione di pienezza a me estranea. Evidentemente, di nuovo, non è la pellicola ad essere causa di emozioni, bensì solo un pretesto. Se non avessi letto il libro, non avrei capito nulla del film. Se non avessi visto il film, le immagini evocate dalle pagine del libro, di personaggi e ambientazioni, le avrei ugualmente conosciute. In sintesi, il regista ha scelto gli attori con maestria, dato che corrispondono perfettamente all'idea che di essi ha il lettore, ma poi ha giocato come può fare una bambina con le sue Barbie. Li fa parlare e interagire in maniera schematica, quasi stesse cercando di fare una sintesi puntuale del testo, facendo attenzione a non aggiungere nulla, anzi omettendo qualunque flusso interiore, con il risultato che la incapacità di elaborare il lutto dei familiari di Lara è, se possibile, amplificata. Gli attori sono bravi, non è questo il punto, ma pare che qualcuno tenga loro le redini, per star certo che non vadano oltre lo schermo, che non raggiungano lo spettatore. Comodamente seduta, pensavo che il mio genere di caos avrebbe i titoli per essere calmo, che la staticità è roba dell'altro mondo, che in un anno ho accumulato una varietà di stati d'animo tale da poter andare in letargo. Ma non ne ho voglia. Lieta di avere ancora un po' di tempo per servire il melone, ho pensato che al posto della foto sulla lapide mi renderebbe più giustizia una cornice digitale, giusto per creare un po' di movimento. Ci ho dormito su. E al mattino ho fatto un giro in macchina con Yell fire! di Michael Franti and Spearhead sparato al massimo. Ha funzionato: l'ascolto ha piegato la logica dei semafori a mio favore (accosto e appunto su un post it di segnalarlo a Sara, chissà le possa giovare), ha fatto vincere il sole sulle nuvole, ha azzerato il già latitante senso del dovere, facendomi parcheggiare a Largo 2 giugno e salire sul bus navetta per andare in centro. Sto scrivendo sull'autobus. Farò shopping, quando ho il cuore agitato riflettere provando un vestito mi riesce meglio. Peccato tornare a casa e trovare le parole di don Nicolò Anselmi, della Cei, scandalizzato per la scena più irrilevante del film (non ha neppure apprezzato che nel film Pietro fosse sposato e non convivente).



 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 03/03/08 alle 00:21 via WEB
Amici miei (giusto per rimanere in tema di films) e, di post in particolare, chiedendo ad Erba…”ti è possibile ingrandire quei caratteri che non riesco a leggere? Non mi interessa se è Times new Roman, Verdana o Copperplate Gothic light. Purtroppo dall’oculista leggo solo la prima lettera, quella al centro in alto che con precisione indico come la “A”, non perché la vedo, ma perché vado a memoria. Dal secondo rigo in poi, vado a culo ed infatti non ne becco altre. Il film non è di mio gradimento, non mi piace il genere e nemmeno il Moretti, sceso, diciamo precipitato, a Bari nello stesso albergo del Berlusca. Intervistato, il nanny…lontano dall’essere Loy asserisce che l’attore non deve solo immedesimarsi nel modo di essere e di pensare del personaggio che interpreta ma, ad esempio, deve essere anche l’attore..nanny moretti. Io che invece sono di bocca buona, quando vedo un film, proprio voglio, al momento, dimenticare chi interpreta il personaggio XY, pensiamo ad un film in costume e, attori come G.Giannini in Italia e jack nikolson o Denzel Washington, oltreoceano mi danno questa emozione. Per il resto Erba ha perfettamente ragione.. ci piace star comodamente seduti e, senza sforzo alcuno, con l’ausilio dei suoni ed immagini, che raggiungono direttamente il nostro cervello, elaboriamo quello che principalmente l’impatto visivo o l’effetto Dolby Digital Surround ci ha trasmesso. Leggiamo poco, quasi niente…al massimo la pagina sportiva e solo quando la squadra del cuore vince- Duplica il pezzo di Michael Franti and Spearhead sperando che anche per me si pieghi la logica dei semafori atteso che, quando passo, sono tutti rosso paonazzo. E quando parcheggi in Largo Due giugno, fammi un fischio, così sali da me per leggere un buon libro. Fai opera buona e risparmi pure. In centro i vestiti sono più cari_ ni. –ipopremuroso-
 
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