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MILANO di Teresa Ramaioli

Post n°24515 pubblicato il 05 Luglio 2016 da dinobarili
 

MILANO  di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 04/07/16 alle 16:40 via WEB
MILANO--- GIARDINI DELLA GUASTALLA--Giardini della Guastalla sono i più antichi di Milano. Si trovano davanti all'Università Statale di Milano quindi sono frequentati da studenti che amano trascorrerci la pausa pranzo , il tempo libero, per leggere o studiare nel tranquillo angolo verde Commissionato dalla contessa Paola Ludovica Torelli della Guastalla e terminato nel 1555, fu realizzato secondo lo stile del giardino all’italiana. Ospitava la fondazione benefica “Collegio della Guastalla”. Nel 1938 il Comune di Milano acquisì l’intero complesso e affidò il progetto di restauro all’architetto Renzo Gerla che si occupò soprattutto di riparare i danni subiti dalla struttura durante la prima guerra mondiale , quando il collegio venne utilizzato come ospedale militare. Il restauro botanico venne invece curato dall’ingegnere Gaetano Fassi Il l muro di cinta venne sostituto con una recinzione per offrire alla vista lo spazio prima nascosto Nel giardino troviamo :la peschiera, un gioiello barocco, con balaustre di pietra e ringhiera di ferro, formata da due terrazze in comunicazione tra loro attraverso quattro rampe di scale, che ha sostituito l’originario laghetto cinquecentesco;l’ edicola seicentesca contentente un gruppo di statue in terracotta –policroma; la “Maddalena penitente assistita dagli angeli” e un tempietto neoclassico opera di Luigi Cagnola; all’esterno del giardino una fontana all’angolo di via della Commenda con via San Barnaba. Specie arboree: acero argentato (Acer saccharinum), albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera), arancio trifogliato (Poncirus trifoliata), cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica), faggio pendulo (Fagus sylvatica ‘Pendula’), farnia (Quercus robur), ippocastano rosa (Aesculus x carnea), liquidambar (Liquidambar styraciflua), tiglio selvatico (Tilia cordata); tra gli arbusti, eleagno (Eleagnus spp), pittosforo (Pittosporum tobira), cotognastro (Cotoneaster), nandina (Nandina spp), aucuba (Aucuba japonica), mahonia (Mahonia aquifoliu Gli alberi e gli arbusti presenti nel giardino sono stati dotati di cartellini che ne riportano il nome, fissati al tronco ad altezza d’uomo con un chiodo d’acciaio inox (che non danneggia l’albero, )Gli arbusti sono stati corredati di cartellini posizionati su supporto fissato nel terreno in loro prossimità. Il cartellino riporta il nome comune della pianta e di seguito il nome botanico, il descrittore, la specie e la provenienza. Buona passeggiata. DA Milano ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 05/07/16 alle 18:07 via WEB
LUNA---Nella Letteratura italiana la parola "Luna" appare nel Cantico delle creature di San Francesco: "Laudato sì, mì signore per sora Luna e le stelle; ..." nel 1224. Dante Alighieri dedica alla Luna molte terzine della Commedia ed il secondo canto del paradiso è quasi un trattato su di essa. In Leopardi la Luna diventa ispiratrice di molte poesie e riflessioni filosofiche come nel Cantico di un pastore dell’Asia minore. Nella letteratura più recente essa conserva la sua dimensione mitica ed emotiva ma tratta anche la parte scientifica. Italo Calvino nelle sue Cosmocomiche di tema lunare, scritte nella prima metà degli anni sessanta, fa precedere dati scientifici, esposti con oggettività, allo sviluppo della sua "fiaba".La Luna è venerata dagli Egizi, dai Fenici, dai Persiani, dai Greci, dai popoli italici e dai popoli di tutto il mondo.Il suo culto è presente anche se in modi diversi, presso tutte le culture e le antiche civiltà. Ci sono ben 1008 nomi diversi per indicare il nostro satellite.Gli antichi Egizi l'adoravano col nome di Iside sul cui petto e sul capo era rappresentata una falce crescente Per gli Assiri ed i Babilonesi si chiamava Sin-Samas-Istharn. Questo dio era considerato come l’astro che cresce e decresce creando se stesso. Nella Fenicia era molto diffuso il culto di Astarte, raffigurato con una falce di Luna sulla fronte. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 05/07/16 alle 18:09 via WEB
LUNA----La Luna ha sempre avuto grande influenza sulle paure umane e l'immaginazioni. La luce lunare, che è la luce solare riflessa dalla superficie della Luna e di ritorno sulla Terra, si dice sia potente. Nel 1950 le donne ritenevano che appendere pannolini di stoffa dei figli fuori al chiaro di luna portasse sfortuna. Nel 1600 era credenza comune che chi dormiva sotto la Luna piena rischiava la pazzia, la cecità, o di trasformarsi in un lupo mannaro, solo nel caso accadesse nella notte di un venerdì. Indicare la Luna è considerato un porta sfortunata. Secondo una superstizione dalle isole britanniche, chi punta la Luna nove volte non può entrare in Paradiso. Non è chiaro se le nove volte siano intese di fila (che sarebbe abbastanza facile da evitare, per assicurarsi un posto in cielo) o per tutta la vita (ogni persona dovrebbe avere buona memoria e arrivare ad un massimo di otto volte per poter andare in Paradiso). A causa del bagliore argenteo della Luna, anticamente si credeva che fosse formata da argento. Da allora il metallo divenne uno dei suoi simboli. Acune superstizioni riferite alla Luna nuova dicono che vedere la falce sottile sopra la spalla sinistra porti fortunata e che ogni desiderio espresso al primo sguardo della Luna nuova si avvererà. I superstiziosi credono che il tempo della Luna nuova è propizio per la semina, il corteggiamento l'avvio di nuove iniziative o di viaggi, il taglio dei capelli o le unghie per una crescita migliore. Molti agricoltori e giardinieri prendono in considerazione le fasi della Luna quando decidono di seminare i loro raccolti. Ciao Teresa Ramaioli
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